SALVINI SI SGANCI DAL TRAPPOLONE

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Non so ancora come andrà a finire, certo è, almeno dal mio punto di vista, Salvini dovrebbe dire un grande grazie a Mattarella per la ciambella che gli lanciato nel mare in tempesta che lo sta inghiottendo. Credo pure nella complicità di Savona che, per quel che si conosce di lui, si sta sottoponendo al pubblico ludibrio rimanendo in un serio silenzio anche quando vi sarebbero state tutte le condizioni per mandare tutti a farsi un bagno.
Finora il trappolone teso al giovane leghista non è scattato grazie a questi due personaggi che, se non avessero avuto un grande amore per gli italiani avrebbero lasciato scorrere il fiume nel suo alveo naturale e noi ci troveremmo con un governo che nasce da un connubio innaturale per aggravare una situazione già abbastanza compromessa di suo.
Cosa può aspettarsi Salvini da DiMaio? Pensa forse che in questi pochi giorni di convivenza gli sia diventato Amico? Lui si è prefisso di portare avanti le sue tesi che sono le stesse, quelle di sempre e che sa bene che la debolezza politica del suo Premier gli consentirà di realizzarle. Cosa rimarrebbe a Salvini se non abbozzare? Far cadere il governo significa assumersi la responsabilità del gesto, con tutte le conseguenze politiche che esso comporta. Quel contratto per il quale è stato utilizzato tanto tempo, ha impedito pure al Presidente di varare un suo governo istituzionale che avrebbe dovuto solo fare alcune pochissime cose e preparare le elezioni che, stando ai sondaggi, ci sarebbero ottime possibilità di vincere.
Qualcuno ci chiama gufi, altri dicono che abbiamo fondato il partito dei contro, io sono invece convinto che la maggioranza degli italiani, i benpensanti, siamo una enorme maggioranza, e tutti facciamo tifo perchè Salvini porti il centro-destra al governo e con gli alleati realizzi tutte quelle cose che voleva e che ha tanto propagandato nella campagna elettorale, qualche mese non muta di molto la situazione, forse, se lui rientra da questa avventura qualche cosa potrebbe anche tornare alla normalità. Siamo in molti a fare tifo per lui, una grande maggioranza silenziosa, diversa e più numerosa di quella dei clik che, questa volta, tornerà a votare e di certo non sarà per portare DiMaio al Governo.

E’ VERAMENTE FATTA?

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Oggi ho voluto leggere quanto si scriveva, sul social più seguito universalmente, sul governo in dirittura di arrivo, ebbene, da non credere, seppure non direttamente , mi sono sentito addosso una diversità di aggettivi, tra l’altro scritti anche da persone insospettabili sino a ieri: io e tutti coloro che non la pensano favorevolmente con i lagastellati, saremmo diventati gufi, rosiconi, invidiosi, ignoranti e, chi più ne ha più ne metta. Tutto questo perché? Non condividiamo questo governo in pectore, non condividiamo un’alleanza che, personalmente, ritengo ibrida, un connubio innaturale, dettato più dalla sete di poltrone che per il bene degli italiani.
Ovviamente è solo una questione di punti di vista: gli accusatori, alcuni rappresentanti delle istituzioni del presente e del passato, eletti in liste di ben altra natura ed ora, con grande sorpresa ci ritroviamo questi personaggi ad inneggiare questa novità.
Sentirmi gufo o rosicone senza poter dire che non mi interessa il carro del presunto vincitore, oppure che la scelta di Salvini la trovo quasi un insulto per i voti dati al centro-destra, utilizzati per andare al governo con DiMaio che ritengo, quanto meno, inadeguato a cariche istituzionali di primo piano, per tutti quei motivi che sono stati sbandierati su tutti i giornali del mondo.
Dicono, sostengono, pontificano: lasciamoli provare. Ma cosa c’è da provare? Andare contro l’Europa? Fare la guerra di religione o fare i don Chisciotte contro i mulini a vento? Ho letto il famoso “Contratto”, leggo tutti i giornali che posso, vado alla ricerca di quel che scrivono fuori dal nostro Paese, faccio fatica a trovare qualcuno che condivida o che abbia qualche parola favorevole per il documento, neppure parzialmente. Saranno tutti scemi, saranno tutti pagati dalla casta? Va bene che io non faccio opinione, sono troppo piccola cosa ma, posso dare le massime assicurazioni che a me nessuno ha offerto neppure un caffè, eppure non ho mai lesinato critiche a questa unione che lascia tutto lo spazio per pensare che sia una scommessa a fregarsi tra di loro. DiMaio che sperava tanto che Mattarella non accettasse di dare l’incarico al signor Conte, Salvini che si augura che i veti verso Savona lo liberino da quel vincolo che si è trovato come un cappio al collo pronto strangolarlo.
Come andrà a finire, ormai, potremo vederlo a breve, lo vedremo quando il nostro signor Conte andrà a sciogliere la riserva in positivo o negativo dal Capo dello Stato, e se ci arriverà per presentare la lista dei ministri o per una rinuncia all’incarico. Io, malgrado venga inserito fra i gufi ma non mi senta assolutamente rosicone, vorrei tanto vedere Salvini rientrare in quel centro-destra che lo ha sostenuto con vera convinzione e che in buona parte è rimasta li ferma con senza tentennamenti, questo perché ritengo che il bene del Paese e degli italiani non può passare attraverso alleanze che nulla hanno in comune che giustifichi una comunione in alcun senso.

