PD – DAL CONCLAVE REATINO UN REGALO A RENZI

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Non c’è pace per la sinistra italiana che è in crisi come quella europea e cerca di riciclarsi . spostandosi, con l’iniziativa del segretario del Pd che intende cambiare tutto, probabilmente anche il nome, per aprirsi alle varie “forze democratiche, progressiste e ambientaliste”, sardine comprese.
Il giornale-partito che da anni piange sulla crisi dei progressisti di casa nostra ha titolato a caratteri di scatola il “piano di Zingaretti PD,CAMBIO TUTTO”. Ed in due pagine illustra lo Zingaretti-pensiero addirittura presentandolo come un proseguimento di quella “svolta” iniziata da Berlinguer che “nel dicembre 1981 dichiara “esaurita” la spinta propulsiva della Rivoluzione d’Ottobre”, quindi del comunismo. Proseguita, poi, con la “Bolognina di Occhetto nel dicembre 1989 e l’addio al Pci nel febbraio 1991 , passando, quindi, nel Pd e, successivamente Ds per evolversi nell’Ulivo(1996), divenuto Unione nel 2006 sin alla nascita del Pd nel’ottobre 2007 (peccato che Zingaretti, almeno da quanto è dato conoscere sia ben lontano da Berlinguer, ma, anche dal più modesto Occhetto. Speriamo solo da quest’ultimo non voglia copiare arnesi bellici per aggredire l’elettorato. Se dovesse ingaggiare le sardine almeno queste rimangono nel commestibile)
Ricostruzione giusta quella di Massimo Giannini, ma tutta all’insegna del comunismo ed ex-comunismo come non fossero mai esistiti gli ex-dc, ad iniziare da Franceschini, che qualcuno vede a Palazzo Chigi con un rimpasto di governo, e da Prodi, mettete in conto anche i renziani rimasti tra i dem, indicati tutti come favorevoli alla nuova “svolta”, compreso il sindaco di Firenze” che, comunque, continua a frequentare la Leopolda o come il presidente dei senatori Pd, nelle cui proprietà in Toscana Renzi fa corsi di formazione ai giovani ed in quella di Roma ha messo provvisoriamente la sede nazionale di Italia Viva, circostanze a dir poco sospette.
Comunque sia, oggi “il riformismo italiano -secondo “Repubblica”- è ancora una volta di fronte al solito maledetto bivio: cambiare o morire. Zingaretti vuole cambiare per non morire insieme ad un governo anomalo che non può reggere se, a sua volta, non cambia.” Tutto giusto, ma il problema che le ammucchiate sono sempre fallite le vicende proprio dell’Ulivo, prima, e dell’Unione, poi, lo dimostrano. Mettere insieme Leu, “sardine, ambientalisti totali, una non meglio identificata società civile, magari comprensiva dei Centri sociali, dei No Tav, No Mose e di antagonisti vari, ossia spostando più a sinistra il Pd, cambiando nome e, forse, anche simbolo, come propone, convocando il Congresso di svolta e cambiamento, Zingaretti, significa solo fare una coalizione di estrema sinistra, non un polo realmente alternativo alla destra populista come ritiene il segretario dei dem: e come spera “Repubblica”, addirittura sostenendo che la “svolta” non dev’essere di facciata, ma tale “da azzerare tutti gli organigrammi, cedendo sovranità poteri e incarichi ai soggetti esterni ed agli esponenti della società civile che dice di voler accogliere.”
Ora ce li vedete voi i dirigenti dem messi tutti all’angolo, i signori locali delle tessere privati della loro forza, gli attuali dem al governo o in posti pubblici importanti andarsene tranquillamente a casa per lasciare il posto a qualche leader delle “sardine”, a qualche personaggio dei vecchi girotondi e così via? Giustamente Matteo Renzi esulta a questa annunciata rivoluzione, sapendo bene che non accadrà quel che vorrebbe il giornale-partito “Repubblica”, ma già la svolta più sinistra apre quella che i renziani definiscono “un’autostrada” per Italia Viva. Ed hanno ragione anche perchè Zingaretti pare dimenticare l’insegnamento di un vero leader di sinistra come il belga Frans Timmermans, uno dei tre vice-presidenti della Commissione UE e candidato dei socialisti europei alla presidenza sconfitta dalla tedesca democristiana Von Der Leyen: Timmermans, politico di grande esperienza, profondo conoscitore delle varie realtà europee ( non a caso parla otto lingue) studi in Italia tanto da essere tifoso della Roma calcio, in una intervista durante la campagna per le elezioni europee disse chiaramente che la sinistra era in difficoltà perchè prevale quella estrema, mentre la maggioranza degli europei, italiani compresi, è moderata, quindi vota altrove. E questi moderati, nel nostro Paese, alimentano l’astensionismo o , magari, votano Lega non avendo alternative al centro, dove c’è un grande vuoto che Massimo Giannini nel suo mega articolo ignora.
Ha, invece, ragione Renzi quando, dopo aver espresso “massimo rispetto per Zingaretti ed i suoi, dice: “se pensano che la soluzione sia davvero aprire, alla sardine, alla società civile, recuperando un rapporto con la Cgil e assorbendo Leu noi di Italia Viva non saremo in difficoltà, ma ci si aprirebbe un’autostrada: spostandosi sulla piattaforma di Corbyn e Sanders si perde. Noi siamo un’altra cosa.”
Mi pare un ragionamento ineccepibile perchè oggi, – a mio avviso – la battaglia politica si vince spostandosi al centro, non a destra come fa la Meloni o più a sinistra che progetta Zingaretti. L’ha capito anche Salvini che, disperatamente, cerca un difficile accordo con il Partito Popolare Europeo, verso il quale già guarda Italia Viva che a febbraio svolgerà la sua prima Assemblea Nazionale per meglio organizzarsi su tutto il territorio.
Questo lo scenario che si delinea con una sempre più probabile crisi di governo che potrebbe anche non portare ad elezioni anticipate subito, considerate le voci che vengono dal Quirinale . E se spuntasse un governo di scopo per fare alcune indispensabili riforme e sbloccare i cantieri già finanziati , determinando reale crescita con 300 mila nuovi occupati come ha più volte sottolineato l’Associazione Costruttori e come insistono i renziani con il loro sblocco-shock:?