TOTI LASCIA BERLUSCONI?

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Che sia un altro che crede di essere un mago della politica? Giovanni Toti come Sandro Bondi? Pare proprio di sì a leggere certe vecchie sue dichiarazioni filo-Salvini premier del centro-destra e, soprattutto, l’intervista pasquale, a tutta pagina, sul “Corriere della Sera” per dire che se Bertolaso rinuncia, Forza Italia  sceglierà la Meloni come candidato sindaco di Roma. Per carità! Niente Marchini, è un’ipotesi che non esiste, “oggi è un elemento di divisione”. Poco importa che Berlusconi avesse inizialmente indicato proprio Marchini, stoppato, guarda caso, proprio dalla Meloni su suggerimento del suo senatore Rampelli, sono suoi i voti di Fratelli d’Italia a Roma. Ed è nemico giurato, ai tempi del MSI ed ancor oggi, dell’on. Augello che, uscito dagli alfaniani, ha creato un suo gruppo per appoggiare a Roma proprio il candidato che piaceva al Cavaliere. E poco importa, anche, che Bertolaso abbia detto, con estrema chiarezza, che  se si accorgerà, dai sondaggi, di non poter andare al ballottaggio rinuncerà alla candidature e appoggerà Marchini che stima e che era stato indicato da vari big forzisti romani. No, lui, ex-consigliere politico di Berlusconi e governatore della Liguria, grazie alle divisioni nella sinistra ed alla Lega, interviene a favore di chi intende rottamare il leader di Forza Italia.

Il fatto è che l’ex-giovane socialista toscano Toti è da tempo su queste posizioni e non a caso si pronunziò per la leadership di Salvini nel centrodestra, ritenendo di poter fare un ticket  con lui: suo vice a Palazzo Chigi. Venne subito richiamato all’ordine dagli altri  big forzisti e fu costretto a starsene zitto, sempre meno inserito in quello che era il “cerchio magico” berlusconiano. Comunque, sperava sempre in Salvini e la rottura tra il Cavaliere ed il leghista iniziata a Roma, proseguita a Torino e Napoli con il rilancio di una Forza Italia centrista, partito dalla Sicilia con gran triduo anche di una consistente parte degli alfaniani, l’ha fortemente preoccupato. Immaginatevi voi come ha preso storto a leggere l’intervista di Bertolaso sul Corriere che non escludeva, anzi quasi favoriva, un’intesa con Marchini. Da qui  la sua contro-intervista di fatto a favore proprio di colei che ha pugnalato Berlusconi, prima annunciando in pompa magna di non potersi candidare a sindaco di Roma perchè stava attendendo un figlio, poi accettando, come del resto lo stesso Salvini,  l’ex-capo della protezione civile e, infine, dopo il voltafaccia del leghista, smentendo tutto quello che aveva detto, candidandosi probabilmente convinta del marcia indietro dei forzisti o, in alternativa, per fare con la Lega quell’estrema destra italiana che imiti quella tedesca. Errore politico clamoroso sia perché quello spazio e in una parte notevolmente coperto dai grillini, sia perché gli altri big leghisti la pensano diversamente. Non a caso Maroni e Bossi hanno criticato Salvini per la rottura con FI a Roma, mentre è stato notato il silenzio assordante del governatore veneto ed ex-ministro Zaia che il Cavaliere aveva accettato (almeno a parole …) come candidato premier del centrodestra perché moderato e con i ripetuti successi veneti.

In questa situazione chi s’è dimostrato ancor più un incapace, politicamente, è stato proprio Toti perché, convinto che ormai il Cavaliere sia finito, dunque rottamato, è sceso in campo al fianco di un Salvini che da tutta la vicenda esce fortemente indebolito nel suo partito, mentre, non a  caso, Forza Italia cresce nei sondaggi ed è ormai alla pari della Lega. Siamo, di fatto, al bis di Bondi che da ex-sindaco comunista del suo paese toscano “scopre” Berlusconi, collabora con lui, gli dedica persino ammirate poesie e ne viene, ovviamente, gratificato anche con un posto di ministro, anche con la sua compagna eletta in Parlamento, anche entrando nel Gotha forzista. Poi, quando cade in disgrazia e la stella berlusconiana non brilla più come prima, ecco che Bondi e compagna passano al nemico e votano la fiducia a Renzi.

Toti non li imita ancora fino a questo punto perché lui, anche se non fa più parte di quello che viene definito “cerchio magico” berlusconiano, è pur sempre governatore della Liguria. Ma è certo che  stia dando un contributo a chi intende rottamare il Cavaliere, ignorando che, invece, certi poteri forti d’Oltreoceano l’hanno rimesso in pista come allenatore con il compito di ricreare un grande centro.

Certi personaggi è bene tenerli sempre a distanza perchè i loro limiti rischiano di portar male. Berlusconi questo lo sa bene così come conosce il valore effettivo di questi personaggi che è uguale a zero o poco più. Alfano insegna.

Santa Teresa Gallura – QUANDO ACCOGLIENZA DIVENTA “TURISMO”

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Un polo polifunzionale con indirizzo per l’accoglienza è quello che si è costituito attorno all’incrocio  tra la Via del Porto e Via Pertini-Via Angioj.

Non vi è alcun dubbio sulla spontaneità della sua formazione anche se bisogna ben riconoscere la lungimiranza degli imprenditori che hanno scommesso su una crescita ordinata del quartiere.

Alle iniziative lontane nel tempo come l’Hotel Marinaro che può di vantare essere una fra le prime, è da rimarcare quella nuovissima appena nata come la “Maison D’Art – Art Bar” dei fratelli Usai e quella nata appena due anni fa, “Muita di Mari” della famiglia. Poi, l’Hotel Majore dei MUra,la “Casa Cutroneo” e la residenza “Coral Blu”

La neonata iniziativa “Maison d’Art”, piccola per la dimensione è da considerare un vero fiore all’occhiello in questo gruppo, al quale fanno riscontro sia “Muita di Mari” che “Marinaro”, interamente rinnovato.

L’accoglienza non è solo letti, ci sono i bar, i ristoranti ed i servizi. Anche in questo può vantare una ottima presenza ed una migliore qualità: Il “Art-Bar” piccolo delizioso, punto d’incontro per un caffè, una bibita, una bevanda, servita con il sorriso della discreta presenza di Antonella, sempre con quel gentile portamento gallurese che distingue la nostra gente; nulla da dire sul bar “Muita di Mari” accogliente e riservato, gallurese a tutti gli effetti, a partire dal nome.

