Una cacciata o una rinuncia responsabile?

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Nei giorni scorsi ho, volutamente, evitato di scrivere, l’ho fatto per non lasciarmi sopraffare dallo sdegno che mi ha provocato quel vergognoso spettacolo che una infima minoranza ha voluto dare di fronte al mondo a rappresentare la parte peggiore del nostro meraviglioso Paese. Quella schifosa manifestazione, nata da una altrettanto schifosa campagna di odio, ha provocato lo sdegno della maggioranza del Paese, facendoci vergognare di avere fra di noi una feccia che tradisce le origini di civiltà che abbiamo per millenni trasmesso e portato nel mondo.

Ho voluto evitare di scrivere anche per far decantare quella strana fase, un po’ politica, un po’ qualcos’altro di indefinito, che si è, appunto conclusa con la formazione del governo presieduto dal neo senatore Monti.

Tutti i cronisti più attenti e che cercano di dimostrare una certa autonomia di pensiero, sono d’accordo nel sostenere che in questa crisi di governo, la prassi in uso nella nostra repubblica sia andata a farsi benedire. Tutto si è svolto in modo piuttosto pasticciato, adducendo la frenesia che si è voluto dare alla soluzione della crisi, all’incalzare del mercato. In effetti tutta questa fretta stava li a dimostrare che quella di Berlusconi non era una rinuncia per senso di responsabilità, ma, una cacciata, una liberazione dal male, un taglio chirurgico per estirpare un cancro.

Ritengo superfluo dilungarmi su cose che ormai anche i bimbi che vanno all’asilo sanno. Berlusconi non era l’untore dello spread, così come Monti non è l’antibiotico che può immunizzare. Per salvarci da questo brutto termine dobbiamo essere noi, con i nostri sacrifici a determinare il futuro  presente e quello prossimo. Sarebbe potuto essere Berlusconi, così come lo sarà Monti, il mezzo per raggiungere gli obiettivi dettatici dall’Europa e lo si sarebbe potuto fare attraverso un discorso politico e non attraverso la tecnocrazia rappresentata dall’attuale governo. Si è voluto percorrere una strada diversa. Si è preferito percorrere la strada della denigrazione continua, quella dello ‘sputtanamento’ dell’avversario.

Questi sistemi non sempre pagano e, qualche volta, addirittura ottengono l’effetto contrario. Nei giorni scorsi circolava su  facebook una barzelletta rivolta verso Bersani, colui che ci svegliava la mattina e ci mandava aletto la sera con il solito ritornello: “Berlusconi deve andare a casa”. La barzelletta : “ Il dramma di Bersani: Berlusconi deve andare a cas… ho c…., ci sta andando davvero! E ora con chi me la prendo”?

Quanta verità in queste poche parole. Franceschini, uno dei maggiori sponsor del governo Napolitano/Monti, nelle dichiarazioni di voto alla Camera, anziché smorzare i toni per invogliare la maggioranza ad ingoiare rospo si  esprimeva con parole pesantissime nei confronti di Berlusconi e della stessa maggioranza, mantenendo quel baratro che li vedeva divisi e senza rendersi conto del danno che stava facendo a se stesso ed al suo partito, dimostrando la pochezza politica che lo contraddistingue. Quell’intervento e tanti altri che si sono susseguiti, il gesto di generosità democratica del leader del PdL hanno ricompattato il partito che negli ultimi tempi aveva mostrato segni di disgregazione, rimettendo in corsa lo stesso Berlusconi.

Oggi il PdL può vantare di avere un leader ed il governo Napolitano/Monti gli farà riprendere fiato per prepararsi per le prossime elezioni e sarà veramente difficile per il PD batterlo, di una cosa si può essere certi, se vittoria a sinistra ci potrà essere, non sarà Bersani ad assaporarla.

giustus

 

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