E’ guerra aperta nel Pd – Renzi rischia a giugno

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E’ guerra aperta nel Pd, la sinistra interna non sta più a guardare, a limitarsi al mugugno, a chiedere chiarimenti che non vengono, ma ha deciso l’offensiva antirenziana. Non poteva essere diversamente dopo il flop delle primarie a Roma e lo scandalo del voto di scambio, documentato dalle immagini, in quelle di Napoli. Così non solo  i Cuperlo, gli Speranza e compagni sono partiti all’attacco, ma sono scesi pesantemente in campo Pier Luigi Bersani e, soprattutto, Massimo D’Alema che, in una intervista al “Corriere della Sera”  ha detto chiaro e tondo che il partito della Nazione è già  fatto e Renzi e altro non è che la brutta copia di Berlusconi, che dell’Ulivo.

In questa situazione il renziano Giachetti uscito  vincitore tra i  43mila votanti (erano centomila nelle precedenti amministrative)  avrà difficoltà anche ad andare al ballottaggio sia perchè i suoi amici radicali  (lui è ancora scritto anche al Partito Radicale) lo considerano un traditore e presenteranno un loro candidato sindaco sia perché, soprattutto, lo presenterà la sinistra  scegliendo, forse con le “primarie rosse”,  tra Ignazio Marino, l’ex-ministro Massimo Bray   e Stefano Fassina uscito dal Pd.

Ancor peggio a Napoli  dove  frettolosamente  e con una ridicola scusa si è respinto il ricorso presentato da Antonio Bassolino,  giunto al secondo posto, ma con molti voti nei quartieri popolari e meno, guarda caso, nelle zone dove sono state girate le immagini del voto di scambio e dove la vincitrice Valeria Valente, sostenuta dal segretario-premier, ne ha presi ben tremila. Il risultato è che Bassolino non solo ha presentato un  ricorso bis , “per la legalità ,il rispetto delle primarie e dei cittadini”, ma ha anche fatto chiaramente intendere che, comunque, lui si presenterà candidato sindaco  con liste civiche  e, quindi, con la candidata renziana sicuramente perdente.

“E’ una stupidità!”, ha commentato D’Alema,  il motivo addotto dal presidente del Partito Matteo Orfini (suo ex-allievo e stretto collaboratore) nel respingere il ricorso presentato in ritardo! Ed ha aggiunto: “Renzi distrugge le radici del Pd.”

Anche a Milano non tutto funziona per il verso giusto per i dem. Sì, perché la sinistra esterna intende presentare un proprio candidato, indebolendo così quello ufficiale del Pd  che già si trova ad affrontare il candidato forte del centrodestra che qui non ha compiuto gli errori di Roma, prima con il veto della Meloni a Marchini (che poteva addirittura  vincere al primo turno)  causa beghe  e antagonismi tra due ex-missini ; poi con la marcia indietro di Matteo Salvini nei confronti del candidato già concordato con Berlusconi e accettato anche da Fratelli d’Italia, ossia l’ex-capo della protezione civile Bertolaso, sul quale si pronunzieranno, sabato e domenica, i romani.

In questa situazione le elezioni amministrative  rischiano, in alcuni gradi centri, di fare il bis delle ultime regionali venete e liguri, voglio dire con una sonora sconfitta per i candidati renziani. Ovvia la resa dei conti nel Pd e, probabilmente, l’accelerazione del Partito della Nazione. O meglio, il tentativo di realizzarlo perché potrebbe avere ragione Massimo D’Alema  quando sostiene che Renzi sbaglia a fidarsi di Verdini che è un ottimo politico  e che, all’ultimo momento, potrebbe sfilarsi lasciando Matteo Renzi   senza più la sua base di centrosinistra e senza quella di centro. Così il centrodestra avrebbe la possibilità, ricompattandosi, di avere di nuovo la maggioranza  anche con l’Italicum , superando, di vari punti, i grillini nel ballottaggio.

Tutto può essere  compreso un Partito della Nazione, post scissione sinistra dem, il quale comprenda non solo Verdini, ma anche  i berlusconiani e gli alfaniani. Questa  potrebbe essere la vera scialuppa di salvataggio di un Renzi che, se continua così, (i dati economici un giorno positivi, 24 ore dopo negativi forniti dalle stesse fonti, Istat compreso, con l’Ue che vuole chiarimenti sui conti, le società di rating che ridicono fortemente le previsioni governative di un aumento del Pil, ecc.,ecc)   rischia di fare poca strada.

Se questa fosse la vera strategia renziana  si spiegherebbero molte cose   oggi non ben comprensibili dell’atteggiamento  di chi, a sinistra, considera il vero erede di Silvio Berlusconi che, dopo le recenti dichiarazioni shock di Obama nei confronti degli inglesi (leggi Cameron), e dei francesi (leggi Sarkozi), riguardo alla Libia, non mi meraviglierei di vedere al Ministero degli Esteri appena può tornare ad avere incarichi pubblici.