PER FORTUNA E’ ARRIVATO MONTI

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Stavo rileggendo il programma di governo tratto dal discorso di presentazione alle camere del Presidente del Consiglio Sen Monti e notavo che al terzo posto nella successione delle cose da fare ha posto: Privatizzazioni. Potrebbe esserci un’accelerazione sulle municipalizzate con una progressiva uscita del pubblico dai servizi locali.

Forse, una volta per tutte verrà risolto il problema delle privatizzazioni. Affrontando questo argomento, non voglio entrare, seppur in modo minimo, nel grave e complesso problema delle grandi municipalizzate che fanno capo a grandi città come Milano, Roma, Torino, Napoli, ecc., che hanno creato dei mostri addirittura quotati in borsa. Sono questi dei pachiderma talmente complessi che solo pensare alla loro nascita crea disagio. Per il potere che esercitano, basti pensare che si è riusciti (non avventuriamoci a sapere il come ed il perché) a privatizzare il sistema delle Partecipazione Statali, mettendo fine ad Enti che, a ben guardare, avevano contribuito,  in alcuni settori strategici in modo determinante, alla rinascita economica del Paese, cedendo, a volte dotandole di ricchi contributi, aziende sane come Finsider, SME, ecc.. Dopo, come fosse per compensazione, si è dato la stura alla costituzione di imprese regionali e comunali che, come anticipato, non solo nei grandi centri, ma anche piccolissimi comuni hanno sentito la necessità di dotarsi almeno di una propria S.U.R.L..

Queste società, sorte nei nelle micro municipalità, servivano solo per favorire un nepotismo becero, esercitato per se e per conto, da un Consiglio di Amministrazione nominato da un arbitro unico (il Sindaco) che dispone a secondo degli aiuti elettorali ottenuti da questo o da quel capobastone. Ma, le nostre società non si limitano solo a questo, ci sono casi in cui diventano pure dannose, chi ha la sventura di conoscerne qualcuna, sa bene di cosa si parla, spesso entrano in concorrenza con  piccole imprese private sino a farle chiudere. La cosa più grave e che, in caso, bloccano qualsiasi iniziativa imprenditoriale, in particolare quella giovanile.

In quei Comuni, l’alternativa che viene riservata ai giovani è quella di essere assunti dalla municipalizzata tuttologa, oppure, se si vuole lavorare, non avendo spazio per intraprendere una qualsiasi attività imprenditoriale, non rimane altro che emigrare, quando nel suo paese avrebbe potuto impegnarsi, portando a se stesso e forse anche ad altri, lavoro e benessere. Tutto ciò avviene perché queste società che spaziano su tutto lo scibile delle attività che vanno dalla gestione di zone industriali o artigianali, sino alla gestione dei parcheggi, passando magari dall’acquisizione e gestione di immobili, se non quando si arriva allo obrobrio di far dare direttamente concessioni e licenze che sarebbero dovute essere dirette dal Comune.

Se veramente si riuscirà a superare le resistenze che saranno impegnate dalla lobby dei Comuni, e si procederà allo smantellamento di queste società, meglio sarebbe se si iniziasse dalle più piccole, si avrebbe così un primo, vero, sensibile impulso verso uno sviluppo concreto che più di qualsiasi altro intervento aprirà la strada a tutti quei giovani o a parte di loro, costretti a lasciare la loro terra in cerca di un eldorado che avevano già a portata di mano e che gli è stato tolto da una politica poco credibile, egoista e poco lungimirante.

Per fortuna è arrivato Monti per riaprire le speranze.

giustus

GIUSEPPE GARIBALDI RACCONTA GIUSEPPE GARIBALDI

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Nelle manifestazioni previste per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la Provincia di Olbia-Tempio, attraverso una esposizione di documenti e fotografie originali, organizzato presso il Museo Archeologico di Olbia, ha voluto tributare un Omaggio a Giuseppe Garibaldi nel rapporto tra il Generale e la Gallura.

