Ma dov’era Obama del “mondo nel caos” ed e’ colpa degli altri?

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Districarsi nella politica interna con gli avvenimenti di questi giorni non è cosa semplice. Troppi gli argomenti: Renzi, con le sue solite uscite; le olimpiadi, se ne parlerà ancora per un po di tempo; l’emigrazione, non se ne può più; Roma Capitale, le buche, la delinquenza, il malaffare, la Raggi; l’Europa, eravamo indispensabili, basta un nonulla e siamo “fuori” dai giochi. Si potrebbe parlare  della nostra beneamata Sardegna, ma, di cosa? Forse, per rimanere sul leggero, potremmo dire delle uscite estemporanee di un Briatore, piene di cultura e di apprezzamenti per noi sardi che lo abbiamo accolto con tutti gli onori a fare il discotecaro, ma lui è uomo di Malindi e, forse, li dovremmo lasciarlo; perché non parlare del supermanager venuto dalle Alpi? No, meglio di no, noi sardi, per il Sig. Illuminato Pigliaru, non siamo all’altezza; C’è in discussione la presidenza dell’ANCI- Sarda, forse non è il caso entrare in quello scontro tra giganti, i concorrenti sono due uno rappresenta un comune di poco più di mille abitanti, l’altro, forse, poco meno di mille anime.

Meglio parlare d’altro, meglio andare all’estero.

Parliamo di  Obama, certamente, di colui che fra non molto lascierà libera la Casa Bianca, di lui, di Barak Obama e del suo discorso alle Nazioni Unite.

C’è da chiedersi: ma lui dove stava? Lui che nel suo ultimo discorso all’ONU da Presidente degli Stati Uniti  accusa Putin, indirettamente anche Xi  Janping e altri leader   di altri Paesi, affermando che “troppi governi tuttora reprimono il dissenso con la violenza  e  “hanno fatto ricorso alla persecuzione dell’opposizione politica o alla demonizzazione di altre correnti religiose” Ce  n’è , quindi, perfino  per qualche capo di Paesi dell’Ue, nemmeno l’Occidente, in sostanza, è immune dal tarlo del “populismo becero, del “nazionalismo aggressivo”, della paura del  diverso, del rinchiudersi  nei propri confini, negando accoglienza a chi fugge dalla guerra, dalla povertà  e dalla fame.”  Da qui la constatazione che il mondo è nel caos   con le “nostre società piene di incertezza, disagi e ostilità” “con  le “ineguaglianze tra le nazioni e al loro interno”  e lo “scontro tra culture” determinate da una  globalizzazione   che  nella sostanza, comunque , ma che richiede un “cambiamento di rotta” . Ed in tale scontro   giù strali contro la Russia di Putin. Leggete questa significativa frase: “In un mondo che si è lasciato alle spalle l’era degli imperi assistiamo ai tentativi della Russia   di recuperare la gloria perduta attraverso la forza”.

Mi fermo qui a citare i mali del mondo richiamati da Obama, addossando la responsabilità sugli altri, ma lui, mi chiedo di nuovo, dov’era quando la più grande potenza mondiale, che guidava, commetteva gravi errori in Medio Oriente e in Asia,  errori che stiamo pagando tutti?  Un importante filosofo e politico americano, come Michael Walzer, non certamente legato ai repubblicani ed in passato grande estimatore di Obama. Ha elencato, con estrema chiarezza tali errori, conseguenza del multilateralismo tentato, ma fallito dal presidente Usa che “non aveva un piano B”. Ha, ad esempio, affermato Walzer: “sulla Siria il presidente americano ha sbagliato  fin dall’inizio….Se ha pensato che potesse andare come per Mubarak in Egitto, ha sbagliato di grosso….Un presidente non dice: “Assad deve andarsene” se non è certo che verrà cacciato o se non ha intenzione di intervenire direttamente per cacciarlo”: Ed ancora: “Libia e Ucraina altri errori: A Tripoli stessa storia: non cacci Gheddafi  se non sei pronto a rimpiazzarlo e a evitare che un Paese  già diviso piombi nel caos……  La Crimea era probabilmente   comunque persa, ma andava tutelata l’integrità territoriale di Kiev. Ma qui, oltre gli errori di Obama, ci sono state le resistenze della Sig.a Merkel, alleata recalcitrante.”

