INTERCETTAZIONI: RISPETTIAMO LA DIGNITA’ DELLE PERSONE

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Da qualche giorno vedo su face book un proliferare di comunicati, stralci di articoli, note rimbalzate, inviti a condividere sulla proposta di legge sulle intercettazioni, quella che ormai in uso comune, chiamano “legge bavaglio”. Il fatto che se parli tanto è la maggior dimostrazione che non esiste bavaglio e che noi italiani non ce lo faremo mai mettere. Totalmente non vi era riuscito neppure il famigerato Duce, figuriamoci oggi. Questa è la migliore dimostrazione che non esiste ne bavaglio, ne museruole: ognuno può scrivere a ruota libera tutto ciò che vuole.

E’ giusto tutto questo? La domanda la pongo a me ma mi piacerebbe sentire anche altri, coloro che si prestano alle ‘campagne in rete’. Mi piacerebbe sapere cosa pensano in proposito se certe attenzioni fossero rivolte verso la loro persona.

Personalmente dovrei sentirmi danneggiato da questo provvedimento legislativo, non fosse altro che per il sostegno dovuto alla categoria cui appartengo, l’Ordine dei Giornalisti. No, non mi sento affatto danneggiato anche se questo sembra limitare il diritto di cronaca. A monte di quel ‘diritto’ ricordo che esiste un codice deontologico che molti, tanti hanno dimenticato. Le intercettazioni, lo dico con convinzione, sono uno strumento impagabile,impareggiabile per le indagini, soprattutto per quelle rivolte verso la criminalità organizzata: ma, pariamoci chiaro, avete mai letto  o sentito sui mezzi di comunicazione telefonate di Provenzano o di qualche boss della camorra o della indrina? E se anche, hanno mai destato interesse? Al pubblico che si indigna piacciono più quelle lunghe conversazioni che intercorrono tra la signorina tal dei tali con la escort pinco pallino, che si raccontano le impressioni, e non solo, del tizio politico, dei suoi comportamenti privati, delle prestazioni. Be, a me queste cose non interessano ne sul piano professionale e tanto meno su quello professionale, perché questa non è cronaca, è abuso. A me, conoscere la vigoria o le tendenze di questo o quel politco o personaggio sia pure pubblico, non è mai interessato, così come non mi interessa se qualcuno preferisce il telefono al letto, sia esso Belusconi o qualsiasi uomo o donna comune. Quelle intercettazioni, quelle di cui si sta parlando, che hanno richiamato il caso sino a dover ricorrere ad una regolamentazione, sono ben altro, sono quello che a casa mia si chiama ‘abuso’. Il problema si è posto perché questo tipo di malcostume nasce da una pseudo fuga di notizie di alcune Procure. Se le stesse intercettazioni provenissero da una fonte privata, allora non ci sarebbe problema, sarebbe già reato  e quindi, perseguibile.

Scrive il Prof. Ruben Razzante, cattolico, docente di Diritto delle comunicazioni per le imprese e i media e di Diritto dell’informazione dell’Università Cattolica, autore di un Manuale di diritto dell’informazione e della comunicazione: “…sono convinto che alcune procure abbiano sicuramente esagerato e che la pubblicazione di certi contenuti sui giornali rappresentino una grave violazione della privacy”. “I diritti da contemperare sono essenzialmente tre: il diritto-dovere del giudice di svolgere le indagini e raccogliere le prove; il diritto del giornalista di pubblicare notizie di interesse pubblico; il diritto delle persone al rispetto e alla tutela dei loro dati personali e sensibili”. Il punto di equilibrio tra questi tre diritti, secondo il Prof. Razzante è: “Il rispetto della dignità umana. Del resto, anche il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha sottolineato gli abusi che si sono verificati negli ultimi tempi. Concordo con questa analisi sottolineando il corto circuito che si è verificato tra certa informazione e certa magistratura, nel diffondere i contenuti delle intercettazioni”. Conclude: “ Credo però che la spettacolarizzazione dei contenuti delle conversazioni sia altamente lesivo dell’onore e della reputazione delle persone coinvolte. Per uscire dal corto circuito bisogna prevedere la possibilità di pubblicare le intercettazioni dopo l’udienza filtro che è una buona soluzione di compromesso, in attesa della più generale riforma della giustizia che, si spera, accorci i tempi dei processi, evitando così quelli mediatici”.

Alle considerazione del Prof. Razzante, vorrei aggiungere un altro aspetto: la spesa. L’abuso che si è fatto di questo mezzo e i costi che ne sono derivati. Credo non sia da sottovalutare l’onore di spesa che può essere stabilito per libero arbitrio da un solo uomo che non dovrà comunque rendere conto ad alcuno, qualsiasi sia il risultato.

Parliamo molto di caste e del loro costo; parliamo dei costi della politica, e di questi cosa vogliamo dire? Che è giusto magari togliere qualcosa al sociale in favore delle intercettazioni? A me questo non piace.

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