L’inaugurazione dell’esposizione è stata preceduta da un incontro al quale hanno presenziato il Presidente della Provincia Sen. Fedele Sanciu, Il Sindaco di Olbia Dott. Gianni Giovannelli, l’Assessore provinciale  all’Istruzione Giovanni Pileri, il coordinatore dell’esposizione Dott. Mario Scampuddu e, ospite d’onore, Dott. Giuseppe Garibaldi, pronipote del Generale, Eroe dei due Mondi. Il pubblico numeroso al di sopra di ogni aspettativa, era composto dalle scolaresche degli Istituti delle scuole superiori della Gallura oltre ad una forte partecipazione della cittadinanza olbiese.

Il Presidente Sanciu, in una breve esposizione, chiarisce quanto la terra gallurese abbia influito positivamente sugli interventi dell’Eroe per l’unità d’Italia, non solo come condottiero ma, soprattutto come uomo e come Parlamentare eletto più volte nel collegio di Tempio-Ozieri: gli interventi del parlamentare nei confronti della Sardegna, secondo il senatore Sancii, rappresentano ancora oggi un esempio di grande visione politica e di assoluta attualità.

Dopo il saluto della città di Olbia portato da Sindaco Giovannelli, il Dott. Mario Scampuddu, in un suo breve intervento, ha voluto dare un senso all’esposizione presentando una immagine del Generale ed i suoi rapporti con la Sardegna ed il popolo sardo, delle conoscenze che aveva avuto anche fuori dall’isola, delle amicizie che con essi aveva intrapreso, dell’apprezzamento del carattere serio e sincero dei sardi.

Un breve saluto del Vice Presidente della Giunta Provinciale Dott.  Pileri e la parola al pronipote ed omonimo del Generale che ha dato una immagine inedita e fuori da ogni stereotipo,  del bisnonno. Un Garibaldi uomo prima che eroe, un Garibaldi combattente solo per ideale e convinzione, un Garibaldi contadino, naturalista, amante e rispettoso degli animali, un Garibaldi sperimentatore di nuove tecniche applicate in agricoltura, un Garibaldi poeta, allegro, amante della musica di tutti i generi presenti in quell’epoca. Tutto raccontato con aneddoti  tramandatigli dalla Zia Clelia, dal padre e da documenti di famiglia, rimasti inediti. Una presentazione ampia, completa, che ha tenuto il giovane pubblico, per oltre un’ora, non solo attento ma anche interessato alla vita di questo uomo che le traversie, le sconfitte, le vittorie, le amarezze, che mai lo  hanno privato di quella umanità che lo ha sempre accompagnato in tutte le vicende che hanno  segnato il tempo della sua vita. Da qui la spiegazione logica del perché tanti giovani vite si siano immolate, combattendo al suo fianco esaltandone il carisma emanato dalla sua figura e dai suoi ideali.

Il Giuseppe Garibaldi giovane, nella semplicità dell’esposizione, ha affascinato l’uditorio, coinvolgendolo, rendendolo partecipe alla vita del bisnonno, eroe e uomo, sicuramente di più che quello studiato sui testi scolastici.

Molto interessante l’esposizione sia per il materiale esposto, sia per la dimostrazione della presenza di questo illustre personaggio nella nostra provincia.

giustus

Risposta ad un lettore curioso

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Un assiduo lettore del mio blog mi telefona per chiedere di spiegargli cosa è questo dannato ‘spread’ di cui si parla tanto in questo ultimo periodo. Gli faccio presente che forse non sono la persona adatta, lo hanno spiegato benissimo tanti altri bravi economisti su tutti i mezzi di comunicazione. Nulla, dice che lui legge le mie note e, attraverso quelle qualcosa ora riesce a capire, perciò è sicuro che sarò io a spiegarglielo. Forse riuscirà a capire perché quando in televisione gli speakers  pronunciano quella parola, la loro faccia da una sensazione di disgusto. Ho capito che non posso sottrarmi, sarei un ipocrita se dicessi che la cosa non mi fa piacere, sentirsi adulati spesso, quando si riesce a non cadere nella tentazione della presunzione, da un senso soddisfazione.

