Quell’affare maleodorante del Comune di Roma

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Distratto dalla campagna elettorale amministrativa, ho trascurato di scrivere i miei pistolotti sulla politica nazionale.Ora, sul precipitare delle cose,ed anche su quell’affare maleodorante di “mafia capitale”, non posso esimermi dall’esprimere il mio pensiero.
Ho l’impressione che il sindaco di Roma, Ignazio Marino, abbia le ore contate. Almeno queste sono le mie sensazioni che trovano convalida anche su alcune veline di attenti asservatori politici. Sì, il Pd, con il presidente nazionale e commissario romano Orfini ed il vice-segretario Guerini lo difendono a spada tratta, ma ormai la richiesta di dimissioni ha assunto proporzioni notevoli. Ed anche giornali, come quelli del Gruppo De Benedetti, che hanno sempre sostenuto i dem chiedono a gran voce che Marino vada via. “L’Espresso “ha così titolato una serie di articoli: “Marino deve dimettersi per il bene di Roma”, pur ammettendo che “il sindaco è del tutto estraneo al malaffare”. Ed il rotocalco ha ragione a sottolinearlo, ma spiega anche che, al punto in cui è giunta la situazione, meglio un commissario, anche per evitare un eventuale scioglimento per mafia con lo stillicidio di notizie, di intercettazioni, di deposizioni di indagati che contribuiscono ad inquinare tutto, ad aggravare i sospetti.

Né ha contribuito a rasserenare l’ambiente gli articoli, pubblicati da “Repubblica” e dal “Corriere della Sera” rispettivamente con questi titoli: “Blitz del governo, Giubileo commissariato-Pronto il decreto. Le competenze di Marino affidate al prefetto Gabrielli. Ieri l’esame, il sì al prossimo consiglio dei ministri”. Campidoglio- Giubileo: coordinamento a Gabrielli per una partita che vale 500 milioni…Rabbia e stupore in Campidoglio”. All’art. 1 della bozza di provvedimento viene scritto, secondo il quotidiano milanese: “Al fine di assicurare il regolare svolgimento del Giubileo straordinario della misericordia in un contesto di armonica integrazione con le esigenze della cittadinanza, il prefetto di Roma, anche in attuazione delle direttive impartite dal Presidente del consiglio dei ministri o dai ministri da lui delegati, provvede, per la durata dello stesso Giubileo,ad assicurare il raccordo operativo tra le attività delle amministrazioni dello Stato interessate e le funzioni svolte dalla Regione Lazio dalla città metropolitana e da Roma Capitale”.

Se non è, questo, un colpo alla schiena di Marino, che riteneva di trovare il suo nome al posto di quello del Prefetto Gabrielli, ditemi voi cos’è. Visto anche che, in contemporanea della notizia della bozza di decreto il sindaco, in una intervista al “Messaggero”, il quotidiano che ha come editore il costruttore romano Caltagirone, dava per scontato d’essere lui a gestire il Giubileo, sostenendo che grazie ai lavori per preparare questo grande evento Roma sarebbe ripartita. Ovviamente il Campidoglio ha smenito, con un comunicato, la “rabbia e lo stupore” come scritto dal “Corriere della Sera”, ma non è un caso che il ministro degli Esteri Gentiloni sia stato costretto a precisare che, sulla questioni, “non sono state prese ancora decisioni”. Non ha, comunque, potuto mentire l’esistenza della bozza di decreto.

Ovvio che, in questo situazione, le opposizioni abbiano preso ulteriore vigore. Così il capogruppo a Montecitorio dei grillini, Alessandro Di Battista, ha detto in conferenza stampa: “chiediamo ufficialmente un incontro con il Prefetto di Roma nelle prossime ore perché il Comune di Roma venga sciolto per mafia. Ricorrono tutti i presupposti”.

E’ proprio quello che l’inchiesta de “L’Espresso”, nel suo “Salviamo Roma”, chiede di evitare, sollecitando Marino a dimettersi perché, pur essendo lui- come detto – “estraneo al malaffare” “ormai solo uno choc come il commissariamento può salvare la città”. Mi pare un ragionamento condivisibile. Perché continuare a leggere che Buzzi, il vice-dominus di “mafia-Capitale” avrebbe versato 30 o 40 mila euro per la campagna elettorale di Marino ed incontrava la segretaria del sindaco per la valorizzazione di una vasta area comunale che interessava alla cooperativa “rossa”, danneggia Roma e lo stesso sindaco che rischia una ingiusta gogna mediatica.

Invece di trovare vie indirette come commissariare il Campidoglio per il Giubileo e, magari, a breve per Roma “2024, ossia la corsa per le Olimpiadi, non sarebbe meglio convincere Marino al grande gesto invece di una difesa ad oltranza che offusca ancor più l’immagine, già abbondantemente deteriorata, della Capitale e dei suoi politici? A meno che non si tema un effetto a catena capace di colpire anche la Regione. Il fatto è che qui sono in gioco gli interessi della comunità e non solo quelli del Pd, già, oltretutto, fortemente scosso da quel che è accaduto.