Quale ruolo per l’Italia nella nuova geopolitica di Putin e  Trump?

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E’ in atto una vera rivoluzione e tutto sotto i nostri occhi. Sta cambiando il mondo, che sia in  meglio o peggio è tutto da dimostrare, ma l’intesa, già iniziata telefonicamente, tra Trump e Putin è la vera rivoluzione  e si illude chi spera che  questo costringa i Paesi dell’UE a ritrovare  unità  e, quindi, forza. Non sarà, così, perché l’accordo Russia-Usa  dividerà l’Europa, colpirà l’egemonia tedesca, fatta, troppo spesso, sulle spalle delle altre nazioni, Italia compresa, mettendo in crisi la struttura stessa di un’Unione che ormai, da troppo tempo non funziona più.

La stessa Nato dovrà, probabilmente, rivedere le sue strategie, evitando manovre ed ammassamenti di truppe americane, tedeschi e inglesi ai confini con la Russia, suscitando, comunque, ironici commenti da parte di Mosca. Le stesse assurde sanzioni anti-Putin, volute da Obama, fatte proprie dalla Merkel  e subite da noi europei a prezzo di perdite per miliardi di euro e non ampliate solo per il no renziano, avranno poca vita. La più esposta per il nuovo corso è, dunque, la Germania della Merkel alleata con i socialisti, mentre la Gran Bretagna della Brexit  sarà privilegiata  e potrebbero esserlo i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo, soprattutto l’Italia, strategicamente importante  a partire dalla Sicilia, dove, guarda caso,  un miliardario putiniano è divenuto proprietario di raffinerie, e dove esistono personaggi  collegati con il clan Trump.

Non dimentichiamo che Matteo Renzi, non a caso, di nuovo sulla scena politica in posizione di rilievo, ha buoni rapporti con Putin e, pur avendo sostenuto la Clinton, è  collegato con Mikael Ledin, sostenitore e amico  del nuovo presidente  americano, e si è già riposizionato. Ad esempio ha, sì, detto di non condividere la decisione di Trump di chiudere le frontiere ad immigrati di alcuni paesi islamici, ma  ha soprattutto duramente attaccato quei leader europei che hanno criticato l’inquilino della Casa Bianca, ricordando il loro no ad aiutare l’Italia per il problema dei profughi  e, quindi, autori di una predica non accettabile da tale pulpito. Un modo intelligente, questo, per iniziare il riposizionamento internazionale, considerando che già aveva l’atout dello scontro con i vertici UE e con la Merkel, obiettivi dell’asse russo-americana.  Che  sta cambiando la geopolitica, iniziando proprio dal Medio Oriente  Mediterraneo, UE e dintorni.

Innanzitutto, dopo la telefonata con Putin, Trump, cambiando totalmente la politica di Obama, ha impegnato truppe di terra contro l’Isis  e bombardieri americani hanno colpito le stesse aeree degli aerei russi. Il primo obiettivo è, dunque, distruggere i fondamentalisti e terroristi islamici. Questo eliminerà la loro presenza anche in Libia , rendendo più agevole bloccare o, almeno, regolamentare l’afflusso degli emigranti e rifugiati in partenza dalle coste libiche, facendo respirare l’Italia.

Ovviamente la sconfitta del  Califfato dovrebbe comportare  anche la fine della tragedia siriana  anche se con lo smembramento del Paese: una parte controllata dalla Turchia, una dall’Iran ed una dalla Russia, mentre  agli Stati Uniti verrebbe dato il controllo sull’Iraq e, dunque, sui suoi pozzi petroliferi. A venir sacrificati sarebbero ancora una volta i curdi  a meno che non prevalga il buonsenso di  consentire a questo disperso e sfortunato popolo  di ritrovarsi in un’area limitata ed accettata anche da Erdogan .

Direte, ma Trump ha messo l’Iran tra gli islamici pericolosi. Sì, ma qui siamo al gioco delle tre carte perché l’intesa con Mosca presuppone una diversa politica nei confronti degli iraniani. Ed è un gioco che l’ex-tycoon sta portando avanti nei confronti della Cina . Fa  la voce grossa con Pechino , minaccia fuoco e fiamme commerciali, ma tra le prime misure ha  sfasciato l’accordo commerciale stipulato da Obama con vari Paesi proprio per isolare la Cina.  E vi sembra possibile che il cinese  Ali Baba , uno dei primi gruppi mondiali dell’e-commerce, abbia garantito investimenti massicci negli Usa tali da creare, in cinque anni, un milione di posti di lavoro  senza il consenso dei propri governanti ?

Ho l’impressione che stiamo assistendo ad una grande sceneggiata ad usum, soprattutto, di noi europei e di qualche Paese asiatico. Certo, i dettagli della nuova geopolitica mondiale sono ancora da definire  e non mi meraviglierei se, ad esempio ai cinesi, venissero lasciate anche alcune zone di influenza in Africa e, mettiamo, in una devastata Venezuela, dove si sono accaparrati tutta la produzione di stagno. Di certo, l’America Latina sarà terreno per gli Usa, mentre dovranno essere meglio definiti gli accordi per la risorse  sotto i Poli e  per lo spazio, dove le esplorazioni e le sonde hanno individuato possibili ingenti  ricchezze di tutti i tipi. Il professor Duce ha chiaramente indicato, a conclusione di un suo bellissimo libro sul colonialismo  i problemi da risolvere in questi due settori, dove hanno interessi varie nazioni ( compresa l’India) e dove la quasi assenza dei paesi della Ue è clamorosa.

Certo, non sarà semplice giungere ad assetti indispensabili per garantire la pace  oltre allo sviluppo economico e sociale nel mondo. La nuova geo-economia, anche se non ripeterà gli errori commessi dal colonialismo, non offre, infatti,  le necessarie certezze perchè  le incognite  sono ancora molte, ad iniziare da quel che potrebbe accadere negli Stati Uniti e in Europa  con reazioni oggi non prevedibili.

Sarebbe più facile pronosticare  un futuro migliore per la nostra Italia, portaerei sul Mediterraneo, se potessimo disporre  di una classe politica composta da uomini avveduti (?), capaci  di mettere all’angolo chi invoca, per interessi di bottega, elezioni  subito, invece  di affrontare le troppe emergenze, e di guardare a quel nuovo umanesimo disegnato da Papa Francesco nella sua “Laudato Sì”. E possibile non ci sia un partito politico che, invece, di prendersela con l’UE, non  rilanci, approfondendola,  la  proposta   di un euro mediterraneo svalutato al 30% rispetto a quello del Nord. Forse sarebbe  la via  per  garantire, nei nuovi assetti mondiali,  un ruolo non secondario ai Paesi europei che si affacciano  sul mare nostrum di latina memoria. Forse, ora o mai più.

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