Vedi, gli dico, facciamo l’ipotesi che l’Italia sia una grande famiglia: il capofamiglia ha ottenuto un aumento di stipendio, modesto ma, per il suo stato ha un effetto di grande soddisfazione. Si sente padrone del mondo.

Tornato a casa lo annuncia alla moglie che subito intravvede la possibilità di migliorare la sua condizione di vita, quindi dice ala marito che finalmente è giunto il momento di poter possedere una nuova lavatrice. Il marito acconsente e, quando vanno a fare questo acquisto, i due coniugi, presi dall’euforia considerano l’opportunità di aggiungere all’acquisto anche una lavastoviglie. Il pagamento lo fanno attraverso una finanziaria che gli fornisce il capitale per pagare gli elettrodomestici.

Tutto sembra facile, per pagare le rate della finanziaria c’è l’aumento dello stipendio. Tornando a casa, felici per gli acquisti, ragionano sulla facilità con la quale hanno ottenuto il prestito pertanto, sempre la moglie consiglia al marito di cambiare la macchina ormai vecchia, magari allungando i termini di dilazione del pagamento. E così altro debito. Dopo alcuni mesi, quando iniziano ad arrivare le scadenze, si rendono conto delle difficoltà in cui si trovano e, per cercare di far fronte agli impegni che avevano preso, il capofamiglia fa richiesta di concessione del quinto dello stipendio. Tappano i buchi che si erano creati nel  loro bilancio familiare ma si accorgono subito che il loro stipendio era di nuovo diminuito e non consentiva di far fronte al pagamento delle rate ancora ricorrenti. Ne lasciano scadere una, poi due, infine cominciano ad arrivare le richieste pressanti delle finanziarie che gli avevano concesso il prestito. Cosa fare? Si confidano con un amico che li rassicura, pensa lui a presentargli una persona per bene che può aiutarli ad uscirne da questa situazione. Questa persona ‘li aiuta’ facendogli un prestito a brevissima scadenza con una piccolissima aggiunta per le spese. Quando quella scadenza non riescono a rispettarla, quella brava persona li aiuta ancora ma, questa volta può farlo solo ad un costo elevatissimo e così che si rendono conto di essere caduti nelle mani di uno ‘strozzino’.

In maniera molto semplicistica, è’ stato così anche per il nostro Paese. I nostri padri politici dei tempi passati, quelli dello sviluppo economico hanno pensato opportuno di riempirci di ospedali, di strade inutili, di servizi esagerati, e chi più ne ha più ne metta, sino ad arrivare al debito pubblico per il quale chi ci ha fatto credito ora vuole riscuotere. Lo Stato per poter far fronte a suoi impegni ha bisogno  di altri prestiti che può avere solo ad un costo che è superiore alla sua stessa possibilità.

Chi sono gli ‘strozzini, lo lascio alla fantasia del mio lettore. Lui mi ringrazia e dice: ‘Finalmente ho capito. Siamo messi veramente male. E tu pensi che questi nuovi riusciranno ad evitare di farci morire strozzati’?

A lui non rispondo ma, se devo essere sincero, nutro seri dubbi. Tra me penso, ci vorrebbe  veramente qualcuno che sappia combattere gli strozzini: questi, almeno quelli che contano di più, in qualche modo sono tutti legati al sistema bancario, pertanto. Chissà!

giustus

 

Una cacciata o una rinuncia responsabile?

