SANTA TERESA: MA, VOGLIAMO PARLARE DI PROGRAMMA?

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by giustus

Mi permetto di dissentire dal Direttore Fadda quando continua a definire e distinguere le due entità che stanno tentando di mettere assieme due liste che si propongono di amministrare il nostro paese, tra centro-destra e centro-sinistra. Quì siamo di fronte alla più grande mistificazione di fatti incommenisurabili dove più che di aree politiche, ci troviamo di fronte ad una contesa fra Orazi e Curiazi, fra Montecchi e Capuleti, dove da una parte abbiamo Gianni Godelmoni e Marco Gelsomino, dall’altra c’è Nino Nicoli, Gigi Scarone, e Angelo Murineddu, ultimo segretario della falange PD teresina. E, la destra dove sta?  E’ come giocare in casa, fare la scopetta in sezione.

Certo non è difficile immaginare, se quanto scrive il Direttore fosse vero, che Ilaria Battino abbia lasciato la compagine Antona, che, poverina quest’ultima, evidentemente si è fatta prendere la mano da una specie di delirio politico, non singolare nelle ultime scelte centrodestrorse, senza però mai arrivare a tanto.

Non mi si venga a dire che si tratta di una lista civica e come tale si pensa solo al bene del paese e dei suoi cittadini, non è così e chi afferma il contrario sa di mentire spudoratamente. Vede signora Antona, besterebbe un piccolissimo approccio con le persone sopra citate per qualificare una lista: o, non le è nota la partecipazione politica di Nicoli? Poi se inserisse in lista l’arch. Paggiolu, come vogliamo chiamarla quella lista? Quindi, di cosa ci si vuole meravigliare, se fosse vero ciò che il Direttore scrive con beneficio di dubbio, che la Ilaria Battino e Dario Giagoni avrebbero lasciato il consesso, rappresenterebbe la cosa più normale in un approccio politico, a dir poco, anomalo. Per sua opportuna conoscenza, i due ragazzi appartengono da sempre alla destra, quella dura e pura, e non ne hanno mai fatto mistero.

Continuare a chiamarlo centro-destra, mi sembra un controsenso.

Quello che ritengo invece riprovevole -questo vale anche per la parte opposta- è che si continui a pensare ai nomi da inserire nella lista senza, peraltro, parlare di programmi e far si che questi siano e facciano da polo di attrazione a quei nomi che al momento mancano. quando scrivo di programmi assenti mi riferisco a ciò che si pensa di poter fare, a quanto il paese si aspetta, a quelle necessità impellenti delle quali non si può più fare a meno, lasciando da parte quel “libro dei sogni” che si deve presentare assieme alla lista. Non capisco, non l’ho mai capito del perchè ci siano cose di cui è bene non parlare, sembra si abbia il timore di essere copiati come se una cosa indispensabile per la comunità debba essere un fatto privato. Sono sicurissimo che chi per primo individuerà un’opera, un intervento di primaria importanza e si proponesse per la sua realizzazione, non potrebbe che trarne il maggior beneficio in termine di voti.

Mi vengono in mente, per concludere, alcuni versi di Lorenzo De Medici che recita: “ Questi lieti satiretti,/delle ninfe innamorati,/per caverne e per boschetti/han lor posto cento agguati;/or da Bacco riscaldati/ballon, salton tuttavia./Chi vuol esser lieto, sia/di doman non c’è certezza.” E continua: “Ciascun apra ben gli orecchi,/di doman nessun si paschi;/oggi siam, giovani e vecchi,/lieti ognun, femmine e maschi;/ogni tristo pensier caschi:/facciam festa tuttavia./Chi vuol esser lieto, sia:/di doman non c’è certezza”.

 

Bastone e carota di Renzi oggi il Pd è a una svolta

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Siamo allo showdown nel Pd, Oggi pomeriggio la direzione, a grande maggioranza, approverà la linea del segretario-premier e porrà l’aut aut alla sinistra interna: o si allinea o è fuori dal partito se in Parlamento non vota come indicato da Renzi. Nel momento in cui scrivo sono in corso incontri, consultazioni, manovre e contromanovre, mentre un nuovo scandalo colpisce la più importante Coop “rossa” nel settore del gas e dell’energia, la PDL Concordia di Modena. Nove le persone implica dai vertici della Coop e al sindaco Pd di Ischia. L’accusa è pesante: associazione a delinquere, abuso d’ufficio, corruzione, corruzione internazionale e per la PDL Concordia anche sospetti di collusione con la criminalità organizzata. Può essere solo l’inizio di un nuovo terremoto giudiziario , “Il Fatto” pubblica, con evidenza, che la cooperativa finanzia la Fondazione Italiani Europei di Massimo D’Alema, dal quale ha, inoltre, comprato 500 libri. L’esponente dem, comunque, non è indagato e rimane uno dei più duri oppositori del segretario-premier che invita i giovani della sinistra Pd ha rottamare “baffino elettrico” e il suo “crepuscolarismo”, oltre a Pier Luigi Bersani, reo di non voler votare l’Italicum se non viene modificato.

Renzi intende vedere “fin dove arriva questa nuova generazione di sinistra. Se intende ancora seguire Bersani e D’Alema oppure voglion diventare finalmente interlocutori del segretario con la garanzia – avrebbe detto ai suoi interlocutori secondo”Repubblica” – di un trattamento adeguato nella formazione delle liste elettorali”. Il che tradotta in posti potrebbe significare una “quota pre-fissata di capilista blindati per quella trentina di “giovani di sinistra” che avranno rottamato con le loro mani le vecchie glorie: o con me o con loro”.