Mi pare che Walzer  abbia dimostrato che il discorso di Obama all’Onu, che tanto è piaciuto a Matteo Renzi, se nella conclusione è giusto, ossia nel dover “cambiar rotta” , non assolve il presidente americano che “ha continuato a tirarsi indietro  spingendo gli altri ad un maggior impegno. Così si è creato il vuoto sfruttato dall’Isis e Putin ha potuto fare la voce grossa.”  Tutto vero, anche se per il Califfato si dovrebbe porre anche un altro interrogativo: perché Obama non ha accettato una grande coalizione anti-Isis che, sul terreno, avrebbe in poco tempo spazzato via Califfo e suoi accoliti, invece di bombardamenti che fanno tante vittime innocenti e  provocano reazione negative?    Forse le incertezze, le cautele di Obama sono collegate ad altri errori commessi ad iniziare dalle”primavere arabe”, degli armamenti americani  finiti in mano ad un  Califfato  foraggiato per lungo tempo da Paesi arabi alleati degli Stati Uniti.

Di certo che il presidente americano ha commesso, con il suo ultimo discorso alle Nazioni Unite, un conclusivo errore: quello,cioè, di aiutare  la Clinton nella corsa alla Casa Bianca, attaccando a tutto campo   Donald Trump. Sì, perché il candidato repubblicano ora è in testa a tutti i sondaggi: E lo è anche a quello che non è, certo stato uno storico discorso di Barak Obama. Probabilmente anche il nostro segretario-premier . che ha puntato tutto sul presidente uscente e sulla candidata democratica , dovrebbe rivedere la sua strategia, ma, secondo voi, ce l’ha un “piano B” ?

La giravolta di Renzi a livello Ue (nella speranza di un voto in più)

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Matteo Renzi ci ha ormai abituato alle giravolte, ai cambi repentini e inattesi di posizione e di strategie. L’ha fatto  sul piano interno sia con l’Italicum, -prima: “non si tocca”, poi: “ si può cambiare”,-,sia con le varie altalene  legate al referendum costituzionale: “mi dimetto  se vince il “no””, quindi contrordine “rimarrò, comunque, a Palazzo Chigi”, “ di nuovo “vado a casa”, infine, con il “sì” sempre più incerto ecco: “rimarrò comunque, non avete detto che non dovevo personalizzare il voto ?”.

L’ha fatto, clamorosamente, a livello internazionale, lì al recentissimo vertice europeo di Bratislava,  rompendo l’alleanza con la Merkel e Holland  solennemente rilanciata,  in grande pompa e grandi dichiarazioni, poco tempo addietro a Ventotene nel nome di uno di padri della Patria, ossia Altiero Spinelli.

La rottura è stata pesante per il modo in cui è avvenuta e per le durissime affermazioni, ufficiali e semi-ufficiali,  del nostro premier  che ha, di fatto, dato del servo dei tedeschi al suo ex-grande amico  presidente francese con  il quale era stato a braccetto nel vertice dei socialisti mediterranei ad Atene. “Non può trattarmi così – ha detto riferendosi alla Cancelliera- gli altri sanno solo obbedire” ed in quegli “altri” c’è soprattutto un Holland che ha risaldato l’asse con i tedeschi , concordando la conferenza stampa con la Merkel per illustrare i risultati del vertice, a loro avviso in maggioranza positivi. Tanti saluti a Renzi, invitato a cose fatte solo all’ultimo momento, suscitando la sua ira. Così ha  detto no ai due leaders ed ha fatto un suo briefing, sparando a zero  soprattutto sulla Germania che “non rispetta le regole e il fiscal compact” che ha imposto “non funziona”. Quindi, giù attacchi a ripetizione sul flop, a suo avviso, del vertice di Bratislava, la nessuna decisione sui rifugiati, sulla crescita, in sostanza  raffiche anche contro i vertici Ue, aggiungendo: “io faccio il buono solo se mi danno ciò che mi serve, non faccio figuracce per colpa loro” e via su questo tono. A mezza bocca anche una larvata minaccia: “il 18 ottobre, due giorni prima del vertice di Bruxelles, vedrò Obama ed avrò la sua sponda.”