CHE DIO LO AIUTI

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Spero di essere smentito, ma, tutto mi lascia pensare che, alla fine, il nuovo premier sarà DiMaio, con la sacra benedizione di Mattarella che, finalmente avrà un Presidente del Consiglio dei Ministri, politico ed eletto. Tutto questo cosa vuole dimostrare, la pochezza della classe politica attuale, a tutti i livelli ad iniziare liberamente dai due lati: dal basso o dall’alto.
Secondo me tutto questo accade per la grande smania del potere che attanaglia ormai la mente di Salvini, si lui, quello che molti del centro-destra lo avevano votato nella convinzione che fosse figlio del “celabbiamodurismo” di bossiana memoria e si ritrovano nelle mani una “polentina lenta” detta come ingentilimento del “polentone”. E pensare che sarebbe dovuto essere protagonista, l’elettore questo voleva da lui, credendo alle chiacchere elettorali delle quali non ha risparmiato nessuno, dalla Alpi alla Sicilia, invece cosa è successo? Il furbacchione DiMaio lo ha talmente irretito da avergli tolto pure il seppur tenue, lume della ragione: per fare il ministro degli Interni, dove conterà solo per quello che vorranno farlo contare, ha abdicato a tutto diventando poco meno che una comparsa. Mamma mia che delusione!
Eppure Mattarella un salvagente glielo ha lanciato, saprà afferrarlo? Chi lo sa?
Se ancora gli fosse rimasto un briciolo di lucidità ed avesse ascoltato colei che dovrebbe, secondo i piani del post contratto, si sarebbe reso conto di quanto è stato giocato e preso per il naso: La TAV non si farà, la futura ministra alle infrastrutture, ci ha detto che andrà a spulciare tra le righe il trattato che ci lega alla Francia per quell’opera e troverà l’appiglio per evitarla. Quando gli è stato fatto notare che rompere quel trattato sarebbe costato al nostro Paese, cioè alle nostre tasche, ben duemilatrecento milioni di euro, non ha battuto ciglio, il suo proposito è mandare per aria quel progetto, il resto è solo fuffa.
Ora riciccia la candidatura DiMaio e questo avviene quando ormai, dopo aver spaccato il centro destra, Salvini avrebbe grande difficoltà ad opporsi anche se dovesse far saltare il banco. Andrebbe a bussare agli usci di Berlusconi e della Meloni? Per riunificare quel centro-destra che lui ha tradito volgarmente? Difficile pensare che sarebbe accolto, semplicemente, come il figliol prodigo. La logica vorrebbe nel caso dell’ammissione del fallimento della sua iniziativa che, come dice lui stesso facesse un passa alato e lasciasse campo ad altro leghista, magari della vecchia guardia, magari con una ottima prestazione da ministro degli interni, mettendosi di nuovo al ruolo di gregario e ala luce delle esperienze fatte, speri di conquistarsi il ruolo di leader della squadra.
Che Dio lo aiuti!

GOVERNO – SIAMO ALLA STRETTA FINALE ?

