L’ITALICUM SPACCA IL PD – LA MINORANZA VERSO LA SCISSIONE

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Non è certo uno scoop affermare la crisi del PD, la situazione si è deteriorata al punto di non ritorno che la frattura con Fassina è ormai verticale, si tratta solo di vedere nei prossimi giorni se quest’ultimo decoderà di uscire dal partito o rimanere, partito nel partito, finchè non giungano decisioni dal vertice che lo mettano fuori a termini di statuto e questi gli possa consentire di fare la vittima nei confronti di un elettorato conservatore negli ideali del vecchio comunismo..

Quello che andremo ad esaminare è la situazione che sta maturando e che andrà ad influire sulla elezione del nuovo Capo dello Stato.

Le votazioni sulla legge elettorale hanno determinato, di fatto, un cambio di maggioranza. Sì, la riforma elettorale potrà essere approvata al Senato solo con i voti di Forza Italia in sostituzione dei dissidenti Pd.

Non saranno, certo, sedute tranquille quelle che proseguiranno al Senato,.gli animi appaiono particolarmente accesi  anche perché appare chiaro che i voti di Forza Italia sono determinanti per sostituire i dissidenti dem  definiti da Renzi “frenatori “ che si devono rassegnare perché le riforme vanno avanti.

Ad accendere ulteriormente le polveri c’ha pensato il capogruppo forzista a Palazzo Madama Romani, dicendo :” Renzi non ha più la maggioranza, ci siamo sostituiti ai dem dissidenti”. I quali hanno reagito, dando ragione all’avversario.  Gotor, ad esempio, ha chiosato : “ Renzi doveva asfaltare Berlusconi, ora sta costruendo un’autostrada con lui”.

Di certo c’è che l’accordo Renzi-Berlusconi va avanti e l’ex-cavaliere ha ancora il pallino in mano, ossia può sostenere il premier o farlo cadere . Non era certo questo che speravano i molti antiberlusconiani.

In effetti, questi ultimi avvenimenti hanno fatto si che il Patto del Nazareno divenisse come un nuovo partito e Forza Italia salva Renzi al Senato, sostituendosi ai dissidenti dem sull’Italicum. Dice Silvio Berlusconi: “Renzi non ha la maggioranza ed ha bisogno di noi”. Chiosano con un comunicato ufficiale i grillini :”Il Paese sappia che oggi nasce una nuova maggioranza e che FI diventa indispensabili  per la sopravvivenza del governo. Il Patto del Nazareno è ormai un partito politico e Berlusconi ne è il leader di fatto  riabilitato dopo la condanna”. asfaltare Berlusconi , ora sta costruendo un’autostrada con lui”. Poi, riferendosi all’emendamento  Esposito è andato giù ancor più duro: “Renzi ha pronto la truffa del canguro.E’ una fiducia mascherata” e un’associazione di consumatori ha, per questo, addirittura presentato un esposto contro il premier.  Vi risparmio altre prese di posizione di esponenti della sinistra dem , ormai all’attacco del segretario-premier.

Nemmeno in Forza Italia, per la verità, è tutto calmo con Fitto che critica Berlusconi perché con il Patto del Nazareno  starebbe distruggendo Forza Italia  e qualche senatore fittiano è stato della stessa idea . C’è da dire, però, che stanno rientrando   alcuni dissidenti dinnanzi alla prospettiva di un ritorno di Berlusconi all’agibilità politica  per il rilancio del famoso articolo, ora sospeso, all’interno della riforma della giustizia  o per la grazia del nuovo presidente della Repubblica che dovrà necessariamente essere espressione del Patto del Nazareno. Così sono tornati in auge i nomi dell’ex-premier  Amato, dell’ex-presidente della Corte Costituzionale Ugo  De Servio e del ministro Padoan, personaggi che sarebbero ben visti dai mercati e anche da molti poteri forti.