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Nei giorni scorsi ho, volutamente, evitato di scrivere, l’ho fatto per non lasciarmi sopraffare dallo sdegno che mi ha provocato quel vergognoso spettacolo che una infima minoranza ha voluto dare di fronte al mondo a rappresentare la parte peggiore del nostro meraviglioso Paese. Quella schifosa manifestazione, nata da una altrettanto schifosa campagna di odio, ha provocato lo sdegno della maggioranza del Paese, facendoci vergognare di avere fra di noi una feccia che tradisce le origini di civiltà che abbiamo per millenni trasmesso e portato nel mondo.

Ho voluto evitare di scrivere anche per far decantare quella strana fase, un po’ politica, un po’ qualcos’altro di indefinito, che si è, appunto conclusa con la formazione del governo presieduto dal neo senatore Monti.

Tutti i cronisti più attenti e che cercano di dimostrare una certa autonomia di pensiero, sono d’accordo nel sostenere che in questa crisi di governo, la prassi in uso nella nostra repubblica sia andata a farsi benedire. Tutto si è svolto in modo piuttosto pasticciato, adducendo la frenesia che si è voluto dare alla soluzione della crisi, all’incalzare del mercato. In effetti tutta questa fretta stava li a dimostrare che quella di Berlusconi non era una rinuncia per senso di responsabilità, ma, una cacciata, una liberazione dal male, un taglio chirurgico per estirpare un cancro.

Ritengo superfluo dilungarmi su cose che ormai anche i bimbi che vanno all’asilo sanno. Berlusconi non era l’untore dello spread, così come Monti non è l’antibiotico che può immunizzare. Per salvarci da questo brutto termine dobbiamo essere noi, con i nostri sacrifici a determinare il futuro  presente e quello prossimo. Sarebbe potuto essere Berlusconi, così come lo sarà Monti, il mezzo per raggiungere gli obiettivi dettatici dall’Europa e lo si sarebbe potuto fare attraverso un discorso politico e non attraverso la tecnocrazia rappresentata dall’attuale governo. Si è voluto percorrere una strada diversa. Si è preferito percorrere la strada della denigrazione continua, quella dello ‘sputtanamento’ dell’avversario.

Questi sistemi non sempre pagano e, qualche volta, addirittura ottengono l’effetto contrario. Nei giorni scorsi circolava su  facebook una barzelletta rivolta verso Bersani, colui che ci svegliava la mattina e ci mandava aletto la sera con il solito ritornello: “Berlusconi deve andare a casa”. La barzelletta : “ Il dramma di Bersani: Berlusconi deve andare a cas… ho c…., ci sta andando davvero! E ora con chi me la prendo”?

Quanta verità in queste poche parole. Franceschini, uno dei maggiori sponsor del governo Napolitano/Monti, nelle dichiarazioni di voto alla Camera, anziché smorzare i toni per invogliare la maggioranza ad ingoiare rospo si  esprimeva con parole pesantissime nei confronti di Berlusconi e della stessa maggioranza, mantenendo quel baratro che li vedeva divisi e senza rendersi conto del danno che stava facendo a se stesso ed al suo partito, dimostrando la pochezza politica che lo contraddistingue. Quell’intervento e tanti altri che si sono susseguiti, il gesto di generosità democratica del leader del PdL hanno ricompattato il partito che negli ultimi tempi aveva mostrato segni di disgregazione, rimettendo in corsa lo stesso Berlusconi.

Oggi il PdL può vantare di avere un leader ed il governo Napolitano/Monti gli farà riprendere fiato per prepararsi per le prossime elezioni e sarà veramente difficile per il PD batterlo, di una cosa si può essere certi, se vittoria a sinistra ci potrà essere, non sarà Bersani ad assaporarla.

giustus

 

Signor Presidente, non le sembra di esagerare?

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Il ritmo vertiginoso delle dichiarazioni di politici di tutte le categorie, non riescono a chiarire la sorte del nostro Paese. Si passa dal più oscuro allarmismo sino ad arrivare ad un cauto ottimismo, a seconda delle convenienze del Momento. E’ ovvio che in questa giostra il cittadino rimane più che mai confuso dalla bassa macelleria della politica.

