CONTE – L’INCOGNITA DEL POST NATALE

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Dalle notizie stampa, mi sembrava di aver capito che alla fine Conte aveva messo testa a giudizio accettando le richieste di Renzi, invece, poi,  deve aver preso qualche brutto rimprovero dal suo portavoce Rocco Casalino e tutto torna come prima, siamo punto e a capo, piazza il tavolinetto pieghevole immezzo alla strada, aspetta l’arrivo del compare, e inizia il gioco delle tre carte, pronto a scappare al primo muover foglie.

Lasciamo da parte i paragoni, mica tanto inappropriati, dalle dichiarazioni immediate di Renzi si capisce che se Natale si mangia il panettone, non è detto che si possa brindare con lo spumante alla mezzanotte del trentuno. Alla nebulosità di Conte che, comunque, ha confermato che: “una struttura di monitoraggio deve esserci”: cioè, non si chiama Task force ma, se non è zuppa è pan bagnato. Ci hanno pensato alcuni suoi ministri a chiarire l’arcano: “Smantellamento della Task force? Non risulta” (ministro Amendola); “Nessuna retromarcia di Conte (Boccia e Franceschini); insomma, Conte non vuole perdere la faccia, evidentemente pensa che ricorrere alla fiducia in Parlamento sia meno rischioso, meglio contare sulla paura di non pochi parlamentari di elezioni anticipate, timore condiviso anche dell’ex premier timorato addirittura della fuga anche di alcuni dei suoi per tornare alla casa madre di Zingaretti. Quindi nulla più crisi, in fondo una cabina di regia (non task force) magari allargata la vorrebbe anche l’Unione Europea, con aggiunta di un rimpastino e, perché no, un Di Maio agli Interni, li ha meno necessità di sfoggiare l’inglese, e Renzi agli Esteri da dove potrebbe tentare di decollare nel suo sogno di fare il Segretario Generale della NATO.

Che dire? Tutto e il contrario di tutto se si tiene conto delle dichiarazioni delle dichiarazioni della Bellanova, capo della delegazione di Italia Viva al governo: “Conte è sereno? A noi interessa che sia sereno il Paese. Alla gente non interessa se Bonetti e Bellanova si dimettono. Noi aspettiamo le risposte del Premier alle nostre richieste a partire dal MES”.

A chi dare ascolto? A Casalino che da palazzo Chigi ostenta tranquillità, bisogna prima approvare la legge di bilancio e su questo si conta sulla buona volontà di alcuni responsabili con Berlusconi in testa, lo stesso Renzi da una parte predica che lui non vuole la crisi di governo poi all’atto pratico mette delle condizioni che altro non sono che un ultimatum chiaro e tondo. Siamo allo stallo, il momento è pressoché tragico, ciò non significa che una crisi di governo o un rinvio alle urne sia del tutto impossibile, il covid blocca ogni attività politica solo nel nostro Paese, lo abbiamo visto in Spagna  in circostanze che noi avremmo definito drammatiche lo vediamo in Israele che ricorrono a elezioni ogni due per tre e lo fanno in nome della democrazia. Sorge un dubbio: che noi avessimo per caso superato quello stadio passando ad altra forma di regime?

Una riflessione è opportuno farla sulle parole di Prodi, rivolte anche a Renzi: “Stia attento alle curve e alle discese”,ammettendo che “Proprio non condivido” la proposta iniziale di Conte sulla gestione del recovery e si rimane sul generico in quanto a progetti, inoltre, un errore non decidere sul MES, rifiutarlo è uno sbaglio che nasce dalla teoria dei cinque stelle, terribile quando l’ideologia si fa teologia ed entra come tale nelle scelte della politica: imprigiona nel passato e inibisce uno sguardo sul futuro”.

Riflessione, riflessione: forse meglio delle veline dirette a Renzi, non si sa mai come e dove si può andare a finire, il rischio è che alla fine la spina venga staccata e attorno sia solo buio.

Auguri a tutti. Buon Natale.