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Non so se sia vero, la mia fonte me lo da per ‘sicuro’, io non ho i mezzi per fare i controlli ma se fosse vero, il messaggio inviato dalla Meloni a Salvini, rispecchierebbe l’umore della quasi totalità del centro-destra e dei suoi elettori. Il testo: “Ma sei proprio convinto di quel che fai e non sarebbe meglio chiedere al Quirinale, a nome di tutto il centro-destra, di darti l’incarico per cercare in Parlamento i voti che mancano?”.
Ieri era stato Maroni in una intervista concessa al Foglio a dire che: “Se Salvini vuole essere il capo del centro-destra deve governare con il centro-destra”. E ancora: “oggi la Lega e soltanto quella di governo: la sintesi di tutto questo è Salvini purchè non getti via tutto per un’avventura con Di Maio”.
Le dichiarazioni degli interessati dicono tutto e il contrario di tutto, i due contendenti passano dal trionfalismo del grillino, alle perplessità del leghista: dal ‘abbiamo firmato il contratto’ al ‘stiamo alle ultime limature’; più o meno ufficialmente ne sono circolate almeno tre copie diverse una dall’altra. Insomma non ci si capisce molto, anzi, quasi nulla
Di veramente concreto sono i moniti, senza maschera, che ci vengono dall’Europa verso la quale sia che Di Maio che Salvini respingono, quasi fossero ignari delle conseguenze immediate che potrebbero arrivarci fra capo e collo. Ci sono dei trattati ai quali non si può, abiurare con le chiacchere, tutti ci aspettiamo che le cose cambino, tutti vorremmo che alcuni patti capestro, siano ridiscussi, molte cose non vanno, non solo per noi e da un governo serio ci si aspetta che anzichè abbordare con toni da rissa, si chieda di aprire un tavolo per rivedere quello che non va. L’Italia, rappresentata da un governo politico serio, ha le carte in regola per aprire questa discussione, qualcuno dei rappresentanti di Bruxelles ha detto chiaramente che senza il nostro Paese non esiste Europa, che l’Italia è uno dei sei Stati fondatori e non il meno importante, così, malgrado il debito pubblico, lo è ancora. Salvini, le spacconate le lasci fare a chi è abituato a farle, si scrolli di dosso il lepennismo che gli è stato appioppato, i voti che ha preso, ricordi sempre che possono essere ondivaghi, l’elettore ormai non vota più per gli ideali, vota perchè si aspetta che possa essere ben amministrato e, se a giugno dovesse vedersi aumentare la rata del mutuo sarebbe pronto a rivedere il suo voto, non accetterebbe mai di votare per chi parla in libertà magari perchè colpito dalla bulimia del potere.
I gazebo che dovrebbero essere aperti in un referendum tra gli impegnati della Lega, potrebbero dare il risultato negativo, visto che sia Maroni che Zaia non dimostrano di essere molto d’accordo con l’attuale atteggiamento di Salvini, in nostro cosa fa? Per principio si dovrebbe dimettere: perchè non lo dichiara, in fondo, Il tanto criticato Renzi l’aveva detto e poi lo anche fatto. Renzi non è un eroe e neppure da portare come esempio ma, credo, e lo dico con convinzione che sarebbe giusto trarne le conseguenze da un risultato negativo.
Salvini dice che lui ha l’obbligo di rappresentare la volontà dell’elettorato dimenticando che una buona parte dei suoi parlamentari è stata eletta anche con i voti di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, ora non mi sembra che questi due alleati, o se lui vuole considerarli ex, siano d’accordo per fare ad ogni costo un contratto con DiMaio, visto che ogni giorno stanno rincarando la dose del dissenso. Salvini ci pensi, rifletta i leghisti della prima e dell’ultima ora riflettano quando saranno chiamati a valutare l’operato del segretario, quì non si tratta più dell’uomo Salvini, qui stiamo decidendo se mettere in mano il nostro Paese a persone che hanno voglia di cambiarlo attraverso riforme serie o a chi pensa che lo sfascio sia il metodo migliore per cambiarlo.