Credo di essere molto vicino alla realtà sostenendo che in fatto di ristorazione si sia alla concentrazione dell’eccellenza: l’Azzurra con la sua cucina, le sue pizze, l’accoglienza di Marco e Augusto, le ragazze con il sorriso dell’onnipresente Simonetta sono a fornire quel servizio accattivante, presente ma non ossessivo. Se si dovesse esprimere un voto ,non potrebbe che essere premiato con un nove ben meritato; “La Lampara” di Dalmazio esprime perfettamente il mare e la tradizione della nostra Gallura; “La Barabattula”  di prossima apertura, nuovo ma non nuovo nella ristorazione, lascia aperta la porta ad un successo che non può mancare: Nicola e Carla provengono da un mestiere conosciuto così come la cucina di Fatima troverà ancora il giusto apprezzamento; che dire poi della pizza di Giuseppe se non di squisitezza? Ebbene chiunque può gustarla al “Montanea”.

Inoltre, l’ospite potrà visitare l’enoteca “La Cambusa”,  dove troverà i migliori vini di Sardegna quali i “Vermentino” nella sua terra di origine, e gli ottimi “Cannonau” unici per profumo, corpo ed abboccato.

Per chi vorrà poi offrire un fiore alla propria dama, la fioreria è sempre aperta in Via Pertini. Una serie di iniziative per chi vorrà godere di una cena, dal ghiotto al frugale  magari dopo aver trascorso una piacevole serata con una passeggiata al porto o aver partecipato ad una rappresentazione teatrale o cinematografica nel vicino teatro civico “Mandela”, oppure ad una conferenza presso i locali della Biblioteca comunale.

Per concludere, l’ospite potrà disporre anche di una moderna lavanderia “Jefferson” a gettoni, anch’essa sempre aperta a disposizione per chi ne avrà necessità.

Per i più piccini un piccolo ma grazioso parco attrezzato a disposizione per dare divertimento in sicurezza.

Ma anche un pensiero agli amici pelosi: un luogo chiuso dove poter portare i questi nostri amici a quattro zampe per una sgambatura senza guinzaglio e senza il pericolo che possano andare sotto qualche veicolo.

Un nuovo comprensorio, in una  Santa Teresa che si appresta ad affrontare la prossima stagione estiva cercando di fornire ai suoi ospiti una vacanza serena.

 

 

E’ in atto la ricomposizione del centro (o comunque lo si voglia chiamare)

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Mi e’ difficile ammetterlo, forse è stato il post di un “amico” di fb a togliermi quel velo che mi era calato sugli occhi: mi è stato fatto notare che il segretario-premier si comporta da democristiano. Ho risposto piccato a questa sua affermazione ma, ormai, il tarlo era dentro di me, così ho iniziato una mia analisi sul soggetto.

E’ mia convinzione  che le categorie destra, centro, sinistra  appartengano al passato, e che ogni paragone è inappropriato, anche se, bisogna ammetterlo, la nomenclatura politica italiana la usa ancora: E, spesso, i leaders dei partiti  rivendicano appartenenze in modo improprio. Pensate al nostro Matteo Renzi: insiste a dire di essere i sinistra, lui che viene dal centro; ha esaltato la “famiglia socialista”, nella quale  è entrato facendo aderire il suo partito (non l’aveva fatto nemmeno Bersani), lui a cui  viene attribuita la sua appartenenza alla dc.

In conclusione: ditemi voi  cosa c’è di sinistra e di socialista nell’attuale Pd renziano che pare essere una riedizione  della prima Forza Italia, circostanza che porta ai voti di fiducia – spesso determinanti per il governo al Senato – dei verdiniani  e fa andare su tutte le furie i D’Alema, i Bersani, gli Speranza, i Cuperlo e via dicendo. Ossia quella sinistra interna che esprime  anche  quei presidenti di Regione che hanno voluto il referendum contro le trivelle in mare  e sono stati, di fatto, sconfessati da Renzi, invitando  gli italiani, ad imitazione di Craxi e del cardinal Ruini in passato, a non andare a votare.

Premesso tutto questo, dobbiamo, comunque, considerare le vecchie categorie nel valutare la politica italiana sempre più distante dai cittadini e dai loro problemi. Da qui il titolo di questo articolo che richiama la ricomposizione del centro.  E’,dalla Sicilia, dall’estremo sud del Paese che  il progetto prende corpo, infatti, e’ li che di nuovo sceso in campo, questa volta da allenatore, Silvio Berlusconi che ha radunato , grazie al suo Micccihè, una gran folla siciliana e ottenuto consensi anche del presidente dei senatori alfaniani e addirittura dall’ex-presidente della Regione, tornato libero, dopo aver scontato una condanna, che ha preannunciato di far uscire i suoi amici entrati, provvisoriamente, nel Pd.

Fatto sta che gli errori, clamorosi della Meloni  ed i calcoli politici sbagliati di Salvini hanno offerto a Berlusconi  l’occasione, a Roma, Torino e Napoli,  di prendere le distanze, come voleva fare da tempo, da quella che, ormai appare un’estrema destra  senza futuro sia perché va in un settore già coperto in gran parte dai grillini, sia perché  il governatore lombardo Maroni e  quello veneto Zaia, potenziale candidato a Palazzo Chigi per il centrodestra, non condividono la strategia del segretario leghista, criticato anche d Bossi.

Qualcuno sostiene che, in realtà, è riemerso il famoso Patto del Nazareno, mai rinnegato dal Cavaliere e da Renzi. Altri che  questa svolta centrista  è frutto di suggestioni e suggerimenti d’Oltreoceano   dopo la scomparsa improvvisa e per i maligni sospetta per un infarto texano dell’ oriundo siciliano Scalia, componente della Corte Suprema Usa e  di potenti lobby, sponsor del nostro attuale presidente della Repubblica, preferito dal segretario-premier al posto di   Amato, anch’esso gradito ad ambienti Usa e concordato  con Forza Italia.

Comunque sia  rimane un fatto  che  Berlusconi sarebbe uscito dalla trappola di chi, di fatto, voleva rottamarlo e, pur non potendosi ancor  presentare alle elezioni, ha ripreso la sua autonomia da un centro-destra che Matteo Salvini cercava di egemonizzare, finendo per danneggiarlo con il suo estremismo  che gli fa perdere voti, considerato che i sondaggi più attendibili pongono la Lega quasi sullo stesso piano di Forza Italia, destinata ad aumentare  perché il Cavaliere è di nuovo sceso in campo  come federatore di un centro che attende il suo leader. Se Matteo Renzi, attaccato su vari fronti, torna ad essere  quello iniziale, qualcuno  sostiene sia un misto di La Pira, Moro e Fanfani (io lo definirei  piu’  un composto di  Berlusconi, Previti e Verdini) forse potrà salvarsi ed essere lui  il numero uno. Altrimenti, ecco l’ipotesi Gabrielli, prefetto di Roma, stimatissimo oltre-oceano  o Alfio Marchini indicato, inizialmente, da Forza Italia come candidato sindaco del centrodestra a Roma e rifiutato, guarda caso, proprio dalla Meloni. Se si punta su di lei a livello nazionale,   farla vincere nella capitale potrebbe determinare qualche problema perché dovrebbe dimettersi  dal Campidoglio. E’ quello che vedremo  dall’atteggiamento di Berlusconi: se insiste su Bertolaso  Roma passa in secondo piano  e si punta subito sul Marchini candidato per Palazzo Chigi: se, invece, l’opzione è per, prima un passaggio romano, l’ex-capo della protezione civile  potrebbe fare il vice-sindaco oggi per sostituire il numero uno  della Capitale  quando ci saranno le “politiche” che molti  prevedono per la primavera del prossimo anno.

