Che noia, che barba, che noia.

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Che noia, che barba, che noia. Vedere almeno tre volte al giorno il nostro premier in maniche di camicia, nel solito palchetto, approcciare un pubblico sempre più annoiato, lanciare i suoi proclami, le solite sparate: “ Quanto sono bello, quanto sono bravo, quanto è buono il cambiamento che vi ho preparato”, assume ogni giorno di più l’aspetto del venditore di pentole, dell’assistente di Vanna Marchi. Ogni giorno, uno, anche due a seconda di dove si trova, annuncia i suoi proclami, le sue promesse, le innovazioni che intende apportare, che sarebbe il toccasana per raggiungere quel prato celeste rappresentato dalle sue riforme scritte malamente dalla sua scherana che, per fortuna seguendo le orme del suo Capo, potrebbe andarsene al più presto. Ma, poi, i soldi dove stanno? Il Fondo Monetario Internazionale, con la sua ombra lunga, inizia a farci balenare lo spauracchio della Troika, pronta a commissariare il nostro Paese.

Tante sono le bufale che vorrebbe propinarci e che, sempre meno sono quelli disposti a credergli, ce le racconta invadendo quel reticolo dell’etere, ormai occupato interamente dal nostro fiorentino, tanto che se quelle bufale le mettessimo in produzione saremmo in grado di invadere l’intera Europa e forse di più, di nostre mozzarelle speciali. Non vi è programma, telegiornale, talk show dove non vi sia la sua presenza, lui che saltabecca da un continente all’altro e, nell’intermezzo trova il tempo per girare le regioni italiane. Su queste ultime non sempre gli va bene, i comitati di accoglienza, a parte le cariche istituzionali, non sono sempre in linea con le sue idee e, qualche bordata di fischi e di “vattene” non manca, anzi, direi che abbondano. Lui imperterrito continua.

Era stato duramente criticato per aver preso un nuovo aereo per farne “l’Air-force one Renzi”, poi vediamo che, non so, forse per giustificare l’acquisto, continua a farne largo uso. Ieri era nella nostra isola, c’è il presidente della repubblica cinese in vacanza o per affari suoi al Forte Village, e lui, prezzemolino è arrivato per annunciare che si riapriranno benefici fiscali per chi assume giovani sotto i venticinque anni nel solo meridione. Quì l’ha detta veramente grossa, che ci siano giovani disoccupati non vi è dubbio, ce ne sono pure tanti, ma, le imprese dove stanno? Poi, se qualcuno volesse intraprendere impresa, oggi in Sardegna l’unico investimento possibile è in agricoltura, però impossibile, per zappare la terra bisogna sostenere un esame e, credo che a breve istituiranno un ordine specifico, con buona pace della Ministra Madia.

Insomma, noi sardi diciamo di Renzi e ne abbiamo ben donde, ma non rincuora neppure la nostra classe dirigente. Si diceva di Pili, scarso, inefficiente, ha copiato il discorso  programmatico da quello di un suo collega. Non andava. Arriva Soru, dio ci salvi, arrogante, presuntuoso, con una base dittatoriale, non riesce a portare avanti la sua impresa, impensabile poter pretendere che amministri bene la regione. Impossibile. Vince le elezioni Cappellacci, illustre sconosciuto politicamente, cavalier servente di Berlusconi, nessuna esperienza politica ma ce la fa ad essere eletto: non fa nulla, per tutti è il solito nominato raccomandato di ferro. Cede le armi con poco onore. Viene l’attuale, vince le elezioni sulla scia di Renzi, non è stato facile candidarlo anche se era il magnifico rettore  di una università sarda, ebbene, meglio lasciar perdere, se avesse il dono della favella facile ci ritroveremmo una fotocopia di Renzi in tono minore. Non ne azzecca una. Con la sua Giunta di nominati di lusso si inventano, anticipando, in via sperimentale (si la Sardegna è sempre quella che precede le altre portando al Paese le novità) la ASL unica. Questo per risparmiare, dice Pigliaru ed il suo sodale assessore alla salute (si, proprio, “alla salute” con il bicchiere di cannonau in mano), chi vanno a cercare? considerando il quoziente di capacità sul proprio cervello, indicono una specie di gara internazionale, alla quale per sua fortuna non ha partecipato l’A.D. della Fiat, l’avrebbe sicura persa contro questo mago del manageriato che andrà a comandare sulla nostra salute provenendo dal Piemonte (che disgrazia i piemontesi per la nostra Isola!). Tre giorni per studiare la situazione, poi carta bianca e, al posto dei commissari delle ASL territoriali, si sceglie i suoi managers per insediarli al posto dei vecchi commissari. Una operazione che sfugge a molti la necessità di eliminare l’esistente per una novità che ha solo il sapore di un cambio della guardia a pro e beneficio dei nuovi, compreso il Grande Capo, di cui, per tutti, non si conoscono gli emolumenti, Si , un piccolo particolare, loro non percepiscono stipendi, quelli sono solo per le maestranze. Altro trascurabile particolare, di questi nuovi, non si sa come chiamarli, non ve ne uno sardo.

Poveri noi, cornuti e mazziati, due milioni di imbecilli, disacculturati, ignoranti e buoni a nulla. Fossi stato al posto di Pigliaru, che, evidentemente misura le capacità altrui con la sua scala di valori, avrei chiesto pure un mio sostituto. Chiedo venia, ma, se la Sardegna non ha una persona capace di gestire una ASL fosse essa pure unica e non riesce ad esprimere dei managers per ciò che riguarda le vecchie strutture, di chi può essere la colpa, se non di un rettore universitario e, quindi, professore titolare di cattedra, unito ai suoi scherani? Non sono loro che ci hanno, secondo i loro comportamento donato una classe dirigente “asina”? E, allora, cosa si deve dire?

Avevamo detto che Soru,non valeva granché; Cappellacci, un libero professionista di mezza tacca; Pili, su di lui andiamoci cauto, da solo sta facendo un buon lavoro per la nostra regione, almeno è sempre presente su tutti i problemi, anche su quelli dove dovrebbe esserci l’Istituzione Ufficiale. A questo punto ci rimane ben poco se non sperare nella misericordia di Papa Francesco, sulle sue preghiere, per riservarci un futuro migliore. Altro non possiamo aspettarci. Però, almeno una carta possiamo giocarcela, forse non riusciremo a fare scopa in sede locale, ci rimane la possibilità di liberare i canali televisivi dall’ingombro di Renzi, possiamo farlo votando, il 4 dicembre, un NO grande almeno quanto la nostra amata terra che vorremmo libera da chi ha dimostrato  e tuttora dimostra di non amarla abbastanza.