Da Berlino gli hanno immediatamente risposto: ma se era d’accordo su tutto!, dimenticando che il nostro segretario-premier, sempre più in difficoltà in Italia  con persino la Confindustruia che rivede al ribasso le stime Pil 2016-17,  sta giocando, in Italia, una difficilissima partita con il referendum costituzionale  e, quindi, scegliere una strada momentaneamente populista, quasi imitando un Salvini leghista, gli fa sperare qualche voto in più, strappato agli anti-europei e anti-Merkel-austerity.

Ho l’impressione, però, che commetta un altro errore  sia perché non è affatto credibile agli occhi dei populisti italiani, sia perché difficilmente avrà dalla Ue quelle aperture  che chiede per tentare di avere risorse in più per una manovra economica dal sapore elettoralistico.  Aggiungete che l’appiattirsi su un  declinante  Obama, non certo amato  al pari della Merkel dagli anti-Ue italiani, non credo gli faccia ottenere con il rischio di perdere  quelli già acquisti di parte degli   europeisti.

Gli italiani, indubbiamente, sono abituati alla non coerenza dei  nostri politici, ma   non sopportano affatto le esagerazioni  perché finiscono per non capire più cosa voglia davvero un loro leader. Forse Matteo Renzi non dovrebbe pendere troppo dalle labbra del  consulente americano, ingaggiato a suon di dollaroni per la comunicazioni. La DC fece lo stesso errore molti anni addietro quando l’allora responsabile Spes Bartolo Ciccardini ricorse ad un gurù della comunicazione Usa  che coniò il famoso “La DC ha vent’anni”. Con arguzia  italica, sotto i manifesti apparve la scritta “Ed è già puttana” con il risultato che i democristiani persero un bel po’ di voti. Sì, perché  l’ironia in politica  è micidiale, se ne ricordi Matteo Renzi con le sue giravolte.

Povero Renzi chiede aiuto all’ambasciatore Usa e il “no” avanza

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I sondaggi negativi stanno dando alla testa a Matteo Renzi. Chiedere “aiuto” ufficialmente agli States è pura follia. E’ folle pure il Sig. Philips che, nella sua veste diplomatica, si permette di intervenire nei problemi interni di uno stato sovravrano che, tra l’altro, lo ospita.

Così, siamo all’aperta ingerenza americana negli affari interni italiani. L’ambasciatore Usa John Philips è, infatti, sceso apertamente in campo per sostenere Renzi per il “sì” al referendum, sostenendo che se vince il “no” addio agli investimenti stranieri in Italia. Non poteva che arrivare ovvia e durissima la reazione di tutte le opposizioni, mentre la sinistra dem non si fa convincere dalla promessa renziana di cambiare l’Italicum e insiste: o fatti concreti o voto negativo.

E’, evidente, che il segretario-premier, sempre più in difficoltà  anche per un’economia che non decolla ed una ripresa che si allontana nelle nebbie di previsioni governative  al ribasso, abbia chiesto aiuto al rappresentante di Obama ad un mese dalla visita alla Casa Bianca. Ha, così, commesso un altro clamoroso errore dopo quello  dell’appoggio senza se e senza ma ad una Hilary Clinton che, a parte la malattia vera o momentanea, è in costante calo di sondaggi incalzata da un Trump che spaventa i democratici perché nei sondaggi è in testa nei voti popolari.

