MATTARELLA – DRAGHI – UN RITORNO AL FUTURO

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La prima cosa che mi viene in mente è quando si gioca a carte che si dice al mazziere di “sparigliare le carte”, è quanto ha fatto Mattarella nel suo annuncio dell’incarico a Draghi e Lui, il Presidente incaricato sembra abbia preso alla lettera il Presidente della Repubblica, avviando delle consultazioni che forse non si aspettavano in particolare quelli della vecchia maggioranza che credevano che il pallino rimanesse nelle loro mani  e che, contrariamente a quanto pensavano quello gli è sfuggito di mano per andare a finire nel campo avverso, addirittura,  proprio in quei partiti che loro ritenevano fossero finiti fuori dal campo.

La Meloni con il suo Fratelli d’Italia con una opposizione dichiarata collaborativa; Renzi, appoggio senza  condizione alcuna; Berlusconi, quasi proponente e Salvini, uno slancio da grande europeista, quasi filotedesco, pronto all’abbraccio con il PPE. Gli altri, che dire? Spiazzati? E’ poca cosa: la Lega, lontano da ogni aspettativa a dato il via, dopo averlo preparato il terreno nei mesi scorsi nel massimo riserbo, a quella svolta che di fatto ha rotto il fronte sovranista europeo che aveva votato contro i Recovery Fund. Certo tutto questo non ha fatto piacere a Zingaretti che aveva già messo in essere un patto politico con grillini e LEU, tanto da mettere in chiaro che se Salvini avesse aderito al Governo Draghi, il PD si sarebbe astenuto, questo tener conto che i parlamentari PD non hanno mai pensato allo stesso modo, piuttosto meglio un congresso anticipato.  Non la pensa così il presidente dei senatori,  Andrea Marcucci, che in una intervista a “La Stampa” ha detto che  l’ipotesi di un appoggio esterno a Draghi “era del tutto infondata,come si è capito subito,il nostro sostegno a Draghi sarà totale,lo ha ribadito anche il collega Del Rio (presidente dei deputati dem-ndr) .assicuriamo allo sforzo di Draghi convinzione piena e  collaborazione totale. Se la Lega  cambia idea e comincia a diventare più’ europeista e meno sovranista come è stata negli ultimi anni  è un bene per tutti”.

A molti è sfuggito quel primo forte segnale, preparato da Salvini nei mesi scorsi ed ora in atto,  quando ha compiuto l’attesa svolta in chiave Partito Popolare Europeo. Farina del suo sacco? Tutto da provare, sarà il tempo galantuomo a dirlo. Resta il fatto che quella mossa ha costretto non solo Zingaretti a guardarsi intorno, anche Grillo, dopo il famoso  vaffa…, ha dovuto pensare che forse era giunto il momento di ricorrere alla saggezza: ”Mario Draghi è la soluzione migliore per questo paese, tra crisi sanitaria e crisi economica siamo sull’orlo del baratro, dobbiamo portare i nostri temi al tavolo di questo governo, vigilare sui soldi del Recovery fund”. Poi una frenata, forse meglio ricorrere al Piattaforma Rousseau, forse si riesce a condizionare quel riottoso di Di Battista, e ancora un ripensamento: rinviamo la Piattaforma, salviamo il Movimento, come possiamo riuscire ad essere favorevoli a Draghi senza confonderci con Salvini? Un bel dilemma, meglio rinviare la Piattaforma, Rousseau può aspettare forse quella non è una buona idea.

Al fondo di tutto sta di fatto che la candidatura di Mario Draghi a presiedere il Governo, ha riportato un po tutti, almeno quelli che riescono a farlo, a discutere di politica, quella vera: mancano le vecchie figure, quelle purtroppo non ci sono più, forse si potrà ricreare il clima del passato, la passione di fare politica, una politica seria giovane, moderna, adeguata al tempo in cui vive, il ciarpame andrà via da solo come scorie e il Paese avrà la sua resurrezione, un ritorno al futuro.

BT