ORA VI DICO PERCHE SONO FAVOREVOLE ALL’APPLICAZIONE DELLA RESPOSABILITA CIVILE DEL MAGISTRATO

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Ieri il CSM si è pronunciato contro l’applicazione della responsabilità civile del Magistrato, definendo questo provvedimento legislativo lesivo della libertà in quanto lo stesso toglierebbe “l’indipendenza alla magistratura” oltre che la stessa indipendenza.

A parte il fatto che non si capisce perchè un ingegnere, dipendente pubblico, sbaglia e viene chiamato in giudizio, stessa cosa per un medico, idem per un avvocato, quindi, perché no un magistrato?

Ma andiamo sul concreto: vediamo tutti i casi di madornali errori giudiziari che sono costati anni di carcere a malcapitati che ci sono incorsi, che fine hanno fatto quei giudici faciloni? Hanno fatto la loro brava carriera, super pagati e super riveriti. E, quei disgraziati? Quattro lirette di risarcimento del danno materiale, tra l’altro pagate dallo Stato.

Ma vediamo l’ultimissimo: il caso Dell’Utri. Diciannove anni di processi, poi la Cassazione annulla, partendo dalla requisitoria del procuratore generale Iacoviello che sarebbe da leggere, attentamente.

Il Foglio ha titolato, opportunamente, “I pm fatti a pezzi dal pg”. 

“E’ importante -scrive il blog Stranocristiano- non solo per il caso in sé – questo Iacoviello è veramente coraggioso – ma anche per quello che succede nel nostro paese da troppo tempo. La situazione della giustizia italiana è drammatica, e questa requisitoria ne fa capire alcuni motivi. Quando un procuratore generale spiega che in un processo come questo, dopo 19 anni, c’è l’imputato ma non l’imputazione, cioè che dentro la pagina del capo di imputazione “non c’è il fatto per cui l’imputato è stato condannato” (questo ha detto Jacoviello), ecco, se questo succede, allora vuol dire che siamo veramente alla frutta, in fatto di giustizia”.

V’è da ricordare che nei giorni scorsi, la Camera dei Deputati, discutendo un decreto proposto dal Ministro della Giustizia, aveva inserito un articolo ad hoc dove si decretava la responsabilità civile del magistrato. E’ successo il finimondo, l’On Pini che ha proposto la norma è stato tacciato da irresponsabile, i deputati del Pdl di essere traditori, comunque ora il provvedimento deve essere discusso al Senato e le posizioni sono completamente distanti, il Pdl mantiene la posizione malgrado le perplessità non velate del ministro.

La cosa nasce da lontano, eravamo negli anni ottanta quando per un accordo trasversale la politica decise per fare una legge sul finanziamento dei partiti, d’accordo dalla Democrazia Cristiana al PCI di Berlinguer. In successivi steep, immediatamente dopo il finanziamento ai partiti ci sarebbero dovuti essere altri provvedimenti fra i quali quello sull’immunità parlamentare e la responsabilità civile del magistrato. Approvata la legge sul finanziamento pubblico dei partiti, i signori del PCI guidati dal sig. Berlinguer, chiusero ogni trattativa, rimangiandosi l’accordo precedente. Ecco come siamo arrivati ad oggi.

Torniamo al titolo: “Perché sono favorevole ecc.”. Il processo Dell’Utri: diciannove anni di indagini, di udienze: impegnate Procure, avvocati, periti, collegi giudicanti, montagne di carta, viaggi di missione. Tutto una montatura: il massimo organo della magistratura, la Cassazione dice che è stato creato un reo senza reato. Chi paga tutto questo? Il cittadino, noi. Tutti quei Procuratori che hanno seguito l’indagine, quei Pubblici ministeri, quei giudici che si sono susseguiti, nel frattempo, senza colpo ferire hanno fatto carriera e si sono incrementati il loro reddito e, detto volgarmente, se ne fottono della sentenza della Cassazione, se ne fottono se Dell’Utri ha sofferto o meno in tutti questi anni, se ne fottono se un individuo ha trascorso una buona parte della sua vita ingiustamente in galera, per loro non cambia nulla e noi paghiamo. Mi dico, non sarebbe giusto che, per quanto possibile debbano pagare qualcosa pure loro?

