P.d.L. – UN PARTITO TUTTO DA FARE

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I vari movimenti autonomisti di contestazione verso il centro, che stanno nascendo nel P.d.L. (vedi Sicilia e Sardegna), poi, l’uscita di Fini dal PdL pone con urgenza il grande problema della vera costituzione del partito. Si deve parlare di fondazione del partito in quanto, prendendo atto della reale situazione, allo stato attuale, il PdL, più che un vero partito è un agglomerato di varie componenti, senza struttura, unito solo dal collante Berlusconi oltre che da un folto gruppo di cittadini moderati con  una gran voglia di antisinistra. Per il resto, nulla.

Rimproverare a Berlusconi questo stato, è ingeneroso. Le responsabilità sono molteplici e non facilmente attribuibili.

Andando alle origini, quando Berlusconi annunciò dal “predellino” l’intenzione di costituire il PdL e subito dopo invitò Fini ad unirsi nella costituzione della nuova entità politica, quello era il momento di mettere in chiaro le cose: Fini nell’accettare di partecipare all’impresa avrebbe dovuto porre come condizione la forma che avrebbe dovuto assumere il nuovo partito. Perché ci rifacciamo a Fini? Semplice. Perché la componente AN era un partito strutturato ed inserito nel territorio, pertanto,in quelle circostanze avrebbe potuto mettere a disposizione tutta l’esperienza, centrale e periferica, per dare vita ad una entità strutturata, tale da consentirne la formazione cioè non porsi solo come alleato ma anche come valore aggiunto nella costituzione del nuovo partito.

Cosa si può rimproverare a Fini? L’aver trascurato l’idea di grande partito per un incarico personale che è certamente di evidente prestigio senza tener conto e  lasciando i suoi iscritti in una condizione di inferiorità  nella necessità di trovarsi uno spazio vitale per sopravvivere. In quel momento, anziché concorrere per la Presidenza della Camera forte della sua esperienza, in quanto co-fondatore se avesse chiesto di essere lui il coordinatore del partito e lo avesse fatto con piena e sincera convinzione, senza mettere in discussione la leaderschip di Berlusconi, anzi assicurando che un partito vero strutturato avrebbe dato maggior risalto e forza alla figura del leader e quanto è avvenuto e sta avvenendo , molto probabilmente non sarebbe mai accaduto. D’altra parte non si può pretendere di andare avanti con tutta una serie di iniziative personali che altro non fanno che confondere le idee sia dei simpatizzanti che dell’elettorato. Il riferimento va diretto verso quelle iniziative più o meno spontanee, ai vari club, o altre iniziative analoghe. Come si può pretendere che queste possano essere accettate nelle varie regioni? La gente del meridione, ad esempio, ha bisogno del contatto personale, quello che è mancato in questi ultimi anni, in Sardegna, in Sicilia, in Campania, ecc., dove i luogotenenti avrebbero voluto sostituirsi al Capo senza averne ne il carisma e tanto meno le capacità. Ecco il perché di verificarsi condizioni di protesta che non sono, almeno in partenza, nei confronti del leader, al quale tutti riconoscono la posizione che gli compete e nessuno vorrebbe mai metterlo in discussione. Ecco perché ora è venuto il momento di costituire il vero partito.

Come dovrebbe essere questo partito? Innanzi tutto è necessario trovare la forma che la figura del Capo non sia messa in discussione, Il Capo, Berlusconi deve essere al di sopra di tutto e di tutti con pieni poteri. Perché la sua posizione sia indiscussa, sia la Direzione che il Consiglio Nazionale potrebbero essere composti per il 50%+1 dal Presidente ed il resto dalla base attraverso i vari gradi di congressi che va dai Circoli sino al Consiglio Nazionale. Semplificando: dalla base si arriva al vertice e non viceversa.

Il tesseramento non può essere fatto direttamente dalla Direzione Nazionale, bensì deve avvenire attraverso i circoli e, per il primo vero tesseramento si potrebbe fare attraverso la certificazione di un commissario che potrebbe farsi affiancare da almeno tre cittadini da lui conosciuti e, con loro, avrebbe solo il compito di accogliere e verificare le domande di iscrizione che dovrebbero, essere certificate da almeno due cittadini che hanno già espresso la volontà di iscrizione presso il commissario.

Una volta accettato e chiuso il tesseramento, il Circolo, convocato in Assemblea si costituisce e nomina i propri organi.

I Commissari dei Circoli saranno nominati dai commissari-coordinatori provinciali che, a loro volta saranno stati nominati dai commissari-coordinatori regionali i quali, a loro volta, saranno nominati dal Presidente Berlusconi tra i parlamentari e i consiglieri regionali locali.

Con un sistema di questo genere, i sei mesi potrebbe essere costituito il Partito e, forse, non ci sarebbero fughe in avanti così come si sta verificando. Gli iscritti avrebbero tutti pari dignità senza alcuna discriminazione tra ex forzisti ed ex aennini per essere solo del Popolo della Libertà. 

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