CARO SENATORE (PISANU), BUON COMPLEANNO

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Facendone parte, ho sempre avuto il pudore a non dirlo, ma chi credeva che, con l’uscita di Berlusconi  fosse finita l’era dei settantacinquenni è caduto in un errore fatale.

Fuori Berlusconi, dentro Pisanu. E’ Lui l’uomo del giorno, il “grande manovratore” del momento. C’è chi parla di asse democristiano, chi ipotizza ritorni di Berlusconi, chi immagina scenari verdi con il giovane Alfano con scettro imposto dal Grane Capo, c’è chi fa risalire l’ombelico del mondo all’immobiliarista Claudio Scajola: no, l’asse che fa ruotare la politica ultima è Beppe Pisanu.

Un uomo scuro di pelle, a sottolineare la pura razza sarda, oscuro di carattere. Nella vecchia DC, benché non abbia fatto altro che politica, aveva fatto poco o nulla: era stato messo da parte, costretto alle dimissioni da sottosegretario per lo scandalo P2. I suoi rapporti piuttosto stretti con il suo corregionale Flavio Carboni e, attraverso lui, la conoscenza del banchiere di Dio, Calvi, gli furono fatali e così si ritrovò, dalla sera alla mattina, a fare nulla (anche perché poco sapeva fare). La DC a quei tempi era in altre faccende affaccendata, poco poteva e voleva fare per il Sardo di Ittiri. Erano tempi quelli dove ben altri impegni catturavano l’attenzione degli astri nascenti della politica di allora: era il momento dei Cirino Pomicino (qualche anno in meno, stessa generazione). Quelli erano i tempi del travaso delle Partecipazioni Statali al Ministero del Tesoro, e Lui, il nostro Cirino, era in prima fila a trattare passaggi e dismissioni di aziende di Stato per conto della corrente di Andreotti. Un ruolo di rilievo lo ebbe nella transazione  della chimica, dirottata verso Gardini, (quello del Moro di Venezia). Quindi c’erano motivi di importante rilievo per abbandonare al suo destino Pisanu.

Arriviamo alla storia più recente: tangentopoli, la Democrazia Cristiana viene cancellata da Mino Martinazzoli e quanto di essa rimane sotto l’egida del Partito Popolare viene portato al fallimento da Buttiglione Castagnetti e Marini. Pisanu rimaneva in ombra ed è li trovò Silvio Berlusconi quando sceso in campo. Lo trovò, lo prese con se, lo rimise in vita. Lo volle candidato alla Camera dove, in punta di piedi ebbe la sua rentrèe nella giostra politica.

La nuova carriera di Pisanu ha le sue fortune sulle disgrazie altrui: fu nominato capogruppo della camera dei Deputati al posto di Dotti, caduto in disgrazia per la nota testimonianza di Stefania Ariosto. Nella successiva legislatura, vinta da Forza Italia, gli fu assegnato un ministero senza portafoglio, vi rimase poco, un altro infortunio politico, questa volta di Scajola, lo portò al Viminale e li concluse la legislatura conseguendo molteplici successi ed un grave infortunio: Forza Italia perse le elezioni per una manciatina di voti, da una parte fu accusato di brogli elettorali, dal suo partito, all’opposto, gli rimprovera di non aver controllato sino in fondo la regolarità dello scrutinio dei voti.

La nuova  legislatura vide la vittoria di Prodi il cui governo durò circa due anni, nei quali, alla pari degli altri, Pisanu fece il Parlamentare.

Caduto il governo Prodi, nella nuova competizione elettorale, partecipò candidato al Senato, dove venne eletto.

Pisanu riteneva,dopo il Viminale, di essere l’unico a poter occupare la poltrona di Presidente di quella Camera. A Lui fu preferito Schifani.

Il Senatore sardo non prese bene quella scelta. Fu in quel momento che iniziarono i “mal di pancia”, fu da quel momento che iniziarono i primi contrasti aperti nei confronti dell’uomo che lo aveva resuscitato. Non fu sufficiente neppure metterlo alla Presidenza della Commissione Bicamerale per la lotta contro le mafie, per superare quel malessere che si era impadronito del Senatore che, convinto di aver maturato  meriti particolari, sentiva il diritto di aver maturato maggiori riconoscimenti.

Siamo agli ultimissimi giorni: Pisanu contravvenendo alle più elementari regole dell’etica politica, ha iniziato a rendere palese la sua entrata in rotta di collisione con il leader del suo partito, anziché seguire la strada più semplice ed ovvia, quella di portare le sue istanze, i suoi “mal di pancia” all’interno del suo partito. Senza arrivar4e all’estremo di esporre i suoi malumori, mascherandoli con motivi ideologici, da tribune di partiti avversari, senza aver prima neppure aver avuto il coraggio delle dimissioni.

Come si può giustificare un atto così grave in una persona che, per esperienza, per formazione, avrebbe dovuto essere di esempio per i più giovani? Uno scherzo dei settantacinque anni di età?

giustus

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