SIAMO AL “TUTTI CONTRO TUTTI” – LA RIVOLTA DELLE REGIONI

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Siamo, ormai, allo sfascio istituzionale, al “tutti contro tutti” , non era mai capitato che una “legge di stabilità”, come si chiama oggi la legge di bilancio, provocasse una clamorosa instabilità con i presidenti delle regioni( ad esclusione del lucano Pitella ) decisi come un sol uomo a far la guerra al governo. E c’è come il veneto Luca Zaia che annuncia di ricorrere alla Corte Costituzionale perché la manovra economica, con quei 4 miliardi di tagli costringerebbe le regioni, anche quelle virtuose, ad aumentare le tasse e ridurre le prestazioni sanitarie.

Che si debba arrivare alla riduzione delle “prestazioni sanitarie”, mi sembra assurdo sul piano pratico. Ha ragione Renzi, almeno in questo, le prestazioni sanitarie non devono essere messe in discussione, è sufficiente mettere mano agli sprechi. Credo che un qualsiasi manager degno di questo nome, farebbe poca fatica a trovare spese inutili se non gonfiate, pure il quelle regioni cosiddette virtuose e questo con buona pace dell’ottimo governatore  del Veneto, Zaia. E vorrei aggiungere che in Regione non vi sono solo ASL e sanità. Forse uno sguardo più accurato potrebbe trovare altri punti dei quali il cittadino farebbe volentieri a meno: pensiamo un attimo a quelle società mangiasoldi che non servono a nulla e costano un’infinità, oppure a qualche ente e, perchè no, la regione potrebbe dare uno sguardo ai comuni che, poi, tanto virtuosi non sono. Insomma, con uno sguardo accurato si potrebbe produrre qualche risultato significativo.

La cosa più strana è che, guarda caso, I più duri, oltretutto, sono proprio i presidenti con targa Pd come il laziale Zingaretti per il quale Renzi si fa bello “con i soldi degli altri” e, come ,soprattutto, il piemontese Sergio Chiamparino che non solo è presidente della Conferenza delle Regioni, ma anche renziano e proprio con il premier ha avuto un pesante scambio di battute.

Era stato, appunto, Chiamparino ad aprire le ostilità dicendo: “La manovra è insostenibile a meno di non incidere sulla spesa sanitaria e compensare con nuove entrate”, ossia nuove tasse, minacciando di dimettersi se fosse stato costretto a farlo. A stretto giro di web Matteo Renzi rispondeva a brutto muso: “Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di tagliare le tasse”. Poi dichiarava: ”La protesta delle Regioni è inaccettabile, al limite delle provocazioni. ”Immediata la replica del suo compagno di partito e amico ( ex ?) Chiamparino: ”Le parole di Renzi sono offensive perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?”

Né credo abbia aiutato a rasserenare almeno un po’ la situazione la dichiarazione del ministro dell’Economia Padoan “spetta a loro decidere” in risposta ad un giornalista che gli aveva chiesto: ma ora le Regioni aumenteranno le tasse?

Il presidente Napoletano ha cercato, invano, di calmare le acque, mettendo in risalto gli aspetti positivi della manovra, mentre i consensi di Confindustria e Confartigianato per i nuovi interventi sull’Irap hanno acuito ancor più la posizione dei sindacati con Landini big della Fiom a dire :”la manovra è una follia”, che è, nella sostanza, anche il giudizio, pur espresso con termini più soft, da un esponente della sinistra dem come Fassina, facendo presagire tempi difficili per il governo al Senato, considerato il netto no alla manovra di big della sinistra dem e da parte di tutte le opposizioni, compresa Forza Italia che, con la prospettiva elettorale, ha messo in atto la sceneggiata di una critica dura al governo per raccogliere più voti e rendere più salda la futura “grande coalizione”.

La marcia verso il voto anticipato è, dunque, iniziata e sembra trionfare il “patto del Nazareno”, con i suoi segreti (si fa per dire) compresa la elezione al Quirinale di un donna, mettiamo per ipotesi la Finocchiaro che ,varata dl nuovo Parlamento la repubblica presidenziale alla francese, probabilmente in due anni, poi si dimetterebbe, lasciando il campo libero a Matteo Renzi. Dico sembra perché le incognite non mancano. Le variabili potrebbero essere: prima, quella più pericolosa per l’attuale premier, rappresentata da un eventuale accordo Della Valle-Marchini, con aggregazioni varie, ad iniziare dalla federazione di movimenti costituita attorno ai Democristiani. Un gruppo del genere, infatti, se si coagulasse, potrebbe costituire addirittura una sorpresa elettorale, con il proporzionale, e in particolare potrebbe essere decisiva per la costituzione della maggioranza al Senato; la seconda l’eventuale crollo verticale di Forza Italia. Credo che la maggioranza del partito di Berlusconi non non sia disposta ad accettare le novità dettate dalle donne del Capo  e avvallate da Dudù, pertanto mi sento di dire che: “mala tempora currunt”.

Il mio vuole essere solo un esempio, ma la strada del “patto del Nazareno”, se potrà avere ancora un significato dopo le eventuali elezioni, è costellata da trabocchetti e molte insidie e può avere risultati imprevedibili. Auguriamoci ch siano, comunque, nell’interesse di un Paese chiamato Italia.

giustus