QUELL’UOMO CHE VIENE DALLA “FINE DEL MONDO”

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Siamo stati tutti “attaccati” al televisore in attesa di vedere le fumate che avrebbero annunciato l’elezione del nuovo Papa, seguendo le cronache che vaticanisti e monsignori ci propinavano e tutti ci parlavano delle possibilità che aveva questo o quel Cardinale e dove avrebbe reperito i voti necessari per la sua elezione. Nessuno ha mai espresso il nome del Cardinale Bergoglio, Lui non era fra i papabili ma, poi è intervenuto colui che è sempre presente e guida la mano e le menti degli elettori del Conclave, lo Spirito Santo, smentendo tutte le previsioni, regalandoci quel Papa, che pochi ricordavano e che nessuno aveva neppure inserito tra gli outsiders, che viene dall’Argentina, dalla “fine del mondo”. Siamo rimasti tutti sorpresi all’annuncio, dopo la tradizionale fumata bianca com’era nella notte dei tempi a dispetto di tutte le innovazioni tecnologiche.

Persino Lui, Jorge Maria Bergoglio, nella sua veste bianca che i sarti vaticani avevano preparato per altri, ossia per coloro ritenuti papabili, è apparso stupito lì, affacciato alla storica finestra, forse ha avvertito il peso della grande responsabilità, della sfida di rinnovare una Chiesa scossa da troppe polemiche. Quella chiesa che desiderebbe “povera per essere vicina ai poveri”, che,  a suo giudizio, dovrebbe rinunciare alla ricchezze e scendere in mezzo alla gente. Sembrava quasi bloccato immobile com’era, senza un gesto, un sorriso, mentre i fedeli applaudivano in festa lì in Piazza San Pietro. Poi, con quella sua disarmante semplicità, s’è rivolto alla gran folla presente e ai milioni di telespettatori con un “Fratelli e sorelle buona sera “come fosse l’amico che incontri per strada. Gli ha risposto un boato, un entusiasmo irrefrenabile. E Lui a dire che cardinali avevano scelto quale Vescovo di Roma” una persona venuta da “un altro mondo”.

Con queste poche parole Papa Francesco s’è conquistato la simpatia, l’affetto dei fedeli, ma credo abbia creato pensieri in chi non vuole il rinnovamento della Chiesa e in chi si arricchisce con le operazioni finanziarie e, spesso, provoca disoccupazione, povertà.

Abbiamo, infatti, il Papa degli umili, degli ultimi, dei disereditati, dei poveri. Un Papa che non risparmia critiche, talvolta anche durissime, ai potenti, a certi politici, agli affaristi, a tutti coloro che sfruttano il potere per arricchirsi ed umiliano la dignità di altri uomini.

Nella scelta del nome, Francesco, c’è tutta la storia di Jorge Maria Bergolio, il suo essere gesuita, quindi, anche uomo di cultura, quindi il riferimento a Francesco Saverio, ma anche uomo fortemente impegnato sul piano sociale, sempre accanto poveri, capace di andare in bicicletta verso una Chiesa di Buenos Aires per impartire comunioni, quindi nella pratica anche francescano ed è proprio  il poverello di Assisi che ha ispirato il suo nome quel Santo che ha tanto amato tutto il creato.

Il nostro Papa Francesco, conosce bene cosa siano le difficoltà economiche, la difficile vita degli immigrati, essendo suo nonno andato in Argentina dal natìo astigiano (il cardinal Bergoglio tornava spesso ad Asti a trovare i cugini). Sa come sia aspra, talvolta, la strada per trovare un lavoro, lui giovane perito chimico che aveva anche una fidanzata e, forse, anche il sogno di farsi una famiglia. Poi l’incontro con Dio, la vocazione a 33 anni, i gesuiti che lo accolgono nelle loro fila e lo fanno studiare. E, sempre, quel suo essere accanto ai poveri, a chi lotta per la sopravvivenza.

La sua umiltà, il suo fracescanismo, la sua costante spinta alla fraternità non gli hanno impedito  di essere ben radicato nei valori irrinunciabili, nella difesa della vita, della famiglia.In questa direzione sbaglia chi si attende grandi novità, non credo possa essere annoverato tra gli innovatori. Sul resto, sì, quasi un rivoluzionario per taluni per la sua critica al clericalismo, all’individualismo, a ridurre i valori in ideologie.

Monsignor Paglia, che ben lo conosce, ha detto a chiare lettere che Papa Francesco è una svolta epocale per la Chiesa come, per altri aspetti, lo fu Papa Woytjla, perché “sbaraglierà molti schematismi”. E perché la sua grande spiritualità, la sua umiltà non gli impediscono d’essere forte nel governare. E lo è  anche, a mio avviso, perché conosce la vita reale (non a caso è tifoso di calcio e gli piace addirittura il tango) e  applica il Vangelo, non preoccupandosi delle critiche o delle ire dei potenti (il partito al potere in Argentina non lo ama affatto come, invece, quasi lo venerano gli argentini).

E’ un Papa che rinnoverà profondamente la Chiesa, ricreando un clima spirituale che era parso attenuarsi molto, angosciando il predecessore che sarà al suo fianco con la preghiera e, forse, anche con il suo consiglio.

Giovanni Paolo II° ci disse “non abbiate paura”, Benedetto XV° “abbiate fiducia”, Francesco, mettendo al centro di tutto il Cristo Gesù, oggi, sembra dirci “ abbiate speranza”. La speranza, cioè, che questo mondo, attraversato da una crisi epocale, può e deve migliorare.  Un invito a tutti a cercare nella spiritualità e nella preghiera il bene dell’Anima.

 

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