C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nella politica

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Nella sua poesia “L’aquilone” Pascoli scriveva: “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico…”. Parafrasando il poeta direi: c’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico oggi nella politica. Un antico negativo, quello che, lentamente, affossò la Prima Repubblica , che comunque era migliore dell’attuale, almeno negli uomini, e peggiorò nella devastante “guerra dei”vent’anni . Sì, perché si continua con i sistemi di allora, altro che discontinuità con il passato! E addirittura si fa peggio considerato quel che avviene dentro i partiti: non ce n’è uno che si salvi, le scissioni sono all’ordine del giorno e non risparmiano  persino la Lega che ne ha avuta una con Tosi e C.  e  i grillini  con i non pochi addii.

Del centro-destra è meglio non parlarne  perché siamo alla sagra della scissione, mentre quello che sta accadendo nel Pd è sotto gli occhi di tutti e la nascita della “sinistra italiana” non è cosa da poco perché avrà conseguenze devastanti anche a livello di base, ossia sugli ex-comunisti  sempre più delusi da un renzismo che considerano figlio del berlusconismo. E se il segretario-premier va in Tv, dalla Gruber, a dire che lui ha attuato quel programma che Silvio Berlusconi aveva sottoscritto da Vespa senza riuscire ad attuarlo, beh!, c’è da meravigliarsi da una fuga dal Pd verso la sinistra? Nel quale rimangono i Bersani, i D’Alema, gli Speranza e i Cuperlo ancora convinti di spostare il partito appunto a sinistra . Ma se questo non avvenisse? Come farebbero a rimanere in  quella che, con tutta probabilità, non sarà più la vecchia Ditta? Ora, rendiamoci conto, se quegli uomini andassero via dal PD, ciò che resta non somiglierebbe tanto alla vecchia sinistra democristiana di De Mita e Martinazzoli?

Ma, in effetti, credo che proprio questo sia l’obiettivo di Renzi, oggi in difficoltà con i suoi sponsor d’Oltreoceano, che lo costringono ad un continuo pellegrinaggio alla ricerca di nuovi consensi. Dunque, il quadro politico italiano sta profondamente cambiando, ma per il momento gli ingredienti , nonostante roboanti dichiarazioni, sono  quelli antichi e dei più negativi.

Il fatto è che molto è apparenza, non realtà. Il povero cittadino, il famoso “uomo della strada” non sa più cosa pensare. In qualche caso ha il sospetto che alcune scissioni siano concordate per giungere al Partito della Nazione; in altri è frastornato e sempre più tentato dall’astensione. Aggiungete, poi, che viene imbonito con dati tutti in positivo, con la ripresa che avanza trionfante  al punto che anche il Capo dello Stato la esalta, parlando in Vietnam. Nel contempo, lo stesso “uomo della strada”, cittadino sempre più emarginato in termini di reale partecipazione , siamo a tre governi non votati dagli elettori, si trova  alle prese con i problemi quotidiani , con la difficoltà di arrivare a fine mese, in molti casi alla terza settimana, con la criminalità micro e grande che imperversa, con tre milioni di famiglie in crisi per i pagamenti di utenze, mutui e affitti,  condimio e riscaldamento, con le mille stalle chiuse quest’anno e gli allevatori sul piede di guerra, con la forze di polizia che protestano per i troppi tagli, con  gli scioperi annunciati dagli statali a causa del  rinnovo del contratto bloccato da anni, con i magistrati  critici nei confronti del governo, con i pensionati impauriti dagli sproloqui di Boeri, con la Corte dei Conti e la Banca d’Italia  che hanno riserva sulla manovra finanziaria e ritengono ( come Bruxelles) un errore  togliere l’Imu,  con i sindacati che ritrovano l’unità contro la manovra economica, con la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, a livelli altissimi e mi fermo qui perché l’elenco sarebbe ancora più lungo, ma gli esempi sono, quanto mai, significativi.

In sostanza siamo davvero in ripresa e, dunque, l’Italia è uscita dalla crisi o i dati diffusi illustrano soprattutto una parte dell’Italia, magari dei ricchi ancora più ricchi e dei poveri ancora più poveri ?

Certo, sarebbe assurdo dare la responsabilità di tutto quel che non funziona ad un governo   in carica da soli 20 mesi e con una  maggioranza d’emergenza, nata da una scissione nell’allora Pdl e con una fronda permanente con la sinistra dem. Tuttavia con il trionfalismo , con il superottimismo, con una interpretazione parziale dei dati, con il renzismo rampante di certi personaggi  che negano persino l’evidenza non si risolvono i problemi e si rischia di accrescere il disagio sociale, l’assenteismo dal voto ed il populismo.

Se non si torna al realismo, al dovere della verità, accompagnato dall’etica e dalla buona educazione in politica, dalla lotta ad una corruzione che s’annida anche ai livelli più bassi ed è, per questo,ancor più difficile da combattere, nemmeno l’”uomo solo al comando”, che  al segretario-premier piace tanto interpretare, farà tanta strada. Forse è il caso per Matteo Renzi, se gli riesce, di seguire l’insegnamento di Papa Francesco: umiltà, stare dalla parte dei più deboli, ma esercitare appieno il potere per riformare,   davvero e non come è stato fatto, un sistema che non funziona più  e per seguire quel percorso  sintetizzato in “ casa, lavoro, terra, libertà”.