L’INTERESSE DI POCHI RISCHIA DI IMPOVERIRE MOLTI

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Gli attentati terroristici di questi ultimi giorni, anche se ci ha colpito più direttamente, sia per la vicinanza che per l’afferatezza dell’esecuzione, non possono che portarci, tutti, ad una profonda riflessione che, però, non può essere circoscritta al solo ISIS. Se limitassimo tutto al fanatismo religioso di un gruppo di sciiti, sarebbe riduttivo ed invece si deve allagare ad una visione ben più complessa che andrebbe esplorata verso direzioni diverse, ramificate.

Ormai da tempo vi è una strategia che spinge l’Europa verso il ritorno alla guerra fredda. E sono molti gli episodi che si susseguono e che portano su un terreno, spesso infido, diretto verso il baratro.

Partiamo da tempi recenti: si è fatto una guerra, per esportare la democrazia ed invece è servito ad accendere un grande focolaio che ha investito tutto il Medio Oriente che si è voluto chiamare “primavera araba”. Si voleva portare ciò che non era riuscito in Irah, in tutti gli stati che dalla Siria arrivano sino  all ‘Egitto. In alcuni di questi stati vi erano dei regimi che riuscivano a mantenere un certo ordine interno e, nel contempo, mantenevano rapporti di buon vicinato con alcuni Paesi del Mediterraneo e con essi intrattenevano anche interessi economici di un certo valore tanto da provocare preocupazione in coloro che avevano espresso sempre il loro predominio verso quel bacino. Cosa fare? Bisognava destabilizzare e, quindi, era necessario abbattere quei regimi. Ecco che si fa crescere un movimento in Siria anti Hassad: si punta ad abolire il regime di Mubarak in Egitto, ne viene fuori una guerra di religione che investe la Tunisia, la Libia. Ormai la destabilizzazione è in atto, le fazioni si contendono il potere e, l’occidente non trova la condizione per intervenire.Lla guerra di religione dilaga sino ad investire sia una parte dell’Africa nera che il Corno d’Africa, il Mediterraneo diviene l’unica via verso l’Europa e a percorrere quella via vi è una enorme massa di disperati che tentano di lasciare quei paesi dove sarebbero facili vittime di eccidi di massa. L’Italia è costretta a subire una invasione, lasciata, praticamene sola a subire questo enorme peso nella quasi indifferenza dell’Unione Europea.

Nel frattempo una gravissima crisi economica investe gli States e, nel giro di pochissimo tempo contagia sia l’Europa che il Giappone: in pratica ad essere colpita è quell’area che fa capo al dollaro. I primi a soffrire di questa situazione sono i paesi più deboli, quelli che per i motivi più diversi avevano fatto ricorso al debito pubblico. L’Italia è fra questi, assieme alla Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda. Questo stato, ovviamente, non può non investire in qualche modo l’itera Comunità Europea ed in particolare l’area dell’euro. Irlanda, Spagna, Portogallo, sono i primi paesi a dare segnali di ripresa, maggiore fatica fanno Italia e Grecia, mentre la prima, attraverso vari governi più o meno indovinati, lentamente inizia a dare segni di ripresa, la Grecia è ormai arrivata all’orlo del fallimento ed in questi giorni si è al rush finale.

Seppur un po’ confuso, questo rappresenta lo scenario internazionale. Manca però quello che io ritengo sia il vero nocciolo di tutta questa situazione è che un brevissimo accenno avevo fatto in apertura.

Una chiara ed esplicita descrizione ci viene data da Francesco Alberoni nel suo “articolo della domenica”, pubblicato su Il Giornale.

Alberoni ci spiega il suo punto di vista, che condivido totalmente.Secondo il Prof. sono gli Usa e l’Inghilterra ad aver spinto i Paesi europei a porre sanzioni alla Russia, e lo hanno fatto perchè si è impadronita della Crimea. A loro non è certo interessato  che quel territorio sia stato sanguinosamente conquistato all’impero turco. Così come non hanno voluto  ammettere che la Russia si sarebbe accontentata di una Ucraina federale con grande autonomia per le regioni russofone.

Per il resto, il vero interesse della Russia era creare un’unione economica e politica con l’Europa fornendole il suo gas e il suo petrolio in cambio dei tecnici e della tecnologia con cui raggiungere assieme lo sviluppo dei Paesi dell’Asia centrale che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica e che sono ricchi di materie prime e di petrolio. Paesi che stanno islamizzandosi, creandole molti problemi.

È questo accordo che gli americani e gli inglesi non hanno voluto perché sono loro, oggi, a gestire i Paesi islamici ed il loro petrolio e non ammettono concorrenti.

Dividendo l’Europa dalla Russia sono riusciti a bloccare il loro sviluppo congiunto, le hanno impoverite entrambe e le hanno rese politicamente impotenti.

Focalizzandola contro la Russia, hanno distolto l’Europa dal Medio Oriente, dalla Turchia e dal Nord Africa e le hanno impedito di organizzarsi contro l’invasione islamica che viene dall’Asia e dall’Africa e di cui la crisi libico-mediterranea è uno strumento.

Prosegue nella sua analisi il prof. Alberoni: Gli angloamericani e i loro alleati arabo-islamici oggi si sentono i padroni del mondo. La Russia, respinta in Asia dove si trova sola e in difficoltà, è costretta a fare accordi con la Cina, la cui potenza aumenta ogni giorno. E l’Europa continentale senza autonomia, senza governo, senza esercito, ridotta ad una colonia litigiosa invasa da migranti islamici, non sarà più un alleato, ma un peso”. “Quanto al mondo islamico, finora gli angloamericani hanno fatto da ottimo cane da guardia alle vecchie monarchie wahabite del golfo, ma si sono dimostrati incapaci in tutti i casi in cui, abbattuto un tiranno, hanno scatenato le bande dei giovani fanatici islamisti rivoluzionari”.

