POTRA REGGERE RENZI ALLA SPINTA DELLA “RECESSIONE”?

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Non siamo ancora al “colpo di grazia ma di certo vi è che la posizione di Renzi, con l’uscita di Mario Draghi, immediatamente dopo la notizia della mancata crescita, anzi del peggior dato certificato dall’ISTAT del calo del -02% del PIL, è sempre più precaria.
La prima scossa il governo l’aveva ricevuta al Senato con i “ dissid…enti incappucciati e senza coraggio” che, nel segreto dell’urna, hanno votato contro il governo, approvando un emendamento della Lega. Siamo ai 101 franchi tiratori che il 19 aprile dell’anno scorso fecero naufragare il sogno di Prodi, indicato all’unanimità dai parlamentari PD, di diventare Presidente della Repubblica ? No, Renzi dice, “non è un remarke di Prodi”, ma certo è stato un agguato.
Al di la degli accadimenti palesi e della sicurezza apparente del Premier, lo scenario politico si complica ogni giorno di più per i giochi, ormai iniziati, per l’occupazione del potere futuro prossimo.
In sostanza Renzi, con le opposizioni, esclusa Forza Italia, che intendono boicottare le riforme, va avanti sempre più spedito, qualche volta anche esagerando, consapevole del fatto che gli attuali parlamentari, senatori compresi, temono le elezioni anticipate: o si approvano le riforme o si va al voto.
L’impressione, però, che il quadro politico non sia proprio questo. Sullo sfondo potrebbe esserci un nuovo governo (Re Giorgio, lo sappiamo tutti, è sempre stato contrario allo scioglimento anticipato delle Camere e, forse, lo sarebbe maggiormente ora che la situazione economica ci vede sull’orlo del baratro) e, in questa ipotesi chi spunterebbe? Amato o , più probabile, la Bonino (il cui attuale silenzio pare indicativo), sempre più in corsa per il Quirinale, dove, invece, Renzi secondo alcuni sussurri, vedrebbe bene il ministro Franceschini nel ruolo di nuovo rottamatore alla Cossiga , ma questa ipotesi avrebbe scarse possibilità stando anche alle battute sul suo conto dopo certi sussurri quirinaleschi.
In questa baraonda vi è il fatto che sta mutando lo scenario in Europa, dove il premier ha ufficialmente candidato a ministro degli Esteri UE la Mogherini, contro la quale sono alcuni Paesi e il finanziere Soros che avrebbe raccolto autorevoli firme.
Secondo voci insistenti si sarebbe alla vigilia di un clamoroso colpo di scena, e l’uscita di Draghi potrebbe esserne il preludio, con la Germania che proporrebbe un euro marco insieme a due o tre Nazioni nordiche, mentre agli altri rimarrebbe un euro svalutato del 30 % per far diminuire anche i debiti esteri, Italia compresa. Addirittura secondo fonti d’oltreoceano, che indicano un ritrovato accordo tra il ministero del Tesoro Usa e la Federal Reserve, si starebbe esaminando l’ipotesi di un euro mediterraneo oggi, forse, non di immediata attualità considerando quel che avviene in Medio Oriente.
Il tema di quel 30% di svalutazione monetaria circola, comunque, sempre più a fronte di una situazione economica non proprio rosea in Italia, mentre l’Istat certifica l’esistenza di un milione di poveri, il debito pubblico raggiunge cifre record, la spesa pubblica aumenta sempre più e la disoccupazione non trova sollievo con le aziende che continuano a chiudere, se poi aggiungiamo questa perdita nel Pil, allora il quadro si completa.
Certo, non è tutto questo responsabilità di un premier da poco insediatosi e con un partito, il Pd, i cui parlamentari sono in maggioranza di una sinistra ben lontana dai renziani. Il problema è che, forse, l’ex-sindaco di Firenze, nel desiderio di determinare il necessario cambiamento, si muove troppo in fretta, apre troppi fronti, trovandosi le reazioni dei sindacati, dell’alta burocrazia, dei magistrati e di tutti coloro, e sono molti, che in Italia godono di privilegi.
Anche se in soccorso di Renzi è accorso Silvio Berlusconi, che ora, di fatto, sta appoggiando il governo dall’esterno, come si sta vedendo dalle riforme e sui temi economici, un Berlusconi politicamente resuscitato dall’assoluzione per il caso Ruby , rinvigorito dal sostegno di ambienti internazionali vicini al premier. Tuttavia emergono segnali preoccupanti e c’è chi prevede, a breve termine, clamorosi colpi di scena. Rimane, comunque, il fatto che all’interno della maggioranza vi siano sempre più gravi e palesi scontenti: i cittadini saranno anche lieti della riforma del Senato e dei progressi sull’Italicum rivisto da Renzi-Berlusconi con i Quagliarello dalla parte del Nuovo Centro Destra e i Fassina dalla parte della sinistra PD sul piede di guerra per il rinnovato Patto del
Nazareno, ritenuto tanto importante dai renziani e tanto politicamente risollevatore (come dicevamo) per i berlusconiani. A parte che sulla nuova legge elettorale al Senato non saranno rose e fiori e non mancheranno trabocchetti, agguati, congiure e chissà, quindi, come andrà a finire, considerato, oltretutto, che il proporzionale emerso dalla sentenza con la quale la Corte Costituzionale bocciò il “porcellum”, piace a molti , compresi i due superprotagonisti. a parte tutto questo, e non è poco, al famoso uomo della strada, sempre più preoccupato, deluso, incerto, importa poco se si adotta una soluzione o l’altra e ritiene che la prima fondamentale indispensabile riforma sia quella economica, fiscale, sociale. Una riforma che veda, finalmente, il Pil – per quel che vale oggi questo indicatore – tornare a quel segno + come era stato promesso e che, purtroppo, e stato mancato come obbiettivo.
Certo, la responsabilità non può essere tutta di Renzi, ma, era stato lui che aveva accelerato, diceva di far tutto e subito, ora, invece, s’è trasformato in maratoneta, chi va piano va sano e va lontano, d’accordo, ma qualcosa deve farla subito prima che sia troppo tardi. La pazienza degli italiani è molta, veramente molta, ma tutto ha un limite e quando l’uomo pacifico e paziente non ne può più rischia di diventare violento, magari sollecitato, incitato, coinvolto da chi vuole proprio provocare violenza.
Non v’ha dubbio che il coro di ieri dei laudatores di Matteo Renzi si è assottigliato, complici anche ambienti esterni all’Italia e certi poteri forti che trovano riflesso nel cambiamento d’opinione di personaggi importanti e di quotidiani autorevoli. Il premier, indubbiamente, ha colpito in profondità, provocando reazioni nei ceti alti delle istituzioni, della cultura, della burocrazia, della borghesia. La discontinuità con il passato era necessaria e salutare , ma ora è indispensabile andare fino in fondo. Fermarsi in mezzo al guado sarebbe un grave danno. Per il politico Renzi, certamente, ma anche – e questo è peggio – per un Paese chiamato Italia che avrebbe tutte le possibilità e le potenzialità per uscire dalle sabbie mobili di quella che ora è diventata recessione.
Auguriamoci si tratti di falsi allarmi, fatti filtrare magari per rendere più difficile la vita dell’ex- boys scout che intende cambiare, speriamo in positivo, l’Italia.