SIAMO AL CAPOLINEA. CHISSA’ SE NE HANNO COSCIENZA

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Scrive oggi Sergio Romano, editorialista del corriere della Sera, riportando nel suo articolo di fondo, una cronaca ragionata della giornata politica di ieri. Riferendosi all’insuccesso di Marini Presidente scrive: “Benché altri,in questo caso abbiano contribuito all’insuccesso di Marini, la persona che può maggiormente compiacersi del risultato e rivendicarne la vittoria è Beppe Grillo”.

Credo non sia difficile per nessuno riconoscere che la giornata di ieri è stato un gravissimo disastro e, andando come sempre si fa in queste circostanze, si va alla ricerca delle responsabilità. Senza alcuna ombra di dubbio, tutto ricade sul partito di maggioranza seppur relativa. Bersani da oltre cinquanta giorni ha balbettato politica a livello di principiante, malgrado lo stato in cui versa il paese, ha insistito per “non fare”un governo che fosse in grado di emanare provvedimenti; all’ultimo momento, pressato da chi ne mastica più di lui, ha partorito un suo candidato per la Presidenza della Repubblica senza averlo concordato prima con il suo vero antagonista, Renzi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Ora, il tempo è scaduto ed a lui spetta la decisione finale: ma, con quali alternative? Credo che Bersani si trovi in un quadrivio: Imboccare la strada Grillo? Questo significa, oltre a rompere definitivamente con il PdL. Contribuire alla elezione di Rodotà o eventualmente a quella di Prodi, ammesso che riesca a ricompattare il suo partito, cosa quanto mai improbabile, significa mettersi totalmente nelle mani di Grillo e della Piazza, entrambi nemici giurati dei partiti che, imbaldanziti dal risultato ottenuto, se lo mangerebbero in un sol boccone.

La seconda via è quella di tentare di ricompattare il partito trattando (si fa per dire) con Renzi: Questo significa accettare un candidato indicato da lui che potrebbe essere Prodi(rivendicato pur4e da Grillo): questo potrebbe farcela, sempre che tutto il PD lo accetti, ma non sarebbe il suo candidato e poiché, se non interviene Grillo, non vi sarebbero poi numeri per costituire  un governo stabile, anche Prodi sui vedrebbe costretto a decidere per lo scioglimento delle Camere. Dopo le elezioni, dove sarà Bersani?

La terza via è quella di Berlusconi: Con lui potrebbe trattare, ma lo deve fare subito, un nome di grande impatto, un nome a livello di Draghi, al quale nessuno, escluso i soliti, possano rifiutare il voto, primi fra tutti quelli del suo partito. Questa potrebbe essere una soluzione praticabile, ma, anche qui vi è una incognita: il PdL è ben consapevole del grado di cottura del segretario del PD, a questo punto gli conviene seguire una linea che è ormai arrivata al capolinea? Non sarebbe più logico pensare di poter trattare con il futuro del PD anziché rischiare con il vecchio?

Rimane l’ultima via: Bersani riunisce la sua Direzione, magari allargata ai maggiori esponenti del Partito, e ad essa rimette il suo mandato di segretario, magari cercando di pilotare la composizione di un triunvirato con l’incarico di chiudere la partita della Presidenza della Repubblica per poi pensare ad un governo di “scopo”, come si una dire oggi, allargato possibilmente al periodo “balneare”, come si usava dire prima, risolvere quei quattro cinque punti urgenti per la nostra economia, disporre una nuova legge elettorale e, quindi, andare in ottobre al voto e, che vinca il migliore.

A questo punto qualcuno chiedersi: e Bersani? Be…per tutto c’è un inizio ed un termine; la legge Fornero non è detto che valga per tutti, una deroga si può sempre fare, se a goderne fosse Bersani, credo proprio che dopo questa triste, per il Paese, esperienza, per Bersani questa eccezione sia acclamato da molti.

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