Cosa resta da fare all’Europa? In primo luogo riacquistare la propria autonomia sia economica che politica: rivedere i trattati ad iniziare dalla NATO e dare vita ad una Europa politica che le consenta di essere, continente, federazione, stato a tutti gli effetti, con una economia autonoma e degli Stati, con un suo esercito con un unico “itelligence”. Solo così può funzionare l’Europa del domani, quella che lasceremo ai nostri figli. I casi Grecia, Italia, Spagna ecc. dovranno essere un ricordo del passato. Questa è, secondo me, l’unica ricetta che potrà portare pace, benessere  e prosperità per tutti.

 

LE MUCCHE DI “ZIU ANGJULEDDU” COME I CAVALLINI DI LA GIARA

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by giustus
Nei giorni scorsi leggevo dei cavallini di La Giara che, grazie alla solidarietà di alcuni benefattori, hanno risolto il problema immediato della sopravvivenza.
La vicenda dei cavallini va avanti ormai da lungo tempo non senza difficoltà. Il Comune di Gesturi con quelli della Marmilla sono impegnati nel mantenimento di questi magnifici esemplari, unici nel mondo, che sono l’orgoglio dell’intera isola così come lo è l’altipiano che li ospita.
E’ esemplare lo sforzo che viene fatto per mantenere sia il territorio che le mandrie di cavallini. D’altra parte, gli stessi comuni ne traggono un certo beneficio che gli proviene dalle visite che una certa corrente turistica, quella amante della natura, riserva a quel luogo, grazie anche alla presenza dei cavallini.
Ma, in Sardegna, non vi sono solo i cavallini di La Giara. Santa Teresa Gallura, ha una situazione che potrebbe identificarsi a quella sopra descritta ed è emersa a causa di una brutta storia gestita maldestramente dal sindaco di Palau.
Del comune di Santa Teresa fa parte l’isola di Coluccia, già di proprietà di Angelo Sanna, dove ha vissuto sino alla fine dei suoi giorni, allevando allo stato brado, un certo numero di mucche. Alla sua morte, per testamento, la proprietà dell’isola e quanto vi era sopra divenne di proprietà di un ente per la lotta ai tumori che mai si è curato di gestire quella proprietà. Sia l’isola che il bestiame si sono inselvatichite e, poiché nessuno si è preso cura del bestiame, questo ha procreato aumentando e formandosi in mandrie, alcune delle quali hanno lasciato l’isola sconfinando in territorio in comune di Palau.
È superfluo soffermarsi su quanto è avvenuto allora. Quello che invece sarebbe opportuno riprendere è la situazione di Coluccia e del bestiame che in essa vive.
Si è parlato e scritto sull’opportunità di abbattere le mucche, di trasferirle in altra regione, insomma, di liberarsene (pagando). La campagna elettorale ha portato ad una riflessione, qualsiasi decisione fosse stata adottata allora avrebbe danneggiato colui che se ne sarebbe assunta la paternità. Così il sindaco uscente, candidato, ed ora eletto, ha preferito soprassedere a qualsiasi decisione.
Siamo, ormai, in piena stagione estiva e, come è facile immaginare, ogni attività extra-mare viene sospesa e per questo mi viene qualche timore, non vorrei che tra una giornata di afa ed un’altra. a qualcuno possa venire in mente che bisogna risolvere quel problema sospeso, delle mucche e che le stesse vengano a trovarsi su un camion per una involontaria transumanza verso qualche macello o, comunque, verso un altro territorio.
In apertura ho preso spunto sulla vicenda dei cavallini di La Giara ed a loro vorrei riferirmi: se quei belli esemplari vengono, qualche volta anche faticosamente, conservati e curati per soddisfarela curiosità e l’interesse di non pochi visitatori, perchè non pensare la stessa cosa per le mucche di “Ziu Angjuleddu”? Santa Teresa ha ben poche cose da far vedere e una visita all’Isola di Caluccia, magari in una giornata ventosa forse sarebbero in tanti a volerla fare. Per molti bambini cittadini, fare una escursione per vedere qualche mandria di mucche allo stato brado ed un po selavtiche, potrebbe essere interessante. Se vanno al circo per vedere degli animali, anche e, principalmente domestici, sottoposti a dover fare esercizi spesso innaturali per la loro indole, credo e ritengo che mostrare, senza forzature di alcun genere degli animali liberi nel loro abitat, potrebbe essere quanto di meglio un bambino, e perchè no, anche molti genitori possano farsi un’idea di quanto fosse bello prima quando a quegli animali era riservata il massimo dell’attenzione in quanto sussistenza della vita di ogni giorno.
Caro Sindaco, non dico di farti completamente carico delle mucche di “Ziu Angjuleddu” ma promotore si, di una campagna di tutela e di promozione per la formazione di un comitato, di una associazione, di un qualcosa che possa prendere l’iniziativa di tutelare, di salvaguardare quelle mandrie ed allo stesso tempo fare si che il turismo teresino possa usufruire di questo bene piovuto dal cielo.

Renzi: che brutti sondaggi!

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Pare aver compreso che così non va Non solo registra un ‘malissimo’ nei sondaggi con il centro-destra che supera il PD in un eventuale ballottaggio, autogol, quindi, con l’Italicum, ma anche il suo appeal non funziona come un tempo: meno di 30% nel gradimento dall’inizio dell’avventura a Palazzo Chigi. E, certo la notizia che è appena apparsa, quella di aver dato una consulenza al ‘guru’ della sinistra e non solo, Adriano Sofri, migliorerà le cose. Parlo ovviamente del segretario-premier Matteo Renzi che ha già detto di tornare al “Renzi 1”, quello che non media, non cerca compromessi all’interno del suo partito e si riscopre rottamatore, andando avanti come un treno, forte del fatto che la maggioranza dell’attuale Parlamento non intende andare a casa ed a questo governo non esistono alternative.