A proposito di carota ci sarebbe anche la novità di un’apertura renziana sulla riforma del Senato: questa si può anche ridiscutere, ma a patto che si voti l’Italicum. “E’ solo maquillage” replica Mineo, mentre Pippo Civati si rivolge a Bersani, Bindi, Cuperlo ed altri affinchè la minoranza non partcipi al voto in Direzione perché “la trasformazione della direzione in un plebiscito e in aut aut non aiuta affatto e di per sé costituisce una risposra definitiva alle richieste di confronto venuta da più parti E facciamo le proposte in aula, riproponiamo la questione complessiva delle riforme e nel pomeriggio facciamo un unico intervento che ci rappresenti”.

Il bersaniano Alfredo D’Attorre, però, non è d’accordo: “ Ci presenteremo e parteciperemo alla discussione presentando possibili emendamenti all’Italicum”. Poi ammette: ”Il timore è che la direzione possa risolversi nella solita esibizione muscolare ad uso streaming, che eluda i problemi di metodo e si risolva in una conta. Il risultato sarebbe quello di spostare il vero confronto in Parlamento. Le questioni in discussione, trattandosi della riforma degli assetti democratici, non si risolovono con richiami alla disciplina interna.

Anche Stefano Fassina ritiene che al Nazareno andrà in scena “l’ennesima esibizione muscolare perché i numeri sono schiaccianti: Legge elettorale e riforme portano l’Italia a un presidenzialismo di fatto. Le leggi, comunque, si fanno ancora in Parlamento. Senza cambiamenti significativi per quanto mi riguarda la legge non è sostenibile”.

Matteo Renzi, però, non intende mollare sull’Italicum anche perchè un altro passaggio al Senato fermerebbe tutto “ ed è esattamente quello che vuole Bersani”.

La minoranza dem reggerà all’urto renziano? E i giovani della sinistra interna come accoglieranno l’invito a rottamare Bersani e D’Alema in cambio di un seggio sicuro, ma a futura memoria e in politica non si mai come finisca? Di certo Matteo Renzi sta andando giù duro ed i suoi oppositori, una parte dei quali sente anche la sirena della “coalizione sociale” di Landini, sono ora ad un bivio: o cedere al segretario-premier o preparargli il terreno per il voto anticipato. Lo showdown del pomeriggio ci dirà se la Ditta, quella che Pier luigi Bersani e molti dei suoi compagni sono abituati a riconoscere, esiste ancora.

SANTA TERESA – UN CAPOLISTA PER IL CENTRO-DESTRA

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Apro il giornale e, come sempre, vado subito sulle pagine locali: Non posso credere, non riesco veramente a capacitarmi, non trovo spiegazione, è impossibile, no, ci dev’essere un errore.

Qualche tempo fa, in seguito ad una indiscrezione, mi era stata data una notizia alla quale davo poco credito, mi sembrava impossibile che, a Santa Teresa, la lista civica di centro-destra stava tentando una particolare candidatura. Si trattava di persona che, pur non conoscendola affondo, per la sua attività professionale, per una serie di comportamenti, per quel qualcosa che ti portano a dare una valutazione istintiva, oltre che, per sentito dire, del tutto positiva, tanto da reputarla politicamente una risorsa.

Su quella indiscrezione, allora scrivevo: “Poi, salta fuori il “nome” quello che tutti vorrebbero, si comincia a farlo girare, sottovoce, si deve sapere senza dire. Ebbene, è vero, è azzeccato l’unico handicap è chi affiancargli: quella compagnia di nani e ballerine? Sarebbe veramente un insulto alla persona che può vantare ben altri meriti che Santa Teresa, anzi c’è chi dice che sarebbe l’ideale per rappresentare i cittadini di uno dei capoluogo della ex provincia. Chi conosce la persona non ha dubbi sul valore che rappresenta, valore che si è ben conquistata sul campo. Se fossi influente su quel capoluogo farei di tutto per non lasciarmela sfuggire, tenuto conto che anche li, almeno da quanto si riesce ad apprendere dalla stampa locale, la situazione non brilla”

Come è facile notare in quella circostanza non avevo, volutamente. fatto nomi, mi sembrava più opportuno far capire più che dire, allora ero parzialmente convinto dell’infondatezza della confidenza fattami e ritenevo che andare direttamente sulla persona avrebbe potuto nuocere alla stessa.

Le mie considerazioni prendevano corpo da quello che sarebbe dovuto essere il complemento al nome di cui si parlava: la lista. Sempre per il sentito dire, sarebbe dovuto essere composta da elementi ben conosciuti, sul piano politico, gli stessi che imperversano da circa quindici anni e, non credo di fare sforzo alcuno a farmi credere: non sono stati capaci di fare nulla quando amministravano, ma, ancor peggio, visto che erano e sono sempre gli stessi, quel nulla lo hanno fatto come opposizione. Per questo motivo ritenevo e ritengo, che invitare colei che definivo con convinzione una risorsa, sia veramente uno spreco non quantificabile.

Queste mie affermazioni, vogliono prendere in considerazione la quanto mai probabile vittoria di quella lista. A mio modesto, ma molto modesto, parere ritengo che il poter disporre della materia prima e non avere tutti gli elementi di amalgama, indispensabili a comporre il materiale, sia la stessa cosa di non avere nulla e, come conseguenza, sprecare quella materia prima e rischiare di renderla inutilizzabile anche nel futuro o per scopi ben più profiqui.

