IL CERCHIO MAGICO DI MATTEO RENZI

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E’ sempre più solo Matteo Renzi , a parte il “cerchio magico che lo contorno, un “cerchio” che non funziona più anche per Silvio Berlusconi, unito al premier da quel Patto del Nazareno oggetto di tante contestazioni e proiettato sul voto anticipato. Probabilmente con un breve rinvio ad aprile rispetto al concordato 22 febbraio perché Napolitano non se la sente di sciogliere lui le Camere e sta preparando le dimissioni, riservatamente comunicate a Papa Francesco e, dunque, si dovrà prioritariamente eleggere il nuovo Capo dello Stato. E non sarà semplice perché in Parlamento c’è sempre lo spettro dei franchi tiratori ed ora anche la realtà dell’opposizione dem, quei 40 deputati Pd contrari al Jobs Act sono usciti allo scoperto , avrà il governo la maggioranza al Senato visto che non ci sarà quello che poteva essere il soccorso di Forza Italia? Renzi ritiene di sì, ma da qualche tempo pare che faccia conti sbagliati: prima sottovaluta il forte astensionismo in Emilia Romagna e in Calabria con i 700 mila voti persi dal suo partito; poi fa dell’ironia sui suoi deputati che non hanno votato la riforma dl lavoro, mentre un’altra parte della sinistra dem ha detto sì obtorto collo, cioè per responsabilità -come dice Bersani– nei confronti della Ditta, come lui definisce il partito con un, forse, inconscio, richiamo ai tempi del Pci

Voglio dire che il governo rischia al Senato sul Jobs Act e, probabilmente, ancor più sulla legge di stabilità, mentre la spaccatura nel Pd è sempre più evidente e la scissione non è da escludere con la costituzione di un nuovo partito della sinistra che conglobi anche Sel. Ad essere maligni si può anche dire che questo è quel che Renzi vuole anche perché era il suo obiettivo ed ora si sono aggiunte l’esplosiva situazione sociale del Paese e le critiche, sempre più vaste all’azione del governo. Se fossimo nella prima republica oserei dire che questo governo è ormai cotto.

Fa, ad esempio, impressione assistere alle trasmissioni televisive di politica e vedere il vero e proprio assalto verbale che gli ospiti portano agli esponenti del Pd, sempre più in difficoltà, lì a ripetere la lezioncina quasi imparata a memoria di un governo che sta facendo bene risolve i problemi, abbassa le tasse, come ha fatto ieri sera a Ballarò una giovane parlamentare europea molto presente in Tv, prendendosi le ironiche repliche della Camusso. la furia verbale di un noto economista e l’irata reazione di Freccero, big televisivo. Se, poi, andavate su La7, dove si svolgeva un altro confronto condotto dall’ex di Ballarò, Floris, la musica era la stessa con le contorsioni dialettiche di una neo-sottosegretaria per cercar di replicare alla pioggia di critiche

Lo stesso avviene in altre trasmissioni e gli editoriali dei grandi quotidiani nazionali rispecchiano questi umori non certo favorevoli al governo che, da giugno, ha perso ben 20 punti di gradimento da parte degli italiani. Se aggiungete le dure prese di posizioni dei sindacati, gli scioperi a getto continuo, il crescente malessere delle forze di polizia, l’ostilità dei magistrati e dell’alta burocrazia, i dati negativi dell’Istat per varie voci fondamentali per l’economia, le vere e proprie rivolte che serpeggiano nelle periferie della grandi città, la reazione di varie categorie e via dicendo avrete il quadro della solitudine di Matteo Renzi che, pure, tante speranze aveva suscitato e nei confronti del quale mi pare ingeneroso addossare tutta la responsabilità dell’attuale situazione.

Errori, però, ne ha commessi ad iniziare dal rifiuto di dialogare con i sindacati come fossero un inutile retaggio del passato, l’ironia portata all’eccesso nei confronti di chi non la pensa come lui e la costante sottovalutazione delle difficoltà oggettive che esistono con una crisi di non facile soluzione e, questo, per l’editorialista del “Corriere” Polito è l’errore più grave. Forse farebbe bene Renzi a uscire un po’ dal suo cerchio magico, da chi gli dice sei bello, sei bravo e da improvvisati esperti economici che gli suggeriscono soluzioni errate come i famosi 80 euro. I quali sono un cavallo di battaglia dei renziani, dimenticando che quegli 8 miliardi era meglio darli alle pensioni minime, agli incapienti e, oltretutto, valutando il reddito familiare per evitare, com’è avvenuto in vari casi, che i soldi sono andati ad un coniuge, mentre l’altro aveva un reddito alto.

Probabilmente, Renzi non si preoccupa affatto della sua solitudine, anzi ho l’impressione gli piaccia secondo la formula che un famoso radiocronista disse per Fausto Coppi “un uomo solo al comando”. Renzi, però, è fiorentino e farebbe bene a ricordare il suo conterraneo Gino Bartali, quello dello “è tutto da rifare”, ad iniziare da un atteggiamento di totale disprezzo nei confronti di chi non la pensa come lui.