Noi italiani siamo in maggioranza amici degli Stati Uniti e molti nutrono ancora il famoso “sogno americano” come si vede anche dall’incremento costante di nostri emigrati oltreoceano. E sappiamo bene quanto dobbiamo agli yankees  che ci hanno salvato dal nazifascismo, dal comunismo e, nel dopoguerra, anche dalla fame con il Piano Marshall. Siamo anche consapevoli della grande influenza americana sulla nostra politica anche per la presenza in molti vertici Usa di nostri oriundi, Corte Suprema compresa, com’era con il compianto big Scalia di origine siciliana  che mise lo zampino nella scelta dell’attuale Presidente della Repubblica al punto da far saltare il Patto del Nazareno che prevedeva Giuliano Amato al Quirinale.

Mai, però, si era assistito ad una ingerenza così clamorosa quasi nell’imminenza di un voto  che non è,certo, decisivo  come quelli di certe elezioni politiche   quando si doveva decidere se l’Italia doveva rimanere in Occidente o essere governati dai comunisti  legati a stretta mandata con Mosca .

Il referendum costituzionale non appassiona i cittadini  e tutti i sondaggi dimostrano che non sono pochi coloro che non ne conoscono il reale contenuto . Al massimo s’è compreso, anche per i giravolta renziani, che  collegata alla nuova legge elettorale la riforma, per la verità alquanto pasticciata, “scritta con i piedi”, come dice Padellaro, considerato anche che non si sa bene come si voterà per quel che rimane del Senato modificato se non che avremo anche un po’ di inquisiti beneficiari  di una momentanea immunità, quella riforma, dicevo, offre poteri  eccessivi a  chi vince le elezioni. Poiché non è più certo che vinca il Pd, con i grillini che nonostante il flop romano, sono sempre  lì ad incalzare, ed un centro-destra che se si compatta, non avrebbe concorrenti, ora alcuni si scandalizzano perché un partito pur in minoranza potrebbe prendersi tutto nel famoso ballottaggio. In sostanza se ne sono accorti  dopo che se vista la possibilità di una vittoria che non sarebbe del PD: Così è sceso in campo anche l’ex-presidente Napolitano, fautore del “sì” e non solo, a chiedere di cambiare l’Italicum, proposta accettata a parole da Renzi, senza, però, convincere   gli oppositori a partire della sinistra dem  che con Bersani hanno detto: “è la solita solfa”, ossia, per dirla con eleganza, ci vogliono prendere in giro.

Ovviamente l’incauta ed inaccettabile mossa del signor Philips, grande amico di Obama,   invece di aiutare Renzi ha dato nuova forza ai fautori del “no”. Che ora possono dire anche: è un voto per l’autonomia e l’indipendenza  del nostro Paese , accusando il segretario-premier, come  in sostanza ha fatto Di Maio, d’essere  al servizio dello straniero. L’ex-sindaco di Firenze dovrebbe, quindi, ricordare il vecchio detto: dagli amici mi guardi Iddio, dai nemici mi guardo io.

Arieccoteli tié. La Boschi e Lotti ricicciano

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Rieccoli , pimpanti e sorridenti, a fare dichiarazioni  pro “sì” e pro l’Esecutivo, tutto bene madama la marchesa. Si rieccoli la Boschi ed il sottosegretario Lotti, pilastri del “cerchio magico” renziano, dopo la sordina alla quale erano stati costretti quando il segretario-premier aveva cambiato idea sull’esito del referendum costituzionale: niente crisi  di governo se vince il “no”. Ovviamente si sono adeguati al nuovo corso del Capo, al se perdiamo andiamo tutti a casa e al  possiamo cambiare la legge elettorale prima difesa a spada tratta.

La coerenza, spesso, non sta di casa in politica , ma in questa strana repubblica, terza che sia o no, si supera ogni record  e si perde la faccia  ad ogni piè sospinto. Un giorno si dice una cosa, all’indomani si smentisce, eppoi di nuovo si torna al vecchio in una girandola di vai-torna-rivai con qualche presunto aggiornamento. Come la disponibilità a modificare  l’Italicum, considerato sino ad ieri il toccasana per garantire stabilità e, dunque, futuro sicuro all’Italia, quale gentile concessione  sulla strada del “sì “agli attuali oppositori.