Per gli stessi motivi che nel mio precedente articolo nel quale non citavo il nome della persona e perchè sono ancora convinto che ci saranno momenti migliori per scendere in campo e dare ancora un contributo veramente valido a questo nostro paese ed ai suoi cittadini, non citerò il nome neppure questa volta, credo e spero in un ripensamento, da qualsiasi parte esso giunga. Spero fermamente di poterle dare il mio voto, purtroppo cosa che non posso fare in questa circostanza, il mio diniego, credo sia ben chiaro, non è rivolto alla sua persona, bensì al contesto.

GOVERNO: ATTENTI ALLA “BANANA” LUPI

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By giustus

Vedere le cose dall’esterno, con distacco, è spesso interessante. Lupi è fuori dal governo, la pratica è ormai archiviata. Guardando la cosa con cinismo politico si potrebbe dire che il caso Incalza ha funzionato alla perfezione come pretesto per far fuori un ministro che stava diventando scomodo. Con le premesse che, secondo quanto il Premier sta sbandierando, la ripresa economica è un fatto e Lupi stava diventando un ministro fra i più “pesanti” e, poichè tutti i mali non vengono per nuocere, Lupi poteva essere sacrificato.

Ricostruiamo brevemente le vicende che hanno portato Il ministro Lupi alle dimissioni.

L’inchiesta verso Ettore Incalza, sarà casuale, parte dalla Procura di Firenze. Il personaggio, ufficialmente era in pensione, in realtà era rimasto saldamente al comando continuando a frequentare e gestire gli uffici apicali del Ministero, impartendo disposizioni e discutendo direttamente con i ministri che si sono succeduti per circa diciasette anni, sulle pratiche da far rifinanziare al Cipe e su quelle, invece, da abbandonare al loro destino. Sulla stampa fanno la loro comparsa le prime intercettazioni, per le quali il ministro non viene chiamato in causa e, quindi non risulta indagato.

Da quelle intercettazioni partono le prime bordate da parte dei grillini che secondo loro sono motivo di dimissioni del ministro.

Il Governo non reagisce, Renzi è “uccel di bosco”, neppure il partito di Lupi si sbraccia, praticamente, viene lasciato solo.

Lupi oppone resistenza, lo accusano di collusione con gli imputati per una telefonata che il ministro ha avuto con Ettore Incalza, ingegnere di indubbia fama, al quale chiedeva di ricevere il figlio, laureatosi  in ingegneria con il massimo dei voti e vincitore di una borsa di studio del Politecnico di Milano, negli Stati Uniti. A Incalza il ministro chiedeva l’incontro con il figlio più per una valutazione tecnica e, eventualmente, dei consigli professionali.

L’ing. Incalza, dopo aver ricevuto il figlio del Ministro, di sua iniziativa senza nulla dire al ministro, faceva una telefonata all’Ing, Perotti, (inconsapevole che il Perotti fosse un vecchio amico di famiglia del Ministro), noto professionista, direttore ai lavori di diverse opere pubbliche in cantiere, risultato poi coimputato nelle vicenda.

Quest’ultimo, già a conoscenza della laurea del ragazzo per aver partecipato alla festa, decide di proporre una collaborazione temporanea al ragazzo, in attesa del suo trasferimento negli States.

Da quì nascono tutte le accuse verso il ministro. Secondo i grillini che, nel frattempo hanno pure presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Lupi, lo accusano di aver  raccomandato il figlio per un posto di lavoro. Lupi fa presente che lui non ha mai raccomandato il figlio. Sta di fatto che i magistrati inquirenti, in possesso delle intercettazioni, non hanno ritenuto di svolgere alcuna indagine nei confronti del ministro, ne per questo, ne per altro.

Questo si è dimostrato insufficente  perchè il governo, nella figura del Presidente, si opponesse alle accuse che venivano rivolte verso un suo membro. Stesso valga per quanto riguarda il Nuovo Centro Destra, nella figura del suo leader Angelino Alfano, cosi Lupi dopo alcuni giorni di resistenza, blandito dal PD,  non sostenuto dal suo partito ha deciso di dimettersi.

Questa, un’abbreviazione della vicenda.

Io mi permetto di avanzare una mia ipotesi: come scrivevo in apertura, l’indagine sulle grandi opere viene fuori dalla Procura di Firenze, è la stampa di quella città a darne notizia per prima e, giunge al momento giusto, almeno per chi vive nella fase politica di questo ultimo periodo.

Far fuori Lupi torna giusto solo al PD che, se non vi fosse un calcolo politico, alle dimissioni di Lupi sarebbe dovuto subentrare al governo, nello stesso ministero, un uomo del NCD. Neppure per sogno. La cosa è indiscutibile. Addirittura Renzi fa una sua dichiarazione dicendo, che pur prendendo atto che le dimissioni sono giunte per decisione personale del ministro: “L’Italia torna ad essere un Paese normale”.

L’abbandono di Lupi al suo destino da parte del suo stesso partito, non è andata giù alla On. Nunzia de Girolamo che, prima del suo collega aveva dovuto lasciare il ministero dell’agricoltura per motivi simili che, tacciando di ‘traditore’ Alfano che considera asservito a Renzi e di non essere più credibile nella costruzione di un serio centro-destra, sarebbe tentata di uscire da quel partito per tornare nelle file di Forza Italia. Alla De Gerolamo fanno sponda altri scontenti di stare in una maggioranza dove il Premier fa quello che vuole senza avere nessun rispetto per gli alleati.

