Il punto il punto della situazione – Un sistema finito da tempo

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Quel che sta accadendo, in Italia, con l’accelerata di questi ultimi giorni messa in stand bey dall’intervento provvidenziale di Mario Draghi, conferma che viviamo in un sistema che è finito. Finito da tempo, purtroppo, come la dissennata “guerra dei vent’anni” ha dimostrato, lasciando solo macerie anche con governi non espressione del voto popolare e un Parlamento eletto da una legge elettorale dichiarata incostituzionale.

Era parso che un giovane grintoso toscano, di formazione democristiana, volesse rottamare il sistema e suoi protagonisti. Per questo era diventato, a sorpresa, sindaco di Firenze dopo aver battuto nelle primarie dem, grazie all’apporto determinante di cattolici e centristi, gli ex-comunisti egemoni, sino ad allora, in Toscana. L’aver, poi,dignitosamente perso per la segreteria Pd e, quindi, per la candidatura a premier, nei confronti di Pier Luigi Bersani, espressione dei diesse, dunque della sinistra, aveva convinto molti moderati di aver trovato in Matteo Renzi il leader giusto, per alcuni, addirittura, un Silvio Berlusconi giovane e senza conflitti di interesse.

La battaglia renziana contro la vecchia guardia ex-comunista che dominava il Pd piaceva molto e quando Bersani, dopo le elezioni politiche, non riuscì a formare un governo poiché non aveva la maggioranza al Senato e, quindi, si dimise da segretario, lasciando la candidatura per Palazzo Chigi ad Enrico Letta. ex-dirigente dei giovani dc europei, nipote del braccio destro del Cavaliere e, cioè, di Gianni Letta, il nuovo premier riusci ad avere i voti necessari per un ministero d’emergenza composto con l’apporto determinante del Pdl berlusconiano.

Renzi, nelle successive primarie, non ebbe veri avversari perché venivano tutti dalle fila degli ex-giovani Pci e vennero sonoramente sconfitti, ad iniziare dal candidato dei bersaniani-dalemiani Gianni Cuperlo. Questo grazie, di nuovo, all’apporto decisivo dei moderati che premiarono il neo-leader dem nelle elezioni europee, dandogli addirittura oltre il 40% .

C’erano speranze e molte attese per il giovane politico toscano che parlava chiaro, era estremamente deciso e prometteva cambiamenti positivi condensati nei cento punti indicati nella “Leopolda”, la kermesse organizzata, ogni anno, a Firenze dall’ex-sindaco, quasi fotocopia del vecchio San Pellegrino di democristiana memoria, il quale non mancava di criticare, direttamente e indirettamente, il governo “amico”, suscitando le reazioni del premier Letta, che in due incontri veniva, comunque, rassicurato dal segretario dem con un ‘stai sereno’. Il risultato lo conoscete: Presidente del Consiglio costretto alle dimissioni, Matteo Renzi a Palazzo Chigi capace di resuscitare politicamente Silvio Berlusconi costretto a lasciare il Senato dopo la condanna (dal sapore politico) in Cassazione e che, per ritorsione nei confronti del Pd, aveva ritirato la fiducia al governo, rimasto in sella grazie alla scissione degli alfaniani, guarda caso tutti ministri dell’ex-Pdl.

Il famoso “Patto del Nazareno” che vide l’accordo sulle riforme parve aprire le porte ad un successivo centro-sinistra vecchia maniera: un grande centro con una sinistra riformista. Qualcuno iniziò a parlare di Partito della Nazione renzian-berlusconiano. L’elezione del presidente della Repubblica, non concordata con il Cavaliere, produsse , come noto, la rottura , almeno ufficiale, tra i due leader.

Nel frattempo Renzi s’era, all’improvviso, scoperto socialista, riuscendo a portare il Pd nelle ali del Partito Socialista Europeo, cosa che non era riuscito nemmeno a Bersani, mentre il governo andava avanti a colpi di fiducia, indispensabili al Senato, dove la maggioranza è risicata, e varava provvedimenti che non piacevano alla sinistra dem senza, per questo, rispondere alle attese dei moderati. Le stesse riforme, con alcuni cambiamenti rispetto agli accordi del “Patto del Nazareno ed alle prime approvazioni, suscitavano critiche pensanti, soprattutto per la nuova legge elettorale, da parte di non pochi costituzionalisti, dalla sinistra del Pd e da tutte le opposizioni e ci voleva una scissione in Forza Italia con gli amici di Verdini che facevano un gruppo autonomo indispensabile al Senato per un Renzi che appariva sempre più un “uomo solo al comando”, meno sicuro, quasi isolato a livello internazionale con l’addio degli sponsor d’Oltreoceano e non più il sostegno della Merkel che non mancava di attaccare dopo tanti sorrisi , abbracci e , di fatto, sottomissioni. Aggiungete lo scontro perenne con i sindacati, alcuni provvedimenti di sapore elettorale, le critiche dei magistrati, delle Forze dell’Ordine con proteste a Roma, una riforma della scuola contestata anche per l’eccessivo potere affidato ai presidi e, più recentemente, le classi divise per livelli, ossia per l’adozione di un “modello elitario”. Aggiungete la tanto decantata ripresa che non si vede, i tre milioni di famiglie in povertà, le varie categorie, statali compresi, in agitazione, il lavoro che continua a mancare, i negozi che continuano a chiudere e mi fermo qui per carità di patria.

