RENZI: RIENTRA IN GIOCO?

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Quello che potrebbe sembrare uno scoop, assolutamente non lo è. Anche se ancora non si esprime, la discesa in campo di Matteo Renzi, ogni giorno che passa diventa sempre più probabile, a dircelo è Uffington Post che trae le sue conclusioni da un rallentamento dell’entusiasmo di Minniti ,alla sua candidatura alla segreteria del PD.
Secondo l’Uffpost, Minniti avrebbe chiesto a Renzi “di mettere fine all’ambiguità delle sue mosse, ma non ha ricevuto in cambio la risposta che si aspettava”. Sempre secondo UP, Renzi non avrebbe alcuna intenzione di fare il semplice senatore di Scandicci e neppure le sue aspirazioni sono indirizzate verso la segreteria del partito democratico, lui starebbe aspettando che attraverso le pressioni interne ed esterne venga “costretto” a uscire dal PD, non per sua volontà in modo tale da non essere considerato traditore. Vi è qualcuno, comunque, che lo considera già un ex.
Certo è che da quella parte, Renzi, lascia poco spazio alla fantasia, con i suoi Comitati Civici che guardano a quel centro che pare scomparso, ma che in realtà c’è ed attende soltanto che qualche attento politico lo comprenda. Lui è pronto, un nuovo partito di cattolici e non, una parvenza di DC, sostenuto dai Vescovi e dalle parrocchie secondo quanto hanno già scritto molti quotidiani.
Lo stesso Papa Francesco Papa Francesco vuole che i cattolici si impegnino in politica, anche se ha escluso un partito cattolico, ha anche indicato il modello: Alcide De Gasperi, il beato Schuman, aggiungerei anche il beato Giuseppe Toniolo, quello del trattato di Economia Sociale e del saggio “Democrazia Cristiana”, ossia cattolici e laici insieme come nelle migliori epoche della storia italiana.
Per questo quando leggo che l’operazione in essere ha il pieno sostegno del presidente della Cei, scelto proprio dal Pontefice, ho l’impressione che un’iniziativa importante si sta tentando, ma è a più ampio spettro, ossia proprio quello che attendevano i molti, troppi che votano scheda bianca o si astengono dal deporre la scheda nelle urne o la depongono non valida.
L’unico che potrebbe fermare questa operazione è Matteo Salvini, non quello che continua ad inveire contro la Commissione Europea e neppure quello che se la prende con i magistrati, un Salvini “rinsavito” che ascolta le molti voci, anche leghiste, e le sollecitazioni degli imprenditori a pretendere una manovra che eviti la procedura d’infrazione da parte dell’Ue, che eviti un esercizio provvisorio del bilancio e, poi, dica addio ai grillini, chiedendo subito il via alle grandi infrastrutture. Questa richiesta, diktat non accettabile dallo stato maggiore del Movimento 5Stelle, darà il via allo scioglimento di un connubio innaturale, durato fin troppo tempo.
A Salvini bisognerebbe consigliare che, fra pochi giorni, ossia sabato 8 dicembre, Festa della Madonna, mentre Papa Francesco va a benedire, com’è tradizione, la Madonnina di Piazza di Spagna, eviti un grave sgarbo che si potrebbe definire istituzionale, visto che spesso, sventola il rosario e fa il supercattolico, lasci quella manifestazione che ha convocato proprio a breve distanza dove i fedeli affolleranno la cerimonia con il Pontefice. E sia anche lui a ricevere il Santo Padre insieme alle altre Autorità. Oppure, se proprio quella manifestazione leghista non fosse rinviabile, allora potrebbe essere, forse, l’occasione per un discorso serio e sereno e non per difendere Di Maio da critiche che chiedono soprattutto spiegazioni, chiarimenti e non sono quasi persecutorie come quelle dei grillini (e non solo di loro per la verità) nei confronti di Matteo Renzi e del suo babbo: ricordando che “Chi di spada ferisce di spada muore” come dice un vecchio proverbio che ben si attaglia al giovane vice-presidente del Consiglio e superministro.