Le stesse cose sono emerse nella riunione organizzata dai Bersaniani dove Dalema ha attaccato il Premier direttamente richiedendo più dialogo, più rispetto, più democrazia.

sul caso Lupi è intervenuto Bersani dichiarando che bisogna mettere un freno sulla divulgazione delle intercettazioni che infangano anche chi nulla a che vedere sul malcostume e sulle corruzioni.

Credo che per Renzi, i prossimi giorni non saranno facili, le opposizioni faranno il loro mestiere, ma i problemi arriveranno pesantemente anche dalla maggioranza di governo e, i più duri saranno proprio quelli del suo partito, il PD.

 

All’insegna degli scandali, arriva l’ultimatum a Renzi della sinistra Pd

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By giustus

Il Paese va a rotoli travolto dalla corruzione e dagli scandali e loro litigano, i partiti si scindono, i voltagabbana si sprecano, tutto per un potere che, una volta era effimero,ora, alla luce dei nuovi fatti, tutto fa pensare che lo si faccia nella speranza che qualche briciola cada nel loro terrazzo.

E così, se non siamo ad un terremoto politico poco ci manca. La sinistra del Pd, infatti, lancia un vero e proprio ultimatum a Matteo Renzi: o cambia l’Italicum o la frattura è insanabile. Nel contempo, Maurizio Landini rompe gli indugi è organizza una “coalizione sociale” che comprende vari movimenti, oltre alla Fiom, e sfida il premier.

Il presidente dei deputati dem, Roberto Speranza, bersaniano, dalla riunione a Bologna di “Area Riformista”, attacca il sindacalista-politico dicendo: “Più spazio alla sinistra non può significare una sinistra antagonista che nasce dalle urla televisive di Landini”. Che, immediatamente, replica: “meglio urlare che cancellare, come avete fatto voi, lo statuto dei lavoratori”.

Come corollario ecco Flavio Tosi, che cacciato dalla Lega per opera del segretario Matteo Salvini,  si candida a governatore del Veneto, mettendo a rischio la vittoria-conferma di Zaia ed in serio imbarazzo Silvio Berlusconi, oltretutto offeso dal solito Salvini (“è il passato, non più il leader del centrodestra”) e alle prese con l’aut aut di Alfano: se non lasci la Lega in Veneto, noi non appoggiamo il governatore uscente della Campania. Aggiungete che nelle primarie per il candidato Pd al comune di Venezia commissariato per lo scandalo del Mose, il senatore Felice Casson, ex-magistrato, ora sinistra dem, ha stravinto con il 55.6% , mentre Nicola Pellicani, appoggiato dalla maggioranza del Pd veneziano ha avuto appena il 24,4% e il renziano Jacopo Molina s’è piazzato addirittura terzo con il 19,9%, doppio schiaffo, quindi, al premier.

Dinnanzi a questa situazione ed agli scandali, sempre più clamorosi come quello dei 50 indagati, delle cento perquisizioni e dell’arresto (insieme ad altri tre,) di Ercole Incalza , capo della struttura tecnica del ministero delle infrastrutture guidato e da molto tempo big dei Lavori Pubblici con ben 7 diversi governi. Incalza ( in quel posto dal 2011 ad oggi) è stato inquisito – scrive “Il Fatto”- 14 volte, ma sempre prosciolto, talvolta anche grazie alla prescrizione, questa volta la Procura di Firenze l’ha accusato, e con lui gli altri 50 indagati, tra essi sembra anche alcuni politici, di corruzione, induzione indebita, turbativa illeciti degli incanti ed altri reati contro la Pubblica Amministrazione, per gli appalti della Tav e dell’Expo. L’inchiesta, secondo fonti fiorentine, potrebbe avere clamorosi sviluppi e collegarsi anche con quella sul Mose, se non addirittura con i personaggi coinvolti nelle nuove indagini per il famoso “acquisto-regalo a sua insaputa”della casa dell’ex-ministro Scajola davanti al Colosseo.

Forse sarebbe, davvero, l’ora di tornare a Presidenti del Consiglio e parlamentari eletti e non nominati, possibilmente, scelti dall’elettore, oltretutto grazie ad una legge dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte. Sarebbe ingiusto addossare la responsabilità di quel che sta avvenendo all’attuale governo, in sella da solo un anno e che segue ben altri due governi con premier nominati e non eletti. Le difficoltà che incontra Renzi a portare in porto le riforme, certo anche discutibili, deriva dal fatto che deve fare i conti con un Parlamento eletto con il Porcellum, ma soprattutto espressione maggioritaria di quella sinistra dem che aveva in Pier Luigi Bersani il segretario politico. Solo il voto anticipato potrebbe sanare questa anomalia e, forse, rendere ancor più agevole la lotta contro quella vera e propria emergenza che è la corruzione, caratterizzata dall’illecito rapporto politica-affari, con l’aggiunta, purtroppo non di rado, della criminalità. Intendiamoci, evitiamo di buttare il bambino con la sporcizia, ma rilanciamo, come ha fatto Papa Francesco, il primato della politica, quella fatta con “serietà ed onestà”, con norme chiare e rigide sulla trasparenza anche su un eventuale ritorno al finanziamento pubblico dei partiti. Che possa essere il caso “Lupi” a portarci alle elezioni anticipate?

FORZA ITALIA: ALLORA FITTO HA RAGIONE !