Io non giurerei sul fatto che l’ex-sindaco di Firenze vuol arrivare alla fine della legislatura, sperando, come dicono alcuni osservatori, sull’effetto positivo delle sue riforme. Sì, è vero, la schiera dei presunti “responsabili” si allarga ogni giorno di più, ma saranno sufficienti a sostituire il Nuovo Centro-Destra alle prese con le inchieste che toccano alcuni suoi esponenti e il ddl Cirinnà sui Dico, cioè le unioni civili comprese quelle delle coppie gay? Il provvedimento, infatti, è stato duramente contestato da un milione di cattolici scesi sabato nella storica piazza romana dei sindacati, ossia San Giovanni, con lì presenti parlamentari di Forza Italia e del NCD, compreso il coordinatore nazionale degli alfaniani Quagliariello che ha detto: ”noi quella legge non la votiamo, ora la maggioranza freni e rifletta. Su questi temi non ci sono vincoli:” E tanto per far capire l’antifona aggiunge :”con la manifestazione di sabato si apre una partita politica”.

E c ‘è chi, a sinistra, ricorda che il Family Day del 2007 fu fatale al governo Prodi che cercò di salvarsi cambiando i Pacs in Dico, ma fu costretto a ritirare anche questo secondo progetto. E aggiunge: “Renzi è avvertito: quella piazza è già un nuovo serbatoio di quella destra confessionale che sembrava polverizzata e invece risorge: E’ accaduto anche in Francia nel 2014.”

Renzi, però, pare non preoccuparsi del milione di persone a San Giovanni e delle dichiarazioni di Quagliarella ed insiste a dire che “Il ddl è in linea con la legislazione di altri Paesi europei e rispetta tutte le sensibilità”. Ha aggiunto la sua vice al Nazareno Deborah Serracchiani: “il percorso deve andare avanti e andrà avanti. E’ un impegno sul quale non si può tornare indietro. “Il sottosegretario dem Scalfarotto, poi, dimostra una strana concezione della democrazia e scende alle offese parlando di “manifestazione inaccettabile”.

Che la proposta firmata da Monica Cirinnà (è anche relatrice) provochi ampie reazioni negative è confermato dai 4230 emendamenti presentati nella commissione Giustizia del Senato, il cui presidente, l’ex-ministro forzista Nitto Palma è riuscito a ridurre a 1800 e che domani inizierà la discussione. La Cirinnà è talmente convinta dell’approvazione che addirittura sostiene: “sarà fondamentale far uscire dal Senato un testo blindato che sia poi approvato dalla Camera senza modifiche”.

Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, però, daranno battaglia insieme agli alfaniani che sono nella maggioranza e sul tema della famiglia potrebbe determinarsi, come dice Gasparri, il punto di ricomposizione del centrodestra. Quella ricomposizione alla quale sta lavorando Silvio Berlusconi che domani incontrerà il leader della Lega Salvini, forte anche del fatto che nel sondaggio commissionato da “Repubblica” Forza Italia sia al 14,2, di fatto alla pari con i leghisti e, dunque, in risalita. Il Cavaliere, in verità, sta giocando a tutto campo, rinnovando il suo partito e non escludendo di votare le riforme se verranno fatte alcune modifiche, tipo ballottaggio tra le due maggiori coalizioni e non, come ora, le due liste, oltre al Senato in qualche modo elettivo, guarda caso le richieste avanzate anche dalla sinistra Pd e condivise dal Ncd, dalla Lega, da Fratelli d’Italia, da Sel e per Palazzo Madama anche dai grillini, quindi da un ampio schieramento.

Il “Renzi 1” sarà disposto ad accettare queste modifiche? La partita (sempre sulla pelle di noi italiani) di gioca qui. Se il segretario-premier s’è davvero accorto che non ha un partito dietro alle spalle perché dominato da quei capibastone evocati, negativamente, dal sindaco di Roma Marino nella sua assurda resistenza alle dimissioni, allora dovrebbe cogliere la porta riaperta da Berlusconi sia per evitare rischi al governo sia per aumentare le alternative dello scenario politico futuro. Quel 32 a 35 a favore del centrodestra e quel 53,5 contro il 46,5, sempre a favore del centrodestra, in caso di ballottaggio dovrebbe far riflettere il premier, non vi pare?

Luras “Domos Abbeltas” tra cultura e buona cucina

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“Luras oggi…un fibrillare di persone impegnate in tante attività, tutto molto bello da vedere”. Con queste parole, il Sindaco Di Luras Marisa Careddu, ha dato il via alla manifestazione “Domos abbeltas” nella sua terza edizione.

Per chi per la prima volta affronta questa esperienza   si trova di fronte alla suggestività della ospitalità gallurese. Una rassegna che passa dalle tradizioni culinarie e  sino ad una rara presentazione di un artigianato di prim’ordine molto più vicino all’arte di quanto non si voglia ammettere. Ma, non solo cucina e artigianato,  Il Paese offre ben altro.

Luras è situato in Alta Gallura, in alta collina, ai piedi del Limbara ha origini antichissime ed allo stato attuale conta 2700 abitanti circa. E’ l’unico paese dell’Alta Gallura ad usare la lingua sarda (logudorese).La sua economia parte da una vocazione commerciale agricola per evolversi verso la lavorazione del sughero, in tempi recenti ha rivolto un interesse alla lavorazione del granito partendo dall’estrazione da cava. Il fiore all’occhiello di Luras sono i suoi vini che, pur nella produzione limitata, rappresenta l’eccellenza con il nebiolo, vitigno di recente importazione, il vermentino ed il moscato prodotto nelle sue valli da vigne pluricentenarie sono il vanto non solo di Luras ma ben rappresentano l’intera Gallura.

Per chi arriva per la prima volta a Luras dovrebbe iniziare la visita del paese, partendo dalla piazza della Parrocchia della Madonna del Rosario e, dopo aver letto il pannello esposto ed aver appreso che nel 1765, il Vescovo di Civita Pietro Paolo Carta, dispose la distruzione del santuario che allora era, a suo dire, sito esposto alla profanazione. Poi, fu riscostruita, mantenedo uno stile che si richiama al gotico, e dedicata alla Madonna del Rosario. Non solo la parrocchia, richiede una attenta visita per poter ammirare le opere che vi sono esposte, vi da vedere anche la casa Depperu, donata al Comune dall’ex magistrato per conservarne  il ricordo della vita borghese di un’epoca trascorsa: Stesso attenzione va dedicata al palazzo Perantoni, recentemente restaurato e riportato allo splendore del periodo cui è stato costruito.