Altro scenario: il centro-destra si ricompatta con la rinuncia della Meloni a concorrere per il Comune di Roma, lasciando Bertolaso a correre da solo in concorrenza con Marchini. Con questo scenario, potrebbe prendere di nuovo corpo l’eventuale disponibilta’ di Bertolaso sindaco in seconda battuta.

Di certo , volente o no Alfano, che elettoralmente non riesce a crescere, la marcia verso il centro è iniziata e potrebbe portare ad un centro-sinistra d’antan. Più coeso  del passato  e tale da riconciliare i cittadini con la politica anche perché capace di seguire  le proposte di Papa Francesco  valide, secondo  il fondatore di “Repubblica” Eugenio Scalfari, per cattolici, laici e persino non credenti come lui.

 

Che schifo questi partiti

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Già i telegiornali, i media in generale ci stanno tempestando con notizie che provocano disgusto.

Un carissimo amico ha postato su fb una sua riflessione che non posso che riportare in parte anche se la condivido totalmente anche in quelle parti non espresse per decenza.

Scrive il mio Amico: “La vicenda della candidata a sindaco di Milano del M5S che pare voglia ritirarsi dalla competizione a seguito de sistematico giudizio estetico sulla sua persona. dovrebbe meritare qualche riflessione. Senza tergiversare troppo, ritengo che il costante riferimento ad aspetti fisici più o meno apprezzati delle persone sia un atto di evidente ignoranza e di chiara maleducazione”.

Per questo vorrei unirmi al pensiero di tanti nell’esprimere solidarietà a questa donna come vorrei farlo nei confronti di Giorgia Meloni che, anche lei merita la comprensione dei benpensanti del nostro Paese. Vorrei anche esprimere tutto il disgusto che provo nei confronti di quel Berlusconi e del suo sodalo Bertolaso per la mancanza di rispetto che hanno dimostrato con le loro parole di sufficienza nei confronti di una donna che sta affrontando con serenità uno dei momenti più belli della vita e che non la menomanizzano minimamente nello svolgimento delle sue attività.

Di fronte a questi scomposti accadimenti, dai quali non si esclude neppure quanto sta succedendo a Napoli con il caso Bassolino, come si può pensare di risolvere la crisi politica che avvinghia il Paese ancora prima e di più di quella economica.

Questo è il clima che stiamo vivendo, la campagna elettorale è solo la punta dell’iceberg del malessere, ecco perché, con grande amarezza, ritengo non rimangano molte strade da percorrere: ecco perché si rafforza la mia convinzione sul  rischio implosione degli attuali partiti e, nel migliore dei casi, assisteremo ad una vera rivoluzione politica. In realtà siamo alla conclusione di un processo che doveva portare ad una seconda repubblica, in realtà mai nata, e che  per troppi ha causato  una guerra di tutti contro tutti. Berlusconismo e anti-berlusconismo avevano costituito il cemento di due blocchi in effetti presunti e disgregatisi anno dopo anno, lasciando un deserto nella società italiana, facendo anche tramontare la speranza che s’era aperta con la rapida ascesa del giovane segretario-premier Matteo Renzi.

Oggi rischiamo di raccogliere solo macerie, sotto le sceneggiate degli attuali partiti sempre più sfiduciati dai cittadini come, purtroppo, le stesse istituzioni. Il risultato,  nonostante tutto l’ottimismo del “cerchio magico” renziano è quello illustrato in autorevoli editoriali: “Non passa giorno senza che qualche statistica internazionale metta in  luce il ritardo italiano in settori cruciali per il nostro futuro” o “Renzi  esalta  i temi del cambiamento  e della rottura con il passato, ma nell’azione di governo la complessità degli ‘imperativi’  è rimasta  ancora piuttosto superficiale e non si è tradotta in un’agenda precisa e concreta”.

I durissimi scontri  all’interno del Pd (“sembra svanito ogni residuo di sentire comune,:Si vogliono male, non credono più in un destino comune” scrive sul “Corriere” un commentatore, generalmente sereno, come Pier Luigi Battista) hanno raggiunto livelli  da offese personali. Gli attacchi della sinistra dem  riunita in provincia di Perugia hanno fatto dire a Renzi : “da D’Alema un distillato d’odio, vogliono farmi perdere alle amministrative, vogliono soltanto colpirmi, sono quelli che hanno distrutto l’Ulivo e consegnato l’Italia a Berlusconi. Non li temo. Li sfiderò al congresso.”

La risposta degli interessati non s’è fatta attendere e Pier Luigi Bersani, tra battute ironiche, gli ha ricordato : “governi con i miei voti”, annunciando che non voterà l’Italicum, del quale – ha detto – “penso il peggio possibile”. In sostanza l’attacco è partito e la battaglia si farà dentro il Pd, niente scissioni per il momento, l’obiettivo è riprendersi il partito  grazie all’apporto anche dei renziani esclusi dl “cerchio magico” e dei “giovani turchi”, oggi in maggioranza. Per Palazzo Chigi c’è il ministro Del Rio che ha rotto un minaccioso silenzio con un significativo: “non esiste un Partito della Nazione, mentre per la segreteria  c’è l’ex-capogruppo Speranza, bersaniano doc, ma anche il ministro Orlando  che con il presidente del partito Orfini fa parte, appunto, dei “giovani turchi”.

Renzi non pare, comunque, preoccupato perché, intanto, coltiva proprio l’alternativa del partito della Nazione: un grande centro   egemone che prevede il ritorno dei berlusconiani, l’adesione degli alfaniani-centristi, di quel che resta di Scelta Civica e, ovviamente, dei verdiniani. Andassero pure alla sinistra vagheggiata dal’ex- leader della Cgil Cofferati: “o ora mai più il grande partito della sinistra”.

