Chi segue i mass-media, sicuramente se ne rende conto che, ancora una volta, è Silvio Berlusconi a distribuire in Italia le carte della politica. Piaccia o no questa è la realtà e gli anti-berlusconiani storici debbono mettersi l’animo in pace se vogliono comprendere quel che sta avvenendo.In sostanza, il Cavaliere è determinante per formare una futura (abbastanza prossima) maggioranza parlamentare, considerato anche che Grillo non può e, soprattutto, non “deve” ottenerla. Il suo ruolo primario, infatti,è stato quello di bloccare nel 2013 la vittoria di Pier Luigi Bersani, ossia della vera sinistra, come ha fatto al Senato seguendo le indicazioni dei suoi sponsor americani.
Da quanto è dato sapere, l’accordo riservato sulla legge elettorale siglato a Firenze da Renzi e dall’inviato di Arcore era di un 20-30% di collegi uninominali, il resto proporzionale, sbarramento al 3-5%, premio di maggioranza al 40 %. A questo si dovrebbe giungere dopo le presunte mosse a sorpresa, le definirei specchietti per le allodole, prima con la proposta del PD che ha bocciato la bozza messa faticosamente a punto dai renziani alla Camera, poi con quella, anch’essa nuova rispetto al testo di Forza Italia avanzata da Berlusconi: metodo alla tedesca ed elezioni anticipate a settembre-ottobre con pronta risposta, di fatto positiva, da parte del ministro e vi-segretario dem Martina: Risultato con uno o due emendamenti si giunge alla riforma elettorale già concordata a Firenze quando Renzi non era ancora stato rieletto segretario del Pd.
Probabile, quindi, anche il voto anticipato, magari addirittura il 5 novembre insieme alle regionali siciliane, dopo una crisi di governo ovviamente non provocata dai renziani, ma dagli scissionisti Bersani-D’Alema-Speranza-Rossi che non possono continuare a sostenere Gentiloni nella sostanza un Renzi-bis con maggior garbo. E, forse preceduti da un Alfano, sempre più in difficoltà sia per le vicende legate ad alcuni centri di accoglienza del Mezzogiorno, sia dai continui addii di parlamentari richiamati dalle sirene forziste.
Che sia Berlusconi a distribuire le carte l’ha, indirettamente, confermato il presidente della Lombardia Maroni, ieri in Tv intervistato dalla Berlinguer. Ha detto senza se e senza ma che tra la Lega e la Le Pen c’è, politicamente, una distanza abissale; che lui vede spesso Berlusconi e, quando si andrà al voto, convincerà Salvini ad accettare una coalizione come quella che governa la Lombardia e la Liguria, ossia comprendere anche gli alfaniani. Di fatto è una linea completamente diversa da quella del segretario leghista, pochi giorni addietro riconfermato a larghissima maggioranza, ma probabilmente costretto a far marcia indietro anche come eventuale leader del centrodestra, posizione per la quale il Cavaliere ha già indicato il governatore del Veneto Zaia se non avrà, in tempo, l’attesa riabilitazione che gli consenta di candidarsi. Riabilitazione che potrebbe anche riaprire i giochi perché un centrodestra così ampio potrebbe tentare di raggiungere quel 40% che fa ottenere la maggioranza parlamentare.
Per il momento il Cavaliere mantiene l’intesa con Renzi, anche se certamente non dimentica la momentanea rottura del Patto del Nazareno a causa della rinuncia da parte dell’allora Presidente del Consiglio del candidato concordato per il Quirinale, ossia Giuliano Amato, sostituito su consiglio del potente componente la Corte Suprema Usa , l’oriundo siciliano Scalia (poi morto per un infarto mentre era a caccia in Texas..) con un altro ottimo personaggio come Mattarella che, oggi, è un positivo punto di riferimento per i cittadini e, quindi, un valido Capo dello Stato. Per questo Berlusconi apprezza l’attuale inquilino del Quirinale, ma è guardingo nei confronti del segretario dem, non escludendo a priori, in cuor suo, altre eventuali opzioni .
Tutto può accadere, quindi, come dice il testo di una fiction televisiva, dove accade anche troppo, peggio che in politica. Oggi, certamente, è più probabile che regga l’asse con Renzi, ma il futuro, com’ è noto, è nella mani di Dio.