Perché non andrò a votare il 12 e 13 giugno

Standard

Perché non andrò a votare per i prossimi referendum? Non certo per antipatia politica nei confronti del Partito di Di Pietro, ance se questo potrebbe rappresentare un buon motivo, e neppure perché il mio voto potrebbe essere un contributo per salvare il Governo, anche se questo sarebbe un buon motivo. Non vado a votare perché non credonsi quesiti posti dal referendum.

Andiamo per ordine: mi chiedo da sempre, sin dagli anni ottanta, quando un altro referendum simile decretò il blocco delle centrali nucleari in costruzione (Montalto di Castro) e lo smantellamento di quelle in esercizio.

Non ho mai capito il senso di quella operazione così come non capisco quella che si vuol compiere ora. Oggi come ieri ed anche pò più, il nostro Paese presenta un deficit energetico da spavento: importiamo energia elettrica da tutti i Paesi confinanti che, guarda caso, quella energia indispensabile ad accendere le nostre lampadine viene prodotta tutta dal nucleare, cioè da quelle centrali che non vogliamo  ma che in ogni caso abbiamo sul bordo della nostra pentola e, se Dio non voglia dovesse succedere qualche disastro, i primi a subirne le drammatiche conseguenze saremmo noi.

Detto questo, nessuno pensi che sia un paladino ad oltranza del nucleare, tuttaltro. Quanto è successo in Giappone deve far riflettere tutti e, bene ha fatto il nostro Governo a sospendere qualsiasi iniziativa in quella direzione. Ora si tratta di pensare oltre.

Il nostro bisogno energetico non è affatto diminuito, bisogna pensare come approvvigionarsi: con il solare? Con l’eolico? Anche se coprissimo tutto il territorio dello Stato  di pannelli solari e di pale a vento non arriveremmo mai a coprire il fabbisogno e quindi dovremo provvedere di conseguenza.

L’iniziativa intrapresa dal governo tedesco di smantellare le sue centrali nucleari entro il 2022 è un fatto di grande rilievo, ci porta a pensare che ad un certo punto non solo noi saremo in deficit energetico, comunque a parte questo fatto, i tedeschi ci portano a pensare che i rischi non valgono abbastanza perciò tanto vale allearci a loro nella ricerca e, nel contempo fare pressione con loro sulla Unione europea perché anche gli altri Stati membri della stessa Unione, si diano dei tempi per lo smantellamento delle loro centrali.

Non sarebbe stato molto meglio spendere il costo delle elezioni (circa quattrocento milioni di euro) per finanziare una lobby impegnata in tal senso?

Questi sono i motivi per cui non vado a votare.

Passiamo al secondo: Legittimo impedimento.

Ho votato alle ultime elezioni politiche per Berlusconi Premier: l’ho fatto con convinzione e vorrei che il mio voto continuasse ad avere il valore per cui è stato espresso, visto che è andato a buon fine. Vorrei pure che il Premier, per gli anni cui è stato eletto, potesse assolvere ai suoi compiti portando a compimento i programmi che mi hanno convinto a votarlo. Questo non significa che il mandato ricevuto gli dia “licenza di uccidere”: se sbaglia, come qualsiasi cittadino deve essere giudicato ma, visto la durata dei processi, cosa cambia se questi venissero rimandati a fine mandato e nel frattempo sia consentito di governare? Mi sembra che l’Alta Corte si sia pronunciata in quel senso pertanto non capisco di cosa si sta parlando se non dell’uso politico della Giustizia.

Ecco perché non vado a votare.