In sostanza, siamo al tentativo  di realizzare, da una parte, un centrosinistra egemone e, dall’altra, un grande centro egemone e questo spiega  il graduale dissolversi dell’alleanza Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia. Il “caso “ di Roma è emblematico in proposito. Prima Salvini dice sì a Bertolaso, poi all’improvviso ha detto no quando anche la Meloni s’era detta d’accordo. L’attacco era diretto a Berlusconi che con la sua leadership sta facendo risalire Forza Italia al punto che oggi, in tutti i sondaggi è alla pari della Lega  sì che il suo leader non può più far la voce grossa e pretendere d’essere lui il capo del centrodestra. Da qui il voltafaccia , convinto che il Cavaliere avrebbe mollato ed accettato la Presidente di Fratelli d’Italia. Così non è stato, almeno nel momento in cui scrivo  e Forza Italia insiste per il proprio candidato forte anche del 93 %  dei 47 mila votanti (chissà quanto spontanei) ai gazebo forzisti, cifra superiore ai 43 mila delle primarie Pd. La Meloni, che aveva detto di non essere candidabile perché è in attesa di un figlio, non sa che fare, è pronta a sacrificarsi, ma se tutto il centrodestra è unito su di lei e questo non pare proprio con Berlusconi  che non fa marcia indietro e, oltretutto, spara a zero su Salvini : “Lui ? Solo una comparsa !”. E lo spiega: “Non ha nessuna esperienza di governo, non ha nemmeno  mai avuto un mestiere. L’unico lavoro che ha fatto è la comparsa a Mediaset.”

Ora in politica tutto è possibile, anche Bossi disse peste e corna del Cavaliere, quando ruppe con lui, per poi elogiarlo come statista. Tuttavia, questa volta   Berlusconi è andato giù duro, a Roma, direbbero ‘trucido’, e Salvini può prendere la palla al balzo ( come credo spera il leader forzista) per rompere un’alleanza scomoda e puntare tutto, sull’esempio francese e tedesco, sull’anti-immigrazione, sul populismo sfrenato, dimenticando che quel fronte, in Italia, è già ampiamente coperto ad iniziare dai grillini. Rottura a sinistra, rottura a destra, ecco la strada per il grande centro, ammesso e non concesso che queste categorie politiche siano ancora valide. Allora i giochi sono fatti, comunque vadano le amministrative dove Renzi  si trova ad avere contro ai propri candidati liste di sinistra (probabilmente anche quella di Bassolino a Napoli)  che attraggono elettori delusi dal renzismo ritenuto una riedizione del berlusconismo? No, ancora non vi è alcunché di certo in una sceneggiata che può far cadere teste illustri, distruggere carriere politiche e mettere all’angolo chi pareva in auge. Tutto e il contrario di tutto, insomma. Ma a noi italiani, al nostro futuro c’è qualcuno che ci pensa?  Questo il vero problema soprattutto ora che dalla Libia e dalla frontiera turco-siriana vengono venti tempestosi.

Rimane la speranza è che certi personaggi che una volta definivano ‘da operetta’ e che oggi, potrebbero definirsi da ‘avanspettacolo’, tolgano il disturbo.

 

E’ guerra aperta nel Pd – Renzi rischia a giugno

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E’ guerra aperta nel Pd, la sinistra interna non sta più a guardare, a limitarsi al mugugno, a chiedere chiarimenti che non vengono, ma ha deciso l’offensiva antirenziana. Non poteva essere diversamente dopo il flop delle primarie a Roma e lo scandalo del voto di scambio, documentato dalle immagini, in quelle di Napoli. Così non solo  i Cuperlo, gli Speranza e compagni sono partiti all’attacco, ma sono scesi pesantemente in campo Pier Luigi Bersani e, soprattutto, Massimo D’Alema che, in una intervista al “Corriere della Sera”  ha detto chiaro e tondo che il partito della Nazione è già  fatto e Renzi e altro non è che la brutta copia di Berlusconi, che dell’Ulivo.

In questa situazione il renziano Giachetti uscito  vincitore tra i  43mila votanti (erano centomila nelle precedenti amministrative)  avrà difficoltà anche ad andare al ballottaggio sia perchè i suoi amici radicali  (lui è ancora scritto anche al Partito Radicale) lo considerano un traditore e presenteranno un loro candidato sindaco sia perché, soprattutto, lo presenterà la sinistra  scegliendo, forse con le “primarie rosse”,  tra Ignazio Marino, l’ex-ministro Massimo Bray   e Stefano Fassina uscito dal Pd.

Ancor peggio a Napoli  dove  frettolosamente  e con una ridicola scusa si è respinto il ricorso presentato da Antonio Bassolino,  giunto al secondo posto, ma con molti voti nei quartieri popolari e meno, guarda caso, nelle zone dove sono state girate le immagini del voto di scambio e dove la vincitrice Valeria Valente, sostenuta dal segretario-premier, ne ha presi ben tremila. Il risultato è che Bassolino non solo ha presentato un  ricorso bis , “per la legalità ,il rispetto delle primarie e dei cittadini”, ma ha anche fatto chiaramente intendere che, comunque, lui si presenterà candidato sindaco  con liste civiche  e, quindi, con la candidata renziana sicuramente perdente.

“E’ una stupidità!”, ha commentato D’Alema,  il motivo addotto dal presidente del Partito Matteo Orfini (suo ex-allievo e stretto collaboratore) nel respingere il ricorso presentato in ritardo! Ed ha aggiunto: “Renzi distrugge le radici del Pd.”

Anche a Milano non tutto funziona per il verso giusto per i dem. Sì, perché la sinistra esterna intende presentare un proprio candidato, indebolendo così quello ufficiale del Pd  che già si trova ad affrontare il candidato forte del centrodestra che qui non ha compiuto gli errori di Roma, prima con il veto della Meloni a Marchini (che poteva addirittura  vincere al primo turno)  causa beghe  e antagonismi tra due ex-missini ; poi con la marcia indietro di Matteo Salvini nei confronti del candidato già concordato con Berlusconi e accettato anche da Fratelli d’Italia, ossia l’ex-capo della protezione civile Bertolaso, sul quale si pronunzieranno, sabato e domenica, i romani.

In questa situazione le elezioni amministrative  rischiano, in alcuni gradi centri, di fare il bis delle ultime regionali venete e liguri, voglio dire con una sonora sconfitta per i candidati renziani. Ovvia la resa dei conti nel Pd e, probabilmente, l’accelerazione del Partito della Nazione. O meglio, il tentativo di realizzarlo perché potrebbe avere ragione Massimo D’Alema  quando sostiene che Renzi sbaglia a fidarsi di Verdini che è un ottimo politico  e che, all’ultimo momento, potrebbe sfilarsi lasciando Matteo Renzi   senza più la sua base di centrosinistra e senza quella di centro. Così il centrodestra avrebbe la possibilità, ricompattandosi, di avere di nuovo la maggioranza  anche con l’Italicum , superando, di vari punti, i grillini nel ballottaggio.

