BONOMI : “QUESTA POLITICA FA PIU’ DANNI DEL COVID19”

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Non si può certo dire che il nuovo Presidente di Confindustria Bonomi, sia molto tenero con il Governo: “Questa politica fa più danni del Covid19”. Ha ragione o torto? Per ora, i fatti sembrano dargli ragione, i disoccupati aumentano, le piccole attività rischiano di avere una debacle spaventosa, i ristoratori, un po per la diminuzione dei posti di accoglienza, un po per la diminuzione strepitosa della clientela, sono in buona parte alla canna del gas, non parliamo delle licenze sulle spiagge, anche li oltre un mese lo hanno già perso e per quel che rimane dell’estate, se riuscissero a lavorare in tutto esaurito, potrebbero, forse, tirare per un po’, poi, l’inverno sarà lungo per tutto.
Non voglio dilungarmi sul comportamento della Grecia, ovvia conseguenza di Austria e Germania, che chiude all’Italia: cosa fa Di Maio? Prende appuntamento con il suo omologo greco. Non capisco molto di politica estera, quasi nulla, ma l’azione di quel paesuccio tutto antica cultura e il resto fumo, l’avrei subito scandita richiamando il nostro ambasciatore, interrompendo i rapporti diplomatici senza alcuna spiegazione, aspettando che fossero loro a cercare me. Un’azione forte che poteva essere anche di monito a chi crede di poter fare del nostro Paese una terra di conquista a poco prezzo, Beh, confermo, io ne capisco poco di politica estera.
Per il resto, potremmo ben dire che: “Non c’è pace sotto gli ulivi” come titolava un vecchio film , oggi potremmo dire “non c’è pace a Palazzo Chigi” : come ti muovi ti fulminano. Certo, il premier Conte può essere inadeguato, ma almeno, da qualche giorno sembra abbia cambiato passo, ora non temporeggia e decide, speriamo che vada avanti così.Fino ad ieri era a traino del Comitato Tecnico-scientifico, che ad avviso di alcuni scienziati è più inadeguato di certi ministri per caso, e rischiavano di difenderci eccessivamente dal covid-19, morendo, però, di fame avendo chiuso a destra e manca, interrompendo fondamentali filiere produttive. Le conseguenze sono tangibili , testimoniate, purtroppo, da angoscianti statistiche , comprese le più recenti della Banca d’Italia con i dati drammatici relativi ad esempio, alla difficoltà di pagare il mutuo per il 38% delle famiglie per il 52% degli autonomi e per il 64% dei ristoranti. Aggiungete che un terzo di coloro che hanno comprato un’auto a rate non ce la fa a rispettare il rimborso e che “nonostante i trasferimenti ed i sussidi del governo si è verificato un calo dei redditi familiari complessivi con un 40% che ha risorse per soli tre mesi”: Mi fermo qui perché è desolante snocciolare certe cifre come è preoccupante la situazione della scuola con l’allarme dei presidi sulla possibilità di ripartire con l’anno scolastico, a causa delle restrizioni del CTS accettate dalla ministra Azzolina, e di svolgere regolarmente gli esami di maturità perché non si trovano i presidenti delle Commissioni ( devono essere esterni visto che gli altri 5 membri sono interni). Antonello Giacomelli, presidente dell’Associazione Nazione Presidi, chiede per questo al governo “la formulazione tempestiva di un protocollo di sicurezza per garantire l’incolumità a tutti e un cospicuo adeguamento di risorse economiche e umane nelle scuole.” Già anche umane perché il concorso per le nuove assunzioni è slittato ad ottobre, mentre i precari sono in rivolta perché nel decreto non è previsto l’assunzione per titoli come volevano Pd ed Italia Viva al punto che i sindacati hanno proclamato uno sciopero proprio l’8 giugno giorno di chiusura dell’anno scolastico che la viceministra dem voleva con il ritorno in aula di insegnanti ed alunni, ritorno che, però, il solito Cts consentiva solo all’aperto e con mascherine e distanziamento canonico, proprio una misura contestata dai presidi perché ritenuta inapplicabile.