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By giustus

Leggo su La Nuova Sardegna una notizia di poche righe. Senza entrare nel testo, il titolo già  dice tutto: “Centrodestra – Forza Italia, sono cinque i leaders. Berlusconi sceglierà tra Cappellacci, Pittalis, Nizzi, Floris e Cicu”.

Poche parole sufficienti per rendersi conto come vanno le cose da noi e non solo.

Anche non volendo dir nulla sui personaggi indicati, se quanto riportato da La Nuova corrisponde al vero, e non vi sono motivi per dubitarne visto che nel corpo dell’articolo vi sono alcune dichiarazioni che lo confermano, tutto questo è la vera aberrazione della democrazia.

Che in Sardegna, e non solo nella nostra regione, Forza Italia latiti è cosa risaputa. Se in passato un briciolo di presenza vi è stata, allo stato attuale si è dissipata. Si sono dissipati gli aderenti, sono anni che se ne è persa ogni traccia: potrei anche commettere un errore di valutazione ma, per quanto riguarda la Sardegna, la latitanza abbia avuto inizio con la elezione di Cappellacci al governatorato.

Il popolo forzista sardo non ha mai accettato quella imposizione di Berlusconi di voler far eleggere un illustre sconosciuto. Il colpo di grazia fu poi portato quando candidò Luca Barbareschi al Parlamento. Tutto a voler dimostrare che il partito era cosa sua e ne disponeva nel modo che, forse, riteneva meglio.

Ma, un partito non è un’azienda, la sua azienda, un partito è fatto di uomini ma anche di idee, di ideali, di valori, di principi e, fra questi vi sono libertà e democrazia.

Come scrivevo in apertura, nulla a dire nei confronti delle singole persone -a parte Cappellacci che ha dimostrato abbondantemente di non saper governare. Questa è solo una mia personale opinione,-, tutte candidabili per un incarico di “segretario regionale”, tutti all’altezza di gestire il partito, di organizzarlo per renderlo tale, ma, proprio per questo, perchè non aprire ad una competizione congressuale? Perchè non procedere con una campagna di tesseramento? Perchè non dare la parola agli iscritti? Perchè non aprire un dibattito interno anche via web?

Mi si potrà obiettare che così funziona dappertutto: è vero è un male che attanaglia quasi tutti i partiti che sono più entità di vertice che di base dimenticando che, alla fine, è a quest’ultima che si deve rendere conto, è la base che dovrà esprimersi nella cabina elettorale, ed ha tanti modi per esprimere il proprio consenso, può cambiare partito, può iniziare una intensa azione di protesta, può esprimere il proprio dissenso non partecipando al voto. E’ quanto sta accadendo ormai da un po di tempo, il cittadino italiano è stanco di essere a margine, il cittadino italiano vuole partecipare, vuole essere attore e non comparsa, vuole decidere della propria vita. Certo, tutto questo non va molto bene per chi comanda, va molto meglio prendere il potere con una minoranza di partecipanti al voto e poi gestire per tutti, ma, quanto può durare tutto questo?

Mi sembra che il disagio rappresentato dall’On. Fitto corrisponda proprio a questo stato di cose, lui è uomo di partito non di apparato.Lui giovane, vecchio politico, sa bene che se si vuole crescere è indispensabile mettersi continuamente in gioco, mettere la propria faccia in primo piano. Fitto, non mi sembra abbia mai messo in discussione la leader- ship dell’On. Berlusconi e sa bene che se si mettesse in gioco, Berlusconi vincerebbe perchè nessuno vuole farlo fuori, ma, uno è imporre la propria figura, altro è farla scegliere. Questo dovrebbe valere per il vertice e, di conseguenza per tutta la struttura.

In fondo, l’On Fitto cosa chiede? Solo un po di democrazia.

Il quadro politico: sono in atto i primi mutamenti ?

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L’entrata a gamba tesa sulla recente assoluzione di Berlusconi della Chiesa italiana,sottolineata dal Presidente della CEI Angelo Bagnasco, non è stata ben accetta  in Forza Italia, anche se non vi sono state dichiarazioni ufficiali non manca chi fa notare che se c’è ancora qualcuno che difende le posizioni della Chiesa, quello è il partito di Berlusconi, altri, più duri, addirittura esprimono giudizi poco lusinghieri sui comportamenti del clero, tanto deprecabili da offuscare quelli dell’ex premier.

C’è di fatto che la Cassazione, con la sua sentenza ha rimesso in gioco Berlusconi, il ritorno sulla scena del Silvio nazionale, può rilanciarsi. Indirettamente lo ammette persino un esponente del Pd, ed ex-Pm, come Michele Emiliano, ex-sindaco di Bari e candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia, dicendo che “ha subito un danno notevolissimo d’immagine” per l’inchiesta sul “Caso Ruby” e “ dopo la decisione della Cassazione, la procura milanese, in maniera istituzionale, dovrebbe prendere atto della sconfitta e scusarsi con Berlusconi.”

Questa novità ha fatto registrare anche un intenso movimento sul fronte massonico collegato con l’estero e addirittura a antichi personaggi, mentre Matteo Salvini, pur sostenendo, forse più per un trasporto elettorale che Berlusconi ormai non è più il leader di Forza Italia,sembra stia comprendendo dell’errore commesso, la discesa in campo di Tosi contro Zaia, ufficializzata nella notte scorsa, ha fatto schizzare i sondaggi  nel Veneto, verso il centrosinistra. Da qui forti pressioni su di lui perché accetti la presenza di una lista “tosiana” in appoggio al governatore uscente. Pare che il leader della Lega stia riflettendo su questa opportunità, ponendo una condizione: la lista non deve avere il nome del sindaco di Verona. Che, alla fine, potrebbe anche avere un  ripensamento ed accettare perché, comunque, con i consiglieri regionali che potrà far eleggere può condizionare Zaia. Questa soluzione eviterebbe anche ulteriori danni ad un centro-destra.

