Editoriale – Elezioni sì o no? ogni giorno cambia il vento: ora è bonaccia

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di Sergio Bindi

Roma, 7 ottobre – Ora è tempo di bonaccia, i venti di guerra sembrano essersi un pò calmati, il guaio è che ogni giorno cambiano a seconda degli umori dei protagonisti della politica. Martedì il voto anticipate sembrava cosa fatta, oggi non più. Ha detto Silvio Berlusconi: “elezioni anticipate un guaio per il Paese”. E ha aggiunto: “non le ho mai invocate”. Sarà anche, ma certe sue precedenti dichiarazioni facevano pensare tutto il contrario, non si fidava affatto dei filiani il premier che, ora, li ritiene alleati fidati, per questo “si andrà a votare solo nel 2013”. Auguriamocelo, ma occorrono anche concreti fatti governativi, ossia l’avvio di quella stagione costituente accennata dal Cavaliere nel discorso alle Camere, quello che ha portato alla superfiducia in quanto a numeri.
Voglio dire che, ora, ci vogliono i provvedimenti, sì è iniziato oggi con il varo, in Consiglio dei Ministri, del decreto sul federalismo fiscale che qualche interrogativo pone in termini di equità territoriale. Vedremo, entro breve tempo, la consistenza delle altre misure annunciate, ad iniziare dal famoso  quoziente familiare.
Il nuovo corso del premier è, comunque, anche conseguenza del rischio di vedere un governo di transizione invece del voto anticipato, l’ha ammesso  esplicitamente Berlusconi messo sull’avviso dal senatore friulano Giuseppe Saro: “ guarda che al Senato, se rompi con Fini, molti sono disposti a sostenere nuove maggioranze. Molti miei colleghi, che fanno capo anche a partiti importanti del Pdl, non vogliono andare a votare e sono tentati da un governo di transizione che modifichi la legge elettorale”. “Il Foglio” ha addirittura quantificato in 15 i senatori di “incerta fedeltà”, mentre già si parlava di un accordo Fini-D’Alema-Montezemelo, Casini per il nuovo governo. Ho l’impressione che questa prospettiva abbia consigliato al Cavaliere di smentire la sua propensione a elezioni anticipate e ad ammettere l’esistenza di una terza gamba nel centrodestra.
Tempo politico al bello, dunque? E’ presto per dirlo perché i fattori di rischio rimangono ad iniziare dalla disponibilità dei finiani ad una nuova legge elettorale, negata da Pdl e Lega, per finire al delicato tema della giustizia. Il muovo Lodo Alfano, costituzionalmente fondato, richiede tempi lunghi e Berlusconi, per sottrarsi dai PM d’assalto ha bisogno, nell’attesa, di qualcosa di transitorio che lo metta al riparo di quelli che definisce magistrati di sinistra decisi a farlo fuori giudizialmente. I finiani, però, sono, sì, disposti a varare il Lodo, ma rifiutano di tornare sul processo breve o su leggi ritenute ad persona.  Sarà possibile trovare un compromesso o Fini si è ormai spinto troppo in direzione di un governo di transizione? Questo l’interrogativo di fondo. Se l’ex-leader di AN non gioca allo sfascio totale e non sin fa prendere dal desiderio di vendetta allora si potrà proseguire con il sistema di confronto trovato per la presidenza delle commissioni parlamentari: in mezz’ora di serena discussione tutto è andato a posto. Anche gli ex-colonnelli aennini, La Russa, Matteoli, Alemanno e Gasbarri, convocati dal premier, hanno garantito di evitare polemiche con gli ex-compagni di partito, pur se la questione del patrimonio di AN è sul tappeto e non contribuisce ad una vera pace.
Il presidente della Camera ha tutto l’interesse, in questa fase, a non rompere, evitando di presentarsi come un traditore del patto con gli elettori e concorrendo, invece, ad approvare provvedimenti importanti per i cittadini. Tutto questo dimostrando senso di responsabilità, rafforzando il suo movimento sul territorio e, attenuando gradatamente, quell’immagine non proprio positiva legata al famoso appartamento di Montecarlo. La spada di Damocle puntata su Berlusconi la tiene in mano lui. Fino a quando il Cavaliere lo sopporterà? Questo il vero problema.

 

 

 

 

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