Tutto può essere  compreso un Partito della Nazione, post scissione sinistra dem, il quale comprenda non solo Verdini, ma anche  i berlusconiani e gli alfaniani. Questa  potrebbe essere la vera scialuppa di salvataggio di un Renzi che, se continua così, (i dati economici un giorno positivi, 24 ore dopo negativi forniti dalle stesse fonti, Istat compreso, con l’Ue che vuole chiarimenti sui conti, le società di rating che ridicono fortemente le previsioni governative di un aumento del Pil, ecc.,ecc)   rischia di fare poca strada.

Se questa fosse la vera strategia renziana  si spiegherebbero molte cose   oggi non ben comprensibili dell’atteggiamento  di chi, a sinistra, considera il vero erede di Silvio Berlusconi che, dopo le recenti dichiarazioni shock di Obama nei confronti degli inglesi (leggi Cameron), e dei francesi (leggi Sarkozi), riguardo alla Libia, non mi meraviglierei di vedere al Ministero degli Esteri appena può tornare ad avere incarichi pubblici.

I “CASTRONISTI” DELLA POLITICA

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Guardando le prime pagine dei quotidiani italiani e non, mi è venuto spontaneo pensare alle varie castronerie buttate li non a caso. Non vi è dubbio che la politica la fa da padrona, quindi, perché non fare una classifica?

Come sbagliare per il primo posto?

Matteo Renzi: Segretario del PD eletto attraverso quelle primarie il cui risultato lo stiamo apprezzando proprio in questi giorni; Premier per autonomina, a prescindere dalla volontà popolare, si appropria del potere su elezioni vinte da Bersani. Uomo dalle tante “bufale” espresse attraverso chiacchiere vaghe e prive di fondamento.  Il primo posto in classifica se lo è meritato tutto quando, per l’ennesima volta ci ha annunciato, con piglio quasi mussoliniano, l’apertura dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Al secondo posto, oggi, obbligatoriamente, dobbiamo mettere la onorevole Michaela Biancofiore, pasionaria ‘fondamentalista berlusconiana’, come lei stessa si definisce, di origine pugliese-roman-altoatesina, esprime alta preoccupazione per la possibilità che una consistente fetta di profughi/clandestini, tutti maschi giovani e con gli ormoni in subbuglio, superino il Passo del Brennero e, attraverso le valli dell’Alto Adige arrivino a Bolzano ad insidiare “le giovani belle, bionde, eteree, religiosissime” altoatesine. Occhio, stia attenta, è bionda.

Il terzo posto lo farei occupare al principe del foro, nonché professore, ex parlamentare, Carlo Taormina. Il celebre avvocato, da un po di tempo, si lascia andare con dichiarazioni che definire un pò avanzate sarebbe un eufemismo. Questa volta,  stuzzicato dal giornalista Giuseppe Cruciani, di Radio 24, è entrato a gamba tesa sul mondo gay. Nelle sue elucubrazioni Carlo Taormina alla Zanzara ha detto: “Riconosco un frocio dai movimenti, come i delinquenti” e prosegue: “I gay sono difettati, nascono con un difetto fisico”. E attacca: “Mi danno fastidio fisico”. Non so a voi, a me è lui che fisicamente mi inibisce, mi fa provare uno stato di ripulsa, non solo per li dichiarazioni sopra riportate, ma, sempre e comunque.

Il quarto posto, in sicura ascesa, è riservato al deputato di Scelta Civica On. Gianfranco Alibrandi, posto assicurato per le autentiche idiozie che esprime tanto appassionatamente verso chi ha dovuto reagire a rapine e violenze subite entro la sua proprietà e spesso dentro la propria abitazione.

Il personaggio si qualifica da solo per la sua appartenenza politica in quell’area liberal-montiana di triste memoria. In effetti, la colpa non è tutta sua, nella responsabilità di averlo in Parlamento vi è una alta partecipazione di chi lo vota. Tra lui e l’On Razzi, noto disacculturato, il divario è breve e questo la dice tutta.

Quinto, con un ex-aequo, Barak Obama. Chi si sarebbe aspettato dal presidente della più grande potenza del mondo, dichiarazioni così aperte su argomenti di estrema delicatezza internazionale. Ebbene, in una intervista ‘a tutto campo’, il presidente USA si è, come si suol dire, lasciato andare: …alcuni alleati americani nel Golfo Persico, e in Europa, sono degli “scrocconi che mi infastidiscono”, Tra questi Paesi inserisce l’Arabia Saudita, ma anche la Francia e il Regno Unito desiderosi, secondo lui,di trascinare gli Stati Uniti in conflitti settari, come è avvenuto nella Libia di Gheddafi. “L’abitudine degli ultimi decenni in queste circostanze è spingerci ad agire, ma poi mostrano una mancanza di volontà di mettersi in gioco. Sono scrocconi”. Il riferimento a Cameron e Sarkoz è puramente casuale: di quest’ultimo aggiunge “ che voleva vantarsi di tutti gli aerei abbattuti nella campagna, nonostante il fatto che avessimo distrutto noi tutte le difese aeree”.

L’ex-aequo lo diamo a Giorgio Napolitano, si, l’ex Presidente della nostra Repubblica, colui che inneggiò alle truppe russe che invasero l’Ungheria. Sono passati tanti anni da allora, così come vi sono stati ripensamenti sul suo pensiero di allora. Ora, invece, sembra tornato ai vecchi albori. Che sia la sindrome del novantenne? Leggiamo le sue dichiarazioni dopo l’informativa sulla Libia del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, “Dare l’illusione che non ci sia nel futuro del nostro Paese la possibilità di interventi militari in un mondo in ebollizione – osserva il senatore a vita – sarebbe come ingannare l’opinione pubblica e sollecitare un pacifismo di vecchissimo stampo che non ha ragione di essere nel mondo di oggi”. Napolitano si augura che in attesa di capire se si formerà un governo legittimo in Libia, è necessario evitare equivoci e “ci si prepari a quel che bisogna fare nei nostri limiti, in Libia e altrove”. Non è un Napolitano “guerrafondaio”, ma sicuramente neanche pacifista.

Chiedo scusa a chi mi legge, forse mi sono fatto prendere la mano, credo che chi scrive di politica in questo periodo, debba ogni tanto lasciarsi andare, purtroppo stiamo assistendo a delle grandi sceneggiate, prenderla nel faceto serve a strappare un sorriso seppur amaro.

 

Esistono ancora Centrodestra e centrosinistra?

