I MOLTI SIGNIFICATI DEL VOTO DI DOMENICA: Bonaccini salva il PD, Salvini non da la spallata ma il centrodestra è in testa. Trionfo forzista in Calabria

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Ascoltando i risultati elettorali, così come arrivavano spezzettati, ero convinto che fare una analisi del voto sarebbe stata superfluo, una cosa che non valeva la pena fare in quanto, tenuto conto sull’ indiscutibile rielezione di Bonaccini, tra l’altro, largamente annunciata sin dall’inizio della campagna elettorale da persone che vivono in quell’ambiente, per il resto i numeri erano chiari da non consentire trionfalismi da parte PD e, tanto meno, dal Premier Conte, nonché l’impazzimento sui social di chi, in buona fede, accecato da un risentimento verso tutti coloro che pensano diversamente, hanno letto il solo risultato della presidenza dell’Emilia-Romagna, trascurando il risultato effettivo, quello che va preso ed esaminato sul piano politico.
Quindi, fossi Zingaretti non cantarei vittoria, come ha fatto in TV con aria trionfale, per le regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Innanzitutto ha perso un’importante regione del Mezzogiorno d’Italia, la Calabria, dove ha trionfato Forza Italia ed il Pd ha detto addio ad una valanga di voti. Poi può ringraziare il governatore uscente di Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che, grazie al voto disgiunto (si poteva votare per il presidente e, nel contempo, per una lista a lui avversaria) ed al suo buon lavoro compiuto nei cinque anni di buona amministrazione, ha svuotato i Cinque Stelle, scesi a livelli insignificanti, appena 4,74%, regalando addirittura a Bonaccini l’1% per il presidente, al quale hanno potato consensi addirittura dal centrodestra, chiaramente in funzione anti-Salvini, centrodestra che, però è la prima coalizione con il 45,40% contro il 41,13 delle liste del Pd e quattro alleati. Inoltre il segretario dem nell’esultare per il risultato emilian-romagnolo del suo partito, addirittura sottolineando che quel punteggio è stato ottenuto dopo due scissioni, dimentica che in quella regione Leu ed Italia Viva appoggiavano, come Azione di Calenda, Bonaccini e, pur non presentando liste, avevano inserito loro candidati in altre a sostegno del governatore uscente.
Forse dovrebbe, quindi, ascoltare il suo vice Orlando che ha detto: “Serve un momento rifondativo per il Pd, c’è bisogno di aprire e rimettere in discussione gli organismi dirigenti.”, segno questo che c’è molto da cambiare ed il risultato elettorare di ieri non va certo esaltato perchè avrà stoppato , per ora Salvini, ma il centrodestra è in grande spolvero ed il leader legista ha avuto buon gioco nel sostenere: “se il voto fosse stato nazionale il centrodestra avrebbe stravinto”. Dichiarazione, a mio avviso, eccessiva, ma che apparentemente ha un fondo di verità. Dico apparentemente perchè la realtà politica non è come la presenta il segretario dem, ossia “sta tornando un sistema bipolare con due grandi campi” e quel Terzo Polo Renzi-Calenda-Bonino che sta sorgendo ha già il 10% (per difetto) nei sondaggi ed a mio avviso sarà un pesante terzo incomodo per la nuova Unione che hanno in mente Zingaretti ed una parte dei dem e tale da perdere quei non pochi renziani rimasti nel PD.
Orlando, poi, ha messo un carico da novanta sull’alleanza con i grillini. leggete queste frasi :”Il voto pesa sul governo: Non vogliamo dei posti, ma un assetto programmatico che tenga maggiormente conto dei temi:” Ovviamente temi dem e come la mettiamo con la prescrizione sulle quale domani si voterà con il coordinatore di Italia Viva, Ettore Rosato, che ha detto: “una proposta di Forza Italia vuole abolire la riforma Salvini-Bonafede. Saremo coerenti: la rete di fronte a processi perenni ci troverà sempre contro: Domani si voterà, confidiamo prevalga la ragionevolezza nella maggioranza.”
Ma i grillini faranno marcia indietro dopo la drammatica batosta elettorale ed il Premier Conte ritirerà la bozza di mediazione già respinta dai renziani che in commissione hanno già votato a favore della proposta del forzista Costa, ex ministro nel governo Renzi? E quanti parlamentari Grillini, considerato lo sfascio del movimento, cercheranno casa altrove, magari capeggiati da un Di Maio che preferisce il centro alla sinistra? Se fossi Conte rifletterei su quel “nessuna influenza sul Governo del voto di ieri” detto con un mezzo sorriso.