Francia: Un’analisi stravolgente

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Emmanuel Macron ,il più giovane Presidente non solo della Francia ma del Mondo,  39 anni appena, il coraggio di presentarsi  come  il super-europeista. Dimostrarsi soddisfatto è solo una maschera, il suo deve definirsi un ‘Voto-contro’ perché  il 40% di suffragi in più, rispetto al primo turno, gli sono venuti non per adesione convinta dai repubblicani, dai socialisti  e persino da qualche estremista di sinistra, ma per bloccare  la Le Pen, anch’essa privilegiata di un 12% in più da chi non voleva vedere all’Eliseo  Macron,l’”uomo delle banche”. Aggiungete che  l’affluenza alle urne è stata la più bassa da quarant’anni (12 milioni e passa gli astenuti) e le schede annullate sono state  ben 4,2 milioni, ossia  quasi un francese su tre non ha voluto scegliere ne il fondatore del Movimento “En Marche”, né la leader del Fronte Nazionale, che ora cambierà anche nome.

Esultano, comunque, gli europeisti per lo scampato pericolo, applaudono i vertici dell’Unione Europea che registrano con grande soddisfazione il risultato francese dopo quello olandese, mentre tranquillizzano i sondaggi tedeschi che vedono la Merkel distanziare il suo rivale socialdemocratico anche lui, tuttavia,europeista, essendo stato anche presidente dell’Euro Parlamento. In sostanza, s’attenua il vento dei populisti-sovranisti   che sembrava impetuoso e tale da travolgere  un’Europa che, indubbiamente, deve cambiare impostazione e marcia alle sue strutture comunitarie. Qualche conseguenza la vedremo anche in casa nostra , ove il Pd renziano è in ripresa, avendo superato nei sondaggi i 5Stelle, mentre   Salvini e  la Meloni  non possono gioire  con il primo che, avendo uno stretto rapporto con la Le Pen, difficilmente potrà imporre le sue condizioni ad un Berlusconi   che (come Renzi) ha sostenuto Macron ed ha portato il suo Tajani alla presidenza dell’europarlamento. La lezione francese, in sostanza, dovrà indurre i sovranisti italiani a più miti consigli ,specialmente ora che proporre l’uscita dall’UE appare ancor più una follia.

Certo, per il neo-presidente francese (che come un suo predecessore Pompidou viene dal mondo bancario dei Rothschild  e che ha doppiato, in voti la Le Pen: 20 milioni e passa contro 10 e passa) deve, a giugno (11-18), affrontare una prima dura sfida: le elezioni legislative  fondamentali per  dare la maggioranza ad un nuovo governo. Già ha detto che non farà accordi con i due maggiori partiti tradizionali, ma attingere singoli esponenti dalle loro fila. Il primo passo  potrebbe essere un governo diciamo quasi di prova anche per cercare di sfruttare il vento a favore, sulla spinta di tanti giovani entusiasti di un movimento politico fuori dai vecchi schemi,  per  ottenere una forte rappresentanza nell’Assemblea Nazionale. Fatto, questo, per la verità non facile perché  nei 577 collegi elettorali  c’è la presenza di notabili locali, di gran parte degli uscenti repubblicani e socialisti   con  vari candidati per un seggio  sì  che  solo in parte si ha un vincitore al primo turno ed al secondo entrano in gioco accordi  tra partiti, quelli radicati sul territorio ed un movimento può avere una percentuale mettiamo del 24%, come quella ottenuta al primo turno delle presidenziali da Macron e, poi   avere una rappresentanza parlamentare  molto più bassa  com’è accaduto, nelle ultime legislative, al Front Nazional . Su questo, ad esempio, conta Mèlenchon  con la sua estrema sinistra capace in qualche collegio di fare accordi con i socialisti  che, a loro volta, potrebbero intendersi con i repubblicani  in altre zone  e non c’è da escludere qualche caso di  desistenza degli ex-gollisti con lepenisti  meno estremisti.

Pare quasi un gioco a scacchi  anche perché  emergono, ovviamente, anche interessi personali  e, nei partiti tradizionali, anche la volontà di indebolire Macron  che senza una maggioranza parlamentare dovrebbe fatalmente fare accordi governativi  che gli impedirebbero, innanzitutto, di portare avanti il  programma illustrato agli elettori   e, poi, di correre il rischio di ricatti, di trabocchetti, di crisi  improvvise.

Già il neo-presidente francese si trova con un   paese fortemente diviso  se considerate il Front Nazional, l’estrema sinistra, che già organizza manifestazioni contro, ed  un cittadino su tre che non  ha compiuto alcuna scelta. Sì, è vero, Macron ha preso oltre 20 milioni di voti, ma sono, comunque, meno della metà degli aventi diritto , ossia 47 milioni (45,6 in patria, oltre 1 milione all’estero)  e di quei 20 milioni non pochi erano “contro”, cioè conto la Le Pen e non un’adesione a “En Marche”  come hanno detto chiaramente  alcuni  intellettuali   ed hanno sottolineato  molti mass media.

L’Europa, dunque, è salva , ma la Francia ?