La nuova metamorfosi: si torna al renzi.1?

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Non vorrei correre il rischio di sopravvalutarlo, certo, di Renzi si può dire che sia presuntuoso, che parli troppo, nessuno può pensare che sia sciocco.

Più di qualcuno sostiene che, più che eserci, ci fa.  Le sue metamorfosi, infatti, sembrano stupefacenti con cambiamenti improvvisi di rotta, a livello politico. E se fosse tutto studiato per arrivare alla situazione odierna, nella quale addossa la responsabilità della sconfitta nei ballottaggi comunali alla sinistra interna e dice che l’Italia è un paese di moderati e si vince al centro, sconfessando, quindi, le sue precedenti svolte a capo dei dem e spaccando ancor più il partito ? Tutto questo, in effetti lo sta dicendo quando sostiene che ora è arrivato il momento di tornare al Renzi.1, cioè, al Renzi rottamatore.
Ho sempre ritenuto che la sua mission, sostenuta anche da sponsor internazionali, in particolare d’Oltreoceano, fosse proprio quella di mettere all’angolo gli ex-comunisti-ex-diesse, costringendoli a lasciare il Pd, per costruire un grande partito di centro, appunto il Partito della Nazione, come concordato alla base del famoso Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi. Ora mi pare probabile che riesca a raggiungere quell’obiettivo, se supera questo momento che definisce “difficile”. Resta da vedere se le metamorfosi politiche siano state realmente volute o dovute ad interventi degli sponsor per errori che l’ex-sindaco di Firenze stava facendo. Il risultato, comunque, è che quegli sponsor stanno ottenendo quel che volevano anche se stanno, invano, ricercando un’alternativa all’attuale premier (anche Alfio Marchini s’è defilato).Converrà, comunque, vedere, in rapida sintesi, i cambiamenti politici avvenuti con queste metamorfosi, partendo dal giovanissimo brillante dc Renzi nella “rossa” Toscana, con il padre segretario della DC nel natìo paesino.
Ammirava La Pira e Fanfani, ossia l’utopia profetica del primo e il decisionismo del secondo. Lo scioglimento della Democrazia Cristiana lo fece transitare nel Partito Popolare, dove rimase dopo la scissione operata dal segretario politico Buttiglione che creò il Cdu alla tedesca. Si ritrovò, così, nel centrosinistra di una seconda Repubblica, in realtà mai nata, e percorse, presto, le scale del potere divenendo presidente della Provincia di Firenze. Seguì, poi, i popolari anche nel Pd e da lì quello che appariva un azzardo: la corsa alle primarie per la candidatura a sindaco di Firenze. Si dava per scontato, dati i rapporti di forza, che spuntasse un diesse, invece vinse a sorpresa lui, grazie al soccorso cattolico e del forzista Verdini, suo grande amico. L’ascesa a Palazzo Vecchio fu consequenziale anche perché Forza Italia gli oppose Galli, ex-portiere della nazionale di calcio, amico di Renzi e con un grande handicap per i fiorentini: è pisano e lasciò la Fiorentina per andare al Milan.
Da sindaco Mattei iniziò la scalata nazionale, assumendo le vesti di rottamatore e innovatore, oltre ad alimentare il suo appeal con le riunioni della Leopolda, ben frequentate. Così nel 2012 si candida nelle primarie per segretario dei dem, ben sapendo che avrebbe vinto Pier Luigi Bersani, ma che, con un buon risultato, avrebbe posto salde basi per il prossimo futuro. Il 35,5% ottenuto (Bersani ebbe il 44,9%) fu, infatti, clamoroso tantoché Iachino parlò di “terremoto positivo”.Nelle “politiche” dell’anno dopo la presunta macchina da guerra della sinistra, che tutti i sondaggi ritenevano vincente, prevalse alla Camera per un soffio sul centrodestra (29.55% contro il 29.18% con i grillini al 25.54%), ma non ottenne la maggioranza al Senato. Bersani provò a formare il governo, cercando di convincere Grillo ad appoggiarlo. Fu tutto inutile, allora non solo passò la mano ad Enrico Letta, ma si dimise anche da segretario del Pd. Letta, come noto, formò un governo d’emergenza con Forza Italia in maggioranza, mentre venivano indette le primarie per segretario dem. Questa volta Renzi vinse senza avere veri avversari e iniziò una sottile battaglia conto il governo, indebolito anche dall’uscita dalla maggioranza di Forza Italia e tenuto in vita dagli scissionisti di Alfano. Qualcuno, maligno, sostiene- ed io concordo – che fu siglato allora il Patto del Nazareno, consentendo a Renzi sia l’assalto finale a Letta, sostituendolo a Palazzo Chigi, sia la riabilitazione politica, con l’annuncio del Patto, di Silvio Berlusconi, condannato ingiustamente ed altrettanto ingiustamente estromesso dal Senato.
Da premier Renzi sapeva benissimo di avere contraria la sinistra dem, in maggioranza alla Camera. Con una prima operazione cooptò i “giovani turchi”, portando al governo Orlando e alla presidenza del partito Orfini, dopo le dimissioni di Cuperlo; poi, rinnegando il suo passato, portò, a differenza di Bersani, il Pd in quella che con enfasi definì la “grande famiglia socialista”. Come se non bastasse e sempre per cercare di tranquillizzare la sua sinistra, disse che chi votava Pd non sarebbe “morto democristiano”. A completare il quadro la presunta rottura con Berlusconi per la scelta di Mattarella al Quirinale e le ripetute foto che lo ritraggono sorridente, mentre abbraccia il presidente francese, il socialista Hollande, sempre più in crisi in patria, o il presidente del Parlamento Europeo, il socialista tedesco Schulz.
Gli oppositori dem, però, non si sono fatti incantare da tutto questo, guardando gli atti di un governo che ha pochissimo di sinistra e, oltre tutto, ha l’appoggio determinante di Scelta Civica (in parte assorbita nel Pd) e del Nuovo Centro Destra di Alfano, alle prese con un senatore e un sottosegretario inquisiti.
Così, ecco la nuova metamorfosi renziana, con il ritorno ai vecchi amori politici, la constatazione che le elezioni si vincono al centro e l’affermazione che, dopo il Renzi 2 mediatore, si torna al Renzi 1, rottamatore, innovatore.
Fin qui la ricostruzione. E se fosse tutta una strategia per giungere alla situazione odierna? E se il Patto del Nazareno funzionasse ancora e non tanto per le riforme ?
Per certi venticelli nordamericani sarebbe così. Per altre fonti d’oltre-oceano no e Renzi si troverebbe in grossa difficoltà con i suoi sponsor .Vedremo presto chi ha ragione. Di certo è che, nell’attesa, il nostro premier dovrebbe far la voce grossa a Bruxelles non solo per i rifugiati, ma anche per l’atteggiamento nei confronti della Russia. Insistere nelle sanzioni è un clamoroso errore, l’Ue ha già perso 100 miliardi di euro, non una bazzecola, mentre Putin si muove a tutto campo e rischiamo di trovarci con una flotta russa al Pireo. Sì, perché i big europei hanno messo all’angolo la Grecia che potrà difendersi con il gas ed i soldi venuti da Mosca in cambio del passaggio, sul suo territorio, del gasdotto che preme tanto a Gazstrom.