La minoranza del Pd, a questo punto, minaccia la scissione e con Pierluigi Bersani,che ha riunito 140 parlamentari, dice: “ci rispettino o è la fine”. Va giù duro l’ex-segretario: “Renzi sa benissimo che sulla riforma elettorale c’era una possibile mediazione e non ha voluto mediare.Ora spetta a lui dire se si deve partire dall’unità del Pd”.

Questo è quanto diceva a caldo, poi si è ripreso, assicurando che da parte sua non vi sarà scissione, la sua lealtà al Partito rimarrà immutata. I renziani contunuano a dire (cercando di nascondere la loro soddisfazione che  “non c’è in vista alcun cambio di maggioranza di governo. FI è all’opposizione e ci resterà anche dopo il voto sul Quirinale”, ma, non basta,  non convince, probabilmente, anche molti renziani. Sì, perché anche alla Camera una cinquantina di deputati dem  non ha votato come il gruppo nella discussione (ancora in corso) sulla riforma del Senato, mentre  rimane la forte opposizione interna al Pd sul Jobs Act e la politica economica del governo. E se a Montecitorio il governo, nonostante la fronda, riesce a cavarsela, salvo eccezioni, a Palazzo Madama  il soccorso berlusconiano è determinante.

Questo è apparso evidente sia nel rigettare  i due emendamenti di Gotor e altri senatori dem, sia soprattutto nell’approvare l’emendamento del “giovane turco” Stefano Esposito che ne  ha cancellati 35.700: per il sì occorrevano almeno 145 voti, la maggioranza di governo, considerati i 29 dissidenti Pd, poteva contarne al massimo 132 e solo grazie al soccorso FI si è arrivati ai 175 voti. Da qui l’affermazione anche di Calderoli oltreché dei grillini: ”ormai Berlusconi è in maggioranza con Renzi”, mentre Fitto e i suoi insistono ad accusare l’ex-Cavaliere di distruggere il partito con l’ex-portavoce, un tempo big radicale Daniele Capezzone che si  prende dal leader un “non sono d’accordo su quello che dite : o vi allineate o ve ne andate”. E, polemico, risponde: “Presidente, se continuiamo così quelli che se ne vanno sono gli elettori”, riferendosi ad un ultimo sondaggio negativo.

La minoranza forzista, comunque, non ha alcuna intenzione di andarsene e persino uno non certo tenero con Renzi, come il capogruppo alla Camera Brunetta, è addirittura propenso ad entrare nella maggioranza di governo, mentre il,suo collega del Senato Romani, berlusconiano doc, è più cauto e si limita a dire : “senza di noi le riforme non si fanno”

Ora, comunque, la vera partita si sposta sul Quirinale  e qui c’è il fatto nuovo della ritrovata sintonia  Berlusconi-Alfano con la scelta per le prime tre votazione di un candidato di bandiera come Antonio Martino, ex-ministro degli Esteri, stimato dagli americani e non sgradito ai mercati per i suoi studi di economia negli Stati Uniti. Il leader del NCD  precisa, poi,  che per la quarta votazione “ con FI faremo un nome comune al Pd”. La Lega prende le distanze, irritata a parole dalle posizioni forziste  con il segretario Salvini che, forte dei sondaggi favorevoli, insiste a dire che i leghisti andranno da soli alle “politiche”, alimentando, però, il forte sospetto di una sceneggiata  e prendendosi  quasi un richiamo dai forzisti che gli ricordano come  nelle regionali, ad esempio, in Veneto e Lombardia dove la Lega ha i presidenti uscenti ,per rivincere ha bisogno  di allearsi con Forza Italia ed i centristi. E non si possono fare alleanze regionali diversi da quella nazionale. Mi pare un monito che ha un suo fondamento  e se Silvio Berlusconi ritrovasse agibilità politica, proprio grazie al Patto del Nazareno, è ovvio che si determinerebbe una nuova situazione a tutto vantaggio dell’ex-Cavaliere .

Molto, in sostanza, dipenderà dalla scelta del nuovo inquilino del Quirinale  e da cosa accadrà subito dopo.

Fossi Matteo Renzi non starei tranquillo: i sintomi di un febbraio di fuoco ci sono tutti.