In casa PD intanto si preparano le armi, questa potrebbe essere la battaglia finale con la resa dei conti tra Renzi e la minoranza PD. Il premier-segretario dica no alla minoranza del Pd, l’Italicum non si tocca e si va avanti così. Pier Luigi Bersani , che oggi riunisce i suoi a Bologna, replica che lui non voterà più la legge elettorale se non cambia, ma fa capire che intende rimanere nella Ditta. Gianni Cuperlo, leader di un parte della sinistra Dem, è andato, al Tg3 per dire: se a Matteo Renzi preme l’unità del partito deve accettare le correzioni alle riforme, altrimenti non si può rimanere con chi stravolge la democrazia. Gli fa eco Massimo D’Alema, tornato all’attacco, definendo di fatto antidemocratiche sia il ddl Boschi, approvato dalla Camera in seconda lettura, sia l’Italicum. “Io ho dato dei suggerimenti utili – ha aggiunto con un sorriso -, ma non ho avuto alcuna risposta.”

Cambiamenti alla legge elettorale li chiede anche il presidente dei deputati Speranza, che ha sempre mediato ed ora s’è preso anche uno sberleffo dal premier a proposito del Jobs Act “dopo l’approvazione al Consiglio dei ministri del 24 dicembre il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha esultato e Maurizio Sacconi del Ncs si è lamentato: Due mesi dopo il contrario, escono le deleghe, i testi sono identici, ma questa volta Sacconi esulta e Speranza si lamenta. Tutto è comunicazione. Da parte nostra è comunicazione schizofrenica!” Credo che il presidente dei deputati dem non l’abbia presa bene anche perché nelle commissioni tutti i suoi, compresi, quindi, anche i renziani, avevano chiesto modifiche al jobs Act, ma il premier-segretario ha fatto finta di nulla. Ovvio che, oggi, Speranza sollevi riserve sull’Italicum che, anche se approvato, dovrebbe andare all’esame della suprema Corte per verificarne la costituzionalità.

Sì, i prossimi giorni saranno senz’altro intensi e forse anche pieni di sorprese. Sono fermamente convinto che ne vedremo proprio delle belle.

 

Il quadro politico: in un giorno tutto cambia

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Berlusconi torna in campo; Salvini spacca la Lega;sinistra dem contro Renzi.
“Sono tanto felice, è la fine di un incubo, mi sono tolto un macigno dal cuore,ora torno in campo” :.Così Silvio Berlusconi ha commentato la sentenza della Cassazione che lo assolve definitivamente per il “caso Ruby” , respingendo in toto il ricorso della Procura di Milano che chiedeva quella condanna già bocciata dalla Corte d’Appello milanese. Contemporaneamente Matteo Salvini, nel suo delirio di onnipotenza, spacca la Lega, cacciando il sindaco di Verona e segretario della Liga Flavio tosi, mettendo a rischio la vittoria nelle regionali del Veneto, mentre nel Pd Pier luigi Bersani, che sabato riunirà i suoi a Bologna, annuncia una battaglia frontale, già aperta dai Civati e dai Fassina, contro il segretario-premier perché non intende modificare la legge elettorale che, come il ddl Boschi, dovrà passare le Forche Caudine del Senato.

E’, dunque, tutto in movimento lo scenario politico e c’è chi, come lo stesso Flavio Tosi e l’editorialista del “Corriere della Sera” Antonio Polito, ritiene che il “Patto del Nazareno funzioni ancora. E’ probabile, ma occorre vedere per quale obiettivo : se per proseguire la legislatura o andar ad elezioni anticipate , forse non più a maggio, ma addirittura in ottobre dopo un eventuale governo balneare di Amato. I prossimi giorni chiariranno la situazione in positivo. Di certo c’è che il ritorno in campo di Silvio Berlusconi sta cambiando le carte in tavola. E le cambierebbe ancor più se fosse ricandidabile subito nel caso venisse cambiata la legge Severino o, soprattutto, la Corte di Giustizia Europea accogliesse il suo ricorso per annullare la condanna per falso in bilancio confermata da una sezione estiva della Cassazione, presieduta da un magistrato da sempre antiberlusconiano e autore di dichiarazioni tipo :”se mi capita sotto lo sistemo io !”.

La ritrovata agibilità politica del Cavaliere ,che favorisce anche il ricompattarsi di Forza Italia, consentirà, indubbiamente, un recupero elettorale dei berlusconiani, attingendo sia tra il circa 15% di incerti, sia tra il 40% di elettori che intendono astenersi e, probabilmente, dai leghisti moderati contrari, come si vede anche sul web, all’espulsione di Tosi. Un’espulsione che per il segretario leghista è stata inevitabile perché il sindaco di Verona “ aveva scelto di mettere in difficoltà la lega e il governatore della regione più efficiente d’Italia”, ossia Zaia e per il fatto che, da provate ”mediazioni d’ogni tipo” erano “purtroppo” venuti “solo dei no.”