Queste autentiche bellezze sono state oggetto dell’attenzione del FAI che ne lo ha inserito nelle Giornate di Primavera del 2015.

Associato alla cultura più autentica “Domos Abbeltas” presenta un artigianato artistico di tutto rispetto: non si può trascurare la Collezione Forteleoni, un museo con una singolare particolerietà: tutte le opere del maestro sono composte da corteccia di sughero intagliato a composto in una sorta di mosaico che compone l’opera. Tutte le opere sono ospitate in quella che fu l’abitazione di Tonino Forteleoni, maestro ed artista. Fra le molte opere esposte primeggia una figura del Cristo con corona di spine, una mamma che allatta, una cassapanca finemente costruita magistralmente con la stessa materia ottenuta da frammenti di corteccia di sughero. Vi è pure una casa che presenta ceramiche artistiche fatte da maestri luresi, così anche la casa del cucito creativo, la casa del corredo dipinto e quella dei costumi antichi. Poi si passa alle varie specialità culinarie, tutte degne di una degustazione attenta in quanto rappresentano non solo la cucina lurese ma, si può ben dire  che i profumi il gusto i prodotti sono degni di rappresentare l’intera terra di Gallura: Come non mettere in primo piano “Sa  Suppa Lurisinca”? Nella versione diversificata e, nella tradizione di Gallura questa zuppa rappresentava il primo piatto forte dei pranzi nunziali; le varie carni cucinate in maniera divina; il pane, i dolci, ma non si deve dimenticare “Sa Domo de su Piscadore” (la casa del pescatore, dove cucinano magnificamente le anguille che, originariamente venivano pescate nei limpidi fiumi locali a valle delle sorgenti.

La terza edizione si è appena conclusa con una altissima presenza di pubblico, con una percentuale di turisti non solo sardi.

Chi vi è stato una volta, vorrà tornare per imprimere ancor meglio quanto di bello ha apprezzato e vedere qualcosa che sicuramente gli è sfuggita.

La quarta edizione avverrà tra un anno e sarà ancora meglio di quella che la ha preceduta, gli amici di Luras saranno ben lieti di ospitare chiunque voglia partecipare all’evento che rappresenta una sua unicità che è sempre bello conoscere.

La nuova metamorfosi: si torna al renzi.1?

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Non vorrei correre il rischio di sopravvalutarlo, certo, di Renzi si può dire che sia presuntuoso, che parli troppo, nessuno può pensare che sia sciocco.

