La sfida di Renzi

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In questi ultimi giorni si è acuita l’opposizione a Renzi. Sono usciti allo scoperto gli oppositori  di Matteo Renzi nel Pd e gli alfaniani sempre più preoccupati dell’intesa premier-ex-Cavaliere, auspice Verdini. I primi hanno fatto scendere in campo anche i grossi calibri tipo Bersani e D’Alema; i secondi hanno posto dei quasi diktat su articolo 18 , altri temi economici e giustizia, creando problemi al governo oltre a lanciare una federazione parlamentare tra Ncd, Udc, Popolari per l’Italia e Scelta Civica, quest’ultima , per la verità, scettica sull’iniziativa.  

L’accusa, ora, sarà d’essere un populista della peggiore specie , un demagogo che, per il momento, raccoglie, sì, consensi (è salito al 64 % di gradimento), ma le sue sono solo promesse a vuoto e, quindi, “farà il botto”. Tutto, ovviamente, può essere in politica soprattutto se si ascoltano le “vocine” maligne, secondo le quali il premier porta avanti un disegno di distruzione del sistema suggerito dall’esterno, da imprecisati “poteri forti”che starebbero manovrando.l’ex-sindaco di Firenze. Certo la sfida che sta portando avanti non è facile , ma i suoi critici,ad iniziare da quelli del suo stesso partito che lo considerano un corpo estraneo, quasi un infiltrato, un Berlusconi giovane, sono, alla fine, loro che rischiano grosso.

Il sondaggio pubblicato ieri, a tutta pagina , del Corriere della Sera lo dimostra. La maggioranza degli italiani, appunto il 64%, ha fiducia nel premier, ma non approva i provvedimenti del governo- Pare una contraddizi9ne, ma gli analisti mettono in risalto che la responsabilità di misure insoddisfacenti viene imputata alla burocrazia, a chi detiene rendite di posizioni e privilegi, a tutti coloro, in sostanza, che ostacolano il rinnovamento e il cambiamento renziano.

Ho l’impressione, quindi, che Renzi , anche quando sembra in difficoltà come nel caso degli statali (ma si troverà un’intesa per militari e forze dell’ordine), in realtà giochi sul velluto. Non a caso evita d’andare a Cernobbio dall’annuale grande riunione economica e va ad inaugurare un’industria di rubinetteria (“io sto qui con gli operai,là c’è un convegno in un hotel a 5 stelle”) perché non vuol stare con i famosi “salotti buoni” In questo trova il totale consenso anche del presidente degli industriali Squinzi (patron della Mapei) che è lì al suo fianco .E dice “a Cernobbio non mi hanno mai visto e mai mi vedranno, Cernobbio è una fiera della verità, io sono abituato a stare in fabbrica”

Proprio in mezzo agli operai il premier rincara lo dose: “noi andiamo avanti cattivi e determinati. Io accetto le critiche, ma preferisco quelle della gente, non quelle dei soliti noti che stanno lì da trent’anni e non ne azzeccano una.” Ce n’è per tutti, quindi, economisti e sinistra Pd compresa, quella sinistra che ha rialzato le testa con D’Alema e Bersani , ai quali s’è aggiunta la Bindi che se l’è presa con le ministre promosse al governo solo perché sono giovani e belle.E lui, il segretario dem, ironizza: ”D’Alema e Bersani attaccano? Che posso volere di più? Mancava la Bindi, ora c’è anche lei”. Poi l’affondo finale: “Per fortuna vedo che tra la gente il sentimento nei miei confronti è ancora positivo.Non perché mi amino, ma perché vedono che io nell’Italia ci credo davvero”. Ed è un’Italia che vuole cambiare, come ha detto ieri concludendo la Festa dell’Unità a Bologna: “cambieremo il Paese, io non mi fermo” E tanto per chiarire ha annunziato che farà una segreteria unitaria: chi vuol starci, benvenuto, chi non ne vuol sapere tanti saluti.

Il messaggio renziano è chiaro rivolto ai suoi oppositori interni,ma anche al Nuovo Centro Destra, sempre più inquieto: la gente sta con me, se mi ostacolate, se mi tendete tranelli in Parlamento, se mi impedirete di fare le riforme salta tutto. Un modo elegante per dire che si va elezioni anticipate con Renzi che farà pulizia (“pulizia etnica” la chiama il lettiano Francesco Boccia) nel partito e si rivolgerà agli italiani per chiedere voti a favore del vero cambiamento, quel 64% degli italiani che oggi ha fiducia in lui sono incoraggianti e,comunque, dopo le elezioni ci può sempre essere il soccorso-Berlusconi.

Giorgio Napolitano, si sa, è contrario ad elezioni anticipate che il premier non scartava per ottobre, ricevendone un netto no, ma se il governo andasse sotto in Parlamento, mettiamo su un provvedimento per l’economia? Difficilmente potrebbe esserci un governo di transizione Amato, fatto balenare in passato. E non mi pare senza significato il vero e proprio panegirico che Renzi ha fatto, a Bologna, del Capo dello Stato, scatenando un uragano d’applausi e qualche lacrimuccia allo stesso Bersani.