Non pare, tuttavia, che questa mossa di cambiare, ancora una volta, le carte in tavola abbia successo vista la reazione di un Pierluigi Bersani, che s’è sentito preso in giro, e del presidente dei senatori forzisti Romani, vi è anche da considerare  che ai No si aggiunge pure la CGIL della Camusso.

Aggiungete che i 5Stelle  sono pronti a fare ostruzionismo  considerato che, nonostante l’attuale crisi, sperano di recuperare e di rimanere in pole position  nel ballottaggio dell’Italicum  vista la continua perdita di fiducia di Renzi, del governo e del Pd. Nemmeno funziona la furbata renziana di spostare ancor più  la data del referendum (tra il 15 novembre ed il 5 dicembre)  per lasciare, apparentemente, più spazio al cambiamento della legge elettorale. Dell’opposizione  parlamentare e della sinistra Pd tutto si può dire, ma non che abbia gli anelli al naso e sia disposta a credere al  “ricostruttore” descritto dall’”Espresso”   e rapidamente tornato all’”uomo solo al comando”, personalizzando di nuovo il referendum.

Appare, infatti, evidente che l’ulteriore spostamento di data è dovuto alla messa a punto, in vista della presentazione  della legge di bilancio, di misure  “elettoralistiche” sull’esempio degli 80 euro che fecero ottenere il 40% al Pd nelle ultime “europee.”  Gli annunci fatti da Renzi a “Porta a Porta” vanno in questa direzione, ma, a parte il problema di non facile soluzione  delle risorse finanziarie necessarie, ho l’impressione che, comunque, sarebbero per gli italiani dei palliativi  e tali da incidere scarsamente sui cittadini  se  in maggioranza fossero  orientati verso il “no” come dicono alcuni sondaggi. La situazione  economica è sempre più delicata, la crisi morde ancora, la ripresa è solo nelle pie intenzioni renziane, mentre  l’Istat certifica  dati economici negativi con il Pil che ristagna, la deflazione imperversa, la disoccupazione giovanile aumenta e quel che rimane del ceto medio viene massacrato da tasse, tassine, aumenti vari di gas, luce, mentre i poveri aumentano spaventosamente  .

Non sarebbe l’ora che Matteo Renzi cambiasse strategia, non illudendo con uno sciocco ottimismo gli italiani, ma dicendo ad essi la verità , sottolineando anche le difficoltà oggettive, ad iniziare dal livello internazionale, che un governo deve affrontare ?

Solo così potrebbe recuperare quella fiducia che è calata anche a livello dei singoli ministri, sfruttando nel contempo la crisi grillina, che prosegue e si amplia. Le scuse di Di Maio dal palco di Nettuno( “Scusatemi, ho sbagliato, ho sottovalutato la situazione” dell’assessora  Muraro), la pervicacia della sindaca Raggi a tenersi quell’assessora indagata per rapporti che, secondo il “Corriere”, aveva con il plurinquisito Cerroni, proprietario del tritovagliatore  (di mezzo c’è anche un deputato grillino), i due pesi e due misure evidenti nell’atteggiamento dei 5Stelle, ormai scossi dalla lotta tra leader e correnti come qualsiasi partito politico, tutto questo  avrà conseguenze pesanti perché la delusione di chi li aveva votati e sperava in loro porterà, al minimo, ad incrementare l’astensionismo.

