Renzi: siamo all’inizio della crisi?

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Nei giorni scorsi avevano annunciato un calo i sondaggi, ora c’è stata la conferma nelle elezioni amministrative del Trentino Alto Adige e Val d’Aosta: l’”effetto Renzi” non funziona più. O, almeno, non ha l’influenza avuta nelle “europee” . “I democratici ripiegano clamorosamente rispetto alle europee di un anno fa” scrive, ad esempio La Stampa”. Il risultato è che a Trento il Pd conferma , sì,al primo turno con il 54.8 % il sindaco Andreatta che, però, cinque anni orsono era stato eletto con il 64%, perdita secca di quasi 10 punti . Ed a Bolzano il centrosinistra deve, inaspettatamente andare al ballottaggio, anche qui perdendo un bel po’ di voti( soprattutto i dem) , mentre nel, secondo comune trentino, Rovereto, il sindaco uscente del Pd, Andrea Morandi, deve anche lui andare al ballottaggio col 35.5% dovendosela vedere con il 38.4% di Francesco Valduga di un’altra coalizione di centrosinistra, comprendente una lista dei Popolari , quindi capace di attrarre elettori di centrodestra.

Indubbiamente, le situazioni locali hanno influito su questi risultati cosi’ come la forte astensione dal voto , anche questo, però, segno di disaffezione verso tutti gli attuali partiti al punto che in un Comune noto per essere un importante centro di villeggiatura d’estate e di sci d’inverno, ossia Ortisei, nella famosa Val Gardena, non si è riusciti a superare il 50% più uno di votanti e,quindi, si andrà al commissario.

Chi inneggia alla vittoria nelle due regioni alpine è la Lega che triplica i suoi voti e a Trento divenga addirittura il secondo partito, portando via ovunque suffragi ad una Forza Italia che deve contentarsi di un misero 4-5% al punto che la onorevole Biancofiore ha chiesto le dimissioni del coordinatore del Trentino Alto Adige. Io sostengo, non so se a torto o ragione, che l’oltranzismo unito ad una pesante forma di fanatismo, sempre e dovunque, dimostrato dalla parlamentare Alto atesina, quanto meno, abbia provocato la disaffezione al voto degli elettori di Forza Italia, Una dèbacle clamorosa che il “ribelle” fitto addebita a Berlusconi, che l’aveva messa in conto tanto da lanciare il superamento del vecchio movimento, proponendo la costituzione di un partito repubblicano sull’esempio di quello americano capace di riunire tutti i moderati . Tutto rimandato,comunque, a dopo il 31 maggio , giorno delle elezioni in sette regioni ed in moltissimi comuni. Vedremo se i risultati confermeranno la tendenza emersa in Val d’Aosta e nel Trentino Alto Adige,regioni diciamo particolari perchè a statuto speciale dove chi governa -e qui governa da moli anni il centrosinistra- ha bilanci generosi e ,quindi, soldi da spendere, egemonia da esercitare, dunque molte possibilità di ottenere consensi. Qualcosa, però, inizia a scricchiolare e persino la Svp perde voti , pagando sia i tagli fatti agli ospedali sia, probabilmente, il sostegno nazionale al governo Renzi che , evidentemente, sta scontentando i cittadini.

Credo che il segretario-premier se ne stia accorgendo perché l’”uomo solo al comando” funziona se produce fatti concreti, fatti positivi per la vita quotidiana degli italiani. Qui, però, la disoccupazione giovanile è giunta al 43%, tasse, tassine ,accisse che opprimono il cittadino, inefficienze statali, burocrazia che , spesso, non funziona, amministrazioni comunali, come ad esempio quella capitolina, che non riescono nemmeno a sistemare le buche ed i marciapiedi sconnessi , criminalità grande e piccola che imperversa e mi fermo qui per carità di patria, mi pare superfluo accennare anche a come trattiamo profughi-immigrati terra di conquista di aberranti speculatori. Se poi aggiungiamo la sentenza della Corte Costituzionale in merito alle pensioni, allora siamo al top del peggio.

In questo quadro vanno inserite anche le continue provocazione della ministra Boschi che ormai si crede l’unta del Signore , offende a destra e manca, insulta i sindacati e difende a spada tratta una legge di rifroma, ora quella della scuola, che sostiene vada bene ad insegnanti e studenti quando gli uni e gli altri sono in prima fila nelle proposte sempre più vaste, sempre più incisive .” Togliamo la scuola dalle mani dei sindacati “ tuona la ministressa e si prende , giustamente, risposte pepate, la più tenera è “ dimostra l’arroganza e il disprezzo per la democrazia.”

Le sue performance preoccupano anche chi deve fare i conti con gli elettori come il candidato presidente delle Marche Luca Ceriscioli che. In un comizio, s’è trovato accanto alla Boschi che accusava i sindacati perché criticano la riforma della scuola. Preoccupato di perdere consensi in chi era piombata nelle Marche per aiutarlo di fatto l’ha smentita, dicendo : “lo strapotere lasciato a dirigenti scolastici –contenuto nella riforma– và mitigato ed è da rivedere anche il ruolo dei precari”, ossia proprio quel che chiedono gli aborriti ( da Renzi e dalla Boschi ) sindacati . Incassa e porta a casa, direbbero i conterranei toscani della ministressa alla quale farebbe bene mena supponenza e l’aria di chi ha la scienza infusa, sempre per dirla alla toscana,.

Dovrebbe ricordare che il confronto e il dialogo sono alla base di una buona politica, oltre ad essere un esempio di civiltà . Ce lo insegna anche Papa Francesco, agli insegnamenti del quale il segretario-premier dovrebbe far riferimento visto che si professa cattolico ( non mi riferisco alla ministressa che credo venga da un’altra cultura…) . Paolo VI° diceva cha la politica “è la forma più alta ed esigente della carità”, l’ha ricordato , il 30 aprile scorso, proprio il suo successore Francesco per dire a dei giovani studenti : “ difronte alla cultura dell’illegalità, della corruzione e delle scontro voi siete chiamati a dedicarvi al bene comune anche mediante quel servizio alla gente che si identifica nella politica:” Ed ha aggiunto : “ Se i cristiani si disimpegnassero dall’impegno diretto nella politica sarebbe tradire la missione dei fedeli laici chiamati ad essere sale e luce nel mondo anche attraverso questa modalità di presenza.” Una presenza che “molti cattolici” hanno onorata con “una politica pulita, senza sporcarsi. Pensiamo a De Gasperi, in Italia, e Schumann in Francia.”

Non sarebbe male, quindi, che Matteo Renzi tenesse ben presenti queste parole di Papa Francesco e ricordasse un po’ più la lezione degasperiana. Forse comprenderebbe che il decisionismo va bene, è necessario al posto della politica del rinvio, ma nel rispetto degli altri, nella valorizzazione della cultura del dialogo e del confronto opposta a quella dello scontro . A guadagnarci sarebbe lui, il segretario-premier, ma soprattutto un Paese chiamato Italia.