Tra Casaleggio e Berlusconi – dal fioretto alla sciabola

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Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, scongiurato il pericolo delle elezioni estive, ciò non ci esime da approfondire una analisi, seppure fatta su supposizioni, sulla attuale situazione, valutando i fatti di questi utimi giorni.
Abbimo ascoltato Di Battista, dopo aver sentito Mattarella minacciare un governo di tregua, urlare con forza ai quattro venti: “chi vota un simile governo di tregua è un traditore della Patria”.
Che siano stati gli strali pel pantastellato oltranzista e quasi blasfemo a sollecitare Salvini e DiMaio a riprendere ufficialmente la trattativa, è difficile e non è dato saperlo, di una cosa si è certi, i due mai avevano interrotto le loro confabulazioni. Ora hanno fatto cadere quel velo per porre fine, o meglio, per iniziare la sceneggiata, quella che era stata preparata per gli italiani. Il ping-pong di Salvini – Berlusconi è arrivato al capolinea, ora bisogna giocare a carte scoperte. In ogni modo, qualunque sia il risultato, è stato raggiunto il punto che, i due della coalizione di centro-destra si erano prefissi sin dal primo momento, cioè quando lo sprovveduto DiMaio ha posto il veto su Berlusconi e il suo partito. Ora, infatti, ha dovuto rivedere le sue posizioni sostenendo che, in fondo , non avendo le corna, non può essere i demonio e, Forza Italia, i suoi voti se arrivassero, sarebbero accettati e presi per buoni. DiMaio, se ora facesse per un qualsiasi motivo , anche in extremi, facesse saltare tutto, la responsabilità ricadrebbe tutta su di lui ed il Movimento dato che Salvini ha rinunciato a Palazzo Chigi per amor di Patria e Berlusconi sarebbe lui il vero salvatore della situazione, essendosi sacrificato accettando di mettersi da parte, ‘nell’interesse generale’ e lo ha fatto pur cosciente del controllo che FI, grazie ai numeri poco esaltanti che la nuova maggioranza dispone al Senato, e questo purché possano essere mantenuti gli impegni europei.
D’altra parte, come scriveva Sallusti su ll Gionale di qualche giorno fa, “a FI si possono fare tante accuse, non certo quella di essere un sabotatore della democrazia. Pere senso di responsabilità, nel 2011, i, governo Berlusconi si fece da parte pur non sfiduciato e, inveci di dar da matto, il Cavaliere diede il via libera allo sciagurato governo Monti” e, aggiungiamo noi, che fu riconosciuto da molti osservatori come ‘colpo di stato’ ad opera di Napolitano.
Tutto, in queste ultime ore, sta nella posizione che dovrà assumere Forza Italia: astenersi o votare contro la fiducia, oppure, uscire dall’Aula poco prima del voto? Berlusconi , nella diatriba delle varie posizioni dei suoi, cosciente dell’aver riconquistato il pallino, avrebbe detto: “Responsabili si, ma da un certo punto in poi, senza sconti”.
Ecco come si susseguono le notizie, bisogna ben dirlo, le parti in commedia stanno giocando un incontro di scherma che era iniziato con il fioretto ed ora si sta trasformando in un duello con la sciabola: Alle parole di raccomandazione verso i suoi, di Berlusconi, risponde Casaleggio sostenendo che il ‘contratto’ , una volta stilato, dovrebbe passare attraverso il voto web degli iscritti attenendosi alla Piattaforma Russeau. E DiMaio cercando di spostare i problemi dalle affermazioni di Casaleggio si lascia scappare che: “Stiamo facendo notevoli passi avavnti con il programma di governo, stiamo trovando ampie convergenze “ su tutti i punti anche sul conflitto di interessi (problema che vorrebbe colpire Berlusconi. Questo nella speranza che sia Salvini a far saltare il banco. Io ritengo invece che sul programma l’accordo forse si riuscirebbe a trovarlo ciò che per i grillini non va giù è dover rinunciare alla presidenza del consiglio anche se si andasse a cercare un nome gradito e sufficientemente neutro cosa che Salvini accetterebbe parzialmente, purchè sia lui a proporlo. Certo, Casaleggio ha capito che la trappola sta li e vorrebbe evitarla, di conseguenza la sua provocazione.
Io continua a sostenere che il miglior candidato,difficilmente bocciabile sarebbe sempre il solito Tajani che, pur essendo eletto nelle liste di FI al Parlamento europeo, rimane sempre un candidato istituzionale essendo Presidente del Consiglio d’Europa.