Grillo ha lasciato fare perché non è, oggi,obiettivo suo e dei suoi amici d’oltreoceano la conquista di Palazzo Chigi ed è sceso in campo per imporre nel Movimento una tregua armata con un Direttorio sempre più sfiduciato e la Raggi che ha rimosso,passandolo, comunque, ad altro incarico, il capo di gabinetto Marra, parafulmine di tutti gli attacchi per il suo passato con Alemanno. Ha risposto, però, picche  alla richiesta di allontamento dell’assessora Muraro, difesa a spada tratta. E l’ha fatto perché  le accuse sono generiche, è necessario vedere gli atti, eppoi “saranno i pm  a decidere se c’è un’ipotesi di reato o se si va verso l’archiviazione, non i partiti ed i giornali”.

Grillo ha accettato questa impostazione, dicendo: “La Raggi va avanti. Noi vigileremo”, addossando la responsabilità di quel che sta accadendo ai soliti poteri forti che attaccano il Movimento. In realtà, il Capo, come ha scritto  “Il Fatto”, ha messo un cappio al collo alla sindachessa , mentre  Casaleggio Junior propone di togliere a Di Maio la delega sugli Enti Locali. Così  Di  Battista gongola per  l’autogol del suo avversario alla leadership  che ora rivendica il sindaco di Parma Pizzarotti sospeso dai grillini per un avviso di garanzia relativo ad  un’assunzione al Teatro Regio ed allora duramente attaccato  proprio dalla Raggi.

Il resto alla prossima puntata. Di certo, comunque, c’è che i grillini, con le loro scelte via web, con la loro mancata coerenza, non costituiscono più una ventata d’aria nella morta agorà della politica italiana. Roma ha colpito ancora.

Renzi, ritorno al passato

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Anche io, comune mortale, ho voluto prendere una piccola pausa di riflessione estiva, inconsciamente,  speravo  tanto che alla ripresa post feriale, potesse esserci qualcosa di nuovo, invece, a parte il terremoto, quello vero che ha colpito le genti di Amatrice ed ampi dintorni, si, pure quello romano che sta sfasciando  i grillini, tutto è come prima, peggio di prima. Renzi che ci aveva indirizzato verso un No per aver la soddisfazione di vederlo andare a casa, praticamente ha rinunciato al suo “progetto” e rimane. Dovremo farcene una ragione. Per votare No dovremo rileggerci quei cambiamenti alla nostra “magna carta”, “scritti con i piedi”, come dice Padellaro, dove non sarà difficile trovare un motivo valido per il nostro più che mai convinto No.