Più di qualcuno sostiene che, più che eserci, ci fa.  Le sue metamorfosi, infatti, sembrano stupefacenti con cambiamenti improvvisi di rotta, a livello politico. E se fosse tutto studiato per arrivare alla situazione odierna, nella quale addossa la responsabilità della sconfitta nei ballottaggi comunali alla sinistra interna e dice che l’Italia è un paese di moderati e si vince al centro, sconfessando, quindi, le sue precedenti svolte a capo dei dem e spaccando ancor più il partito ? Tutto questo, in effetti lo sta dicendo quando sostiene che ora è arrivato il momento di tornare al Renzi.1, cioè, al Renzi rottamatore.
Ho sempre ritenuto che la sua mission, sostenuta anche da sponsor internazionali, in particolare d’Oltreoceano, fosse proprio quella di mettere all’angolo gli ex-comunisti-ex-diesse, costringendoli a lasciare il Pd, per costruire un grande partito di centro, appunto il Partito della Nazione, come concordato alla base del famoso Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi. Ora mi pare probabile che riesca a raggiungere quell’obiettivo, se supera questo momento che definisce “difficile”. Resta da vedere se le metamorfosi politiche siano state realmente volute o dovute ad interventi degli sponsor per errori che l’ex-sindaco di Firenze stava facendo. Il risultato, comunque, è che quegli sponsor stanno ottenendo quel che volevano anche se stanno, invano, ricercando un’alternativa all’attuale premier (anche Alfio Marchini s’è defilato).Converrà, comunque, vedere, in rapida sintesi, i cambiamenti politici avvenuti con queste metamorfosi, partendo dal giovanissimo brillante dc Renzi nella “rossa” Toscana, con il padre segretario della DC nel natìo paesino.
Ammirava La Pira e Fanfani, ossia l’utopia profetica del primo e il decisionismo del secondo. Lo scioglimento della Democrazia Cristiana lo fece transitare nel Partito Popolare, dove rimase dopo la scissione operata dal segretario politico Buttiglione che creò il Cdu alla tedesca. Si ritrovò, così, nel centrosinistra di una seconda Repubblica, in realtà mai nata, e percorse, presto, le scale del potere divenendo presidente della Provincia di Firenze. Seguì, poi, i popolari anche nel Pd e da lì quello che appariva un azzardo: la corsa alle primarie per la candidatura a sindaco di Firenze. Si dava per scontato, dati i rapporti di forza, che spuntasse un diesse, invece vinse a sorpresa lui, grazie al soccorso cattolico e del forzista Verdini, suo grande amico. L’ascesa a Palazzo Vecchio fu consequenziale anche perché Forza Italia gli oppose Galli, ex-portiere della nazionale di calcio, amico di Renzi e con un grande handicap per i fiorentini: è pisano e lasciò la Fiorentina per andare al Milan.
Da sindaco Mattei iniziò la scalata nazionale, assumendo le vesti di rottamatore e innovatore, oltre ad alimentare il suo appeal con le riunioni della Leopolda, ben frequentate. Così nel 2012 si candida nelle primarie per segretario dei dem, ben sapendo che avrebbe vinto Pier Luigi Bersani, ma che, con un buon risultato, avrebbe posto salde basi per il prossimo futuro. Il 35,5% ottenuto (Bersani ebbe il 44,9%) fu, infatti, clamoroso tantoché Iachino parlò di “terremoto positivo”.Nelle “politiche” dell’anno dopo la presunta macchina da guerra della sinistra, che tutti i sondaggi ritenevano vincente, prevalse alla Camera per un soffio sul centrodestra (29.55% contro il 29.18% con i grillini al 25.54%), ma non ottenne la maggioranza al Senato. Bersani provò a formare il governo, cercando di convincere Grillo ad appoggiarlo. Fu tutto inutile, allora non solo passò la mano ad Enrico Letta, ma si dimise anche da segretario del Pd. Letta, come noto, formò un governo d’emergenza con Forza Italia in maggioranza, mentre venivano indette le primarie per segretario dem. Questa volta Renzi vinse senza avere veri avversari e iniziò una sottile battaglia conto il governo, indebolito anche dall’uscita dalla maggioranza di Forza Italia e tenuto in vita dagli scissionisti di Alfano. Qualcuno, maligno, sostiene- ed io concordo – che fu siglato allora il Patto del Nazareno, consentendo a Renzi sia l’assalto finale a Letta, sostituendolo a Palazzo Chigi, sia la riabilitazione politica, con l’annuncio del Patto, di Silvio Berlusconi, condannato ingiustamente ed altrettanto ingiustamente estromesso dal Senato.
Da premier Renzi sapeva benissimo di avere contraria la sinistra dem, in maggioranza alla Camera. Con una prima operazione cooptò i “giovani turchi”, portando al governo Orlando e alla presidenza del partito Orfini, dopo le dimissioni di Cuperlo; poi, rinnegando il suo passato, portò, a differenza di Bersani, il Pd in quella che con enfasi definì la “grande famiglia socialista”. Come se non bastasse e sempre per cercare di tranquillizzare la sua sinistra, disse che chi votava Pd non sarebbe “morto democristiano”. A completare il quadro la presunta rottura con Berlusconi per la scelta di Mattarella al Quirinale e le ripetute foto che lo ritraggono sorridente, mentre abbraccia il presidente francese, il socialista Hollande, sempre più in crisi in patria, o il presidente del Parlamento Europeo, il socialista tedesco Schulz.
Gli oppositori dem, però, non si sono fatti incantare da tutto questo, guardando gli atti di un governo che ha pochissimo di sinistra e, oltre tutto, ha l’appoggio determinante di Scelta Civica (in parte assorbita nel Pd) e del Nuovo Centro Destra di Alfano, alle prese con un senatore e un sottosegretario inquisiti.
Così, ecco la nuova metamorfosi renziana, con il ritorno ai vecchi amori politici, la constatazione che le elezioni si vincono al centro e l’affermazione che, dopo il Renzi 2 mediatore, si torna al Renzi 1, rottamatore, innovatore.
Fin qui la ricostruzione. E se fosse tutta una strategia per giungere alla situazione odierna? E se il Patto del Nazareno funzionasse ancora e non tanto per le riforme ?
Per certi venticelli nordamericani sarebbe così. Per altre fonti d’oltre-oceano no e Renzi si troverebbe in grossa difficoltà con i suoi sponsor .Vedremo presto chi ha ragione. Di certo è che, nell’attesa, il nostro premier dovrebbe far la voce grossa a Bruxelles non solo per i rifugiati, ma anche per l’atteggiamento nei confronti della Russia. Insistere nelle sanzioni è un clamoroso errore, l’Ue ha già perso 100 miliardi di euro, non una bazzecola, mentre Putin si muove a tutto campo e rischiamo di trovarci con una flotta russa al Pireo. Sì, perché i big europei hanno messo all’angolo la Grecia che potrà difendersi con il gas ed i soldi venuti da Mosca in cambio del passaggio, sul suo territorio, del gasdotto che preme tanto a Gazstrom.

Papa Francesco attaccato da Matteo Salvini

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By giustus

Questa volta Matteo Salvini, vittima di un colpo di sole, l’ha fatta grossa. Tutto preso dal delirio d’onnipotenza per qualche voto in più, se l’è presa anche con Papa Francesco, reo di aver invitato a pregare per chi chiude le porte ai rifugiati. Evidentemente il leader leghista ha la coda di paglia sulla questione visto che ha perso la testa dicendo a Radio Padania: non abbiamo bisogno del suo perdono. E commentando: “mi piaceva, ora boh”.

Tutto perché, nell’udienza di stamani in Piazza San Pietro il Pontefice, a tre giorni dalla giornata del rifugiato promossa dall’Onu, ha voluto inviare un appello-monito. “Vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita. Preghiamo per tanti fratelli e sorelle che cercando rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa dove poter vivere senza timore, perché siano sempre rispettati nella loro dignità”. Infine, anche l’appello alla comunità internazionale a “prevenire le cause delle migrazioni forzate”.

Queste parole hanno fatto perdere le staffe a Salvini come era avvenuto in passato quando Papa Francescò criticò il fatto che quando prendeva l’autobus a Roma e salivano degli zingari, l’autista dicesse “Attenti al portafoglio”. Allora il leader leghista ironizzò e poi concluse così: “con tutto il rispetto dovuto, io comunque dico: buon lavoro agli autisti”. Questa volta è andato giù duro: “C’è il Papa che dice chiediamo perdono per chi chiude le porte ai rifugiati: Ma quanti ce ne sono di rifugiati in Vaticano? “Eppoi i “rifugiati veri sono un quarto di quelli che arrivano”, quindi “diciamo con rispetto al Papa che non abbiamo bisogno d’essere perdonati, pecchiamo come tutti, ma ci sentiamo buoni e generosi più di altri pseudo cattolici che dicono c’è posto per tutto il mondo”.