Logico, quindi, la perdita di consensi sia per il premier sia per il Pd oggi, nei sondaggi, al 30%, dieci punti in meno delle europee, tallonato dai grillini e superato ,sia pure di poco , dal centrodestra unito e senza gli alfanian-centristi.

Un importante quotidiano economico come il “Financial Times” ha, così, potuto indicare un Renzi in forte discesa ed il giovne DI Maio, della troika 5Stelle, in ascesa, “leader non più di protesta, ma di governo”. Pochi giorni dopo ecco il colpo di scena con il “caso” del Comune di Quarto, in Campania, governato dai grillini grazie ad infiltrazioni camorristiche e con il sindaco a sostenere d’aver informato la Troika, quindi anche Di Maio ( che smentisce), delle pressioni ricevute dall’assessore primo eletto e, poi, arrestato perché accusato d’essere collegato alla camorra.

Il Pd non ha perso l’occasione per attaccare i grillini, per sottolineare: “siete come gli altri” , mettendo sotto accusa il sistema di selezionare i candidati tramite il web ed indicando i vari comuni gestiti dai 5Stelle, ma caratterizzate da molti problemi e polemiche interne.

Ovvia la reazione di Grillo e dei suoi che stanno indicando i sindaci Pd sotto le lenti della magistratura o già indagati, senza che Renzi ne chieda le dimissioni come i grillini hanno fatto con la sindachessa di Quarto. Botte e risposte al calor bianco, insulti di tutti i generi con il risultato non solo di squalificare ancor più l’attuale politica e di far rimetterci ambedue i partiti , ma anche di contribuire alla eccezionale crisi di fiducia dei cittadini nei confronti delle forze politiche (al 3%) e nel Parlamento ( al 16%).

Alle promesse non mantenute dal segretario-premier oggi si uniscono sia il suo scontro con i vertici europei che finisce per alimentare i populismi e danneggia l’Italia ;

sia la sua arroganza nei confronti di tutto e di tutti , con quella definizione di “gufi” per chi non la pensa come lui (Rai e mass media nel conto);

sia il cercare, quasi disperatamente, diversivi per far dimenticare banche, promesse non mantenute, isolamento internazionale;

sia, soprattutto, il non aver posto nemmeno un mattone alla costruzione di un nuovo sistema che sostituisca quello da tempo finito.

E, neppure i novanta minuti circa di ‘assolo’ di Renzi da Bruno Vespa, hanno dato un briciolo di speranza. Il Premier, purtroppo, e’ solo un grand ‘parlatore’ con un vocabolario tanto ampio, quanto vuoto.  

Nessuno, purtroppo, vi pensa e l’attuale politica appare incapace di sintonizzarsi sulle vere domande di cambiamento che vengono dai cittadini senza più punti di riferimento se non Papa Francesco, con la difficoltà di trasformare, almeno,le illusioni in speranze.

Il fatto è che la gente, ossia il solito derelitto uomo della strada, non intravede alternative ed è sempre più forte la delusione per un rottamatore egocentrico, incapace di ascoltare gli altri.

Soccorre solo la luce che viene da una Chiesa cattolica in rinnovamento grazie ad un Papa che, nella sua ultima Enciclica e nei messaggi quasi quotidiani, ha indicato ed indica la giusta direzione di marcia. Ossia il percorso per determinare un diverso sistema economico, politico e sociale, facendo, nel contempo, prevalere la cultura del dialogo e del confronto.

Sono convinto – ecco finalmente una buona notizia -che esistano , non solo in Italia , donne ed uomini capaci di impegnarsi per costruire questa società fondata su un nuovo umanesimo.