In effetti, pareva avesse cambiato atteggiamento Matteo Renzi, più flessibile, meno dogmatico, quasi aperto al confronto ed al dialogo, iniziando dai sindacati. Lo confermava anche la clamorosa marcia indietro, perdendoci la faccia, sulla riforma costituzionale: importante, sì, ma non più legata al suo nome ed al suo governo, niente crisi, insomma, anche se vince il “no”, smentendo quanto aveva detto a gran voce e nessun plebiscito su di lui. Lo abbiamo sentito tutti, lo ha sentito il popolo italiano ed oltre, su quella vecchia trasmissione condotta dal vecchio Bruno nazionale. Il silenziatore messo, inoltre, al suo “cerchio magico”, avete più sentito parlare il sottosegretario Lotti?, mentre la Boschi era andata in ferie, mettendo camionette della polizia davanti casa per disperdere la torma di giornalisti che volevano sue dichiarazioni, costituiva un altro segnale come l’ammissione dei big renziani in Tv sul rallentamento della ripresa e sui problemi ancora da risolvere. Aggiungete i continui dati economici dell’Istat non certo confortanti e il progressivo calo di fiducia nei confronti del segretario­premier e del governo ed avrete il quadro di una situazione difficilissima di Renzi. Da qui l’improvviso cambiamento di strategia a tutti i livelli, fatto positivo. Persino un rotocalco duramente critico nei confronti dell’ex­sindaco di Firenze, come l’”Espresso”, gli aveva dedicato la copertina con il titolo “Il ricostruttore”, ovviamente di se stesso, non solo delle macerie del recentissimo drammatico terremoto. Avevo anch’io questa impressione perché il “pasticciaccio brutto”, per dirla alla Gadda, di una riforma costituzionale e di una brutta legge elettorale rischiava di isolarlo e portarlo a fondo anche perché le emergenze erano altre e la crisi continuava a mordere tante famiglie italiane, tante imprese e non si vedeva la luce oltre il tunnel caratterizzato anche da una brutta deflazione. Ritenevo ,quindi, che il suo grassottello e saltellante gurù della comunicazione, suggerito del “tutto bene”, “stiamo cambiando l’Italia”, ovviamente in meglio, nascondendo così la verità dei fatti, fosse stato messo in naftalina a vantaggio del suo collega americano, chiamato a Roma a suon di dollaroni sulla base di quel che aveva fatto con Obama. Dal G20 cinese ecco,invece riapparire il Matteo Renzi “uomo solo al comando”, tutto bene, ripresa economica in marcia grazie alle riforme fatte e con quella costituzionale fondamentale e, di fatto, legando, nuovamente, il suo nome al “sì” , facendo annunciare dai “conquistati” TG Rai che farà il giro d’Italia per convincere gli italiani a votare per una riforma difesa solo dalla maggioranza del Pd e dagli altri partiti di governo, minoranza in Italia come confermano tutti i sondaggi. Ovviamente anche se prevalesse il “no”, ipotesi sciagurata per i renziani, il segretario­premier rimarrebbe al suo posto, nessuna crisi e lui, il superbig, che se ne va a casa, su questo non c’è alcun ritorno al passato. Sarò maligno, ma credo che il nuovo giravolta di Matteo Renzi sia anche dovuta ad un “5 Stelle” che rischia di fallire clamorosamente a Roma, dimostrando di essere travolto da beghe interne, lotta di correnti, dualismo non dichiarato, ma di fatto, tra Di Maio e Di Battista per la leadership, mancanza di vera classe dirigente . Chi sperava nei grillini per un reale cambiamento e chi, a Roma , aveva votato Virginia Raggi sia in mancanza di una vera alternativa sia per metterli alla prova, è oggi in grave crisi di fiducia perché la sindaca e due big del Movimento hanno dimostrato di aver non solo nascosto la verità, ma anche di aver detto quello che è stato definito dal candidato sindaco Pd “un festival di bugie”. Sì, perché la Raggi aveva detto e ripetuto che l’assessora Murano non era indagata quando ieri, in commissione ecomafie del Parlamento ha ammesso di saperlo sin dal 18 luglio , informandone due componenti del Direttorio, ma non Grillo e Di Maio. Come se non bastasse ecco la sindaco sostenere che le accuse nei confronti dell’assessora (reati ambientali e abuso d’ufficio”) sono “generiche” e, quindi, “occorre avere maggiori informazioni per prendere provvedimenti, mentre ”la dimissionaria­dimissionata capo di gabinetto, la magistrata Ranieri, dice: “Io cacciata perché ero contro le irregolarità”, aggiungendo che in Campidoglio comandano Romeo e Marra, quest’ultimo ex­collaboratore dell’ex ­sindaco Alemanno. Ovvio che la stessa base grillina sia sul piede di guerra e contesti a tutto campo quel che sta avvenendo al Comune di Roma anche con gli alti compensi allo staff dirigenziale scelto dalla Raggi. Tutto questo pare aver tranquillizzato Renzi sul piano elettorale politico che, nei sondaggi vedeva in testa, al ballottaggio con il contestato Italicum, i 5 Stelle ed ora rischiano di essere in caduta libera. Credo anche sia convinto che quel che avviene tra i grillini sia voluto dallo stesso Grillo che scese in campo per bloccare, come avvenne, la vittoria del Pd con segretario e candidato premier Pier Luigi Bersani, dunque evitando che la sinistra conquistasse Palazzo Chigi. Il resto è noto: governo di Enrico Letta, Renzi che vince le primarie dei Democratici e fa fuori il suo conterraneo e diviene, senza essere eletto nemmeno parlamentare, presidente del Consiglio. I suoi errori, compresi quelli di comunicazione, e le conseguenti delusioni di chi vedeva in lui un nuovo positivo avevano portato alla crescita dei grillini. Grillo che riteneva di aver esaurito il suo compito , secondo alcuni commissionatogli da oltreoceano, ossia quello di bloccare la sinistra , non voleva la conquista di Palazzo Chigi con quella che alcuni definiscono armata Brancaleone. Da qui le diatribe interne al Movimento, l’esplodere delle correnti, le continue espulsioni; da qui il mancato intervento per riportare ordine tra i seguaci e, in particolare, al Comune di Roma sì da determinare una evidente e marcata flessione in caso di elezioni. Fantapolitica ? Ho l’impressione di no, anche se per avere le idee più chiare dovremo attendere novembre,non per il referendum costituzionale, ma per le elezioni presidenziali americane che hanno, sempre, grande influenza sulla nostra classe politica.