Ho voluto riportare per esteso le frasi salviniane perché più di ogni commento danno l’idea di un personaggio che si sente al centro di tutto, ormai lanciato verso i vertici politici e così in auge da potersela prendere con un Papa carismatico e sempre più amato e stimato non solo dai cristiani, ma anche da molti non credenti. Così il leader leghista si comporta con il Capo dello Chiesa cattolica come fa con avversari e alleati in politica. E se Francesco, certamente, sorriderà alle battute di Salvini, perdonandolo , non credo faranno altrettanto i potenziali alleati verso un impossibile scalata verso Palazzo Chigi e persino non pochi degli elettori della Lega. Il Matteo “verde” farebbe, quindi, meglio a ricordare un vecchio proverbio che dice “scherza con i fanti e lascia stare i santi”, considerato anche che, in Argentina, per molti l’attuale Papa è già santo.

DOPO TANTO…E’ FINITA LA CAMPAGNA ELETTORALE…?

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by giustus

Ieri con il Consiglio comunale di insediamento si è definitivamente conclusa la Campagna elettorale. I prossimi cinque anni saranno governati da Stefano Pisciottu e dalla sua maggioranza e, si spera, con l’ausilio costruttivo, anche se critico, dell’opposizione.

Ma, per me c’è stata una  “coda” che mi ha tenuto sveglio per quasi tutta la notte.

Ieri da cittadino e cronista ho voluto partecipare al primo dei Consiglio comunale della legislatura, anche per vedere la cerimonia di insediamento. Io ero rimasto un po indietro, mi affascinava il giuramento al cospetto del Prefetto, quindi, non mi rendevo conto come potesse avvenire “giurare” addosso a se stesso. Sentita la formula in effetti è giusto, potrebbe essere una delle prime riforme della pubblica amministrazione utile per snellire il lavoro del Prefetto.

Espletato tutte le formalità di rito, sorvolando i vari passaggi si arriva alla chiusura ufficiale del Consiglio ed il Sindaco apre la discussione e da la parola al capogruppo dell’opposizione che, nel caso specifico è la candidata alla carica di Sindaco della lista n° 1 .

In premessa, la signora Antona, ci espone, attraverso un macchinoso ragionamento, il suo pensiero che, alla conclusione avrebbe perso chi ha vinto e vinto chi ha perso.

Capite, perchè, poi, io non riuscivo a prendere sonno? Non riuscivo a capacitarmi come si potesse arrivare con una logica a comporre questo dilemma. Pensavo: quale algoritmo è stato adottato per arrivare a quella conclusione? Ma, no, probabilmente non era un algoritmo, forse era una equazione. Prova che ti riprova, nulla non riuscivo ad ottenere il risultato: che fosse unqa espressione algebrica, anche quì i conti non tornavano. Il tempo trascorreva ed io ero sempre al punto di partenza: vuoto totale e pneumatico. Quando sono arrivato allo stremo delle mie forze, si è aperto uno sprazzo nella mia mente: un mio vecchio insegnante delle elementari ci diceva allora: “imparate a far di conto se no non potrete fare neppure i bottegai” ed aggiungeva: “in aritmetica non cercate mai le cose complicate, formatevi il problema nella maniera più semplice”.

Ecco dove stava la soluzione: il testo del problema  essere così ridotto: “Trovare la differenza tra 5 e 11”. Anche quì ho dovuto faticare: il 5 nell’11 ci sta due volte con il reso di uno: No, che c’entra? Provo cinque diviso 11, da zero virgola: un momento e se facessi undici meno cinque? Il risultato è sei. Ecco dove stava l’inghippo, erano quei sei consiglieri che facevano la differenza. Alla fine avevo ragione di perdere il sonno: Pisciottu aveva vinto perchè avanzava sei consiglieri sulla Signora Antona.

Ma, i motivi della mia insonnia erano due. Una Signora giovane, consigliere della minoranza, scherzosamente, mi redarguiva presentandosi, come se io la conoscessi da quasi bambina, mi apostrofa dicendo: “Io sarei una delle ballerine”. E’ vero, io in un mio articolo dell’inizio della campagna elettorale avevo scritto, ritenendo “sprecata” la presenza della Signora Antona, che la composizione della lista, quella che si supponeva e non ancora completa, poteva rappresentare. come si suol dire, una compagnia di “nani e ballerine”. La signora in questione, data la statura, non potendo annoverarsi tra i nani non poteva che essere annoverata tra le “ballerine”. E’ ovvio che sia negli uni che nelle altre lei era fuori discussione, anche perchè, all’epoca lei non era ancora indicata quale candidata e poi, si trattava di una battuta ironica ed inoltre, l’elettore ha saputo ben distinguere, Lei, la signora, è risultata la più votata della sua lista pertanto, casomai rappresentava la soubrette a tutti gli effetti. Comunque assolutamente nulla di offensivo, solo una nota di colore, ad modo mi scuso pubblicamente nei confronti della Signora Matta.

Tutto bene per Renzi, poi la doccia fredda

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Ieri,nelle due pagine di intervista al “Corriere della Sera”, il premier-segretario Matteo Renzi negava fosse un “momento complicato per l’Italia” come diceva l’intervistatrice Maria Teresa Mieli . “No, – sosteneva –è un bel momento con buona pace dei gufi e dei profeti di sventura.” E lì a disegnare una situazione idilliaca, con l’occupazione che sale,”la crescita ha di nuovo il segno +”,i consumi si risvegliano, l’export “tira come non mai” e l’”Italia è una grande potenza” al punto che al recente G7 “ non eravamo più un problema, ma parte della soluzione”. E aggiungeva: “potrei proseguire con esempi di tutti i tipi. Eppure il dibattito politico interno è incarnato solo sulle cose che non tornano”. quindi avanti tutta!” Sì, ma per dove? Perché le “cose che non tornano” sono veramente troppe , per il cittadino che diserta sempre più le urne soprattutto per punire il Pd come, clamorosamente, s’è visto nei ballottaggi di ieri nei Comuni, vera doccia fredda per il segretario-premier che non funziona più come calamita di voti.