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Con questa girandola di “primarie” di candidature, di movimenti, di partiti nuovi o riciclati, mi viene da chiedere a me stesso: ma centrodestra e centrosinistra esistono ancora? Tutto congiura a rispondere no. Premesso che destra, centro e sinistra sono categorie  superate, realtà del passato  quando dominavano le ideologie, c’era il famoso “muro di Berlino”  e la democrazia, anche quella “guidata”, era sinonimo di anticomunismo, in Europa la destra  era pressoché inesistente e quella estrema  oggetto di una convenzione ad escludere.

Non mancavano,comunque,  sfumature, sfaccettature e, soprattutto nei grandi partiti, emergevano varie tendenze. Si accentuò, così,quella che veniva definita originalità italiana  con l’invenzione della maggioranza  programmatica, ma non politica, ossia il patto Moro-Berlinguer che, probabilmente, costò il martirio del primo e la morte del secondo. I fatto è che si trattava, comunque, di un accordo politico  che,rompendo schemi consolidati    a livello internazionale, finiva per mettere in forse, in qualche modo, l’allora equilibrio mondiale, definito, tra alti e bassi, del “terrore”  per il rischio di una guerra nucleare.

Già allora, in sostanza, le vecchie categorie sbiadivano in Italia con quell’euro-comunismo berlingueriano, non più allineato con Mosca, che aveva trovato espressione pratica nella gestione della Regione Emilia-Romagna  e, per certi versi, della Toscana, gestione non più definibili, tout-court, di sinistra classica.  A questo cambiamento  si accompagnava la politica di Aldo Moro, molto rivolta verso il mondo arabo e meno legata agli Usa che con il segretario di Stato Kissinger, un tedesco prestato agli yankees, poco comprendeva del moroteismo e delle sue radici fortemente cristiano-sociali   ben tenute presenti da Alcide De Gasperi quando diceva che la DC “è un partito di centro che guarda a sinistra”, ossia non alla definizione classica di questa parola, ma alla  socialità, alla lotta alle ingiustizie, all’essere dalla parte dei più deboli  come insegna la dottrina sociale della Chiesa e come Papa Francesco ci ricorda quotidianamente.

Ovvio che la svolta impressa in Italia dall’accordo programmatico tra gli antichi antagonisti e con Moro punto di riferimento non solo dei democristiani, ebbe grande influenza a livello internazionale, offrendo una nuova prospettiva politica sia in Sud America, sia in Africa, sia nel turbolento Medio Oriente, creando inediti problemi all’Urss ed agli Usa.

Il rapimento e l’uccisione di Moro  interruppero brutalmente  e drammaticamente quel processo  che, comunque, lasciò le sue tracce  e portò ai successivi passaggi dopo l’improvvisa, per alcuni sospetta, morte di Enrico Berlinguer  e l’accelerazione derivata dalla caduta del “muro di Berlino”  e la caduta delle ideologie che  ha, poi, costretto a rivedere le categorie di destra, centro e sinistra.

Questo è ancor più evidente oggi  perché  il partito che riunisce gli eredi di Berlinguer e gli eredi di Moro  ( quindi, non tutti gli ex-dc)  si muove, con il suo giovane e ruspante segretario –premier, più verso il vecchio centro che verso la vecchia sinistra, nonostante le dichiarazioni verbali del leader  vadano in direzione della linea diciamo berligueriana, essendo lui legato a quella morotea-lapiriana  con venature tipicamente dossettian-fanfaniane.. Non a caso una parte degli eredi di Berlinguer  si sentano sempre più a disagio nel Pd e chiedano a Matteo Renzi un congresso anticipato per chiarire la natura del partito  e riportarlo nell’alveo di un centrosinistra,ormai  ancorato al passato.

Sì, perché la corsa alla quale assistiamo  è, apparentemente, verso la vecchia categoria di centro, in realtà si tratta di una versione  completamente nuova   vicina, certo, all’antica ed indovinata definizione degasperiana della DC, ma soprattutto vivificata, potenziata  da Papa Francesco, dal suo insegnamento, dalla sua enciclica “Laudato Sì” che indica la direzione di marcia per una pacifica rivoluzione che cambi, nel profondo, questo sistema da tempo superato, una società che non può più essere soggetta allo statalismo ed al mercantilismo per valorizzare quei corpi intermedi che, grazie al principio della sussidiarietà, possono trasformare  positivamente il mondo in cui viviamo.

Per questo rispondono a vecchie logiche le iniziative di chi intende creare, per motivi anche di poltrone, un nuovo centro, unendo ad esempio i verdiniani e Scelta Civica, con quella alfaniano dissidente. E farebbe bene Matteo Renzi a chiarire quale direzione di marcia intende prendere, ad esempio, con il progettato Partito della Nazione che  anch’esso, è frutto del passato  e di aggregazioni di potere, ma senza   quel supplemento d’anima senza la quale non si offre una buona politica.

Né  pare comprendere  le novità da tempo intervenute  e la leader-ship mondiale di Papa Francesco  un centrodestra  che, legato anch’esso a vecchie logiche, riesce a dividersi anche nella scelta del candidato sindaco di Roma, prima condizionata  dalle vecchie diatribe missine,   con una Meloni che dice no alla scelta di Berlusconi, condivisa dalla Lega, per Alfio Marchini  con la probabilità di vincere, addirittura, al primo turno, perché il boss romano dei voti  di Fratelli d’Italia, il senatore Rampelli, ha scoperto che Marchini è sostenuto da un suo storico avversario nel Msi, uscito dal NCD  con quattro consiglieri regionali e da tempo schierato con il candidato che anche il Cavaliere aveva indicato e che ora è stato costretto a scegliere, l’ex-capo della Protezione Civile  Bertolaso, andato a fare il volontario medico in Africa. La Meloni aveva accettato e così Matteo Salvini che, poi, ci ha ripensato e vuole le primarie, in realtà per stare un po’ sulla scena, e far dimenticare lo scandalo sanità in Lombardia e nel tentativo di recuperare voti, visto che Forza Italia ha superato la Lega nei sondaggi  e che il leader leghista è stato superato, tra i leader, dalla big di Fratelli d’Italia.

Così non si sa ancora se il centrodestra,pur nella vecchia edizione e con la possibilità di andare al ballottaggio per il sindaco di Roma, esiste ancora o no.

Credo che tutti i leader degli attuali partiti ed ancor più il segretario-premier che ha doppia responsabilità, dovrebbero fare un serio esame di coscienza.  E ricordare che c’è   un esempio da seguire: quello indicato, per l’Italia, da Papa Francesco che, nel richiamare i cattolici al dovere di far politica: ha citato l’integerrimo statista cattolico: Alcide De Gasperi. Aggiungete anche un pò di sana laicità di Adriatico Olivetti e si avrà  una sintesi  positiva senza bisogno di scomodare sorpassate categorie politiche.