LA GIUNTA PIGLIARU E LA SANITA’ SARDA – Non aspetti a fare il “botto”

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Bisogna ben dire che la Giunta Pigliaru, nata cotta, non navighi in acque tranquille, non basta saper andare di bolina per superare i venti avversi, tanto più quando di venti si capisce poco.

Ieri la hanno voluta salvare dall’onta di essere messo in minoranza dalla sua stessa giunta, la crisi  è stata sfiorata miracolosamente quando sette degli undici assessori hanno dichiarato che non avrebbero partecipato al voto che avrebbe dovuto decidere sulla nomina dei manager della ASL unica.

Senza entrare nel merito dei nomi che sono oggetto della cronaca e senza far cenno alla concentrazione di ogni potere alla perifericità del capuluogo regionale, mi sarebbe piaciuto, e con me, credo, moltissimi altri utenti della sanità di questa bellissima regione, conoscere meglio i motivi di questa decisione tanto inutile quanto scomoda.  Poi, i conti? Si, avrei tanto apprezzato se il sig. Arru mi avesse proposto un bello specchietto, fatto magari in bella calligrafia, senza complicazioni, insomma, un cds (conto della serva) dove, io, il contadino del campidano, il laureato di Tempio, il pastore di orgosolo, insomma tutti i sardi riuscissimo a capire quale cifra ci rimarrebbe in tasca con l’applicazione di questo bel provvedimento.

Vorrei anche dire al sig. Arru che mi farebbe piacere se non usasse la sua persona per stabilire le capacità dei sardi, visto che tra i nomi dei candidati a quell’incarico non ne ho visto uno  con il cognome che termini con “u”, “a”, “s” , ecc. che denunci un minimo di discendenza dell’isola. E’ possibile che questa terra necessiti di maghi che giungano da oltremare per gestire il denaro dei sardi?

Se dicessi che sono un sostenitore del dr. Tecleme sarei un ipocrita, uno che mi dice che con le sue grandi capacità è riuscito a “bloccare” le perdite di bilancio in sedicimilioni e oltre, non può certo meritare plausi, tanto più che ammalarsi nella ex provincia di Olbia è sempre più un problema,anzi vorrei dire, mandiamo a casa il dr. Tecleme, ma, poi a chi affidiamo il coordinamento della sanità gallurese? Perchè, sig. Arru, qualcuno che coordini ci vuole. Allora se dobbiamo sostituire un titolo con un altro e il direttore della ex ASL da chiamarsi coordinatore, dov’è il beneficio per i cittadini? Oppure cosa vogliamo fare, spostiamo gli ospedali a Cagliari e per “schiacciare” un foruncolo ce la caviamo con trecento kilometri di auto per raggiungere la centralità dell’isola?

Signor Pigliaru, ci chiarisca di quale vita dovremo vivere, lo so che non gli è facile forse sarebbe per lei molto più semplice tornare al suo mestiere che, mi risulta, lo faceva pure abbastanza bene, d’altra parte, la politica, quella vera, non si studia, si, si può apprendere ma, alla fine è un arte  e, non è detto, che tutti possano avere la sensibilità di disporne.