Ed ora il Governo vuole una scuola classista

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No, così non va proprio Questo -lo sta continuamente dimostrando- è il Governo più “fasullo” tra quelli che si sono succeduti dal dopoguerra in poi.
Seguendo alcune vecchie note di agenzia, mi è caduto l’occhio sull’ultima del Ministero dell’Istruzione. Una notizia che, a mio vedere, rasenta la follia pura per il tempo in cui viviamo. A cosa serve accusare di razzismo, di omofobia, di non accoglienza, quando chi ci governa si permette certe cose? Non si può permettere di introdurre impunemente un modello classista. Un modello,cioè, che con l’istituzione dei “gruppi di livello” fa tornare in  mente le classi differenziali di infausta memoria.
Questa decisione ministeriale  è stata assunta, oltretutto, alla chetichella, contenuta  in una riga di una circolare inviata ai presidi l’11 dicembre scorso  per spiegare che  nel nuovo Piano Triennale dell’offerta formativa essi potevano  sia articolare l’orario di ciascun disciplina in moduli, sia organizzare le classi -ecco il casus belli– per “gruppi di livello”, ossia  “i bravi con i bravi, gli scarsi con gli scarsi”, chiosa il prof.Mantegazza, pedagogo che ha pubblicato una cinquantina di libri. In sostanza, “lezioni diverse in base alle abilità degli alunni” ha scritto “Il Corriere della Sera” Intervenendo sulla stessa nota aggiunge: “ un fantasma si aggira nelle scuole italiane.E’ bastato leggerne il nome in un documento del Miur poco prima di Natale perché sulla rete si scatenasse il panico :”vogliono dividere gli studenti in bravi ed asini.””
Poco importa se uno può essere bravo in italiano ed un po’ asino in matematica    e che il bravo  ha quasi sempre aiutato quello meno dotato e , alla fine, l’uno e l’altro finiscono per arricchirsi a vicenda,socializzando, imparando a collaborare, a fare squadra , a rinunciare all’egoismo personale e,quindi, al modello elitario .
“Non è così –hanno replicano i ministeriali e consulenti dei ministeriali come il professor Giuseppe Bertagna– il nuovo sistema valorizza i singoli” e ricorda che  “nel sistema inglese lo stesso studente può rientrare nel gruppo dei più talentuosi in una materia ed essere fra gli ultimi in un’altra”: E aggiunge “ il gruppo di livello serve agli insegnanti per tarare le lezioni non sulla base dei programmi, ma sui bisogni del singolo che dipendono appunto  dal livello raggiunto.”
Non sentite in queste affermazioni profumo di “modello elitario”? A me pare proprio di sentirlo e credo sia nel dna del ministro della P.I. che viene dal partito  creato da Monti e che, però, ora si trova in quel Pd che Matteo Renzi ha portato nelle braccia di quel  socialismo europeo non propriamente allineato con la contestata proposta ministeriale. Ho l’impressione che se verrà davvero adottata (ma dov’è finita la sinistra dem?)  determinerà solo una gigantesca confusione e, come riconosce lo stesso Bertagna, “ ci vuole molta sapienza da parte  dei docenti altrimenti si rischia  di trasformare gli eccellenti in disadattati.”
Non mi pare, oltretutto, un rischio da poco e c’è da sperare  che nel governo ci si accorga d’aver torto con questa contorta innovazione, dando ragione  ad Orsola Riva che sul “Corriere” ha scritto: “la formazione di classi eterogenee non è solo più giusta, ma anche più efficace”.