 

Ora Bersani insidia Renzi nei sondaggi leader

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Canta vittoria Matteo Renzi per il sì del Senato alle Unioni Civili , grazie ai transfughi verdiniani dal Pdl , eletti in Parlamento contro la sinistra ed ora, di fatto, nella stessa maggioranza con Speranza , Cuperlo e compagni che, ovviamente, protestano e chiedono un chiarimento del Pd. Esulta il segretario-premier, descrivendo un Paese che, purtroppo, non esiste, per i due anni di un governo a furia di ricorrere ai voti di fiducia per bloccare i dissidenti , senza aver avuto quella di un voto popolare con un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte.

Una vittoria di Pirro quella che si sta configurando e potrebbe addirittura avere conseguenze del tutto inaspettate.

Fa, poi, quell’apparentemente pace con i vertici UE  con vistosi abbracci con il presidente della Commissione Junker, con il quale aveva avuto scontri verbali durissimi, ma, contemporaneamente, gli odiati euroburocrati rendono un rapporto su tutti i Paesi dell’Unione  e l’Italia ne esce malissimo al punto che potrebbe “infettare” economicamente, come del resto, sia pure per altri motivi, la Germania, tutta l’Europa. Senza contare che ormai è diventata prassi tenere fuori l’Italia dalle decisioni importanti, anche da quelle che ci coinvolgono direttamente. Vedi problema Libia: noi diamo le nostre basi e le decisioni le prendono USA, Germania, Inghilterra e Francia.

Poi sul piano interno, non va proprio bene qui da noi, troppa disoccupazione, mancanza di competitività, di produttività e un  rapporto debito/Pil che frena la nostra economia,altro che ripresa! Mi chiedo, come si fa a parlare di ripresa quando stiamo in piena deflazione?

C’è da meravigliarsi, quindi, se Renzi  perde in pochi mesi ben sette punti nel gradimento tra i leader. Sì, rimane al primo posto col 41%, ma è insidiato a due incollature, ossia con il 39 addirittura da un redivivo Pier Luigi Bersani, ecco un fatto clamoroso perché ha scalato numerose posizioni insediandosi addirittura al secondo posto, mentre al terzo  con il 36 ecco la Giorgia Meloni, opposizione dura ai renziani come quella del leghista Salvini al 35 ( sarà perché è stato superato dall’alleata e Forza Italia ha recuperato andando di poco sopra alla Lega nei sondaggi che  ha fatto la sceneggiata sul candidato sindaco a Roma ?).

Né il segretario-premier può stare tranquillo dall’ultimo sondaggio secondo il quale  in un ballottaggio  il Pd vincerebbe, ma di pochissimo sia nei confronti dei5 Stelle e sia di un centrodestra Fratelli d’Italia-FI-Lega che, considerati ancora i molti incerti o non votanti  ed il fatto che i forzisti siano in ripresa senza che Berlusconi sia ancora  sceso in capo e lui è uno abituato a recuperare voti.

Tutto questo senza contare i molti problemi italiani, ancora insoluti, e soprattutto la ripresa delle ostilità  da parte della sinistra dem che con Speranza ha già posto il tema di un chiarimento  sulla natura del  Pd e sull’esigenza di un congresso anticipato perché i voti di Verdini e soci  stanno cambiando la natura di centrosinistra del partito. Per ora i renziani rispondono picche con la Boschi che accusa il suo ex-presidente dei deputati di vedere fantasmi. Intanto, però, la Serracchiani, vice-segretario, annuncia un’iniziativa, la prossima settimana per una legge sulle adozioni che recuperi anche la stralciata Stepchild adoption per le coppie gay. Questo malgrado l’impatto negativo venuto dall’adozione Vendola, che è stato il primo atto dimostrativo di ciò che sarebbe stato se fosse passata la le legge con quell’articolo.

Nuovo Centro destra, UDC  e Scelta Civica sono immediatamente insorte, minacciando battaglia dura  soprattutto dopo le accuse agli alfaniani da parte del Family Dey di un quasi-tradimento.  E se Renzi fosse già d’accordo con Verdini  ed una parte del NCd e di quel che resta degli ex-montiani ed accelerasse verso il famoso partito della Nazione, sostituendo con questi, il nutrito gruppo gli alfaniani doc?  E siamo proprio sicuri che l’ex-big di Forza Italia non sia, con i suoi seguaci, l’avanguardia dei berlusconiani pronti a sostituire chi, come Speranza e Cuperlo, hanno già detto che non rimarranno in un Pd trasformato?  Saremmo ad un colpo di scena  tipico del primo Matteo Renzi. Quello delle primarie vinte  con una impostazione moderata , lontana dalle sirene socialiste e vicina a quel partito di centro che guarda a sinistra, cioè alla socialità, come Alcide De Gasperi definiva la Democrazia Cristiana.

 

Mauro Pili – dissenso o invidia?

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Girovagando per i blog sardi ne ho trovato uno che mi ha colpito per una rubrica, che, in effetti, non ha nulla di singolare ma che mi ha incuriosito. “Il personaggio del giorno”, così è la Rubrica e la mia curiosità si è maggiormente spinta quando ho visto che uno dei personaggi era l’On. Mauro Pili, la cui conoscenza si limita a seguirlo sulla stampa e sui social dove è particolarmente presente in questo periodo per le campagne di denuncia nelle quali pone un impegno missionario.

Nel leggere l’articolo mi rendo conto che il personaggio, sarebbe un eufemismo dire, che gode delle sue simpatie. Inutile sostenere che la mia curiosità vorrebbe indurmi a conoscere i motivi di tanta acrimonia, per nulla nascosta, ovviamente il problema o, i problemi sono e rimangono vostri, anche se chi ha letto sino in fondo tutte le elucubrazioni espresse con un dizionario di tutto rispetto dove tutto si dice, niente escluso, altro non provoca se non la voglia di approfondire un rapporto che, immancabilmente c’è stato e , nulla esclude che ancora vi sia ed anche profondo.

Il “pezzo”, sin da subito, si addentra su una questione che oggi va tanto di moda e che sta dividendo i sardi in fazioni, cosa questa che ritengo profondamente errata, ognuno ha le proprie idee ed è bene che le manifesti con la massima chiarezza. Mi riferisco alla questione di quel lembo di mare, dove un peschereccio sardo, dopo uno ligure, è stato fermato con fermezza dalla gendarmeria francese e fatto oggetto di reprimende non certo amichevoli. Il comandante del peschereccio cadeva dalle nuvole perché, lui, nulla sapeva che in quel tratto di mare, dove era solito recarsi per gettare le reti, gli era precluso perché un distratto ministro degli esteri aveva dimenticato di rendere pubblico un trattato da lui sottoscritto con il suo omologo francese, dove si concordava che quel tratto di mare avrebbe fatto parte del territorio francese.

