Tra Casaleggio e Berlusconi – dal fioretto alla sciabola

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Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, scongiurato il pericolo delle elezioni estive, ciò non ci esime da approfondire una analisi, seppure fatta su supposizioni, sulla attuale situazione, valutando i fatti di questi utimi giorni.
Abbimo ascoltato Di Battista, dopo aver sentito Mattarella minacciare un governo di tregua, urlare con forza ai quattro venti: “chi vota un simile governo di tregua è un traditore della Patria”.
Che siano stati gli strali pel pantastellato oltranzista e quasi blasfemo a sollecitare Salvini e DiMaio a riprendere ufficialmente la trattativa, è difficile e non è dato saperlo, di una cosa si è certi, i due mai avevano interrotto le loro confabulazioni. Ora hanno fatto cadere quel velo per porre fine, o meglio, per iniziare la sceneggiata, quella che era stata preparata per gli italiani. Il ping-pong di Salvini – Berlusconi è arrivato al capolinea, ora bisogna giocare a carte scoperte. In ogni modo, qualunque sia il risultato, è stato raggiunto il punto che, i due della coalizione di centro-destra si erano prefissi sin dal primo momento, cioè quando lo sprovveduto DiMaio ha posto il veto su Berlusconi e il suo partito. Ora, infatti, ha dovuto rivedere le sue posizioni sostenendo che, in fondo , non avendo le corna, non può essere i demonio e, Forza Italia, i suoi voti se arrivassero, sarebbero accettati e presi per buoni. DiMaio, se ora facesse per un qualsiasi motivo , anche in extremi, facesse saltare tutto, la responsabilità ricadrebbe tutta su di lui ed il Movimento dato che Salvini ha rinunciato a Palazzo Chigi per amor di Patria e Berlusconi sarebbe lui il vero salvatore della situazione, essendosi sacrificato accettando di mettersi da parte, ‘nell’interesse generale’ e lo ha fatto pur cosciente del controllo che FI, grazie ai numeri poco esaltanti che la nuova maggioranza dispone al Senato, e questo purché possano essere mantenuti gli impegni europei.
D’altra parte, come scriveva Sallusti su ll Gionale di qualche giorno fa, “a FI si possono fare tante accuse, non certo quella di essere un sabotatore della democrazia. Pere senso di responsabilità, nel 2011, i, governo Berlusconi si fece da parte pur non sfiduciato e, inveci di dar da matto, il Cavaliere diede il via libera allo sciagurato governo Monti” e, aggiungiamo noi, che fu riconosciuto da molti osservatori come ‘colpo di stato’ ad opera di Napolitano.
Tutto, in queste ultime ore, sta nella posizione che dovrà assumere Forza Italia: astenersi o votare contro la fiducia, oppure, uscire dall’Aula poco prima del voto? Berlusconi , nella diatriba delle varie posizioni dei suoi, cosciente dell’aver riconquistato il pallino, avrebbe detto: “Responsabili si, ma da un certo punto in poi, senza sconti”.
Ecco come si susseguono le notizie, bisogna ben dirlo, le parti in commedia stanno giocando un incontro di scherma che era iniziato con il fioretto ed ora si sta trasformando in un duello con la sciabola: Alle parole di raccomandazione verso i suoi, di Berlusconi, risponde Casaleggio sostenendo che il ‘contratto’ , una volta stilato, dovrebbe passare attraverso il voto web degli iscritti attenendosi alla Piattaforma Russeau. E DiMaio cercando di spostare i problemi dalle affermazioni di Casaleggio si lascia scappare che: “Stiamo facendo notevoli passi avavnti con il programma di governo, stiamo trovando ampie convergenze “ su tutti i punti anche sul conflitto di interessi (problema che vorrebbe colpire Berlusconi. Questo nella speranza che sia Salvini a far saltare il banco. Io ritengo invece che sul programma l’accordo forse si riuscirebbe a trovarlo ciò che per i grillini non va giù è dover rinunciare alla presidenza del consiglio anche se si andasse a cercare un nome gradito e sufficientemente neutro cosa che Salvini accetterebbe parzialmente, purchè sia lui a proporlo. Certo, Casaleggio ha capito che la trappola sta li e vorrebbe evitarla, di conseguenza la sua provocazione.
Io continua a sostenere che il miglior candidato,difficilmente bocciabile sarebbe sempre il solito Tajani che, pur essendo eletto nelle liste di FI al Parlamento europeo, rimane sempre un candidato istituzionale essendo Presidente del Consiglio d’Europa.