Gli errori della Rai e del Pdl sui talk show

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di Sergio Bindi

Roma, 23 marzo – Hanno ripetuto lo stesso grave errore  commesso agli inizi della programmazione  di alcune trasmissioni diciamo egemonizzate dalla sinistra. Allora il direttore generale della Rai Masi  tenne in sospeso Santoro, Floris, la Dandini e Fazio. E ne fece dei martiri dell’informazione. Pareva addirittura che non volesse rimare il contratto a taluni collaboratori. Fino a pochi giorni della messa in onda non si sapeva cosa potesse accadere e la polemica fu al calor bianco con accuse ai presunti mandanti del dg Rai. Che, poi, firmò tutto, nessuno rimase a casa, tutto riprese come in passato. Allora perché quel tira e molla, quel sapore di censura che veniva avvertito anche dai moderati?
Il risultato fu tutto a scapito del centrodestra, diciamo la verità, almeno sul piano dell’immagine e i conduttori, a  mio avviso già prevenuti, ancor più “incarogniti”.
La storia s’è ripetuta in vista delle elezioni regionali con la decisione, a maggioranza, della Commissione Parlamentare di vigilanza  che ha proibito i talk show in periodo elettorale, ma solo per la Rai, non avendo competenza sui privati. I dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo si sono subito adeguati anche se il Tar  del Lazio ha dato ragione a chi aveva ricorso. Masi e il cda Rai avevano, quindi, l’occasione per tornare sulle loro decisioni, tanti saluti alla Commissione parlamentare. Invece no, nulla da fare, cancellati i talk show, compreso quello di Bruno Vespa. Che s’è adeguato, ma gli altri hanno reagito duramente, hanno continuato a fare i loro programmi su Tv private, su internet, ovunque fosse possibile e giovedì prossimo ci sarà il supershow a Bologna, organizzato da Santoro, ma ci sarà anche Floris , il tutto in onda su “Repubblica.it, Sky e Current, la tv di Al Gore. Bob ci saranno, certo, ascolti milionari, ma alla vigilia delle regionali è un tentativo per portare acqua al centrosinistra.
Intendiamoci, credo abbiano ragione quegli esperti secondo i quali la trasmissioni di un Santoro o di un Floris non spostano nemmeno un voto. Anzi ho l’impressione che, se fossero andate regolarmente in onda, avrebbero convinto possibili assenteismo di andare a votare per il centrodestra  perché la faziosità convince chi è già convinto e fa perdere gli incerti.
Comunque, che abolire quelle trasmissioni sia stato un errore è dimostrato anche al fatto che la Dandini e Fazio hanno giocato pesante. La prima ha rimandato in onda un’intervista nella quale Scalari se la prendeva con Silvio Berlusconi  e ha offerto un colloquio in diretta con Michele Santoro, quasi un comizio il suo. Il secondo ha ospitato a “che tempo fa” Giovanni Floris, facendogli da spalla. Tutto un sorriso, un ammiccare l’intervista  con il conduttore di Ballarò  che faceva l’angioletto, lui fa solo il giornalista, affronta un problema e chiama in causa destra e sinistra per avere la loro opinione. Ad ascoltarlo con quell’aria da finto ingenuo, da bravo ragazzo ben diverso da Santoro, del quale non condivide molte cose, c’era quasi da credergli se non vi fosse stata l’esperienza di aver visto numerose puntate della sua trasmissione. Primo:  la scelta degli ospiti non è mai equilibrata, tutta a vantaggio dell’opposizione sia come numero sia come personalità degli invitati. Secondo:  la faziosità nel porre i problemi considerati quasi sempre da un’angolatura di sinistra  e introdotti, sempre, dal bravo comico Crozza, notoriamente vicino agli ex- diesse. Terzo: la tecnica di interrompere, anche all’inizio dell’intervento, l’esponente del centrodestra o, comunque, chi non è in linea con l’impostazione di sinistra del problema.  Aggiungete le battute , il sorrisetto a metà guarda sempre nella stessa direzione ed avrete il quadro di quel che avviene a Ballarò. Che, certo, ha un conduttore meno aggressivo di un Santoro, ma forse più maligno nei confronti di quel potere cattivo, che nell’intervista con Fazio, è”fragile perché elimina il confronto”. E chi sia quel potere è facilmente intuibile: Silvio Berlusconi.
Floris, lì a “ che tempo fa”  s’è posto il problema di cosa sia un servizio pubblico e, in particolare, quello radiotelevisivo. A suo avviso dev’essere “serio, severo, rigoroso”, capace di “dare voce alla società senza preconcetti. E lui fa così, “io – dice – faccio il giornalista, non il politico, qui in Italia è tutto politica, come succede a Cuba. Ora paragonare l’Italia a Cuba, dove c’è una dittatura che manda in galera gli oppositori,  mi sembra sia la dimostrazione di avere un grave preconcetto verso il “potere” attuale, non  vi pare. Ed è la riprova che Giovanni Floris sarà anche un bravo giornalista, ma di parte. Nonostante tutta la prosopopea di frasi  sperate ad effetto e in  verità  scontate. No, nemmeno lui, come Santoro, riesce a spostare un voto, anzi lo fa guadagnare al centrodestra perché la faziosità, mascherata o no, non riesce a far comprendere la verità ai telespettatori. Accadeva anche nella prima Repubblica con “Radio Belva”, come chiamavano il Gr2 diretto da Gustavo Selva. Che, spesso, attaccava anche democristiani non graditi con il risultato di convincere coloro che erano già profondamente convinti e di far scappare chi qualche dubbio l’aveva.
Per tutto questo Pdl, i consiglieri e il Dg della Rai hanno commesso un grave errore nel proibire i talk show sotto le elezioni. La censura non è mai un buon affare e, questa volta, è addirittura a scapito di chi l’ha promossa.

 

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