NON SI PUO TOGLIERE LA CITTADINANZA A NESSUN CITTADINO

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LETTERA APERTA AL SIGNOR PRESIDENTE NAPOLITANO

Sig. Presidente (Napolitano) premetto che non sono un evasore fiscale, non lo sono per convinzione, per coscienza ed anche per imposizione: devo però confessarle che, a questo punto, per la situazione che ci sta creando questa crisi con gli atteggiamenti della politica del governo e dei partiti, se potessi non esiterei ad esserlo. Forse, anche lei Sig. Presidente, capirebbe il mio scrivere se avesse la compiacenza di scendere qualche gradino del Colle che occupa ormai da molti anni.
Quando si è raschiato il fondo, ci si attacca a tutto, non mi riferisco agli evasori convinti anch’essi italiani, bensì a quelli che pur di salvarsi, magari dal suicidio, tentano anche quella carta. Mi creda Sig. Presidente, sono convinto siano numerosi e, proprio per questo, pur biasimandoli, non mi sembra debbano essere banditi dalla propria Patria. Io, che mi sento italiano almeno quanto lei se non un po’ di più, non lo faccio e non vorrei fosse fatto da nessuno, qualsiasi carica occupi.
Mi scusi se esprimo questa mia presunzione dettata da un immediato senso di disagio sopraggiunto alle sue parole, la mia età molto vicina alla sua, può far ben capire l’indignazione che provo. Io che con il mio lavoro, subito dopo quello di mio padre, ho contribuito con la mia partecipazione sociale e politica alla ricostruzione ed alla crescita della mia Patria, onorandola sempre e servendola quando mi è stato richiesto. L’ho fatto, assieme a tanti altri italiani, anche si è dovuto dimostrare contro i carri armati sovietici reprimevano il popolo ungherese che anelava solo libertà e democrazia. Si Sig. Presidente, allora, mi è amaro ricordare, lei non c’era. Questo seppur non le faccia onore, nessuno ha mai pensato di escluderla dai colori della bandiera del suo Paese.
Oggi lei rappresenta la massima carica della nostra Repubblica ed è garante della nostra democrazia e, proprio per questo non dovrebbe usare nei confronti di nessuna persona nata su questo suolo, neppure al peggiore dei delinquenti che sia macchiato dei reati più abietti, negare il suo essere italiano.
Anche gli evasori, che vanno perseguiti per il reato che compiono, hanno il diritto di Patria così come la Patria ha il dovere di perseguirli. Lei di questo è garante.
Voglio immaginare che le sue parole siano state dettate da un momento di particolare tensione: capisco che gli avvenimenti ai quali assistiamo quotidianamente possano sconvolgere e dettare sentimenti di rabbia ma a lei non è permesso perdere le staffe, lasci che sia sia noi ad indignarci la mattina di fronte all’edicola dove abitualmente compriamo il giornale. Lasci, Sig. Presidente, a noi la rabbia, a noi ingiustamente tartassati, siamo già tanto indignati per quanto ci viene fatto subire in nome di un risanamento fatto solo sulle nostre spalle, non vorremmo sommare ancora maggior indignazione, tanto meno nei confronti di ciò che ella rappresenta.

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