CHE BATOSTE PER RENZI

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Sempre peggio per Renzi che ora teme anche scherzi nei voti segreti sulle Unione Civili. Che sia sempre più isolato è evidente, avendo perso anche sponsor internazionali a destra e sinistra ed essendo pesantemente calato nella fiducia degli italiani. Ora, però, ha preso due sberle che lasciano il segno..La prima è stata, martedì scorso, con l’intervista a La7 (“Di martedì”) , nella quale ha pesantemente criticato, pur senza citarlo, il segretario-premier come tutta l’attuale politica. La seconda ,oggi, con la pesante dichiarazione del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker: “ Renzi non offenda l’UE. La flessibilità l’ho inventata io, non lui” E un big non falco dell’Unione come Moscovici aveva anticipato: “L’Italia non chieda troppo , ha già avuto molto.” Questo in risposta ad un’altra levata di scudi renziana anti-Bruxelles che ancora non ha dato il “via” al bilancio italiano , sempre sotto osservazione perché alcuni conti non tornerebbero.
Le prese di posizioni di mons. Nunzio Galantino, segretario generale dei Vescovi Italiani, in pole-position per diventarne, a breve, il presidente, avendo il totale sostegno di Papa Francesco, e di Junker, solitamente cauto e questa volta insolitamente duro sono colpi pesanti per Renzi. Che ora, quasi per reazione contro i cattolici, dai quali pure proviene, sostiene le Unioni Civili anche con quelle adozioni che stanno dividendo anche il suo partito e che la Cei ha espressamente invitato a togliere da una legge certo necessaria, ma tale da non trasformarsi in un simil-matrimonio.
Monsignor Galatino è un presule abituato a parlar chiaro e lì, a “Di Martedì” è stato esplicito: i politici di oggi non parlano più con le persone, chiusi nella loro torre d’avorio e , spesso, i cittadini si rivolgono ai sacerdoti per avere aiuto e consiglio, quindi i Vescovi hanno il polso della situazione del nostro Paese che non è affatto rosea, con mancanza di lavoro, in particolare per i giovani, rende difficile sperare nel futuro. Anche perché chi i politici, ad iniziare da chi è al potere, invece di dire la verità sulla situazione reale preferiscono fare promesse, sapendo di non poterle mantenere. Duro anche l’affondo sulla marcia indietro per il decreto che avrebbe tolto il reato di immigrazione clandestina, contestato ormai non solo dai magistrati perché non funziona affatto, anzi ostacola le indagini e chi lo commette può cavarsela con una multa, pur se di 5 mila euro. Ad una domanda dell’intervistatore monsignor Galantino ha detto senza se e senza mala che la marcia indietro del governo è derivata dalla paura di perdere voti perché si preferisce sintonizzarsi sugli umori invece che sui fatti, su questo come su altri temi.
Anche sull’immigrazione l’autorevole presule è stato d’una chiarezza esemplare dicendo che la Chiesa non è “buonista”, come taluni l’accusano di operare, è certo per l’accoglienza del diverso ,del profugo, dell’immigrato, rispettandone la cultura, ma nel contempo pretendendo il rispetto delle nostre leggi, della nostre tradizioni, della nostra cultura. Solo così può esservi integrazione ed è ridicolo, assurdo il comportamento di chi, ritenendo di favorirla, eliminano il presepe o altri simboli della nostra identità. In sostanza, monsignor Galantino non ha fatto che ribadire quel che ha detto anche Papa Francesco e i gravi fatti di Colonia, Zurigo, Salisburgo ed Amburgo, con le conseguenti polemiche, dimostrano che la strada indicata dalla Chiesa cattolica è quella giusta.
Probabilmente Matteo Renzi era ancora sotto-choc per l’intervista del big dei Vescovi italiani, scelto nell’incarico ricoperto direttamente dal Santo Padre, ed aveva cercato un diversivo nel far la voce grossa contro l’UE (“andrò a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo se non ci concedono quel che chiediamo”) che proprio dal vertice della Commissione Europea è venuta la nuova batosta, anticipata, come detto, dal commissario europeo all’economia, il francese Pierre Moscovici, non certo un falco alla tedesca, anzi fautore della crescita, il quale aveva detto che l’Italia ha già avuto molto da Bruxelles anche in fatto di flessibilità.
Questo aveva scatenato i “pugni sul tavolo” renziani, costringendo, questa volta, Junker ad uscire dal suo tradizionale riserbo , premettendo che i rapporti tra Italia ed Unione Europea “non sono i migliori al momento” e, quindi, verrà in Italia a febbraio perché si deve “occupare di questo problema”. Quindi, ecco l’affondo: “Renzi non deve offendere la Comunità Europea, cercando di sminuirla , a introdurre la flessibilità sono stato io, non Renzi;” Eppoi giù ancor più duro : “Esito sempre ad esprimermi con lo stesso vigore con cui Renzi si rivolge a me perché non aggiusta sempre le cose: Ritengo che il primo ministro italiano, che io amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione.Non vedo perché lo faccia. L’Italia a dir la verità non dovrebbe criticarla troppo”, anche perché “noi abbiamo introdotto flessibilità anche contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare in Europa”. Come a dire : Renzi è un ingrato e non capisco perché se la prenda con me che, pur contro il parere della Merkel, ho voluto la flessibilità, della quale l’Italia ha già molto usufruito.
Forse la spiegazione è semplice: perché il segretario-premier è in grande difficoltà in Italia e tenta di cercare diversivi, il principale :prendersela con l’Unione Europea e, così, finendo, volutamente o no, per andare sul terreno dei grillini e dei leghisti, ossia di quei populisti che dice di voler contrastare.
Che il segretario-premier stia perdendo, di continuo, colpi lo dimostra anche la pessima gestione delle Unioni Civili che ha voluto anticipare e che divide il Pd sulla Stepchild Adoption, criticata dai cattolici dem, in maggioranza renziani, i quali hanno presentato un emendamento per introdurre l’affido rafforzato che. comunque, non piace nemmeno ai centristi di governo. I voti segreti al Senato -si inizia il 26– comportano, infatti, insidie pesanti perchè possono indurre anche una parte degli oppositori, grillini e sinistra dem, a fare scherzi, pur essendo favorevoli alla proposta della Cirinnà . Che ripete : il testo non si tocca”, imitando Renzi . Il quale sul tema adozioni, sentendo puzzo di bruciato, ha lasciato,sì, libertà di coscienza, ma sostenendo, personalmente, la legge nella sua versione integrale come con molta forza ha fatto anche la vice-segretaria Serracchiani.
Forse non cadrebbe il governo con un voto contrario, ma si aprirebbero processi e polemiche con scontri durissimi anche all’interno del Pd .Per il segretario-premier sarebbe, comunque, una pesante sconfitta, resa ancor più preoccupante da quei sondaggi che dimostrano, con una flessione dei 5Stelle, lievi aumenti del centrodestra che, ormai, supera il Pd.