Governo – La carta di Berlusconi?

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E bravo Di Maio, dopo tanto brigare, ieri, sempre con il suo sorriso stampato, è risuscitato per fare una proposta che mette in seria difficoltà Salvini. Berlusconi un passo indietro, Forza Italia no, premier della coalizione, pochi punti di programma e, ovviamente legge elettorale. Una proposta che non lascia spazio a rifiuti, una proposta che mette in difficoltà Berlusconi che di spazi o di passi non vuole lasciarne.
Ed ora? A parte le sfuriate di Salvini che non può lasciar cadere la proposta del penta stellato senza farne una contro ma che sia di peso. Bisogna dare atto sulla mossa di Di Maio che, se fosse farina del suo sacco, è quella da scacco matto, fuorchè, dal cappello di Salvini non salti fuori quel quid che possa dare atto ad una contromossa che ricambi la cortesia al suo dirimpettaio. Ci sarà? I tempi sono strettissimi, l’Europa non ci fa sconti, gli impegni premono e il rischio è la bancarotta per questo nostro Paese che si avvia a grandi passi verso una estate felice inconsapevole della ghigliottina che sta per calare sulla sua testa.
Certo, l’idea del fuori Di Maio, fuori Salvini , è di grande fascino; siamo arrivati al capolinea con Mattarella che non può più assumersi la responsabilità di rinviare neppure un minuto, bisogna pensare in fretta, oggi scadono i termini, o esce un nome della politica oppure, il tecnico è già pronto. Questa volta, per grazia di Dio, non sarà quel Monti di tristissima memoria che solo una mente come quella del signor Napolitano poteva partorire, ma, non illudiamoci, Cottarelli o altri che gli somiglino, sarà nelle condizioni di fare molto meglio. Chiunque vada avrà poteri limitati: andrà in Parlamento a chiedere la fiducia e, molto probabilmente gli verrà rifiutata, dovrà governare con il vincolo degli affari correnti e questo sarà un grosso guaio, non per il governo, bensì per il Paese, per noi, povere vittime la cui colpa è solo quella di non aver saputo scegliere quando ce ne è stata data la possibilità.
Il governo ai vincitori è quello che è stato invocato in questi sessanta e passa giorni di trattative non trattative, di veti e controveti: quello non vuole Berlusconi, non vuole Matteo Renzi, l’altro non tratta con il PD, non gli piacciono i grillini ma rimane affascinato dall’idea di fare il premier e, quindi, la storia. Eppure se ne deve uscire, bisogna andare avanti. Ma, come?
Mi dispiace, Berlusconi avrebbe, secondo me, la carta in mano per mettere nei guai i due galletti, solo dovrebbe ragionare anche lui in politichese, facendo finta di abdicare.
Si è detto: il premier, ne Salvini, ne Di Maio, un passo indietro di Berlusconi per l’esecutivo. Ok, ci vuole una persona che faccia parte, in qualche modo della coalizione ma che sia rappresentativa e che goda del gradimento dell’Europa. Ebbene, chi meglio di Tajani? Potrebbe Salvini rifiutare quel nome, magari proponendo Giorgetti? E Di Maio, a questo punto quale pretesto tirerebbe fuori dal cappello per dire no ad una figura che oltre che essere persona gradevole rappresenta pure una istituzione di calibro?
Berlusconi può sempre essere il presidente del suo partito, potrebbe, libero dagli impegni che gli verrebbero da una sua presenza nell’esecutivo, dedicarsi ad accaparrare ancora qualche voto a Forza Italia che, non è che gliene avanzino.
Salvini, anche lui, se restasse fuori dal governo, visto che sarebbe comunque a termine, potrebbe consolidare la posizione elettorale della Lega.
Il PD non avrebbe motivo di una opposizione netta come lo è stato sinora: Tajani, in fondo, è una garanzia anche per loro:
Questa mia sarà forse fantapolitica, a decidere sono altri, a noi è dato solo immaginare, osservare e buttare li qualche idea, che non sarà mai raccolta ma che, comunque, ci lascia la possibilità di dire, dopodomani, “io l’avevo detto”.

