Editoriale – Dalle macerie politiche a un nuovo rinascimento

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di Sergio Bindi
Roma, 26 ottobre – E’ sulla giustizia che Gianfranco Fini vorrebbe la crisi  di governo, aprendo la strada a un esecutivo tecnico, sul quale, tuttavia, pesa l’incognita del Senato.
Se, poi, si andasse alle elezioni anticipate, la rottura  con Silvio Berlusconi avverrebbe sul tema della legalità, della “legge uguale per tutti”, ossia su un terreno che porta voti al Fli, secondo il P residente della Camera.
Ho l’impressione che, questa volta, Fini abbia sbagliato i conti. Sì, perché il Cavaliere ha visto la trappola, così ha fatto fare marcia indietro al ministro Alfano anche sul Lodo costituzionale, niente reiterazione, tutti i bellicosi propositi nei confronti dei figiani messi in un cassetto, la situazione consiglia prudenza, come gli suggeriscono dall’esterno.
Certo, evitata la trappola sulla giustizia e sulle leggi ad personam, dinanzi a quello che il premier ritiene una persecuzione dei Pm, rimane la spada di Damocle  sul governo da parte di Fini. Anche lui, però, è chiamato a più miti consigli, forse sapendo che, probabilmente, il premier potrebbe uscire dalla vita politica in cambio della fine della “persecuzione”, Voglio dire, non sarebbe, come sostengono alcuni sussurri Berlusconi a guidare, in futuro, il Pdl (chissà che fine farà senza di lui ) e a puntare al Quirinale.
 Ancora, per la verità, non c’è il successore, né si vede un possibile accreditato (anche all’estero) leader nello schieramento di centrosinistra. Il Cavaliere sembra abbia indicato, il ministro Angelino Alfano, il quale, però, non trova quel gradimento che aveva mettiamo un anno addietro o giù di lì.
Il fatto è che, per le forze, anche estere, che compongono il complesso quadro del nostro Paese, non esiste al momento un credibile riferimento politico  e un leader sui quali puntare per una ricostruzione dei nostri assets e una trasformazione del nostro sistema, partendo da quella discontinuità con il passato che appare indispensabile per l’innovazione e che gli attuali partiti ignorano.
Tutto questo complica ancor più una situazione di per  se stessa già caotica che, momentaneamente, gioca a favore del governo. Che deve, tuttavia, dimostrare  di  saper garantire condizioni tali da rendere possibili e remunerati gli investimenti, operando, nel contempo,  per aiutare le famiglie e, quindi, favorire la ripresa dei consumi. Sono operazioni non facili da attuarsi nell’attuale rissa politica con Pierluigi Bersani che invoca una Cln contro il Cavaliere, Cnl al quale si è  associato Pierferdinando Casini che dice a Pd e Fli: siamo pronti per un “governo dei responsabili”. Lo stesso Bersani deve fare i conti non solo con l’opposizione di Veltroni-Fioroni, ma anche con  la fronda del gruppo di giovani che, guidato dal sindaco Renzi, si riunirà a Firenze e vorrebbe  mandare a casa i leader del partito. Così si carica di antiberlusconismo per cercare di tenere uniti i suoi e lancia un nuovo anatema contro il Cavaliere (“evitiamo vada al Quirinale), riproponendo una specie di Unione che sostituisce i due partiti comunisti con Fini e Casini, il quale risponde picche: in caso di elezioni anticipate andremo da soli, pronto, però, a un esecutivo istituzionale, magari da lui presieduto.
Siamo, in sostanza, alla vecchia politica, quella rissosa e autorefenzionale  che è ormai al tramonto e non se ne rende conto.
In questo contesto diviene sempre più assordante il silenzio di Giulio Tremonti che si limita a temi economici, non entra in un dibattito che sa di stantio e di superato, mentre i veri problemi urgono e non si ha né la forza né il coraggio di affrontare l’indispensabile riforma di sistema. Il risultato è che la società civile si organizza in modo autonomo, sempre più distante da istituzioni logore e non più in grado di rispondere ai veri bisogni degli italiani, essendo mutato, e profondamente, lo stesso rapporto Stato-cittadini. Si assiste così a una progressiva privatizzazione del sociale che consente ai singoli e alla comunità naturali di rientrare in possesso delle scelte sulla qualità possibile della loro vita quotidiana senza essere vincolati a servizi pubblici  caratterizzati da un inaccettabile squilibrio tra imposizione fiscale, costi tariffari ed efficienza di quei servizi.
Si tratterà, dunque di ricostruire sulle macerie provocata dall’onda lunga della Prima Repubblica, la Seconda non essendo mai nata. Servirà una nuova classe dirigente, in parte da formare, in parte già esistente sul territorio con quelle “eccellenze” ignorate, volutamente, dai dirigenti locali degli attuali partiti. Una nuova classe dirigente che si colleghi con una parte dell’attuale sensibile al rinnovamento  sì da determinare un nuovo rinascimento nel nostro Paese. In questo un ruolo di primo piano potranno e dovranno svolgere i cattolici come ha ripetuto, anche d recente, Papa Ratzinger. Non sarà un compito facile,ma solo in una operante collaborazione tra cattolici e laici, tra gli eredi d Alcide De Gasperi e quelli di Adriano Olivetti, come indicato la Fondazione Comunità sarà possibile costruire il nuovo fondato su una discontinuità che costringa tutti a un reale rinascimento.
 

 

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