Siamo ormai al bluff – Renzi si gioca tutto.

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Sempre più duri i tempi per Matteo Renzi per uscire dall’accerchiamento : elezioni anticipate insieme al turno parziale amministrativo di giugno, quando si voterà anche  in grandi comuni ad iniziare da Roma, Milano, Torino e Napoli.Il segretario-premier ha , quindi, deciso di giocare al “rischiatutto” anticipando  il referendum-plebiscito sulla sua persona ritenuto più facile di quello sulle riforme costituzionali.

Certo, non rassicurano le indagini della magistratura su Banca Etruria sulla base del durissimo rapporto proprio della Banca d’Italia  che coinvolge il padre della Boschi e, sia pure indirettamente, anche quello dello stesso premier. Chissà, quindi, cosa può venir fuori dalle indagini, anche per questo  è meglio anticipare i tempi, evitando, inoltre, un flop alle amministrative , caricando tutto sul piano politico e, quindi, impostando un referendum-plebiscito  su Matteo Renzi , il rottamatore, l’innovatore, il 41enne  che – come ha scritto Massimo Franco sul “ Corriere”-si presenta come spartiacque tra passato e futuro, tra “vecchio e nuovo” e ”ad essere in palio è l’idea del cambiamento in sé”

Renzi ormai si  rende conto che non può attendere ottobre per lo showdown perché si sta logorando, perfino il Financial Time scrive che  è in discesa e gli sponsor d’Oltreoceano, nonostante l’avvicinamento ai Bush , diffidano ormai di lui, la Banca d’Italia, diventata nemica, certifica che le attese su ripresa e inflazione sono state deluse e si sono ridimensionate anche le aspettative delle imprese. Con l’Ue, inoltre, siamo al quasi-scontro e non c’è sicurezza che si accettino le nostre richieste, in particolare, l’aumento di flessibilità nei conti e, quindi, si approvi il bilancio così com’è stato approvato dal nostro Parlamento

Il nodo peggiore da sciogliere rimane quello delle riforme istituzionali, il referendum confermativo della riforma del Senato,ma ammette che “non sarà una marcia trionfale.Potrebbe perfino rivelarsi una salita impervia”, proprio per i motivi ai quali ho accennato prima.Ecco,quindi, il colpo a sorpresa delle “politiche” a giugno ,magari con la nuova legge elettorale con qualche cambiamento sì da rinviarla di fatto, accusando l’opposizione di non volere le riforme  e in tal modo accentuando il “o con me ed il nuovo o il diluvio, il caos”, forte delle impreviste difficoltà dei 5 Stelle  e delle divisioni in un centro-destra, dove Salvini non convince i moderati e Silvio Berlusconi potrebbe essere di nuovo tentato dal Partito della Nazione, senza la sinistra dem come hanno chiaramente detto Speranza e Cuperlo che proprio sulla legge elettorale annunciano battaglia come anticipato da Pierluigi Bersani, facendo, senza saperlo, il gioco renziano di andare al voto politico con la proporzionale in modo che Forza Italia possa andare da sola e rimanendo con il vecchio Senato poiché non si è ancora potuto tenere il referendum confermativo.

Renzi, ovviamente, gioca, in questo modo, al “rischiatutto” perché le incognite nel suo disegno sono molte e la principale è quella che deriva dalle reali intenzioni dei poteri forti esterni all’Italia. Per questo fa finta di puntar tutto sul referendum confermativo che servirà a creare i “comitati del sì” in realtà incubatori del Partito della Nazione che  ha ribattezzato “partito della ragione”.

Il segretario-premier è,inoltre, convinto  che  a breve termine non c’è alternativa a lui. L’impressione è che stia commettendo un altro grave errore perché i citati poteri forti esterni all’Italia si stanno già muovendo: grillini in difficoltà e con pesanti contraccolpi, Lega che non apre brecce tra i moderati, Pd spaccato come conferma anche il caso delle Unioni Civili . E se queste forze “esterne” avessero, come si dice, giungano d’Oltreoceano,  già individuato nell’anti-Renzi il prefetto di Roma Gabrielli  che è stato anche capo dei servizi di intelligence civili in Italia? Il ritorno in campo di Silvio Berlusconi  che chiaramente senza puntare (o poter puntare su) Palazzo Chigi parla di  una lista di 12 ministri provenienti dalla società civile non dice proprio nulla ? Già oggi, nei sondaggi il centrodestra supera , sia pure di poco, il Pd, pensate un po’ dove potrebbe arrivare con un leader come l’”uomo forte” Gabrielli e ministri  un Della Valle, un Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio  un Sergio Marini, per dieci anni presidente della Coldiretti,della quale è ora presidente onorario,  un  Giorgio Squinzi, che sta per lasciare la presidenza della Confindustria, un Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio e un tempo deputato Dc, un direttore d’orchestra come Riccardo Muti,tanto per fare alcuni nomi ?

