ASPETTANDO DOMENICA – LA DISCONTINUITA’ DI FINI

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Aspettando la domenica, interiormente, anche i più tiepidi, coloro che ‘sguardano’ la politica con il ghigno fra lo scocciato ed il nauseato, hanno rivolto un attimo del suoi pensieri agli scenari che sarebbero scaturiti dalla kermesse futurista di Perugina, e da quello che avrebbe spiegato al popolo planetario il nostro Gianfranco Fini.

Ci aveva fatto balenare l’idea di una sua personale scoperta di ‘discontinuità’ senza però spiegarci a cosa era riferita se verso il berlusconismo, nel quale peraltro lui si è immerso e dal quale ha tratto vantaggi inspiegabili ed impensabili, o rispetto all’attuale sistema. In questo secondo caso ci farà sapere come intende, lui, ripensare il concetto di sviluppo, il rapporto tra uno Stato profondamente cambiato, indebolito e i cittadini, offrendo soluzioni innovative a problemi di vita quotidiana.

Non vorremmo che la chiave di lettura che ci proporrà il “Nostro” sia quella di uscire da una “vecchia mentalità” che finirebbe solo con soluzioni che finirebbero per aggravare i problemi anziché risolverli.

 L’impressione che avemmo allora era che Fini più che convertirsi ad una vera discontinuità con il passato si sarebbe limitato a prendere le distanze dal governo e dal suo leader, senza avere però il coraggio di allontanarsene completamente ed assumersi la responsabilità diretta di staccare la spina.

Ma Fini, come scrive in suo editoriale Mario Sechi, “E’ un errore di prospettiva storica e di analisi politica che Fini condivide con la sinistra. E questo spiega due fatti: 1° l’incapacità cronica del Presidente della Camera di proporsi come successore  ideale del Cavaliere; 2° l’ineguatezza della sinistra a rappresentare un’alternativa di governo credibile”.

Quindi, con il senno di poi, non eravamo andati molto lontano dalla realtà: ieri ha tentato di passare nelle mani di Berlusconi un cerino che gli si sta pregnendo fra le dita. Ma le novità dove sono? E le proposte? Dove vorrebbe portarci? “Ieri –scrive Michele Brambilla su La Stampa”- Fini ha avuto il suo giorno da Leone”. E prosegue: “Un’ombra –quella del raccomandato, o quella del numero due, o perfino quella del traditore e opportunista- aveva sempre un pò sporcato il rapporto tra Fini ed il suo popolo”.

Comunque, rottura c’è stata ed è irreparabile l’unica cosa che è da verificare e quanti futuristi vogliono andare a casa: questo è quanto si chiede Frattini in una intervista rilasciata a La Repubblica. Il Ministro degli Esteri, da vero costituzionalista (Presidente di Sezione del Consiglio di Stato) sostiene: “Quello di Fini è stato un discorso politico da capo di un nuovo partito. Il che introduce una riflessione: come Presidente della Camera dovrebbe sapere che le maggioranze nascono e muoiono in Parlamento e non con un ultimatum di partito, con un atto extraparlamentare”.

A sostenere che nel discorso di Perugina sia poca quella discontinuità che in molti si aspettavano, sono i suoi stessi ex estimatori: Giorgia Meloni, Ministro della Gioventù, fedelissima sino ad ieri del Presidente di AN si sfoga: “Oggi mi sento delusa e amareggiata dai contenuti e dai toni usati dal Presidente della Camera e osservo con tristezza l’ennesimo atto di un progetto distruttivo che affonda le riforme promesse agli italiani”. Come si vede, la Meloni non ha ‘trovato’ quelle novità che darebbero una giustificazione alla sua azione di distacco che da lungo tempo stava preparando.

Più duro, se ciò fosse possibile è stato il ministro Matteoli rispondendo alle domande rivoltegli da Laura Cesaretti per Il Giornale: “questa giornata è stata segnata da tante anomalie… Al momento non c’è nessuna crisi. Sarà il Parlamento a stabilirlo, quando noi ci presenteremo in aula con i nostri provvedimenti: se c’è chi vuole la crisi, voterà contro e vedremo se c’è o no una maggioranza”. E prosegue: “Quella richiesta di dimissioni appare del tutto pretestuosa: se vuole rinegoziare un patto di governo, perché non si mette a un tavolo e lo fa ora”? “…solo poche settimane fa Berlusconi si è presentato davanti alle Camere con un programma di fine legislatura. E ha ottenuto la fiducia a larga maggioranza. Era il 29 settembre: cosa è accaduto da allora ad oggi per arrivare a minacciare il ritiro dei ministri e a intimare a Berlusconi di dimettersi per rinegoziare governo e programma? Non lo so. O meglio, lo so: niente, niente che possa indurre ad un cambio di posizione così radicale da Futuro e Libertà”.

Sante parole quelle del Presidente Cossiga riportate dal suo libro “Fotti il Potere”: “il potere è al tempo stesso fine e mezzo dell’azione politica”. E citando Carl Schmitt, “le cui teorie, cardine del pensiero politico contemporaneo sostiene che chi ha accesso diretto al re…partecipa del suo potere…quanto più il potere si concentra in un luogo preciso, nelle mani di un singolo o, come si suol dire , di un vertice…tanto più violenta, accanita e muta diviene allora la lotta tra coloro che occupano l’anticamera e controllano il corridoio”. E’ Cossiga a sostenere nel suo libro che “c’è un Cesare in tutti noi, ed in alcuni un Caligola”. Io aggiungerei che in alcuni capeggia la figura di Bruto.

giustus

 

 

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