QUELLA RIPRESA CHE SI CHIAMA “ARABA FENICE”

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Pare l’araba fenice che si  sa che c’e’, ma non si vede, parlo della ripresa economica, della crisi ormai dietro alle spalle.

E non aiuta certo a tranquillizzare gli animi la situazione creata dal decreto salva banche che ha messo in ginocchio la parte debole ma, la più solida del risparmio, privandola, letteralmente, dalla sera alla mattina, di quei risparmi che, per tanti anni e lo sarebbero ancora, una risorsa per il Paese, il nostro che si è sempre fatto vanto e deve le sue passate fortune, proprio a quelle formichine che ora si trovano gabbate ed in seria difficoltà. Diciamolo pure: gli è stato rubato il loro breve futuro.

Ma torniamo a quella “araba fenice”. Saranno anche gufi –come dice Matteo Renzi-, coloro che negano questa ripresa e criticano il governo, ma l’altalena di dati ufficiali o ufficiosi e, soprattutto, la realtà quotidiana che viviamo qualche dubbio lo fanno venire. E se organismi  lontani  da influenze politiche, come  il rapporto Nilsen o il Censis, sostengono che la”fiducia degli italiani  non vola ed i consumi rischiano una ricaduta “e descrivono un’”Italia  in  letargo”, un “paese dello zero virgola che ha perso il gusto del rischio”, beh!, non mi pare ci sia da stare allegri.

Si può pur comprendere che  il segretario-premier e il ministro dell’economia Padoan  vogliano indurre, seppur maldestramente, all’ottimismo anche per stimolare  a consumi e investimenti  coloro che, invece, alimentano  la bolla del risparmio “cautelativo”, ma  molto  congiura a diffidare  delle parole,  delle promesse e  dell’eccessiva  enfasi   ciò  che è stato realizzato. Gli stessi  dati  ritenuti positivi mostrano un paese spaccato, diviso, con i ricchi più ricchi ed i poveri più poveri e con un  sud sempre più  lontano  economicamente dal  nord.

Ora l’Italia non sarà in letargo come sostiene Renzi  ed ha “tutto   per tornare ad essere una locomotiva. Dopo tre anni  di  recessione  siamo  ripartiti”  nel contempo, però, ha dovuto ammettere  che “alcune previsioni   segnalano  un potenziale  rallentamento  della ripresa. gli  eventi  di Parigi  e  la crisi  dei  paesi  emergenti  non sono buone notizie.” Per  questo “la velocità della crescita dipenderà  adesso  dai  consumi  interni e dagli  investimenti.” Purtroppo gli  investimenti  sono  diminuiti  ed  i consumi  rischiano   un stasi  passate  le  feste di Natale.  Ciò’ che e’ accaduto a Milano e Lombardia è, in proposito,  significativo: con l’expo i consumi  erano aumentati del 4%, ora sono tornati ai  livelli  pre-evento.

Egualmente significativo  e’ il dato della “spesa  grocery”:

Quella  della famiglie più giovani ( 10.5 miliardi di euro) e’ scesa di ben  il 4%; quella  delle famiglie mature (36 miliardi) e’ calata dello 0,4%, mentre e’ aumentata  dell’1.5%  quella ( 37 miliardi ) dei senjor .

Non   mi  pare siano questi  dati  incoraggianti , certo, dobbiamo augurarci che,alla fine, Renzi  e  Padoan abbiano ragione , ma  avere,oggi, qualche dubbio   non  è  essere gufi, significa, semplicemente, essere  realisti. Piaccia o no al segretario-premier, ed ai suoi adepti,  reduci  dalle  celebrazioni della Leopolda.