Chi vivrà vedrà.

 

INTEGRAZIONE: UNA VIA DA PERCORRERE ASSIEME

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L’arrivo a Santa Teresa/Porto Pozzo di folto gruppo di migranti (troppo per un borgo che forse non arriva a trecento abitanti) e le conseguenti polemiche e prese di posizione dei cittadini, messe in grande evidenza sul social più diffuso, alcune scomposte, altre di preoccupazione, alcune , poche, che richiamano la solidarietà, spesso E volentieri in casa altrui, evidenziano il problema in tutta la sua interezza.

Forse, solo ora cominciamo a renderci conto di ciò che ha sofferto la cittadinanza di Lampedusa e, prima di loro i porti del basso Adriatico e dello Ionio. Mi ritornano in mente le immagini tremende di quella nave di profughi albanesi, tenuta ferma in banchina senza autorizzare lo sbarco di quella gente disperata vittima di una dittatura assurda durata circa quaranta anni.

Anni di sofferenza, di fame, di assenza di cultura, di privazione della pur minima libertà, gente costretta ad una quasi schiavitù, gente che vedeva, attraverso la nostra TV che riuscivano a sintonizzare clandestinamente, il benessere a pochi chilometri da loro senza poterlo raggiungere.

Eravamo in molti a scandalizzarci per questa invasione ma, allora quelle persone chiedevano solo lavoro. Mi si obietterà che non erano tutte brave persone ma, di fatto chi sbagliava e non rispettava le regole veniva processato e finiva nelle nostre galere e, pure questo era un peso per i cittadini.

Con albanesi e romeni, se pur i forma irregolare, la nostra economia non ne ha sofferto o ne ha sofferto poco. In molte circostanze, dobbiamo ammetterlo, ne ha tratto beneficio dando vita ad una economia sommersa, deprecabile quanto si vuole ma, se si va a scavare, senza andare molto in profondità, si trova che questa maledetta crisi la si sta superando, con molti dolori e tanti sacrifici ma anche con l’emergere di quei capitali che molte famiglie stanno tirando fuori per sopravvivere ma , che, allo stesso tempo consentono quel minimo movimento di denaro che permette di tirare il fiato.

Quella gente, la maggior parte, è tornata nel proprio paese dove vive e prospera e non pesa sulla finanza del nostro.

Allora, a parte qualche mugugno, non si parlava di accoglienza retribuita così come si fa ora e, comunque, era gente che voleva lavoro dove c’era. Era gente come i nostri connazionali di inizio secolo  ‘900 che emigrava verso il benessere sapendo che solo attraverso un vero inserimento avrebbe potuto rimanere nel paese che aveva scelto.

Vediamo cosa sta accadendo ora, non solo in Italia, in tutta l’Europa. Siamo vittime di una vera e propria invasione ma, non di chi sta cercando un lavoro per migliorare la propria vita, bensì spinto dal malessere creato da guerre poco più che tribali, invogliati da un contributo elargito a fondo perduto, in nome di una falsa accoglienza dalla quale si specula su tutti i fronti, spesso anche sulla pelle di poveri esseri umani che, al nulla preferiscono il poco, quel pochissimo che per loro diventa una sostanziosa fonte di finto benessere e per il quale nulla devono.

Ecco perchè sono in molti a non volere queste presenze imposte dall’alto e per le quali, quando si manifesta il dissenso si rischia di essere tacciati per razzisti.

E’ vero, tutti abbiamo il dovere della generosità, ma è anche vero che gli ospiti, anche loro hanno dei doveri da rispettare, non si pretende riconoscenza ma, come i nostri emigranti di allora, almeno buona volontà. Anche l’ospite quando anch’egli diventa stanziale deve contribuire in qualche modo alla sua sopravvivenza, deve rendersi utile alla comunità nella quale vive. Mi si obietterà che il lavoro è poco per tutti, allo stesso tempo bisogna in qualche modo provvedere a che quel poco venga fatto anche dai nostri ospiti, non fosse altro che per impegnarli.

E’ troppo facile per i signori Prefetti noleggiare due autobus caricarli e scaricarli nel primo albergo che visto l’affare, si presta ad una delle più bieche speculazioni. Quegli albergatori oltre alla speculazione dovrebbero avere il compito, sempre previsto nella retta di fare dei corsi di formazione accelerata, di insegnamento rapido della lingua del Paese ospitante, insegnare l’autosufficienza, impegnare in lavori socialmente utili e, lasciare quel tempo libero di cui ognuno di noi ha diritto dopo una giornata di impegno lavorativo.