Prima era la presenza ingombrante di Berlusconi la causa di tutti i mali: si è poi dimostrato che così non era. All’annuncio del suo ritiro lo spread (parola coniata per l’abbisogna ancora poco comprensibile per la maggior parte di noi, poveri mortali) che sarebbe dovuto diminuire, ha fatto un balzo da paura. Con questo non si vuole disconoscere che la posizione del Premier era ormai talmente deteriorata da doverne prendere atto.

Preso l’impegno di dimettersi, sia il Capo dello Stato che il resto del mondo politico ha iniziato la sarabanda. Nuovo governo tecnico o nuovo governo politico? Tutti, l’unanimità, dichiarano di non volere il primo sostenendo che non possono esistere governi tecnici votati dal Parlamento. L’altra soluzione possibile, ed anche la più gettonata, è quella del rimettersi al verdetto delle urne. Subito saltano fuori i problemi per questa soluzione. Non c’è tempo. L’Europa ci detta il calendario. Il nome di Mario Monti sarebbe il toccasana per tutti le malattie sia infettive che congenite: ma, lui è un tecnico. Nessuna paura, e se lo facessimo Senatore a Vita? Be, allora tutto cambia. Con un rito tutto inusuale, in men che non si dica, Mario Monti si ritrova dentro il Senato. Il Paese apprende questa novità dai telegiornali delle ore venti. Il Presidente della Repubblica, sua sponte, senza neppure un cenno alle motivazioni che lo hanno indotto a tale decisione, ne da comunicato e così ci ritroviamo la persona giusta nel posto giusto ed al momento opportuno. Monti incassa la nomina e vola a Berlino -guarda caso, proprio in quel giorno era previsto dovesse partecipare ad un convegno nella capitale della Germania-. Casualità.

Al rientro Napolitano lo convoca al Quirinale e informalmente gli da l’incarico di formare il nuovo governo al quale, secondo tutte quelle dichiarazioni che dicevamo all’inizio, dovrebbero, per il bene del Paese, votare tutti, magari a scatola chiusa.

A chiamarsi subito fuori sono IDV e Lega, loro vogliono andare al voto, diversamente faranno opposizione. Il PdL, che era partito da lontano dicendo, dopo di me il nulla, si va a votare, per bocca di Berlusconi, annuncia che il PdL sarebbe disponibile a votare un governo Monti: il calendario Europa non consente tentennamenti, siamo sul baratro. Tutto questo lo dice mentre il Segretario del suo partito, Alfano, sta difendendo la posizione del partito rivolta verso il voto. Scorrettezza inaudibile. Per fortuna in soccorso ad Alfano sopraggiungono gli ex AN, tutti per il voto.

A questo punto, come andranno a finire le cose non è dato sapere. Oggi si vota al Senato il provvedimento chiestoci dall’Europa. Sicuramente a votarlo sarà la maggioranza, l’opposizione starà li a guardare ma non esprimerà il voto. Domani toccherà alla Camera dei Deputati e sarà fatto ancora allo stesso modo: poi, Berlusconi farà visita al Capo dello Stato presso il quale formalizzerà sia le sue dimissioni che l’incarico per la formazione di un governo al Sen. Mario Monti.

Qualche volta la forma è anche sostanza, questa volta, senza preoccuparsi che la fretta fa nascere i gattini ciechi, non è stata rispettata ne l’una ne l’altra. Se non si trattasse del Presidente della Repubblica che, in tutti questi anni ci è stato propinato della sua integerrima imparzialità, potremmo dire, senza tema di errore, che la procedura seguita sinora è quanto meno scorretta. Non è mai avvenuto che per superare un ostacolo si facesse un Senatore a Vita, così, all’improvviso e quasi di contrabbando; non è mai successo che sia dato un incarico per la formazione del governo, seppur informalmente, prima delle dimissioni del presidente del consiglio in carica.

giustus

 

 

 

CARO SENATORE (PISANU), BUON COMPLEANNO

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Facendone parte, ho sempre avuto il pudore a non dirlo, ma chi credeva che, con l’uscita di Berlusconi  fosse finita l’era dei settantacinquenni è caduto in un errore fatale.

