FA CALDO – LASCIAMO STARE I MORTI

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All’ombra di un olivastro dove il calore emanato da “lucifero” è una cosa che sembra non riguardare la mia persona, trovo, lasciato da una bagnante distratta, un giornale di quelli che trattano gossip, a me non piacciono, ma mi incuriosisce una manchette, in prima di copertina con la scritta che sovrasta tre foto “c’è ancora di mezzo Mussolini”, sotto le immagini di Sgarbi, il Duce, Laura Boldrini la Presidenta, sotto ancora “ Sgarbi contro Boldrini”.

Credo sia comprensibile la mia curiosità, con il sole che picchia con i suoi circa 40 gradi, come potevo lasciarmi sfuggire un servizio così appettitevole? Impossibile. Il motivo del contendere la proposta di legge del piddino Fiano, anche lui preso dalle ondate di calore estivo e, forse, anche per deviare su argomenti più importanti sui problemi che attraversano il suo partito, ha pensato bene scaricare la tensione su un argomento molto caro ai sinistri e abbastanza sconosciuto alla massa dei più che tutto quel che sanno sull’Era, nella migliore delle ipotesi, è per sentito dire, a scuola neppure parlarne, capirai la storia moderna nasce con la resistenza, non quella che trovate nelle vecchie lampadine, quella vera, quella che ha sconfitto il fascismo con la partecipazione straordinaria degli eserciti alleati.

Ma, che dico? Siamo seri, qualcuno può dirmi dove ha imparato a conoscere cosa era il fascismo la presidenta della Camera dei Deputati? Cosa sono le vere opere nate in quel periodo e quale tipo di orticaria l’assale quando attraversa il quartiere dell’ EUR, costruito, come afferma Bruno Vespa, in appena quattro anni?

Effetti del calore estivo, buttiamo giù tutto quello costruito nel ventennio, Lo ha fatto Mussolini? Ma, visto che ci siamo, demoliamo il colosseo, quel che resta del foro romano, facciamo tabula rasa di Pompei, in fondo i governanti dell’epoca non è che fossero proprio democratici.

Trascuriamo per un momento ciò che dice la Signora Boldrini, anzi, mi scuso, la Onorevola Boldrini, che ci fa sapere che “I partigiani sono offesi dai monumenti del ventennio” alla cui affermazione mi sento di rispondere con un: “chi se ne frega”, il peggio arriva da un pseudo dirigente dell’Associazione Partigiani ANPI, certo Signor Carlo Ghezzi di anni 71, cioè, nato nel 1946, uscendo dal suo letargo, si è accorto solo oggi che “Nelle nostre strade ci sono ancora simboli del fascismo”. Bè, a lui dico, buongiorno, ben svegliato: nelle nostre strade ci sono pure simboli dei vari Vittorio Emanuele, del potere terreno dei Papi, del medioevo,  ed anche, come dicevamo prima delle varie fasi dell’Impero Romano. Certo, vi è pure lo Stadio dei Marmi e tante altre belle cose che a me e a tanti altri come me non disturbano affatto. Allora come la mettiamo?

Caro Signor Ghezzi, io non so come lei sia diventato “partigiano”, io sono nato dieci anni prima di lei e non posso certo vantare quel titolo, misteri della vita, posso però dirle che  quando correva l’epoca del partigianesimo, io vivevo a Roma con i miei genitori, l’unico ricordo che non ho mai dimenticato è la fame di quei giorni; la morte di una zia, sorella di mia madre, mitragliata mentre cercava di trovare un tozzo di pane per i nipoti; le assenze notturne di mio padre con mia madre che non ha mai protestato.

Ebbene, caro signor Ghezzi, solo dopo la morte di mio padre, curiosando fra le sue carte, mi è capitato tra le mani un cartoncino azzurro sul quale vi era scritto Comitato di Liberazione Nazionale ed il nome di mio padre. Chiesi a mia madre cosa significava quella tessera, Lei mi rispose: “Tuo padre non ha mai voluto che si sapesse, durante il periodo dell’occupazione tedesca a Roma, faceva parte di un gruppo partigiano addetto all’eventuale sminamento dei ponti sul Tevere, minati dai tedeschi, pronti a farli saltare, quando avessero lasciato la città. Non ve ne fu bisogno, i tedeschi hanno lasciato Roma senza neppure tentare di far brillare una mina, ma lui e tanti altri erano pronti ad intervenire”. 

Mai mio padre mi ha fatto cenno al fastidio che provava passando di fronte a Cinecittà e neppure quando attraversava le strade dell’EUR. Ma, Signor Ghezzi, di cosa stiamo parlando? Lei era, come si suol dire, nella mente di Dio. Dove sono quei partigiani infastiditi dai monumenti fascisti? Moltissimi sono passati a miglior vita senza schifarsi di certe bellezze che, a differenza delle opere di oggi, ancora reggono con onore. Cosa devo dire di quella specie di ponte trappola fatta a Venezia dove bisogna stare ben attenti ad attraversarlo rischiando un femore, se tutto va bene, oppure vogliamo parlare di quei ponti o cavalcavia che neppure giunti al collaudo già crollano? O, sarà meglio far saltare tutta la bonifica pontina, assieme a tutte le altre fatte in quel brutto periodo? Forse, a lei e a chi la pensa nello stesso modo, bisognerebbe ricordare, o almeno mettere a conoscenza, che gli americani con il Piano Marshall hanno bonificato le nostre acque paludose e non, con il DDT, quel signore che è stato messo con la testa in giù da alcuni “valorosi”, aveva bonificato raccogliendo l’acqua paludosa in canali e rendendo allo stesso tempo i terreni, fertili.

Signora Presidenta, Signor Ghezzi, riflettete. Grazie

Giuseppe Tusacciu