CON L’EMERGENZA SANITARIA NON DOBBIAMO DIMENTICARE L’EMERGENZA DEMOCRATICA (anche se i decreti del premier non violano la nostra Costituzione )

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Tutti ad aspettare “Il Verbo” che Conte (purtroppo) presidente del Consiglio dei Ministri doveva pronunciare alla Camera dei Deputati. A dire il vero non mi aspettavo nulla e nulla è stato: banalità, autostima, tronfiaggine da salotto e poco altro. Ma, poteva mancare la ciliegina sulla torta su cotanto spalmato di panna? Ebbene il nostro giurista ci ha voluto dire che di lui il giudizio lo darà la storia. Quindi, secondo lo stesso, dovremo aspettare, o meglio saranno i posteri a dire chi era il signor Conte: a futura memoria si può sin da ora si può dire di lui che sia, innanzitutto quello che in alcuni ambienti, per mitigare il concetto definiscono lecchino, per me, solo un arrogante presuntuoso.
Ha ragione Mario Damilano a sostenere, nel suo bellissimo editoriale su “L’Espresso” che l'”emergenza sanitaria va in parallelo con l’emergenza democratica”
Siamo, in sostanza sul filo di rasoio perchè la nostra Costituzione -come nota il Damilano- prevede diritto di movimento (art. 16), diritto di riunione (art: 17), diritto di associazione ) art.18), diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma individuale e/o associata ( art.19) , ma prevede la sospensione come, ad esempio, provvedimenti della libertà di movimento per “per motivi di sanità o di sicurezza”: Quindi i vari decreti notturni del presidente del Consiglio, a parte le inaccettabili modalità di comunicazione degli ultimi due, rientrano nella Suprema Carta, ma nel contempo queste sospensioni costituzionali non possono durare all’infinito ed, inoltre, sarebbero dovuti essere presentati subito alle Camere per l’approvazione. E non tanto per evitare che, ad esempio, il primo decada, dovendo essere tutti convertiti entro 60 giorni, dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, quanto proprio per rispetto del Parlamento e per evitare un’emergenza democratica non rientrando nella normalità costituzionale.
Scrive giustamente Damilano : “oggi abbiamo la responsabilità di accettare tutto in nome della salute pubblica, ma abbiamo anche il dovere di dire che restiamo vigili”, valutando quanto accade: per una “questione di dire pienamente la verità”. Questo deve,infatti, fare la libera stampa che non può, non deve ignorare , anche nell’emergenza, gli errori commessi da Conte, Di Maio e Zingaretti come, impietosamente ha messo in rilievo il New York Times nella sua inchiesta, svolta da ben tre giornalisti, sul coronavirus in Italia: e che “Libero” ha largamente riassunto.
L’Italia sarà anche un esempio agli altri Paesi per la sua Sanità, ma non per i suoi governanti come, invece, si dice insistentemente da collaboratori degli attuali governanti, tra i quali c’è qualche eccezione positiva come quella del ministro della Sanità, Speranza troppo spesso inascoltata da Conte ed ora impegnato con i suoi scienziati consulenti a studiare un altro decreto, ma sull’esempio della Corea del Nord che il virus ha saputo bloccare. Anche in quel caso c’è un diritto da sospendere , quello della privacy, per controllare i cellulari ed usarli nella ricerca di potenziali contagiati. Egualmente Speranza, insieme anche all’Istituto di Sanità sta valutando, appena toccato il picco dei contagi, di adottare il sistema israeliano, di nuove possibilità di uscite per fasce d’età anche considerando che, in Italia, le donne sono più resistenti degli uomini al coronavirus.
Appare , infatti, evidente che, come sostengono neurologi, psichiatri e psicologi non si possa protrarre a lungo questa quarantena collettiva che già ha ampliato il notevole divario tra ricchi e poveri, con questi ultimi sempre più a rischio fame, mentre anche quel che resta del ceto medio è in grossa difficoltà economica e, spesso, lavorativa. Qualcuno tra i frequentatori di Palazzo Chigi si ricorderà, oltre a perder tempo a studiare conferenze da Grande Fratello ( copyrigth di Renzi) di chi non ha più un lavoro e, magari, vive con moglie e figli in pochi metri quadrati rischia di essere un soggetto debole non per il virus, ma di testa?
Mattarella, pensaci TU.