Fuori Berlusconi, dentro Pisanu. E’ Lui l’uomo del giorno, il “grande manovratore” del momento. C’è chi parla di asse democristiano, chi ipotizza ritorni di Berlusconi, chi immagina scenari verdi con il giovane Alfano con scettro imposto dal Grane Capo, c’è chi fa risalire l’ombelico del mondo all’immobiliarista Claudio Scajola: no, l’asse che fa ruotare la politica ultima è Beppe Pisanu.

Un uomo scuro di pelle, a sottolineare la pura razza sarda, oscuro di carattere. Nella vecchia DC, benché non abbia fatto altro che politica, aveva fatto poco o nulla: era stato messo da parte, costretto alle dimissioni da sottosegretario per lo scandalo P2. I suoi rapporti piuttosto stretti con il suo corregionale Flavio Carboni e, attraverso lui, la conoscenza del banchiere di Dio, Calvi, gli furono fatali e così si ritrovò, dalla sera alla mattina, a fare nulla (anche perché poco sapeva fare). La DC a quei tempi era in altre faccende affaccendata, poco poteva e voleva fare per il Sardo di Ittiri. Erano tempi quelli dove ben altri impegni catturavano l’attenzione degli astri nascenti della politica di allora: era il momento dei Cirino Pomicino (qualche anno in meno, stessa generazione). Quelli erano i tempi del travaso delle Partecipazioni Statali al Ministero del Tesoro, e Lui, il nostro Cirino, era in prima fila a trattare passaggi e dismissioni di aziende di Stato per conto della corrente di Andreotti. Un ruolo di rilievo lo ebbe nella transazione  della chimica, dirottata verso Gardini, (quello del Moro di Venezia). Quindi c’erano motivi di importante rilievo per abbandonare al suo destino Pisanu.

Arriviamo alla storia più recente: tangentopoli, la Democrazia Cristiana viene cancellata da Mino Martinazzoli e quanto di essa rimane sotto l’egida del Partito Popolare viene portato al fallimento da Buttiglione Castagnetti e Marini. Pisanu rimaneva in ombra ed è li trovò Silvio Berlusconi quando sceso in campo. Lo trovò, lo prese con se, lo rimise in vita. Lo volle candidato alla Camera dove, in punta di piedi ebbe la sua rentrèe nella giostra politica.

La nuova carriera di Pisanu ha le sue fortune sulle disgrazie altrui: fu nominato capogruppo della camera dei Deputati al posto di Dotti, caduto in disgrazia per la nota testimonianza di Stefania Ariosto. Nella successiva legislatura, vinta da Forza Italia, gli fu assegnato un ministero senza portafoglio, vi rimase poco, un altro infortunio politico, questa volta di Scajola, lo portò al Viminale e li concluse la legislatura conseguendo molteplici successi ed un grave infortunio: Forza Italia perse le elezioni per una manciatina di voti, da una parte fu accusato di brogli elettorali, dal suo partito, all’opposto, gli rimprovera di non aver controllato sino in fondo la regolarità dello scrutinio dei voti.

La nuova  legislatura vide la vittoria di Prodi il cui governo durò circa due anni, nei quali, alla pari degli altri, Pisanu fece il Parlamentare.

Caduto il governo Prodi, nella nuova competizione elettorale, partecipò candidato al Senato, dove venne eletto.

Pisanu riteneva,dopo il Viminale, di essere l’unico a poter occupare la poltrona di Presidente di quella Camera. A Lui fu preferito Schifani.

