PERCHE’ DISTRUGGERE ANZICHE’ VALORIZZARE L’ESISTENTE? Il WWF tradisce le aspettative di un intero paese

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Dire che sono indignato è poca cosa: indignato anche nei confronti dell’amico Stefano che da buon sindaco ha voluto fare il Pilato della situazione, convocando un Consiglio comunale solo per dare fiato ad una Associazione privata, seppur benefica, trascurando una enorme massa di suoi concittadini elettori, coloro che gli hanno permesso di amministrare per ben due mandati. Scrivo questo perché ho trovato quanto mai ingiuste le posizioni dei due schieramenti con una Amministrazione zoppa per assenza della minoranza, in questo caso non colpevole (immagino la loro sensibilità di aver compreso che la popolazione doveva essere almeno messa sullo stesso piano degli altri interlocutori): ma, forse a questo nessuno aveva pensato. Altra svista: mi chiedo, si può convocare un consiglio comunale aperto al pubblico in una sala che, a malapena, contiene trenta persone? Questo in una Comunità di oltre cinquemila persone? Una svista.
Passiamo alla cronaca della serata.
Quella alla quale abbiamo assistito, per i pochi che hanno avuto la possibilità di partecipare, più che una riunione chiarificatrice, magari di ripensamento, si sono dovuto sorbire una lunga e noiosa lezione di pseudo marketing punteggiata da una serie di disegni e documenti, proiettati su schermo, a dimostrare quanto è bravo il management del WWF Italia, con le opere portate a termine a Matera (ma non sui sassi, li sembrerebbe non gli abbiano fatto mettere mano) e in qualche parte del paese. Tutto questo per illustrarci come vendere le Bocche di Bonifacio al turismo estivo o a qualche scolaresca. Ora, che il Sig. Benedetto, direttore del WWF Italia, non sappia che noi, a Santa Teresa viviamo sulle Bocche, con la costa meridionale della Corsica in piena vista, passi, ma la Presidenta dello stesso WWF, nonché titolare di una trasmissione televisiva specializzata nel settore, che, guarda caso, non abbia preparato il suo sottoposto a non cadere nella trappoletta, questo meraviglia, tanto più che la stessa signora ha sposato un teresino proprietario di diving , il quale, sicuramente se aveva qualche lacuna glielo avrebbe ben spiegato, e che chi viene a Santa Teresa lo fa per godere di uno dei mari più belli esistenti e non fa certo alcuna fatica a immaginare e constatare che tale bellezza deriva proprio dall’essere su questo Stretto e principalmente sulle Bocche di Bonifacio. Se poi questa operazione di marketing era ritenuta così indispensabile per la tutela dell’ambiente, sia la Signora che il Sig. Benedetto, visto che di convenzioni, almeno da ciò che ci ha detto, ne fanno un giorno si e l’altro pure, potevano chiedere al Comune se aveva qualche locale adatto a quel bisogno, magari pure più spazioso, forse, chissà, avrebbe potuto pensare ad uno spazio nei locali di Lu Brandali e, perché no, senza disturbare gli abitanti di Cala Grande, a qualche sala nello spazioso faro di Capotesta, acquisito tanti anni fa, restaurato e mai aperto a nessuna attività. No, meglio il cortiletto di Piazza Villamarina?
Si voleva contrabbandare che questa operazione di ristrutturazione fosse voluta da Andrea Quiliquini: poveri, sbugiardati dalla moglie, dal figlio e dai pochi ma utili presenti che avevano collaborato con il Professore non solo nella tutela vera dell’ambiente (nessuno dei signori ha mai visto l’opera, in prima persona, di Andrea nella funzione di antincendio) e della conservazione delle specie della flora locale.
Un po di buon senso, rimettere le cose come erano sarà impossibile: smantellare quella “pavimentazione” è cosa da poco, riaprire il pozzo tirando fuori tutte le porcherie che vi sono state buttate per accecarlo è un pò più complicato ma si può fare, ricostruire il forno, trovare le pietre giuste è un impresa più complessa, fuorché non si riesca a recuperarle dal pozzo, ma, ripeto con un pò di buon senso, constatato che l’intera popolazione di Santa Teresa si è ribellata all’idea di aver tradito lo spirito del suo donatore che aveva fatto quel gesto solo ed esclusivamente per mettere al sicuro quell’angolo di Eden, baluardo della vecchia cultura gallurese, da qualche amministratore munito di paraocchi, e non per fare delle proiezioni che simboleggino, a dire del Sig. Benedetto, i benefi che porterà l’Area Marina Protetta a Santa Teresa.
Questa volta, forse unica, l’intera comunità si è mobilitata, lo avrà fatto per interessi sotterranei? Sicuramente no. Andrea, il prof. Quiliquini aveva creato una sezione del WWF a Santa Teresa con intere generazioni disponibili ad adoperarsi per la difesa dell’ambiente era riuscito ad ottenere uno schieramento trasversale, cacciatori e animalisti, tutti, non i due iscritti come è stato timidamente fatto notare: piuttosto perché i signori dirigenti non si chiedono come mai una sezione fiorente come quella teresina si sia ridotta a non avere più adepti? Non sarà per caso colpa di una politica centrale? Di questo avrebbe dovuto venire a parlare il responsabile provinciale, di questo avrebbe dovuto chieder conto alla dirigenza nazionale, no a perorare una causa invisa a tutto il paese.
L’augurio che viene spontaneo è, non si cerchi di mettersi a fare una sfida a chi è più forte, che si trovi una soluzione che lasciando quello spazio, storico, per la giovane età di questo paese, alle cure di questo Comitato spontaneo che, a sua cura potrebbe restaurarlo riportarlo per quanto possibile allo stato come lo avrebbe voluto quell’Andrea che amava il suo paese e come il suo paese ama lui. Questo è quanto Santa Teresa si aspetta perché anche il WWF possa tornare ad essere quella istituzione nata per il rispetto dell’ambiente nella tutela del territorio e delle tradizioni.