La risposta dell’interessato è stata tombale: “Salvini mente, sapendo di mentire. Mai avrei pensato di vedere in Lega il peggio della peggior politica: Un Caino che si traveste da Abele”. Così ora Tosi sta valutando se candidarsi alla presidenza del Veneto, magari con il partitino di Passera e , soprattutto, con il Ncd, che è ora in maggioranza, ma Salvini non intende associarlo di nuovo. Inoltre, tre senatori e 4 deputati leghisti andranno con lui insieme a due consiglieri regionali che hanno già costituito un gruppo autonomo : “Impegno Veneto”.

Tutto, dunque, è in movimento nella politica italiana . Il centro-destra, a causa di Salvini e per l’amore alle poltrone di Alleanza Popolare, è spaccato e Berlusconi ha il difficile compito di ricucire i molti strappi.

Il Pd renziano intende essere autosufficiente a livello nazionale , com ‘era obiettivo di Walter Veltroni, troppo frettolosamente messo da parte, e nonostante dica con il premier-segretario “in Europa siamo considerato il governo più a sinistra, facciamo le cose di sinistra” viene contestato proprio dalla sinistra interna , da Sel( scissione anche qui verso i democratici) e dallo storico sindacato di sinistra come la Cgil, mentre viene elogiato dal capo della Fiat , bestia nera della Fiom.

Della lega ho detto, Scelta Civica è pressoché scomparsa , il centro popolare non decolla , un ultimo sondaggio indica un misero 3% ; tra i grillini le scissioni sono state una realtà e di “Italia Futura di Passera ci sono scarse traccia. Chi regge e si rafforza è il movimento di Marchini, valutato addirittura al 20% a Roma, ma dalla Capitale non intende ancora fare il gran salto nazionale, “ prima dobbiamo rafforzarci a Roma, poi potremo anche espanderci” ha detto il giovane e superattivo consigliere comunale capitolino Onorato . Forse ha ragione Renzi quando sostiene che alla sua sinistra nascerà un nuovo raggruppamento che, assorbendo Sel, veda leader il sindacalista e la Presidente della Camera Boldrini, ma a far di conti si torna ai soliti nomi : Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, stai a vedere che finiranno per governare insieme ? Magari per un nuovo stato di necessità, ma con una maggioranza parlamentare più coesa .

 

Passa alla Camera la riforma costituzionale ma Bersani annunzia battaglia al Senato

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By giustus

Può essere una vittoria di Pirro quella di Matteo Renzi oggi alla Camera. Sì, la riforma costituzionale che abolisce il Senato, ossia il bicameralismo, è passata con 357 sì, quindi anche gran parte della sinistra dem l’ha votata, ma Pierluigi Bersani ha annunciato che al Senato non dirà sì all’Italicum e con lui molti altri. La spaccatura nel Pd è, quindi, evidente, mentre Silvio Berlusconi è riuscito a ricompattare i suoi sul no, “è un giorno difficile- aveva mandato a dire ai deputati forzisti -, stiamo uniti .” Così anche i 18 verdiani, sostenitori del Patto del Nazareno, si sono allineati, pur esprimendo forte disagio e criticando la decisione di votare contro. Hanno, però, sostenuto, in una lettera inviata al Cavaliere: voteremo no non per disciplina di gruppo, ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti”. E’ un riconoscimento alla leadership berlusconiana insieme a indiretta sfiducia nei confronti sia dei “duri” del cerchio magico, sia di Brunetta capogruppo a Montecitorio che nella dichiarazione di voto ha detto: “Signor presidente del Consiglio lei ha tradito la nostra fiducia per il potere. Per questo la riforma si è trasformata in un fantasma che si aggira nella nostra democrazia, una democrazia trasformata in una democratura.” Una definizione, questa, che si avvicina all’impostazione dei grillini (usciti per protesta dall’aula) per i quali, con la riforma, la Costituzione “ è stata rovinata con metodi fasciati”.

Ora il ddl Boschi, varato dai deputati in seconda lettura, passerà al Senato per il varo definitivo. E a Palazzo Madana la sinistra dem passerà all’attacco se Renzi manterrà il suo no a cambiare l’Italicum. Il no compatto di Forza Italia ha reso la minoranza del Pd ancor più decisa: “non c’è più l’ipoteca berlusconiana, ora possiamo tornare alle nostre impostazioni originarie, vedremo se il premier-segretario tiene più all’unità del partito o a mantenere quel che era stato concordato con il Patto del Nazareno”.

Nell’attesa di questo inevitabile showdawn, dalla rischiose conseguenze per il governo, un chiarimento si verificherà anche in Forza Italia. Se Berlusconi si vedrà, stasera, confermata l’assoluzione in Cassazione sul “caso Ruby”, avrà ancora più forza anche all’interno del partito e potrà riesaminare tutta la situazione dopo gli accordi e le alleanze per le regionali. E se qualcosa del Patto del Nazareno è rimasto lo vedremo. Perché, come fece al Senato, potrebbe anche cambiare idea ed offrire a Renzi il soccorso forzista che già, sulle riforme,ha nel recente passato salvato il segretario-premier.

Stiamo, così, entrando in una fase di grande turbolenza politica, pensate anche a cosa accade all’interno della Lega, e con un Silvio Berlusconi, confermato indirettamente anche dalla Suprema Corte nell’agibilità territoriale di leader, molto potrebbe cambiare.