UN TETTO PER I MANAGER

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Oggi Marcello Veneziani, nella sua rubrica su Il Giornale, scrive sul tetto definito per legge sugli stipendi ai manager di Stato. Secondo Veneziani: “ Lo scandalo della pubblica amministrazione non sono gli alti stipendi ai supermanager, ma i criteri di nomina e di controllo per vagliare il loro rendimento”. E prosegue: “Se un supermanager, soffiato a un’azienda privata, risana un’azienda pubblica merita uno stipendio come quello che percepiva nel privato”.

Concordo pienamente con Marcello Veneziani, e sarei più concorde con lui se a scegliere questi manager non fossero dei politici. Perché dico questo: ho avuto in passato la fortuna sfortuna di assistere molto da vicino alle nomine di manager pubblici, devo dire che quasi sempre si trattava di persone validissime ma, la cosa più deprimente era quello di vedere stare dietro la porta dei politici, quando poi non li si trovava fuori di casa ad attendere che la personalità uscisse. Qualche nome? Certo. Per la Rai? Da Ettore Bernabei a Biagio Agnes; dal prof. Zaccaria; da Delle Fave a Zavoli. Vogliamo parlare dell’ENI? Chi Non ricorda Cefis, anche lui, Girotti, Sette, Mazzanti, Grandi, Reviglio ecc.. Stesso vale per l’IRI: Da Petrilli a Prodi. Poi coloro che volevano essere nominati nei consigli di amministrazione: una schiera, quasi un esercito, qualche personaggio valido come Visco (ex Ministro) o il prof. Hukman ed altri. Poi vi erano le nomine dei posti di stato: l’Amministrazione delle poste, le banche, le direzioni generali dei ministeri e chi più ne ha più ne metta.

A dire il vero, i compensi allora non erano del livello che si sente ora, erano di gran lunga più bassi, non ho mai sentito o letto da nessuna parte che un Capo della polizia arrivasse a superare il miliardo di lire. Quello è veramente scandaloso, mi piacerebbe tanto conoscere come è arrivato ad essere così alto anche perché il capo della polizia non è ne un manager ne uno chiamato dall’esterno, è un funzionario, divenuto dirigente sino a raggiungere il massimo grado della carriere statale e mai dovrebbe, nelle vie normali, raggiungere livelli così considerevoli. Non metto in dubbio le capacità ed il valore del dr. Manganelli, ma, sono matematicamente certo che nessuno dei suoi predecessori abbia mai goduto di emolumenti di tale portata. Ecco perché oltre a farci sapere l’entità dello stipendio sarebbe interessante conoscere tutte le fasi come si è costituito. Questo si che sarebbe un atto di trasparenza e di buon costume.

Vorrei dire a Veneziani che la proposta della Lega non è poi così peregrina da doverla avversare. Il partito di Bossi propone di “agganciare i superstipendi alle indennità parlamentari,sapendo che i parlamentari sono selezionati con criteri aberranti e servili”, così come, mi sembra di aver ampiamente dimostrato, sia sempre avvenuto per il management  di Stato, sin dai tempi dei tempi. C’è da dire che i tempi cui mi riferivo erano completamente diversi: i parlamentari di allora non venivano scelti ma eletti, la selezione severa veniva fatta da un elettorato attento e la classe politica era di ben altro livello da quella attuale e, di conseguenza anche le scelte che facevano, potevano si essere ideologiche ma, nel contempo, dovevano per forza essere valide. Quelli erano tempi quando le aziende di Stato producevano fior di manager per il privato e non viceversa come si è arrivati ora che se si vuole un vero manager bisogna andare a cercarlo all’esterno, quindi assoggettarsi alla legge del mercato.