Privatizzazione dell’acqua: fermo restando che tutto ciò che appartiene e proviene dal sottosuolo è e rimane proprietà dello Stato, anche l’acqua. Quello che vorrebbe privatizzare è quanto avviene in superficie, cioè le condutture che dalla sorgente ci portano l’acqua ai rubinetti di casa. Vediamo cosa accade oggi nella nostra Sardegna. La gestione della fornitura idrica è stata affidata ad una società pubblica, “Abbanoa”. Vorrei sapere quanti sono i soddisfatti di tale servizio. Ritengo pochissimi. Scrivo per fatto personale, si fa per dire: nella strada che conduce alla mia abitazione, c’è stata una rottura di una tubatura centrale, dopo tanti giorni qualcuno se n’è accorto e sono state messe delle transenne, trascorso tantissimo tempo, qualche anima pia si è ricordata di quelle  transenne che ogni tanto venivano investite da camions e auto con relativi danni agli automezzi, e ha provveduto a fare lo scavo e riparare il danno alla tubatura lasciando però le relative transenne con il relativo scavo scoperto. Tutto questo è da oltre due mesi nello stato descritto.

Vogliamo pensare che sarebbe meglio se quel servizio fosse dato ad un privato al quale vengano imposte regole fisse sia per la manutenzione che per la tariffazione, e quando qualcosa non funziona si possa provvedere alla sua sostituzione? Io lo trovo meglio e per questo non vado a votare.

Ho voluto esprimere il mio pensiero senza la pretesa di convincere alcuno, ho solo voluto dare un piccolissimo contributo alla riflessione con la coscienza che “il non voto”, è un voto coscientemente espresso.

giustus

 

 

 

L’ultimo romantico

Standard

Escluso coloro che vorrebbero vedere morto Berlusconi, tutti gli altri invocano Silvio al cambiamento.Ma quale cambiamento invocano? All’unanimità chiedono un nuovo partito che si fondi sulle “primarie”.

Forse sarò l’ultimo romantico ma, mentre concordo che è ormai indispensabile fondare un vero partito, lasciando  da parte il movimentiamo che ha contraddistinto tutta l’azione politica di Berlusconi sin dalla sua scesa in politica, per costruire una struttura che ponga radici sul territorio e da questa si parta.

Le primarie non servono a nulla e lo dimostra ciò che ha prodotto nel PD. Andiamo alle origini:  gli uomini della Quercia, inventariarono le primarie e si ritrovarono Prodi Premier; le fecero in Puglia ed ebbero Vendola; proseguirono a Milano, ed ecco Pisapia, non parliamo di Napoli il cui esito è stato disastroso. Chi può pensare che con la struttura che quei signori avevano ereditato dal vecchio PCI si sarebbero ridotti ad essere battuti con le primarie dalla sinistra estrema? Tanto più che questa non è più neppure riuscita ad essere rappresentata in Parlamento. Ed ora nel PdL tutti ad invocare le primarie, da Ferrara a Giorgia Meloni e tutti coloro che pensano di aver trovato un toccasana per riprendere l’iniziativa politica. Insomma, tutti vorrebbero fondare o rifondare il partito ma nessuno ha il coraggio di dire che per fare questo ci vuole un “commissario”  con pieni poteri per quel compito, al quale bisogna dare un tempo ristrettissimo, sganciando i problemi di fondazione dai problemi del governo.

Il problema primarie è solo una scusa per non fare nulla. Predisporre i congressi a tutti i livelli e li operare le scelte democraticamente, all’interno della struttura che il partito intende darsi è la forma più corretta per fare delle scelte. Come arrivarci con pochissimo tempo a disposizione: utilizzando i metodi e le tecnologie che si hanno a disposizione. Oggi, a differenza di ieri è possibile utilizzare la rete, c’è il tam tam dei social network, ci sono tantissimi mezzi di comunicazione che consentono una divulgazione di programmi, di idee, di attività.

Tutto questo mi permisi di scriverlo al Presidente in tempi non sospetti, prima delle elezioni: Gli scrivevo queste cose con la presunzione che in qualche momento arrivasse a leggere anche qualche scritto della “base”, chissà, forse la mia potrà essere una pia illusione, ma,come ho scritto in apertura, “forse sono l’ultimo romantico”.

giustus