Si, è vero che sono arrivate le scuse delle istituzioni francesi ed il peschereccio è potuto rientrare nel porto di origine e, a chiunque è concesso errare, e, per un errore sarebbe stato preso se non vi fosse stato il precedente fermo di quel peschereccio ligure per il quale a protestare era stata, se non vado errato, una senatrice eletta in un collegio della Liguria. Tornando al nostro peschereccio tutto rimaneva sotto tono, anzi sotto traccia, sennonché, un onorevolino non molto simpatico a Sardegnablogger, raccoglie la protesta della barca offesa e si produce per chiedere ragguagli chiari su questo accordo. Apriti cielo: sono propenso a dire che Sardegnablogger è stato il “meno cattivo”, gli improperi gli insulti le accuse nei confronti del povero onorevole Pili sono arrivate a vagonate, dal bugiardo al bufalaro, dall’intrigante, al buono a nulla, di tutto e di più, per fortuna agli scontenti dell’atteggiamento di Pili c’era una grande maggioranza che ha ragionato più da sardo che da politico impegnato e tutti costoro hanno manifestato in favore del Mauro regionale tanto da renderlo baldanzoso e anche lui a buttarla in politica rimbrottando, cosa che dimostrava una logica, anche Sardegnablogger, di seguire una certa formazione di partito che, nato recentemente per rottamare, al suo interno continua a comportarsi da ante-prima repubblica, ed in questo, ho notato, non sfugge neppure questo blog che nella sua testata vuole testimoniare di non aver padroni. Questo, mi dispiace dirlo, perché approfondendo la lettura, mi rendo maggiormente conto che non è il simbolo o la tessera (ammesso che ancora esistano) a fare l’idea, bensì il pensiero che viene espresso. In Sardegnablogger, quel pensiero è unanime.

Torniamo alla striscia di mare incriminata. Dopo un primo momento di totale negazione, alla fine è dovuto intervenire un ministro, LOn. Martina, per dire che il trattato c’era e non c’era, perché il Parlamento non si era ancora pronunciato per la ratifica. Insomma, il trattato c’era o non c’era? I più accesi, chiedo scusa, i più ottusi continuavano a sostenere l’assenza di trattato: su cosa avrebbe dovuto discutere il Parlamento se a monte non vi fosse un trattato? Questa mi sembra sia l’evidenza. Poi, se il trattato c’era come c’è, perché il signor Ministro degli esteri non ha spiegato il motivo che lo ha indotto a firmare quel trattato? E, perché no, dire ai cittadini che, è vero che perdevano un tratto di mare ma, in compenso il nostro Paese ci guadagnava, che so io, magari il dominio totale delle Stretto di Bonifacio. Stiamo scherzando. Ad oggi non si capisce ancora il motivo di un trattato che a godere sia solo una parte e l’altra, prona concede. Ma, ancora peggio, questo trattato che dovrebbe, se lo sarà, essere ratificato  dal Parlamento che ancora era del tutto ignaro finché Mauro Pili e la Parlamentare ligure non hanno resa pubblica la vicenda dei pescherecci.

Mauro Pili, sarà pure “ino” ma non “esso”: lui sa bene come vanno queste cose. Magari sotto Pasqua, in una giornata qualsiasi, di quelle pre-vacanziere, appare su un ordine del giorno, perché no,  quello del Senato, dove c’è scritto “ratifica accordi internazionali”. Chi è interessato fa in modo, sempre sottogamba, che vi sia a pelo il numero legale, il trattato ottiene la ratifica e buona notte ai suonatori ed ai senatori.

Mauro che Parlamentare lo è a tempo pieno queste cose le conosce bene e conosce anche i suoi polli, per questo ha mobilitato, per quel che può, il popolo sardo con un certo disaccordo di pochi o tanti che siano, ma con molti che il disaccordo lo dimostrano apertamente, sulle piazze, sul mare, nel caso specifico e dove può ottenere quella visibilità che vorrebbero impedirgli.

Ovviamente parlo per me, perché, come dicevo, io Mauro Pili non lo conosco, anzi lo conosco attraverso i vari canali di informazione e, se devo essere sincero, molto avete contribuito voi sia con l’articolo che lo definisce “personaggio del giorno” attraverso tre ricche cartelle dattiloscritte, che attraverso un’inchiesta fatta accuratamente da un collega dove mi ha maggiormente incuriosito sul vostro personaggio del giorno e sull’azione che sta conducendo.

A questo punto, dopo aver letto anche un articolo di Giorgio La Spisa che titola “ACCORDO ITALIA-FRANCIA/ Quel mare “regalato” per l’appetito del petrolio”, devo ben dire di aver pensato a qualche cosa strana, quest’ultima, che mi mancava, mi proprio fatto imbufalire (altro che bufale) e lo ha fatto in quanto cittadino italiano perché, se petrolio c’è in quei fondali perché regalarli ai francesi che, seppur nostri cugini trovano di tutto pur di darci “na’ sola”: lo sono poi, ancor di più come sardo che da sempre defraudato di ogni diritto, rischio di essere anche sbeffeggiato dai miei compatriotti (si fa per dire) e dileggiato da alcuni miei corregionali.

Caro Giorgioni, nella chiusura del suo articolo vi è tutto il livore che rivolge a Mauro Pili, che non conosco, ma che, a questo punto devo dare tutta la mia simpatia, lo capisco a lei scocciano i successi di questa persona: dica la verità, come in confessione, ci dica, lei sarebbe voluto essere a 27 anni sindaco di Arzachena, a 33 presidente della Regione Sardegna e a 38 Parlamentare. Si dia da fare, nulla osta che ci riesca ma, non lo faccia denigrando gli altri, è un metodo che non paga.

Per arrivare ad ottenere certi risultati in così breve tempo ed a partire da quell’età, non è facile pertanto, lo lasci dire a chi ha trascorso sicuramente alcune primavere più di Lei, non passi così facilmente alla denigrazione di un personaggio che sta mettendo tutto il suo impegno, con la convinzione di fare una cosa giusta, al servizio della sua terra, di quella stessa che ha subito nel passato e lo sta subendo anche nel presente, le peggiori angherie ed altro non si aspetta che essere riscattata.

Ben vengano Mauro Pili e tanti altri, ed altri ancora. A Lei non chiederemo di condividere L’On Pili o chi usa il suo metodo, però faccia il sardo fino in fondo e pensi al nome che ha dato alla sua testata e si batta per e non contro. La nostra terra prima di tutto.