CON UNA USCITA A SORPRESA RENZI STRONCA DI DI MAIO

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Finalmente si torna a parlare di politica. Il rientro di Matteo Renzi in prima fila nella scena politica dalla poltrona offertagli da Fabio Fazio, apre nuovi scenari in questa crisi che comincia ad essere troppo lunga non tanto per gli oltre cinquanta giorni di tira-molla del dopo elezioni, bensì per due motivi ben chiari: il primo, gli impegni sia interni che europei che stanno diventando improcrastinabili; sia per l’umore degli italiani, stanchi di incertezze.
Non sono uno estimatore di Matteo Renzi, non lo sono mai stato, ciò non toglie che bisogna riconoscergli il taglio da leader, cosa che pochi possono vantare. In poco più di un quarto d’ora ha stroncato tutte le ambizioni politiche del povero Di Maio che tanto si è arrabattato, prima in una campagna elettorale dove ha battuto a tappeto tutto il territorio nazionale promettendo a destra e a manca cose che altro non potevano essere che la favoletta della buona notte che si racconta a figli più piccini per tenerli buoni e farli addormentare; poi durante tutta questa crisi dove ha continuato a ripetere di essere il vincitore, dimostrando che i numeri son quelli che contano, ed anche cercando in tutti modi di spaccare la coalizione vincente di Centro-Destra inseguendo Salvini che ha continuato a blandirlo sino alle elezioni regionali che, come volevasi dimostrare si sono dimostrate vincenti.
Renzi, attribuendosi il diritto di dire la sua in quanto senatore, ha detto con estrema chiarezza che lui al Senato non avrebbe votato la fiducia ad un governo 5Stelle e, dei 52 senatori PD, non ne aveva sentito neppure uno disposto a farlo. Questo valeva anche per coloro, del suo partito, che stavano aprendosi ad un dialogo, tipo inciucio, con i pentastellati.
Ma Renzi non si è limitato solo a dire il suo no a Di Maio, ha voluto affondare il coltello nella piaga quando a detto che un colloquio non si nega a nessuno ma, visto che erano stati loro, nel recente passato, a portare in piazza anche le consultazioni per le formazioni di governo, sarebbe stato bene che l’incontro con il PD che dovrebbe avvenire dopo la Direzione del partito, sia trasmessa in streaming, questo a tutto beneficio degli elettori di entrambi le parti.
Prima di quella Direzione ha voluto rilanciare, anticipando la sua posizione, la necessità di una nuova legge elettorale che preveda, come in Francia e con lo stesso sistema dei sindaci in Italia, l’elezione del Premier con il doppio turno. Ma, questo non è possibile se non si torna alla sua proposta referendaria che prevedeva l’eliminazione del Senato.
Ora la palla torna tutta al Centro-Destra. Se Salvini manterrà fermo il proposito di mantenere unita la coalizione, più volte riconfermata, gli si aprono due scenari (oltre quello di trovare l’accordo con i 5Stelle anche senza gli alleati): il primo, presentarsi in Parlamento come Premier di un Governo di Centro-Destra, con un programma limitato fatto di alcune cose importanti, necessarie e riconosciute impellenti per mantenere gli impegni, chiedendo ai parlamentari i voti che mancano: il secondo fare un governo di programma che proponga alcune delle riforme che siano gradite anche al PD come andare incontro allo stato di povertà in cui versa il Paese, abbassare le tasse, affrontare il problema della sicurezza e dell’immigrazione, fare dei provvedimenti per creare nuovo lavoro senza trascurare di evitare l’aumento dell’Iva. Pur presentandosi con un governo di minoranza i voti non verrebbero a mancare.
Quest’ultima potrebbe essere la soluzione migliore, ma, qualora lui, Salvini, non volesse avventurarsi con un governo di minoranza, potrebbe farlo fare a qualcuno dei suoi, uno potrebbe essere Giorgetti, ben visto da molti parlamentari di altri gruppi, nel contempo preparare una nuova legge elettorale, frutto di accordi politici, e andare a nuove elezioni nel corso di uno due anni.
Con il viatico del Capo dello Stato, questa potrebbe essere la soluzione per sbloccare tutte le inutili discussioni che si sono protratte. Tutto dopo la “zampata del leader”