C’è da augurarsi di vedere di nuovo il premier Conte smarcarsi dagli yatollah sanitari e di operare una nuova mediazione che soddisfi almeno in parte i precari che chiedono le assunzioni per i meriti acquisiti, tenacemente avversata dalla ministra grillina evidentemente contraria alla meritocrazia.
Comunque per il Presidente del Consiglio la grana maggiore viene dalle imprese che gli hanno inviato un motivato appello : “i fondi Mes vanno usati subito” In sostanza le imprese italiane “scongiurano il governo il Parlamento e le forze politiche a utilizzare fin da subito” i 36 miliardi che il Fondo Salva Stati rende disponibili fin dal 1* luglio, “per sostenere i costi, diretti e indiretti, dell’emergenza sanitaria”.
Lo stato drammatico e le prospettive molto incerte della nostra economia -è detto in un comunicato congiunto- richiedono interventi forti e immediati per sostenere la domanda di imprese e famiglie e rilanciare gli investimenti pubblici. Le imprese non possono attendere il Recovery Fund “perché la crisi si aggrava di giorno in giorno” e, per questo, il governo dovrebbe chiedere, intanto, ciò che è già disponibile come il Mes: “non farlo sarebbe una scelta incomprensibile e comporterebbe una grave responsabilità verso il Paese, i suoi cittadini, le sue imprese” Firmato : Abi (banche9, Alleanza delle Cooperative, Ance ( costruttori),Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Compagri, Confindustria e Confapi ( non c’è la Confcommercio che vuole attendere la decisione finale sul Recovery Fund).
Fino ad oggi, però, il premier Conte si è barcamenato sul Mes, ondeggiando tra il sì ed il no”, soprattutto perché il M5S è contrario al Salva Stati anche depotenziato dei vincoli precedenti. In realtà, non è mai stato realmente favorevole preferendo altre soluzioni , nonostante il pressing del Pd, Italia Viva e Leu.
Ora non potrà far finta di nulla e dovrà rispondere all’appello delle imprese nella sua nuova fase decisionista , caratterizzata dalla scelta della riapertura per tutte le regioni il 3 giugno, suscitando uno “sbalordito per la scelta” del governatore dem della Toscana Rossi e un “misure insufficienti” da parte di quello, sempre dem, della Campania De Luca, mentre il veneto Zaia pretende che Conte si assuma la totale responsabilità della decisione con un Dpcm.
Che faranno Crimi e Di Maio, ancora fermi sul no al Mes, dinanzi ad un sì di Palazzo Chigi? Ed il premier se la sentirà di assecondare, di nuovo, i grillini non solo irritando ancora di più il Pd ed Italia Viva, ma soprattutto ignorando l’appello delle imprese firmato anche dal neo-presidente di Confindustria Carlo Bonomi che, in una mega intervista odierna, ha detto chiaro e tondo :” questa politica rischia di fare più danni del Covid. Aggiungendo: “Siamo alla solita politica degli annunci: servono i fatti. Ci sono stati già tre decreti per affrontare l’emergenza: soldi a pioggia, senza mai guardare al futuro. Il decreto liquidità non ha messo liquidità nelle casse delle aziende, mentre la cassa integrazione la stanno anticipando le aziende le stesse che non hanno liquidità perché sono in crisi. E’ una follia.”
Ho proprio l’impressione che per Conte sia difficile non decidere e magari continuare a subire l’accusa che Bonomi ha rivolto al governo ed alla politica di tendere “a comprare tempo, a prendere a calci la lattina e spostarla un po’ più in la’” No, questa volta non è possibile perché -come ha sottolineato il leader degli imprenditori italiani- “la politica dello struzzo alla lunga non paga più e può fare peggio del covid” e tutti dovremo “fare i conti con la realtà”.