Pensate che per ben tre volte se n’era andato a Venezia per sostenere il senatore Felice Casson, candidato sindaco che è stato, a sorpresa, battuto da Brugnaro sostenuto dal centrodestra. Così dopo ben 22 anni il centrosinistra ha perso il capoluogo del Veneto, regalando all’opposizione un bel 5-0, compreso Rovigo, così come ha perso Arezzo, città del ministro Boschi, Nuoro, città di Antonello Soro, Fermo, Chieti, Matera, Vibo Valentia . Una vera e propria batosta elettorale, dunque, al punto che il vice-segretario Lorenzo Guerini ammette: “sconfitta che brucia”, mentre la sua collega Serracchiani sottolinea che “le divisioni interne non hanno aiutato a far passare un messaggio di speranza ed ha pesato molto il sentimento nazionale sull’immigrazione.”In sostanza proprio il contrario del “bel momento” e del tutto bene del segretario-premier Renzi, al quale c‘è da chiedere in che mondo viva, mettete anche in conto “mafia capitale” con annessi e connessi sempre in negativa evoluzione.

Sì, d’accordo, l’ex-sindaco di Firenze pigia il piede sull’acceleratore dell’ottimismo per infondere coraggio , alimentare la speranza, quindi la fiducia in lui, ma non si rende , forse, conto che il povero cittadino-elettore si trova ogni giorni a fare i conti con l’oppressione delle troppe tasse, spesso con l’impossibilità di giungere alla terza settimana del mese, con la criminalità macro e micro che imperversa alimentando la corruzione e determinando la mancanza di sicurezza individuale .Aggiungete un sistema che non funzione più , istituzioni spesso inefficienti e servizi pubblici al collasso ed avrete un quadro ben diverso da quello quasi idilliaco che Renzi ha illustrato al “Corriere della Sera” .

I due milioni di voti persi in sette regioni poche domeniche addietro e la clamorosa sconfitta nei ballottaggi di ieri dovrebbero, quindi, consigliare al premier meno propaganda e più realismo. Per il momento ha perso un bel po’ d’appeal e di voti, ma se insiste nel decantare un inesistente “bel momento alla fine gli italiani potrebbero dirgli, come fece Cicerone con Catilina, ”usque tandem abutere patientia nostra ?” . Ossia : “fino a quando, Matteo Renzi, abuserai della nostra pazienza ?”

Quell’affare maleodorante del Comune di Roma

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Distratto dalla campagna elettorale amministrativa, ho trascurato di scrivere i miei pistolotti sulla politica nazionale.Ora, sul precipitare delle cose,ed anche su quell’affare maleodorante di “mafia capitale”, non posso esimermi dall’esprimere il mio pensiero.
Ho l’impressione che il sindaco di Roma, Ignazio Marino, abbia le ore contate. Almeno queste sono le mie sensazioni che trovano convalida anche su alcune veline di attenti asservatori politici. Sì, il Pd, con il presidente nazionale e commissario romano Orfini ed il vice-segretario Guerini lo difendono a spada tratta, ma ormai la richiesta di dimissioni ha assunto proporzioni notevoli. Ed anche giornali, come quelli del Gruppo De Benedetti, che hanno sempre sostenuto i dem chiedono a gran voce che Marino vada via. “L’Espresso “ha così titolato una serie di articoli: “Marino deve dimettersi per il bene di Roma”, pur ammettendo che “il sindaco è del tutto estraneo al malaffare”. Ed il rotocalco ha ragione a sottolinearlo, ma spiega anche che, al punto in cui è giunta la situazione, meglio un commissario, anche per evitare un eventuale scioglimento per mafia con lo stillicidio di notizie, di intercettazioni, di deposizioni di indagati che contribuiscono ad inquinare tutto, ad aggravare i sospetti.

Né ha contribuito a rasserenare l’ambiente gli articoli, pubblicati da “Repubblica” e dal “Corriere della Sera” rispettivamente con questi titoli: “Blitz del governo, Giubileo commissariato-Pronto il decreto. Le competenze di Marino affidate al prefetto Gabrielli. Ieri l’esame, il sì al prossimo consiglio dei ministri”. Campidoglio- Giubileo: coordinamento a Gabrielli per una partita che vale 500 milioni…Rabbia e stupore in Campidoglio”. All’art. 1 della bozza di provvedimento viene scritto, secondo il quotidiano milanese: “Al fine di assicurare il regolare svolgimento del Giubileo straordinario della misericordia in un contesto di armonica integrazione con le esigenze della cittadinanza, il prefetto di Roma, anche in attuazione delle direttive impartite dal Presidente del consiglio dei ministri o dai ministri da lui delegati, provvede, per la durata dello stesso Giubileo,ad assicurare il raccordo operativo tra le attività delle amministrazioni dello Stato interessate e le funzioni svolte dalla Regione Lazio dalla città metropolitana e da Roma Capitale”.

Se non è, questo, un colpo alla schiena di Marino, che riteneva di trovare il suo nome al posto di quello del Prefetto Gabrielli, ditemi voi cos’è. Visto anche che, in contemporanea della notizia della bozza di decreto il sindaco, in una intervista al “Messaggero”, il quotidiano che ha come editore il costruttore romano Caltagirone, dava per scontato d’essere lui a gestire il Giubileo, sostenendo che grazie ai lavori per preparare questo grande evento Roma sarebbe ripartita. Ovviamente il Campidoglio ha smenito, con un comunicato, la “rabbia e lo stupore” come scritto dal “Corriere della Sera”, ma non è un caso che il ministro degli Esteri Gentiloni sia stato costretto a precisare che, sulla questioni, “non sono state prese ancora decisioni”. Non ha, comunque, potuto mentire l’esistenza della bozza di decreto.

Ovvio che, in questo situazione, le opposizioni abbiano preso ulteriore vigore. Così il capogruppo a Montecitorio dei grillini, Alessandro Di Battista, ha detto in conferenza stampa: “chiediamo ufficialmente un incontro con il Prefetto di Roma nelle prossime ore perché il Comune di Roma venga sciolto per mafia. Ricorrono tutti i presupposti”.