Buona parte di tutto questo può essere fatto anche attraverso associazioni di volontariato e con l’apporto primario delle amministrazioni comunali oltre che alle Prefetture.

Forse così si potrebbe ottenere una vera integrazione e, sicuramente, si avrebbe meno reazioni insofferenti da parte dei cittadini ospitanti. Certamente, impegnare questi ragazzi e ragazze in una qualsiasi attività eviterebbe il bighellonare di queste persone, alcune delle quali, dimostrano invadenza quando non danno fastidio ai locali apostrofando con complimenti poco graditi quando non provocando timore o preoccupazione.

Se si vuole fare accoglienza la si faccia, magari partendo da quelle prime regole elementari, insegnando, con buon senso, la buona educazione secondo i costumi locali. Solo così, forse, si superano quegli ostacoli che spesso vengono definiti razzisti. Diamo quel benessere a loro sconosciuto e chiediamo in cambio collaborazione e buona volontà.

MATTEO RENZI ACCERCHIATO…OPPURE?

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Le feste sono terminate e si rientra nella normalità. Si ricomincia con i problemi che avevamo lasciati nel 2015, con la nascosta speranza di non ritrovarceli nel nuovo anno, ed invece, eccoli li, nello stesso posto, immutati dove erano e, forse, qualcuno in più.

La politica riprende il suo ritmo, con le sue polemiche, i suoi dissapori, le inevitabili complicanze. Il Segretario-Premier vorrebbe apparire ritemprato dopo i rotolamenti sciistici di alcuni giorni di, forse, spensieratezza ma, almeno da quanto trapela dagli osservatori politici, nulla è mutato,anzi sembrerebbe che la sua situazione si sia aggravata.

L’accerchiamento è sempre più evidente e più ampio e questo spiega il nervosismo del segretario-premier, la sua crescente preoccupazione che lo rende più arrogante sfidando tutti e tutto, da un lato, e più teso, più corrugato (sorride solo quand’è insieme a  Marchionne), dall’altro.

Il fatto è che Matteo Renzi si sta accorgendo d’essere sempre più solo, ha perso molti dei suoi sponsor, quelli d’Oltre Oceano, quelli veri. S’è inimicato la Merkel ed i vertici UE, i sondaggi per governo e PD sono negativi, in costante discesa e nemmeno lui, personalmente, riesce a risalire la china.

E’ vero che risulta essere il miglior politico del 2015, ma con appena il 19 %, mentre è risultato il peggiore con il 25 % in un panorama istituzionale che vede la fiducia dei  partiti  ridotta al lumicino, appena il 5 %, né gode di buona salute il Parlamento con il  10 %, un baratro  se paragonato all’85 %  di Papa Francesco in testa alla lista seguito  dal 68 % delle forze dell’Ordine, non certo trattate bene dal governo.

Aggiungete che intellettuali, sino ad ora silenziosi, iniziano a sparar duro sul segretario-premier e l’ultimo Premio Strega, Nicola Lagioia, addirittura ironizza, dicendo che Renzi non può dire che il +0,8% del PIL è la sconfitta dei gufi: “è come  battere la Pro Vercelli e dire d’aver battuto il Barcellona “. Siamo – sostiene lo scrittore – alla “bolla della mistificazione”.

E il costituzionalista  Massimo Villone, presidente del Comitato per il “no” al referendum sulla riforma costituzionale,  parla di “inquinamento della volontà popolare, ha zittito  il parlamento ora ci prova con i cittadini”, mentre per Gianfranco Pasquino, noto politico con un passato anche da senatore, l’Italicum “ è il contrario di quello che avviene in tutte le democrazie parlamentari” e “tocca al cuore la qualità fondamentale di questa democrazia”, quindi è “una legge da buttare, una truffa”.

Musica, questa, per Pier Luigi Bersani che, in una  intervista di fine d’anno al “Corsera“,  ha duramente attaccato Renzi proprio sulla riforma costituzionale e, in particolare, sull’Italicum, annunciando, di fatto, quell’”assalto della sinistra dem “ che, secondo alcuni quotidiani, “è già partito” anche sulla base di una serie di dichiarazioni di esponenti PD  sino al fatto che un big, come il presidente della Puglia Emiliano, ha rifiutato di partecipare all’incontro con il ministro dell’Ambiente per le polveri sottili  e se n’è uscito con una intervista fortemente critica nei confronti del Governo, dopo altre precedenti chiaramente anti-renziane. E’, inoltre, significativo che  i colleghi dem di Emiliano di importanti regioni siano sulla sua linea critica e, forti dei finanziamenti UE, si stia rafforzando sul loro territorio, ma in funzione anti-segretario-premier, in attesa di possiili sviluppi della vicenda  Banca Etruria, sulla quale  proprio Bersani, nella citata intervista, ha richiamato l’attenzione, dicendo “si leggono cose impressionanti e tocca alla magistratura andare fino in fondo”.