Il Senatore sardo non prese bene quella scelta. Fu in quel momento che iniziarono i “mal di pancia”, fu da quel momento che iniziarono i primi contrasti aperti nei confronti dell’uomo che lo aveva resuscitato. Non fu sufficiente neppure metterlo alla Presidenza della Commissione Bicamerale per la lotta contro le mafie, per superare quel malessere che si era impadronito del Senatore che, convinto di aver maturato  meriti particolari, sentiva il diritto di aver maturato maggiori riconoscimenti.

Siamo agli ultimissimi giorni: Pisanu contravvenendo alle più elementari regole dell’etica politica, ha iniziato a rendere palese la sua entrata in rotta di collisione con il leader del suo partito, anziché seguire la strada più semplice ed ovvia, quella di portare le sue istanze, i suoi “mal di pancia” all’interno del suo partito. Senza arrivar4e all’estremo di esporre i suoi malumori, mascherandoli con motivi ideologici, da tribune di partiti avversari, senza aver prima neppure aver avuto il coraggio delle dimissioni.

Come si può giustificare un atto così grave in una persona che, per esperienza, per formazione, avrebbe dovuto essere di esempio per i più giovani? Uno scherzo dei settantacinque anni di età?

giustus

Financial Times e Spiegel: Berlusconi deve andare via

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Non c’è più religione. Il Financial Times e lo Spiegel contro Silvio Berlusconi all’indomani del vertice del G20 di Cannes, in cui l’Italia ha chiesto il monitoraggio del Fondo monetario internazionale (Fmi) sull’applicazione delle riforme raccomandate dall’Unione europea.

Secondo il settimanale tedesco nella sua versione online titola: “Umiliazione totale è l’ultima chance”. Silvio Berlusconi – prosegue il settimanale tedesco – ha perso il favore dei suoi partner europei.

Più duro il quotidiano della City. “In the name of God and Italy, go!” chiede in un editoriale. Che il Fmi monitori i progressi di Roma può solo essere positivo – scrive il Ft nell’editoriale – tuttavia tutto questo rischia di essere minato dalla permanenza del suo attuale premier”.

Stiamo arrivando alla follia, I due giornali non sono mai stati amici di Berlusconi, ma da qui a “dettare” i tempi della nostra politica, ce ne passa. Immaginiamo che un nostro giornale si permetta di consigliare alla Regina Elisabetta di far dimettere il Premier del suo Paese per non aver saputo gestire energicamente la crisi economica ed occupazionale del Grande Regno: oppure, pensare ad un intervento a mezzo stampa per sollecitare le dimissioni della Signora Merkel per l’accumulo di titoli spazzatura in possesso delle banche tedesche, causa di tanti guai speculativi che hanno investito il continente e non solo.

Di tutto questo, noi, tutti gli italiani, dobbiamo dire grazie ad una buona parte della nostra stampa e ad una opposizione incapace di fare proposte intelligenti ed ancor peggio a non dire che potrebbe sostituire l’attuale Premier e con quale maggioranza sostenerlo. Continuano a strillare contro questo governo, e pregano che allo stesso tempo che regga perché se Berlusconi, domattina andasse al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, non saprebbero cosa fare.

Se il Sig. B. non avesse il senso dello Stato lo farebbe ed allora si che potremmo dire a quelli Finalcial Times e a quelli dello Spiegel chi può dare fiducia ai partner se una opposizione accoccata tra PD, Di Pietro e Casini, o un centro destra che sino ad oggi ha dimostrato di mantenere, pur faticosamente, gli impegni presi.

giustus

MA, SI ANDIAMO A VOTARE, FACCIAMOGLI VEDERE CHE L’ITALIA SA FARE LE SUE SCELTE

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“Per l’Italia vale il discorso della Grecia. Se ci sono cambiamenti di governo non cambiano i problemi del Paese”.

