QUATTRO CHIACCHIERE SOTTO L’OMBRELLONE

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Una vera burrasca estiva in casa nostra. Tranquilli nessuna previsione meteorologica, solo nella politica che dato il periodo, oso definire da spiaggia. Ma, vediamo i due fronti: nel centro destra due fazioni una tranquilla seria che va avanti con passo cadenzato, un’altra che invece si agita, si infuria, smoccola. Chi sarà ad affermarsi è difficile dirlo. Il tempo stringe, le elezioni sembrano tanto lontane, poi, così non è, agosto passa in un baleno e ci siamo.
Lato opposto: le cose sembravano ormai ben definite e, forse se le elezioni si fossero fatte al tempo giusto, cioè, se non fosse intervenuta la pandemia per allungare i tempi della legislatura, avremmo forse avuto sindaco e amministrazione già operative e, secondo la parte sinistra, a sostituire il nostro stefano Pisciottu un suo beniamino. Chi? All’epoca sembrava già deciso: GianBattista Manduco in pole position, sembrava, allora, avere la macchina più veloce, c’erano anche altre aspirazioni ma, in quel momento nulla di interessante. La maledetta pandemia, rimanere chiusi dentro casa ha stuzzicato la fantasia di altri, anche il nostro Stefano ha acuito le sue riflessioni e, da buon regista ha ritenuto giusto impegnarsi perché la sua amministrazione, diciamocelo, seppur non brillante nella sua seconda fase, vorrebbe ci fosse un Consiglio di proseguimento. Ma, come si suol dire, “l’appetito vien mangiando”, anche altri oltre al noto GianBattista, hanno pensato che nulla osta avere ambizioni perciò quella sedia vacante è diventata appetibile tanto che più di uno avrebbe pensato che a stabilire chi poteva essere Primo cittadino, cioè, Capolista a dirlo altri non potevano che i cittadini e pertanto la panacea quale poteva essere se non quelle famose “primarie” tanto care al Renzi nazionale.
Quest’idea ha così allargato la rosa dei candidati al trono: oltre un primo al maschile ed uno al femminile, si torna al maschile e si affaccia così alla ribalta il Dr. Asara: Dio ci salvi, fulmini e saette, per il nostro Stefano -secondo uno dei mosconi di quelli che normalmente approfittano delle finestre aperte per uscire dopo aver fatto un po di frastuono- sarebbe una canditura accettabile, ma, gli altri, guai ma come, non era di destra? Si, era di Berlusconi, mai e poi mai, a noi di sinistra non piacciono i saltimbanchi, tuonano gli elettori, non parliamo degli altri che qualche ambizioncina l’hanno ancora.
Ad oggi -questa volta si tratta di una farfallina quelle che chiamiamo in gallure “Barabattula”-ci dice che onde evitare gesti inconsulti in una riunione che voleva essere pacata ma sotto ribolliva una specie di vulcano pronto a far schizzare fiumi di lava incandescente salta fuori un altro nome al quale chi l’ha tirato fuori sostiene che a lui non si può dire di no: in effetti ci sarebbe da dare ragione, si tratta di un dirigente di partito, persona di tutto rispetto, nulla da dire, solo una voce maliziosa, nel riserbo dell’anonimato, al termine della riunione, tirando le somme in privato si è lasciato andare ad uno sfogo: “A me Tomaso piace ma peccato che sia nipote di Stefano, cosa vuol fare Stefano una dinastia?”
Vi risparmio quello che avviene nell’ambito dell’altra sinistra quella che ritiene di rappresentare la parte storica, “l’idea” di Gramsci secondo l’Architetto Paggiolu che, tra una citazione e l’altra vorrebbe unire il diavolo e l’acqua santa. Peccato che coordinatore di questo accrocco sia l’unico politico di tutto il quadretto sopra descritto: Nino Nicoli, degno di ben altri scenari.