UN CARO RICORDO DELL’ON. FLAMINIO PICCOLI NEL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA

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In questo stesso giorno di cento anni fa nel Tirolo austriaco, nasceva un personaggio della vita politica italiana, Flaminio Piccoli. Un uomo che mai ha cercato di apparire per quanto era il suo valore, un uomo che per tanti anni, quando la politica era una cosa seria, ha dedicato una buona parte della sua vita non alla ricerca del bene comune e lo ha fatto con quello spirito che solo chi ha una fede ferrea e ferma può dare.

Flaminio Piccoli è stato un fervente cattolico di animo francescano, lo è stato quando era un sostenitore dell’Azione Cattolica. Era quello che lascia l’aver vissuto una infanzia segnata dal dolore e dalla miseria, vissuta sempre nella dignità di una famiglia di sani principi e di solida fede.

Scriveva di lui tanti anni fa un biografo trentino, Manlio Goio: “La storia di un uomo vivo coincide con la storia del popolo da cui esce; se poi la storia di quest’uomo è la storia di un politico vivo, esso finisce con l’essere la più chiara interpretazione di tutto un sostrato familiare, sociale, culturale, umano e religioso dal quale non si può prescindere se si vuole fare storia che non sia trionfalismo o demagogia, non sia in sostanza tradimento della storia quale dovrebbe essere. Chi affronti la vita di Flaminio Piccoli si trova nella felice condizione di verificare questo elementare principio”.

E’ proprio il profilo umanistico di Flaminio Piccoli che voglio ricordare, quello che ho conosciuto, che ho ammirato e che ho amato come si ama un padre.

Da mio padre naturale io ho ricevuto una educazione e quei sani principi rappresentati dal rispetto, la serietà, l’onestà in tutte le sue forme. Poi, casualmente, è entrato nella sfera del mio essere, L’On. Flaminio Piccoli. Lui ha completato l’opera di mio padre ed in Lui ho da subito capito che, non me ne vogliano i figli, un secondo genitore. Da lui ho potuto acquisire quella formazione che solo pochi uomini e, comunque, solo chi vuole il tuo bene può trasmetterti. Lui, ha fatto questo con me ed io ho cervato di assorbire tutto quanto potevo.

Era 1966 quando fui accolto nella Segreteria dell’allora Vice Segretario della Democrazia Cristiana. Ci arrivai casualmente e fui accolto subito come un membro della famiglia. Fui subito messo a mio agio, per me era tutto nuovo, la provenienza da un ufficio amministrativo, mi apriva la porta ad un mondo completamente diverso. I primi giorni mi sentii completamente spaesato, poi, l’affettuosità, la semplicità nell’accoglienza mi consentirono di superare l’imbarazzo dei primi giorni. D’altra parte, non poteva essere diversamente, io ora facevo parte della segreteria dell’On. Piccoli, un mito.

Chi era Flaminio Piccoli? Era colui che era stato protagonista nel cambiamento della Democrazia Cristiana, era colui che assieme ai Rumor, Colombo, Moro e tanto altri, al seguito di Antonio Segni, avevano dato una svolta a quel partito che doveva attraversare il guado del rinnovamento passando da partito confessionale e partito laico, senza abiure alla fede cattolica: un partito cattolico ed allo stesso tempo laico, un partito rivolto al sociale senza perdere di vista il mondo della produzione, un partito interclassista, così come lo aveva pensato Sturzo e DeGasperi. Quella svolta,  che vide Piccoli fra i protagonisti, fu consumata in una riunione formativa presso l’Istituto della Monache di Santa Dorotea in Roma e proprio per il posto dove nacque, i partecipanti che diedero vita a quella svolta politica furono chiamati “dorotei”.

Solo come promemoria ricordo cronologicamente, le varie tappe che Piccoli ha percorso nella vita politica romana: eletto Parlamentare nel 1958 espresse subito la sua propensione verso il Partito pensando solo alla sua crescita e mai “al potere”. Dopo la svolta data dal doroteismo, con la conquista della Segreteria del Partito di Mariano Rumor, Piccoli assunse l’incarico della SPES (Ufficio di indirizzo per la propaganda e la promozione) dove diede una svolta, rimodernando il sistema; dopo poco tempo, L’On. Rumor lo volle suo vice segretario vicario, dove rimase finché Rumor non venne chiamato a presiedere il Governo. Piccoli allora, da vicario convocò il Consiglio Nazionale del Partito che, dopo un lungo e difficile dibattito, lo elesse Segretario, incarico che mantenne per circa un anno, passando poi la segreteria all’On. Arnaldo Forlani.

Nominato Ministro delle Partecipazioni Statali, negli anni del suo dicastero, diede una svolta innovativa al sistema, costituendo una nuova organizzazione del sistema termale  e di quello minero-metallurgico nazionale, nonché, la riorganizzazione dello stesso ministero.

Eletto Presidente del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati dove rimase per oltre una legislatura, fu promotore di diverse leggi di riforma tra le quali quella agraria sui fondi rustici.

Raccogliendo un invito-provocazione di Marco Pannella, ma, ancor più per sentimento personale, fu promotore della legge chiamata “per la lotta alla fame del mondo” che ne prese la paternità come “legge Piccoli”. Tale legge prevedeva la costituzione di un fondo per la realizzazione  di programmi di aiuti in aree sottosviluppate caratterizzate da emergenza endemica e da tassi di alta mortalità.

Con L’On. Moro fu un sostenitore del “compromesso storico” resosi necessario per lo sviluppo di una politica sociale. Sempre da Presidente del Gruppo Parlamentare fu grande sostenitore dell’ordine e della lotta contro il terrorismo. Con grande dolore seguì tutte le varie fasi successive al rapimento Moro ed alla sua fine.

In seguito al congresso del Partito fu eletto Presidente del Consiglio Nazionale, incarico resosi vacante per la morte tragica dell’On. Moro.

Nel 1980 fu rieletto Segretario della Democrazia Cristiana e volle dare una svolta innovativa al Partito. Diede vita ad un processo di apertura del Partito verso il mondo cattolico, convocando una “Assemblea nazionale degli esterni” alla quale parteciparono gli intellettuali cattolici che diedero vita ad un loro inserimento ella vita politica.

Fu eletto per un triennio Presidente dell’Iternazionale democratico cristiana così lo fu anche alla presidenza della Commissione Esteri della Camera dei Deputati.

Ma, a distinguere la personalità dell’On. Flaminio Piccoli e sempre stato il lato umano, quello di assistere chi aveva necessità. Non ricordo, nei venticinque  anni di presenza nella segreteria, di aver visto qualcuno che dopo aver chiesto un aiuto sia stato lasciato solo nella sua disperazione.

Questo era Flaminio Piccoli, questo è ciò che è stato, questo è quello voglio ricordare e che mai dimenticherò, orgoglioso di essere stato un suo umile collaboratore.

Riposa in pace Onorevole, la storia ti renderà giustizia molto più di quanto non abbiano fatto i tuoi contemporanei.