CALA SPINOSA – MA SONO PROPRIO TANTO QUESTI TRE EURO?

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Come cambia il mondo, una volta, non molto tempo fa, la terza pagina dei quotidiani era dedicata alla “cultura”, le ciacole paesane nascevano, prendevano forma e si diffondevano nei negozi di barbiere, la vera gazzetta si formava all’uscita della santa Messa mattina, edita dalle anziane beghine che presenziavano alla funzione religiosa. Oggi tutto è cambiato, ai quotidiani non basta più la terza pagina, vengono infarciti di pubblicità, spettacoli, ed anche cultura, mentre, a sostituire quella che era la funzione del barbiere e delle beghine è arrivato con celere affermazione l social on line che , quasi a voler essere un manifesto simile all’antico “Pasquino” dove, però, trovi di tutto e di peggio, fandonie, denunce, contumelie, pettegolezzi, insulti e chi più ne ha più ne metta.
Se prendiamo i giornali locali poco si discostano dai social e spesso prendono spunto da post social per redarre articoli o, addirittura, editoriali e articolesse.
Questi ultimi giorni, La Nuova Sardegna ha dato ampio spazio a Santa Teresa Gallura: la cittadina ha avuto l’onore della prima pagina per una vicenda di “tutti i giorni”, singolare solo perchè la cosa viene da un privato, uno di quelli che investono i propri quattrini in iniziative singolari dove e per qualcosa, nessuno prima di loro aveva pensato, hanno aperto un locale in un luogo, fra i più belli della costa teresina, valorizzando la località già conosciuta ma che solo pochi avevano messo in risalto, in primis quegli ambientalisti con il naso all’insù che riescono a vedere tutto in seconda analisi, cioè a rimorchio delle cose fatte.
Il riferimento è alla vicenda dei “tre euro”: a Cala Spinosa, località situata a poca distanza dal faro di Capotesta, visione dalla rotonda che immette in una zona ex militare dove faro e casermette risalenti alla seconda guerra mondiale, sovrastanti un’altra meravigliosa cala (Cala Grande), mai discussa dai signori difensori dell’ambiente, occupata da non si sa bene chi e dove se ti avvicini, ti dice bene se gli occupanti si esibiscono solo con spettacoli non proprio edificanti oppure potrebbe capitare di essere accolti da una nutrita sassaiola. Ma, torniamo alla nostra zona, Cala Spinosa: sino a qualche anno fa, dove adesso è stato inserito il locale in questione, vi era uno spiazzo che serviva, più che altro come rampa di lancio per tutti quegli oggetti che era troppo faticoso portare in discarica e in molti, allora, erano teresini, preferivano farli rotolare per quella specie di burrone che porta alla spiaggia. Nelle estati di altri tempi qualche coppia si fermava in quella terrazza e, poichè la bellezza del panorama ispirava dolcezze amorose, tutto proseguiva per lidi erotici, tanto è che una coppia, forse più irrequieta delle altre, andò a finire di sotto e, per fortuna gli occupanti dell’auto ebbero solo un grande spavento anche se la cosa, in un contesto di puritanesimo, creò enorme scalpore.
Tutto questo per dire che, come è stato sottolineato da un nativo di Capotesta, a nessuno passava per la mente di avventurarsi in quel dirupo scosceso, neppure i signori ecologisti incalliti osavano avventurarsi, se qualcuno preso dalla curiosità di quel fazzolettino di spiaggia, vi arrivava a nuoto partendo dalla banchinetta militare oppure, a piedi, arrampicandosi sugli scogli, quelli che arrivavano in barca preferivano godersi lo specchio d’acqua senza toccare terra.
Tutto è mutato quando è nato il Sea Lounge. Quando è stata vista l’imboccatura del locale qualche temerario, preso dalla curiosità, ha azzardato ed è arrivato sin giù sull’arenile (si fa per dire) e, passa il primo, poi in secondo e così via, si è formato il sentiero da capre e cinghiali così come è tuttora. Poi, quando arriva la massa, il rispetto scema ed allora ha avuto inizio la battaglia del rispetto e della pulizia: quello che vi si lasciava, sono cose difficilmente descrivibili, ma, nei circa sei anni di gestione del locale, mai nessuno, neppure uno straccio di volontario si è presentato per dire: “Diamo una pulita”. Degli ecologisti, quelli che sbraitano improperi in tutte le direzioni, neppure l’ombra, poi, di questi ultimi neppure parlarne, capaci solo di mettersi al riparo di una tastiera e da quel pulpito, tuoni, fulmini e saette, di fronte al monitor non c’è bisogno di sacco , guanti e paletta, da li si può dire tutto e di più,si possono invocare le istituzione che, ormai, anche loro si accorgono dei problemi solo quando qualche tizio spara sentenze, urla allo scandalo dalla propria casa senza tener conto che al turista serio piace trovare servizi e pulizia cosa che qualche volta viene lasciata all’improvvisazione.
Vale la pena lamentarsi se, a fronte dei servizi che quella società offre, venga corrisposto il pagamento di un tiket di appena tre euro? Considerato che tutta la lamentazione viene fatta da persone abbastanza note, le solite, del contro tutto che, ad esempio nulla hanno trovato da ridire quando dei bambini che avrebbero dovuto partecipare ad un torneo di calcio a La Maddalena, dovettero rinunciare per l’esosa della tassa di sbarco che gli veniva applicata?
Vorrei tornare con quei signori, su Cala Grande, si quella cala, la più bella di Capotesta occupata, come dicevamo da individui non meglio identificabili dove grazie a qualche amministratore di altri tempi, illuminato e propulsore del turismo sociale ne è diventata quasi una comunità, inaccessibile a chi vorrebbe ammirarne la bellezza. I signori ben pensanti non credono che se quella cala fosse ripulita dalle sconcezze che vi albergano sarebbero ben disposti magari a pagarne, magari, cinque di euro?
Una riflessione complessiva: io, al posto di questi amanti del territorio incontaminato, la farei, anzi, perchè non ci pensano le istituzioni? In fondo certe bellezze non valgono meno di un museo e perchè non mettere tutti nelle condizioni di poterne fruire?