L’INCARICO A LETTA HA EVITATO DI BRUCIARE RENZI

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“E’ una responsabilità che sento forte sulle mie spalle. E se posso permettermi, la sento più forte e pesante della mia capacità di reggerla”. “Ma mi metto con grande determinazione al lavoro perché penso che il paese abbia bisogno di risposte. Gli italiani non ne possono più di giochi e giochetti della politica, vogliono risposte, io mi metto davanti a loro con grande umiltà e senso dei miei limiti con una responsabilità che mi onora”. Con queste parole Enrico Letta ha comunicato di aver accettato con riserva l’incarico di formare un nuovo governo ricevuto da Giorgio Napolitano.

La sensazione che se ne trae dalle parole del Presidente incaricato è che l’incarico che gli è stato affidato sia come il dover bere un bicchiere di olio di ricino in uno momento di grave stipsi, sarebbe come dire: “non mi piace ma devo”.

Tutto sembra scorrere liscio come se tutto fosse predisposto solo che per arrivare a questo c’è voluto più tempo di quanto il Paese se ne potesse permettere. C’è voluta la svolta che portasse all’esecuzione di Bersani che, certamente non era amato da quegli ambienti internazionali che hanno il potere di decidere anche in casa d’altri: e, secondo me si tratta sempre della stessa regia, la solita, quella, cioè, che ha portato alla rielezione di Napolitano al Quirinale. Così l’incarico di formare il nuovo governo è andato ad Enrico Letta, da tempo lontano dai suoi trascorsi  con l’Arel e con Prodi, voglio dire non più allineato su posizioni che non piacciono agli americani. Inoltre, era il meno esposto all’interno di un Pd, dove ormai si assiste quasi ad una guerra per bande e le scissioni sono dietro l’angolo.

In sostanza, Letta, per il quale ha anche pesato d’esser nipote del più famoso Gianni, braccio destro del Cavaliere, offriva maggiori garanzie di avere la fiducia, quella del voto palese,  da parte dei suoi compagni democratici e non essere impallinato dai franchi tiratori al primo voto segreto. Per questo, Berlusconi gli ha dato il “via”, preferendolo addirittura ad Amato in testa alle scelte anche di Napolitano.

Così si spiega  il suo “no” a Matteo Renzi, dopo una prima entusiastica adesione di molti esponenti Pdl, con in testa Bondi, perché la regìa d’oltreoceano non voleva correre il rischio di bruciare il sindaco di Firenze e, forse, non era, inoltre, ancora pronta alla svolta che una tale situazione avrebbe provocato. Ho l’impressione che non si sia definitivamente individuata la nuova classe dirigente che dovrebbe accompagnare Renzi e il movimento politico-sociale che la comprenda. La scelta di Letta, con buona pace di Alfano che continua a non comprendere bene la situazione, rilasciando dichiarazioni improvvide che, evidentemente non ha concordato con il Cavaliere, in viaggio per Dallas, non è per un governo di lunga durata, ma per una tregua che consenta di affrontare l’emergenza.

Mi pare una mistificazione quella di dare per scontato che il “no” di Berlusconi dipenda dal timore che Renzi a Palazzo Chigi porti via consensi ad un Pdl in grande spolvero, con anche 8-10 punti di vantaggio su un Pd  in crisi. Se fosse vero, pensate davvero che si sarebbe andati, come voleva Obama (credo di averlo scritto in tempi non sospetti), alla rielezione di Giorgio Napolitano? Che il sindaco di Firenze goda di molte simpatie a Washington ed abbia anche il sostegno di un big della General Electric come Fresco è fatto noto . Che il Cavaliere goda di eccellenti relazioni con i presidenti Usa, non a caso è in volo per Dallas per andare ad una manifestazione dai suoi amici Bush, dove troverà Obama, Clinton, Blair  e Aznar.

Ora è possibile che proprio il filo-americano Berlusconi, probabilmente convinto a scendere di nuovo  in campo degli yankees per bloccare Bersani, abbia voluto stoppare un personaggio sul quale gli amici a stelle e strisce puntano anche per il futuro ?

Certo, da oggi gli avversari del sindaco di Firenze non potranno più accusarlo di intese con il nemico e, forse, potrà muoversi meglio nel preparare l’indispensabile svolta. Per il momento dobbiamo accontentarci di soluzioni interlocutorie che, comunque, confermano l’interesse americano verso il nostro Paese e il suo ruolo nel Mediterraneo, quindi per aver evitato ,almeno per il momento, l’esplodere della violenza. I provvedimenti del nuovo governo dovranno andare in questa direzione positiva, dando respiro a famiglie e aziende.

 

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