Né credo confortino Renzi  certi autorevoli editoriali come quello di Dario De Vico sul “Corriere”, secondo il quale “il funzionamento dell’economia italiana non ha conosciuto quell’accelerazione di cui avrebbe avuto bisogno” e questo nonostante congiurassero a favore il calo del prezzo del petrolio, tassi bassi e cambio dollaro euro favorevole.

Meno che mai sarà piaciuto quel che ha scritto il “Finalcial Tmes”, che lo aveva sempre elogiato e questo volta sostiene che “è in declino, perché l’economia cresce un po’, ma nessuno se ne accorge e, per questo, emerge Di Maio, 29 anni, leader  del Movimento 5 Stelle, “dalla retorica efficace look elegante, toni moderati, leader non più di protesta, ma di governo”.

Ieri ci si è messo anche l’Eurobarometro i cui dati, rielaborati da fonte non sospetta come il ministero dell’Economia, dimostrano che “l’Italia non riesce a recuperare le perdite della crisi” e “a mettersi alla pari” dei principali Paesi dell’UE in fatto di “industria e lavoro”.

Mi fermo qui perché sarebbe lungo l’elenco delle critiche che stanno piovendo su Matteo Renzi, ma credo che il suo principale disappunto sia venuto dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che – come hanno rilevato molti commentatori – ha descritto un Paese ben diverso da quello tratteggiato dal segretario-premier anche ieri accanto a Marchionne. A fronte del trionfalismo renziano il Capo dello Stato ha indicato le emergenze da affrontare, ossia i veri problemi che angosciano la vita degli italiani: lavoro, con la disoccupazione giovanile al top, diseguaglianze sociali, con un Mezzogiorno messo all’angolo, evasione fiscale “insostenibile” con 112 miliardi di euro sottratti allo Stato, corruzione, diritti delle donne spesso violati, immigrazione con l’accoglienza per chi rispetta le nostre leggi, ma  colpendo chi le viola, difesa dell’ambiente, terrorismo.

Poi il monito per  tutti coloro che stanno al potere: “la quasi totalità dei cittadini  crede nell’onestà, ma  pretende correttezza. La esige  da chi governa ad ogni livello”. Nessun accenno, poi, alle riforme istituzionali, ma, significativamente, una decisa e netta difesa della nostra Costituzione: ”rispettare le regola vuol dire attuare la Costituzione  che è realtà viva di principi e di valori”.

Ho l’impressione che Sergio Mattarella sia distante anni-luce dal segretario-premier che anche ieri ha ripetuto il mantra della ripresa come se la Ferrari fosse l’Italia e ben tre stabilimenti della Fiat non avessero la Cassa integrazione. La realtà, in sostanza, è ben diversa da come la descrive Renzi e, a mio avviso, lo sa bene e, per questo, ha scelto il rischio del referendum-plebiscito: con me o contro di me.

Ma ci arriverà ad ottobre? Il “cammino – come ha scritto De Vico – è carico di insidie “ ed il 26 gennaio ecco il primo scoglio al Senato con la serie di votazioni segrete sulla legge  Cirinnà per le Unioni Civili, con ancora in ballo lo stepchild adotion, ossia l’adozione del figlio del partner, duramente contestato dai cattolici dem e dai centristi di Alfano-Casini.

Renzi è convinto di portare a  casa il provvedimento  perché lo voteranno anche i 5 Stelle, ma in questo caso rischierebbe la rottura con NCD e UDC come hanno fatto intendere i capigruppo Schifani e Lupi.

Sì, ha premesso che è un fatto parlamentare, non c’entra il governo, lui sulle adozioni ha lasciato ai dem libertà di coscienza. Comunque sia nel voto segreto tutto può accadere e potrebbero sommarsi i molti anti-renziani per far cadere il governo.

Faccio il maligno: ma se questo fosse il vero obiettivo di Renzi che, sentendosi accerchiato, rispolvera la vecchia impostazione dell elezioni anticipate insieme alle amministrative di giugno?  Ecco il vero plebiscito, ma sul Partito della Nazione che fatalmente nascerebbe con il voto proporzionale che non vedrebbe vincitori al Senato (ovviamente rimarrebbe quello vecchio) e, quindi, ecco i berlusconiani in soccorso con il Cavaliere ancora in sella, quel Cavaliere che ora fa la voce grossa nei confronti del segretario-premier, ma che ha già inviato in avanscoperta la “missione Verdini”  e, annunciando la sua ridiscesa in campo, ha esplicitamente indicato un governo con dodici ministri scelti nella società civile. Il rischio che Berlusconi gli restituisca, poi, lo scherzo fattogli con la presidenza della Repubblica. E quel governo così vicino al sentire dei cittadini lo veda magari presieduto dal prefetto di Roma Gabrielli.

Fantapolitica. Chissà?