 

Renzi contro tutti per il voto anticipato

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By giustus

La Presidente della Camera in aperto conflitto con Matteo Renzi, l lo ha definito , ’”uomo solo al comando” e lui va contro tutti. Anche con una parte consistente del suo stesso partito, ossia della sinistra dem clamorosamente sconfitta nelle primarie per il segretario, ma ben presente nei gruppi parlamentari.

Ma perchè il premier si comporta in questo modo? Forse perchè sa di poter godere di un semi-appoggio della Confindustria e di un super appoggio del big della Fiat Marchionne. Ma i sindacati, ad iniziare dalla Cgil antica alleata ed ora ex del Pd, sono sul piede di guerra, imitati dai magistrati (con i giudici di Cassazione pronti allo “sciopero bianco”), dagli avvocati, da varie categorie produttive, dalle Forze dell’ordine e dai militari con manifestazioni di protesta, dai precari, dai pensionati e così via.

Si dirà: è da solo un anno che l’attuale governo opera, diamogli tempo, gli indicatori economici ora volgono al bello grazie alla situazione economica internazionale ed ai 60 miliardi di euro che ogni mese, da ieri, la Banca Centrale Europea, presieduta da Mario Draghi, mette in campo per favorire la ripresa nell’eurozona. Già, ad esempio, sono stati acquistati titoli pubblici tedeschi, francesi ed italiani. Il problema, però, è che la crisi morde ancora gli italiani, che le fabbriche continuano a chiudere, così molti negozi, mentre i 10 milioni di famiglie povere o in semi-povertà non ce la fanno più ad arrivare alla terza settimana del mese. Le tasse, inoltre, soffocano i cittadini, lo stesso premier ammette: “il sistema con cui lavora oggi l’Agenzia delle entrate a me non piace, non è chiaro, lascia spazio a discrezionalità incomprensibili”. Allora non era meglio fare subito una bella riforma del fisco invece di una legge elettorale che sta suscitando tante polemiche e spacca anche il partito con a capo il premier Renzi?

Proprio il combinato disposto, Italicum e riforma del Senato, viene contestato da Pier Luigi Bersani ed i suoi: se rimane questo testo non lo votiamo. Il motivo? Con la fine del bicameralismo e il 70% di nominati alla Camera si crea un vulnus alla democrazia perché si determina un presidenzialismo di fatto senza i necessari contrappesi che esistono in una repubblica presidenziale.

Renzi, però, non intende modificare di una virgola le due riforme ed al Senato rischia perché Silvio Berlusconi, tornato alla “mobilità politica” s’è sfilato, annuncia che Forza Italia voterà no alle riforme e “all’arroganza e protervia del Pd che è stato incapace di cambiare se stesso e il Paese.” Ed ha spiegato: “ Speravamo con Renzi di chiudere 20 anni di guerra strisciante e cambiare la Repubblica. Ora a testa alta possiamo dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino. Noi ci avevamo creduto fino in fondo. Era giusto tentare.” E’, davvero, la fine del Patto del Nazareno come affermano i bersaniani D’Attorre e Gotor chiedendo a Renzi di cambiare le riforme perché “ora che si sono sfilati gli azzurri è illogico e inaccettabile considerare immodificabile il ddl Boschi?” O ha ragione chi afferma che in realtà è in funzione nell’obiettivo di andare alle elezioni anticipate? A me questa seconda opzione non pare, poi, campata in aria.

E’ certo, comunque, che al Senato, vista l’intransigenza renziana, le riforme non avranno vita facile e quella costituzionale che riguarda il Senato avrà, probabilmente domani il sì della Camera, ma con una maggioranza tale da rendere indispensabile il referendum popolare che il premier ritiene di vincere a man bassa, ma che costituisce sempre un incognita. La spaccatura con la sinistra Dem, però, rimane e s’amplia anche dopo lo scambio di battute tra Renzi e Bersani. Il primo, nella lunga intervista all’”Espresso” ha detto: “Bersani lo rispetto, ma non abbiamo mai trovato un canone di feeling personale. I suoi suggerimenti su tante questioni sono preziosi. Ma, la sua battaglia sui dettagli della legge elettorale è incomprensbile…Questo continuo rilancio non lo capisco più. Me lo spiego con la necessità di tenere il punto”. Immediata la replica dell’ex-segretario: “Renzi si rivela un ingrato. Feeling o non feeling abbiamo sempre dimostrato il massimo senso di responsabilità. Se avessimo voluto far un danno l’avremmo fatto la notte in cui le opposizioni hanno lasciato la Camera. Invece siamo stati noi a garantire il numero legale per far passare la riforma costituzionale: Renzi se l’è già dimenticato”. Poi: “martedì avrò un identico atteggiamento di responsabilità e voterò a favore della riforma costituzionale: ma i gesti di responsabilità finiscono qui”. E sull’Italicum sarà battaglia: Soprattutto a Palazzo Madama.

Il 14, a Bologna affileranno le armi i bersaniani di Area Riformista, mentre sabato 21, a Roma, si svolgerà la convention di tutte le minoranze del Pd per chiedere al governo di ribilanciare l’asse a sinistra. Ha bel dire, infatti, il premier “in Europa siamo considerati il governo più a sinistra”, specificando che “solo in Italia c’è chi mi considera di destra”. I primi a considerarlo tale sono proprio molti parlamentari dem e i non pochi che parteciperanno alla convention romana. Forse è proprio quello che vuole Renzi per andare al voto anticipato e non avere più un Parlamento dove, nonostante la robusta maggioranza del Pd, il Presidente del Consiglio sa che non può stare tranquillo e procedere spedito nel varare le leggi e decreti.