Primarie PD – Oggi il giorno della verità

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Oggi si conclude l vicenda Bersani – Renzi. Che paura vi sia stata, non v’è dubbio, ad averla ‘viola’, i vertici del Pd arroccati su Pier Luigi Bersani. Per questo le primarie del primo turno erano state blindate per evitare che i delusi dal centro e dal centrodestra, ma non ancora elettori del centrosinistra tanto da iscriversi come tali nell’apposito albo per la presenza di Nichi Vendola, votassero il sindaco di Firenze.

Oggi la storia si ripete con il ballottaggio dove il segretario dei democratici qualche timore di perdere ce l’ha anche se dice, forse per esorcizzare una sconfitta, ”sarei un pollo  se a questo punto non vincessi, mentre non scommetterei un centesimo sulla vittoria di Renzi”. Come far play, tanto invocato da Bersani, non c’è male, ma se è così sicuro perché negare il voto a chi non era andato ai seggi al 1° turno se non porta una giustificazione come fosse uno scolaretto, oltretutto da dover essere approvata da giudici interni dimostratisi un po’ troppo di parte?

Il fatto è che una parte –  credo abbastanza consistente – dei delusi dal centro e dal centrodestra, astenutisi a causa di Vendola e di certi “sinistri” del Pd, tipo il responsabile economico,  potrebbe cambiare idea ora che si profila come non impossibile una vittoria di Renzi anche grazie al probabile appoggio di quell’elettorato d’opinione che ha scelto il governatore della Puglia. Direte: ma sono votanti d’estrema sinistra, come possono scegliere il “rottamatore”?

Possono farlo perché, con il voto a Vendola, hanno espresso non tanto una condivisione delle politiche vendoliane, ma un desiderio di cambiamento, di novità, di innovazione  proprio com’è nel programma del sindaco di Firenze che, inoltre, critica l’attuale classe dirigente e propone  soluzioni socialmente avanzate e di vera discontinuità con la guerra politica degli ultimi vent’anni.

In poche parole questi elettori tra il “nuovo” di Renzi e il “vecchio” (anche se per qualcuno “usato sicuro”) di Bersani sono indubbiamente portati a scegliere il primo. Lo sa bene il segretario del Pd che non riesce anche a farsi una ragione della vittoria del suo concorrente in regioni rosse come la Toscana e l’Umbria, dimenticando quel che ha detto il governatore toscano Rossi, secondo il quale l’affermazione del sindaco di Firenze è determinata dalla protesta nei confronti della nomenclatura regionale Pd schierata nel mantenere l’esistente.

Ho l’impressione che il vertice del Pd non si renda ben conto dell’effetto-Renzi sul partito che non godeva, come tutti gli altri, di buona salute. La presenza del sindaco di Firenze, il suo giovanile entusiasmo, la sua chiarezza nel dire quel che pensa e nel proporre le linee di un nuovo Stato e di una nuova società in linea con le novità intervenute e ancora in coso a livello globale  hanno portato una ventata d’aria nuova nella morta gora della politica italiana. E riacceso speranze in parte di quel 97% degli italiani che, secondo ripetuti sondaggi, non hanno più fiducia negli attuali partiti.

Così le primarie del centrosinistra non hanno fatto un flop, pur perdendo un milione di voti rispetto alle prime del 2005 che incoronarono Prodi e si sono attestate sui livelli di quelle del solo Pd che, due anni orsono, elessero Bersani segretario. Voglio dire che ,se è esagerato il trionfalismo dei vertici democratici per l’afflusso di votanti domenica scorsa, va riconosciuto che, in una fase di grave crisi dei partiti e della stessa politica, aver portato un buon numero di persone alle urne è, certo, fatto positivo.

Tutto vero, ma  credete, davvero, che se nelle prossime elezioni politiche a leader del centrodestra gli italiani trovassero un Pier Luigi Bersani, oltretutto alleato con Vendola (fatto aspramente criticato dal quotidiano dei vescovi italiani “Avvenire”, mettendo in crisi lo strano bersaniano cattolico Fioroni) il Pd potrebbe ottenere quella percentuale che,oggi, i sondaggi gli assegnano? E quel 40% di potenziali astenuti e incerti come reagirebbe? Ancora: e se il PdL ritrovasse quel motivo aggregante perso  da che  gli è venuto a mancare l’interessamento diretto di Berlusconi, l’alleanza sinistra-estrema sinistra difficilmente potrebbe vincere le elezioni e i renziani, accreditati oggi dal 12 al 25%, potrebbero rimanere in un partito spostato troppo a sinistra e che, probabilmente, sarà portato a penalizzarli in termini di candidati e, quindi, di eletti?

Su questo avrebbe dovuto meditare la nomenklatura Pd che ha tanto insistito a porre regole anti-Renzi. Su questo  dovrebbero meditare coloro che, oggi, partecipano al ballottaggio. Per la democrazia italiana, da democratizzare e ,quindi, rafforzare,  e per  creare un vero nuovo Stato auguriamoci lo facciano almeno i secondi.

 

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