Parole che cadono come massi, pronunciate dal portavoce del Presidente degli Stati Uniti in nome e per conto. Traduzione in italiano: Chi pensa che Berlusconi sia la “causa”, tenga conto che chiunque voglia sostituirlo deve attenersi alla lettera della Comunità Europea. Ed ora, cosa vogliamo fare? Come il presidente della Grecia, facciamo un referendum? Sfiduciamo il “nostro” alla Camera? Basteranno  i voti di quel gentiluomo che porta il nome di Alessio Bonciani e di quella gentildonna , SIGNORA  Ida d’Ippolito, o prevarrà il voto di quello spregevole farabutto di Scilipoti? Chi scioglierà questo grande dilemma? Sarà Bersani, Casini? No, forse Rutelli, neppure pensarci. L’uomo del destino è Fini che rivendica la sua unicità nell’esperienza badogliana, lo scrivo perché sono convinto che la sua reminiscenza storica si ferma a qel personaggio tanto discusso quanto odiato da tutti gli schieramenti. Se quanto scrive oggi Il Giornale fosse vero (prendo per buona solo l’ironia) che Fini abbia pronunciato quelle parole che il quotidiano delBerlusca riporta virgolettato, allora si che l’Italia avrebbe fatto bingo: RS, nella quarta pagina de il Giornale, riportando la cronaca di una partecipazione del Presidente della Camera, dove ha spiegato perché Berlusconi non è più adatto a fare il capo del Governo, concluderebbe dicendo: io sono la garanzia per il futuro “IO sono l’usato sicuro”.

E’inutile che stiamo a girarci attorno, non siamo più in tempo a produrre scherzi, purtroppo, che lo si voglia o no,  manca un ricambio che sia una garanzia per tirare fuori il nostro Paese da palude provocata da questa crisi speculativa che ci sta dilaniando. C’è veramente da tremare pensare in mano a chi dovrebbero essere messe le nostre sorti. Cerchiamo di analizzare gli eventuali: Il PD, ci può fidare di Bersani? Per carità, lui sicuramente è una brava persona, ma se dovesse scegliersi un Capo di Gabinetto, tipo…; La Bindi? Fate voi; D’Alema? Non sarebbe meglio riesumare Prodi? Passiamo all’UDC. Vogliamo parlare del segretario di quel partito? No, andate a leggere una sua breve biografia su wikipedia, vi farete una cultura; Il Pierferdinando Casini è certamente un ragazzo inattaccabile, i trucchi della politica li ha imparati tutti facendo il tirapiedi di Forlani: altra professione, NULLA, solo politica; il nostro professor Bottiglione, scartato dall’Europa, vogliamo prendercelo noi? E, dulcis in fundo, Cirino Pomicino, a chi lo lasciamo? Chi se lo ricorda quando faceva il Ministro del   Tesoro e l’uomo economico di Andreotti, colui che ha liquidato le Partecipazioni Statali. Devo andare oltre?

Forse, alla fine è meglio il “bunga,bunga”.

La tragedia Italiana è che non abbiamo più i Fanfani, i Moro, i Berlinguer, i Natta, gli Ugo La Malfa, gli Spadolini, i Lombardo, e perché no, i Craxi, e tanti, tantissimi altri meno conosciuti ma altrettanto bravi, rispettosi dello Stato, che hanno preso un Paese distrutto dalla guerra per farlo rivivere e renderlo quella nazione che, pur nelle difficoltà, rappresenta sempre un livello di eccellenza.

I prossimi giorni saranno decisivi per la nostra ripresa, avrà ragione chi riuscirà a tirarci fuori da questa situazione, molto dipenderà anche da noi, dalle scelte che sicuramente saremo chiamati a fare, dipende solo da noi individuare uomini giusti, se ancora ve ne sono. Non lasciamo il “mercato” in mano a nessuno, cerchiamo di essere noi a fare gli ingaggi giusti per vincere un campionato difficilissimo.