E’ proprio quello che l’inchiesta de “L’Espresso”, nel suo “Salviamo Roma”, chiede di evitare, sollecitando Marino a dimettersi perché, pur essendo lui- come detto – “estraneo al malaffare” “ormai solo uno choc come il commissariamento può salvare la città”. Mi pare un ragionamento condivisibile. Perché continuare a leggere che Buzzi, il vice-dominus di “mafia-Capitale” avrebbe versato 30 o 40 mila euro per la campagna elettorale di Marino ed incontrava la segretaria del sindaco per la valorizzazione di una vasta area comunale che interessava alla cooperativa “rossa”, danneggia Roma e lo stesso sindaco che rischia una ingiusta gogna mediatica.

Invece di trovare vie indirette come commissariare il Campidoglio per il Giubileo e, magari, a breve per Roma “2024, ossia la corsa per le Olimpiadi, non sarebbe meglio convincere Marino al grande gesto invece di una difesa ad oltranza che offusca ancor più l’immagine, già abbondantemente deteriorata, della Capitale e dei suoi politici? A meno che non si tema un effetto a catena capace di colpire anche la Regione. Il fatto è che qui sono in gioco gli interessi della comunità e non solo quelli del Pd, già, oltretutto, fortemente scosso da quel che è accaduto.

SANTA TERESA: ED ORA, A LAVORO

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by giustus
La vittoria della lista n. 2 era talmente scontata che gli stessi concorrenti ne avevano la certezza. D’altra parte si avvertiva: uno scarto di voti era previsto ma, mai nessuno avrebbe scommesso su i circa 800 voti i differenza, su circa 3000 voti espressi.Una votazione “bulgara”, come nessuno ricorda ve ne fosse stata in precedenza.
Io, alla vigilia delle elezioni, scrivevo, anticipando una previsione, che tra le due liste concorrenti non vi era partita: ci fu una ondata di proteste dalla parte avversa, la lista n° 1, ma, anche al più distratto degli osservatori non poteva sfuggire lo stato d’animo dei teresini, forse, gli unici a non rendersene conto erano i diretti interessati.
Va bene, ormai è cosa fatta e già nessuno più ne parla.
Dopo le inevitabili recriminazioni dell’immediato dopo voto, ora si aspetta solo il varo della nuova Giunta, più con curiosità che apprensione.
Conoscendo un po il Sindaco, azzarderei qualche piccola previsione. Stefano Pisciottu, cxonsapevole che questo è il suo secondo mandato e quindi quello per il quale dovrà passare la mano, non solo farà in modo di ben figurare con questa legislatura ma, ritengo che vorrà puntare sulla crescita dei “pulcini”, memore dei suoi trascorsi quando un altro sindaco lo introdusse ai misteri della politica. Quindi, la composizione della nuova Giunta non potrà trascurare la presenza di quei giovani che hanno creduto nel loro leader, mettendo in mostra tutta la loro volontà dettata più dall’entusiasmo giovanile che dall’euforia della vittoria, allo stesso tempo, dovrà tener conto che non si può fare a meno dell’esperienza. pertanto, bilanciando lo status, l’ossatura, almeno per quelle parti essenziali, dove il fatto anagrafico condiviso con altri fattori, professionali e di competenza politica, cotribuiscono ad essere struttura.
La nuova Giunta che nascerà nei prossimi giorni, a differenza di quella precedente dovrà anche tener conto delle mutate situazioni. Quella precedente ha dovuto affrontare una doppia crisi: la prima quella lasciata da una precedente amministrazione, totalmente assente nei suoi cinque anni di mandato; la seconda, quella economica che, almeno si spera, abbia superato quell’occhio del ciclone che ha investito l’intero globo ed il nostro Paese in maniera non indifferente. Ecco cosa dovrà affrontare la nuova compagine: anche se con una marcia lenta si sente un lieve miglioramento della situazione sia sociale che economica. 
Per affrontare questa nuova situazione e dargli corpo, è necessaria una forte carica di entusiasmo con un briciolo di incoscienza, fattori che possono giungere solo da quella componente giovanile che l’elettorato ha voluto premiare. Ci vuole una segnale chiaro e forte ed il Sindaco saprà certamente darlo: Perchè non accontentare quei seicento elettori che hanno premiato quella giovane e volenterosa ragazza, affacciattasi alla politica con amore e dedizione, che ha fatto bene la politica sociale nei cinque anni precedenti e saprà affrontare anche i prossimi, magari con le stesse deleghe ma con, pure, la nomina di Vice Sindaco? 
Questo è il segnale che il paese si aspetta, questo è il primo segnale che si aspettano i giovani e i giovanissimi colleghi. Una carica emotiva a lavorare con speranza per il futuro.
Ma non solo: un altro giovane che ha pagato il coraggio di una svolta: è vero, l’elettorato non lo ha premiato come avrebbe dovuto, ma, la svolta c’è stata ed è stata affrontata con grande coraggio e consapevolezza delle difficoltà che avrebbero ostacolato la sua strada. Per lui, Pierpaolo Asara, non un premio di consolazione, bensì il riconoscimento di aver creato le condizioni di quella svolta politica che, superando gli idealismi ed i preconcetti, ha aperto la strada, di più, una autosrada ad una concezione della politica locale che deve essere servizio ad esclusivo uso della Comunità.
Sono sicuro che Stefano Pisciottu saprà cogliere il messaggio che i suoi cittadini hanno voluto fargli pervenire con la chiarezza del voto ed allo stesso tempo, non trascurerà il messaggio, altrettanto importante, della politica.
I prossimi giorni saranno quelli che decideranno il futuro dei nostri cinque anni, che non saranno privi di difficoltà ma, se saranno affrontati con serenita, entusiasmo, e speranza, matureranno quei frutti per i quali nel lustro precedente sono state messe le basi.